New York, 30 Agosto 2070.

«Era una gelida e cupa mattina d'inverno, della quale era la neve la protagonista assoluta. Di quell'inverno, che di certo non avrei dimenticato semplicemente.

Scesi le scale mettendomi il giacchetto e, dopo un breve tragitto compiuto di corsa, salii sull'autobus; le file per strada erano interminabili, -'non arriverai mai più a scuola, Sofia'- pensai.

Mi trovai davanti all'entrata principale ormai in ritardo di trenta minuti, e dedussi che fosse inutile entrare con tanto ritardo, perciò decisi di saltare le lezioni, recandomi in città per una breve passeggiata prima di tornare a casa.

Incamminandomi, notai che le strade erano pressochè deserte, animate soltanto da qualche bambino qua e là che giocava con la neve che stava ricoprendo di un candido manto tutti i grattacieli e il territorio circostante.

Decisi di visitare il luogo a me più caro, la Statua della Libertà, così salii sul deserto traghetto delle 9:30.

Solo dieci minuti dopo scesi e trovai davanti a me una visione paradisiaca alla quale, nonostante i miei 17 anni di vita, i miei occhi non avevano mai assistito; il monumento che si erigeva davanti a me era completamente ricoperto di un velo bianco. Quasi mi commossi.

Ormai sola a Liberty Island, presi la decisione di salire per l'ennesima volta all'interno della Statua della Libertà ma, con mio grande dispiacere, notai che era stata chiusa a causa della neve.

Mi sedetti per terra, e cominciai a riflettere e a ammirare la bellezza del territorio che mi circondava. -'Certo, Sofia, sei proprio fortunata a vivere a New York, è davvero la città dei sogni'-, pensai.

Seduta all'aria aperta, canticchiai qualche verso della mia canzone preferita, Over Again, con la quale mi emozionavo ogni volta che la sentivo. Ad un certo punto, arrivato l'assolo di Louis, smisi di cantare perchè era il pezzo che amavo maggiormente. Ma ad un tratto, sentii una gelida mano che picchiettò sulla mia spalla. Sobbalzai dallo spavento e mi girai, trovando davanti a me uno spettacolo della natura; -'Altrochè la Statua della Libertà'- osservai, con gli occhi luccicanti per l'emozione.

-'Tu...beh..tu...tu...sei Louis Tomlinson'- affermai io, rimasta senza parole per la felicità, così tanta felicità.

-'Così dicono! E tu invece?'- rispose lui, con un sorriso ammaliante.

-'Io sssono...S..s...sofia'- feci io, con un sorrisetto da ebete.

-'Ti va di fare un giro? Siamo solo noi, e mi andrebbe di conoscerti. Per caso sei una fan dei One Direction?'- disse Louis.

-'Beh, ma certo, ovvio che sì. Mi stai chiedendo se sono una vostra fan? Siete la ragione per cui sorrido'- risposi io.

-'Beh, grazie davvero Sofia, per noi il vostro supporto è tutto, siete davvero importanti'- disse lui, con aria sincera.

Io accennai solo un piccolo sorriso, ancora scossa da quanto accaduto poco prima.

Avevo incontrato il mio idolo.

Passarono ore e ore, parlammo della nostra vita, di come ci si sente ad essere famosi, delle nostre passioni. Fino a quando...

-'Sofi, sei davvero una persona fantastica, ti ammiro'- mi disse Lou.

-'Oh, beh...beh..io di certo posso dire la stessa cosa di te, sei il mio esempio. Domani sarà il mio compleanno, e puoi essere certo che sarà il più bello della mia vita, il mio più bel regalo sei tu, l'averti incontrato..'- risposi io, quasi commossa.

Mi guardò, mi sorrise e, dopo pochi secondi, il mio più grande sogno si avverò.

Louis William Tomlinson mi baciò. E fu uno di quei baci che non si dimenticano facilmente.

Semplicemente non si dimenticano.

Mi gettai fra le sue braccia, e trascorremmo l'intera giornata insieme, ridendo e scherzando, conoscendoci sempre di più

Dopo qualche ora mi disse di doversene andare, perchè il tour sarebbe continuato per il resto del mondo.

-'Ora devo andare, ma non dimenticarti di me, ci rivedremo, non ti dimenticherò'- fece lui, dandomi il suo numero.

Io sorrisi, sorrisi e basta.»


Ecco la mia storia, cari nipoti, Louis Tomlinson è vostro nonno.
Non ho mai amato qualcuno come amo lui, e mai lo farò.