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Autore: Electra_Gaunt    17/04/2013    1 recensioni
Alex ha vent’anni adesso e ricorda ancora quell’anno in cui incontrò l’amore della sua vita, che la distanza e l’età avevano distrutto.
“Guardai le stelle, lui era così lontano, mi chiesi se mi avesse dimenticato...”
Dal primo capitolo:
Stava nevicando e c’era fottutamente freddo, fuori. La casa era accogliente e piena di persone, ma io continuavo a sentirmi solo. Essere diventato ventenne significava molto per me e riportava alla memoria momenti che volevo solo dimenticare.
Erano passati cinque anni.
Fanfiction di Caletitah, che gentilmente mi ha concesso di tradurre (il link della storia originale è all'interno). Spero vi piaccia!
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTE DELLA TRADUTTRICE: 
Devo ringraziare Caletitah per aver scritto questa splendida storia. Dico davvero. Probabilmente in italiano perderà quell'eleganza puramente inglese, ma mi impegno nel tradurla al meglio. 
Devo anche ammettere che questa è la mia prima traduzione ufficiale che pubblico su EFP quindi siate clementi. 
Bene! 
Per chi volesse leggere l'originale (cosa che vi consiglio) il link è here :)

PS: Ripeto, la storia NON è mia ma di Caletitah e non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi non ci appartengono (né a me, traduttrice, né alla scrittrice).

PPS: spero vi piaccia!


THANKS TO YOU

Capitolo primo:
So Far Away.

 
“Tanti auguri a te, tanti auguri a te…!”
 
Stava nevicando e c’era fottutamente freddo, fuori. La casa era accogliente e piena di persone, ma io continuavo a sentirmi solo. Essere diventato ventenne significava molto per me e riportava alla memoria momenti che volevo solo dimenticare. Erano passati cinque anni. Ormai, lui doveva essere cresciuto, mi chiesi se avesse trovato una ragazza o se si fosse sposato o avesse avuto dei figli con cui giocare in giro per casa. Mi domandai se si fosse dimenticato di noi.
“Alex… sei ancora sveglio?”
“Scusami, zia.. stavo solo pensando.” Le sorrisi, non volevo che la mia tristezza rovinasse la festa che mia madre aveva pianificato per tutto l’anno.
Tutta la mia famiglia era lì, loro stavano bevendo, baciandosi, erano felici a modo proprio. Cercai di unirmi ai miei cugini, sembravano così felici ed euforici, ma mi sentivo totalmente insensibile.
“Mamma io vado di sopra, non sto molto bene, solo.. ringrazia tutti per essere venuti, ok?”
“Ok tesoro, chiamami se hai bisogno di qualunque cosa.” Disse, abbracciandomi, era strano come fosse tanto bassa vicino a me.
“Grazie per la festa, mamma.” Le sussurrai, baciandole il capo.
 
Corsi in camera e chiusi la porta, buttando le scarpe da qualche parte e sdraiandomi sul mio letto. Non so quanto tempo trascorsi a guardare semplicemente fuori dalla finestra, fissando le stelle, chiedendomi cosa stesse facendo lui, così lontano da me. Sarebbero potuti essere passati minuti, forse ore intere, prima di sentire qualcuno bussare all’uscio.
“Entra mamma.” La festa ormai sarebbe dovuta essere finita.
Vidi Lisa, attraversare la soglia della stanza.
“Oh, sei tu, chiudi la porta per favore.” Mi sedetti immediatamente sul letto, asciugandomi le lacrime dal viso.
Non so cosa Lisa provasse per me, ma stavo facendo del mio meglio per ignorarla, era sbagliato usarla per dimenticare Jack.
‘Fanculo.
Mi ero ripromesso di non pronunciare il suo nome nuovamente.
“Tua madre mi ha detto che eri qui perché ti senti male, va tutto bene?” Mi disse, la preoccupazione sulla sua faccia.
“Ovviamente non sto bene, ti sei dimenticata che sono ammalato?” ridacchiai, sdraiandomi ancora sul letto.
“Oh. Scusa se mi preoccupo per te.” Si avvicinò e sedette sul materasso, accanto a me.
“No, non devi.” Chiusi gli occhi.
“Allora perché sono qui?” Sospirò lei.
“Non so perché cazzo tu sia qui, perché a nessuno importa, perché a nessuno importa un cazzo di come mi sento io…” Le lacrime iniziarono a riempirmi le palpebre.
“A tuo padre importava.” M’interrupe Lisa.

“No, non è vero, lui mi ha fottuto la vita, sono felice che quel figlio di puttana sia morto.” Stavo piangendo forte, adesso.
“Non dirlo, lui ti amava, lui sapeva che quel ragazzo non era giusto per te, per l’amor di Dio Alex, non fare il bambino, non hai più 15 anni ormai.” Disse,  accarezzandomi i capelli, con voce fottutamente preoccupata.
“Toglimi le mani di dosso.” Mi alzai dal letto. “Tu non sai nulla, quindi smettila di dire stronzate. Tu non sai nulla di mio padre, non sai nulla di me, non sai nulla di Jack e voglio solo che tu te ne vada adesso.”
Urlai a voce alta.
Mi guardò, la tristezza negl’occhi, alzandosi dal letto e lasciando la stanza.
 

Non avevo più quindici anni, lo avrei voluto. 



  
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