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Autore: Nikki24    18/04/2013    2 recensioni
Divisa in tre parti ed ogni parte è un'introspettiva di una parte di un episodio: 3x09, 3x11 e 3x12. Spoiler, gente, SPOILER!
"Mickey, all'inizio del vialetto, con gli occhi rossi e gonfi, con le braccia abbandonate lungo i fianchi. Aveva uno sguardo talmente impotente e distrutto, ancora liquido per il pianto, eppure, al contempo, fermo e sicuro perché, per una volta, non lo stava guardando di sottecchi, con la testa piegata e da sotto le ciglia. Lo sguardo di Mickey era dritto e dolorosamente capace di sostenere lo sguardo dell'altro.
Ian, quasi al cancello, meno sicuro di quanto non fosse prima, eppure ritto ed orgoglioso. Aveva occhi sorpresi ma ancora decisi, in attesa.
Rimasero immobili, senza parlarsi."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Mickey Milkovich
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve. Anzitutto: non possiede né Shameless né Ian e Mickey né, tanto meno, mi pagano per questa roba... magari!
Le cose scritte in corsivo sono prese dalla serie, quindi non sono mie, e sono in inglese perché la serie l'ho vista tutta in questa lingua (e poi penso che suoni meglio) comunque tra parentesi ho cercato di tradurle al meglio. Ah! È presente linguaggio scurrile.
La one-shot, ad ogni modo, è divisa in tre parti ed ogni parte è un'introspettiva di una parte di un episodio: 3x09, 3x11 e 3x12. Spoiler, gente, SPOILER!

Spero vi piaccia, comunque.
Nikki.

 

 

 

1. You love me... and you're gay. Admit it... just as once... fuckin' admit it.

Gli aveva sputato addosso quelle parole, come risultato aveva dovuto sputare denti e sangue. Non gl'importava: non faceva male nemmeno la metà, della consapevolezza che Mickey non l'avrebbe mai ammesso. Sarebbe andato avanti ed avrebbe sposato quella ragazza, era questo che faceva più male.

Terry Milkovich aveva rovinato tutto, era riuscito a distruggere una delle pochissime cose belle della sua vita.

Ian era rimasto lì per terra per un mucchio di tempo: aveva guardato Mickey allontanarsi, con le braccia strette al busto per il dolore ed il sangue che colava. Aveva trattenuto strenuamente le lacrime mentre sentiva il suo mondo cadere in macerie su di lui.

Dopo un tempo che gli era sembrato infinito aveva trovato la forza di rialzarsi e trascinarsi a casa; una volta lì aveva ignorato le parole di Fiona e Lip che chiedevano spiegazioni e si era abbandonato sul proprio letto.

 

Mickey, nel frattempo, era sul tetto di un palazzo a sparare e tracannare liquido da una bottiglia di Chissàccheccosa. Sparava e mirava al viso di suo padre. Sparava e mirava ad Ian. Beveva e continuava a rivedere la stessa scena: suo padre che entrava in casa e lo trovava carponi sul divano, con una fila di palle nel culo ed Ian, nudo, dietro che tirava. Ian. Ian che era diventato così terribilmente importante. Ian che aveva ragione: lo amava... eppure questo non cambiava nulla, anzi, rendeva solo le cose peggiori: si sarebbe sposato ugualmente, l'avrebbe fatto perché doveva, perché non aveva alcuna possibilità di scelta. Si sarebbe sposato ed Ian avrebbe sofferto, così come avrebbe sofferto lui.
Non era giusto ma Mickey Milkovich aveva imparato da tempo che la vita non è giusta.

Sperava solo di poter sistemare le cose con Ian, prima o poi.

 

Ian si rifiutava di uscire dalla propria stanza: rimaneva lì, sul letto, in silenzio, tormentandosi e pensando a Mickey.

 

Mickey andava al lavoro, giorno dopo giorno, senza trovare Ian: era in malattia. Ogni giorno sperava di vederlo dietro la cassa ma non c'era mai, lui si sentiva ogni volta morire lentamente.

 

 

 

 

 

2. Not everyone gets to blur out how they fuckin' feel every minute.

Ian era incazzato, molto incazzato, e ferito, per questo stava marciando verso il matrimonio di Mickey: aveva bisogno di parlargli prima che fosse troppo tardi.

-You call me a punk for wanting a boyfriend or what ever, but you're gonna marry someone who screws guys for a living?! (mi chiami idiota perché voglio un ragazzo o quello che è ma tu stai sposando qualcuno che scopa ragazzi per lavoro?!)- l'aveva accusato entrando nella stanza.

-Who gives a shit?! It's a fuckin piece of paper! (a chi importa? È un cazzo di pezzo di carta!)- si era difeso Mickey

-Not to me. (non per me)- Ian l'aveva detto con la voce rotta, mostrando quanto fosse ferito. Che senso aveva restare ancora lì? Faceva troppo male. Si girò per andarsene, convinto di aver faro una cazzata ad andare lì.

-Ehi, c'mon, look. Just 'cause I'm getting hitch doesn't mean we can't still bang, ok? Alright? (hei, aspetta, guarda. Solo perché mi sto sposando non significa che non possiamo continuare a scopare, ok? Giusto?)- disse Mickey, quando lui aveva già un piede fuori della porta. Ian non poté trattenere un sorrisetto sarcastico: non voleva certo scoparselo ogni volta che Svetlana usciva di casa, no, voleva che fosse solo suo: una relazione vera.

-If you give a half a shit about me, Mickey... (se t'importa la metà di qualcosa di me, Mickey...)- rispose avvicinandosi, ormai a corto di pazienza.

-Hei, hei.- Mickey mise il braccio tra loro per mantenere la distanza.

-Half. Don't do this. (la metà. Non farlo.)- Non farlo, non farmi questo, ti prego. Di nuovo con quella voce rotta e gli occhi liquidi. Mickey non poteva resistere, non poteva vedere quello sguardo. Si sporse prendendo Ian per il collo e lo baciò.

Non si trattava di una promessa, se mai di un'ammissione.

Ian e Mickey finirono per fare sesso, fregandosene delle persone che aspettavano in cappella e di Terry Milkovich, che questa volta li avrebbe uccisi di sicuro. Fecero sesso come fosse la prima volta, o l'ultima.

 

-Damn Gallagher, I have to get you piss off more often. (dannazione Gallagher, devo farti incazzare più spesso)- disse, dopo, Mickey, rimettendosi apposto la camicia e sorridendo.

-So what we gonna do? We're gonna tell everyone to leave? (quindi cosa facciamo? Diciamo a tutti di andarsene?)- chiese Ian, che aveva frainteso tutto.

-No, I'll go get this shit over with and you can wait here for me, shouldn't take more than one hour, right? You better be ready for round two (no, vado a farla finita con questa merda e tu puoi aspettarmi qui, non dovrei metterci più di un'ora, giusto? Farai meglio a prepararti per il secondo round)- Mickey era tranquillissimo, come stesse dicendo le cose più normali del mondo e, probabilmente, per lui era così. Ian rimase colpito come da una doccia fredda: il matrimonio non sarebbe stato annullato.

-You're not seriously going throught with this, are you? (non andrai davvero in fondo a questa storia, vero?)- ti prego, ti prego, dimmi che scherzi! Pensò Ian arrabbiato.

-You're acting like a got a choice in this (ti comporti come se avessi scelta)- Mickey iniziava a pensare che fosse stupido.

-This is bullshit! Listen to me, Mickey: your dad is an evil, psichotich, prick! You're just gonna let him ruin your life?! (sono cazzate! Ascoltami, Mickey: tuo padre è un crudele, psicotico, bastardo! Lascerai che ti rovini la vita?!)- a quel punto Ian stava urlando.

-You need to grow the fuck up! Don't act like you know a thing about my dad! (devi crescere, cazzo! Non comportarti come se conoscessi mio padre!)- anche Mickey iniziava a scaldarsi: pensava che Ian fosse un ragazzino stupido ed infantile.

-Are you fucking kidding me? (ma mi prendi in giro, cazzo?)-

-Not everybody gets to just... (non tutti riescono semplicemente...)- sputò fuori Mickey, sulla difensiva, per poi interrompersi. Stava per diventare un momento straordinariamente sincero, di quelli dove contano i sottintesi e le parole non dette.

-Not everybody just gets to blur out how they fuckin' feel every minute. (non tutti semplicemente riescono a buttar fuori come si sentono in ogni minuto)- non l'avrebbe mai ammesso, che lo amava, perché non ci riusciva: quello era il massimo che poteva fare.

Ian si allontanò ed in quel momento entrò Mandi: al matrimonio aspettavano solo lui.

 

Ian si mise a sedere, rifornito d'alcool, pronto a guardare il ragazzo che amava, e che lo amava, sposare un'altra.

L'unico modo in cui riuscì a sopportarlo fu riempirsi d'alcool fino a non capire più nulla; non riusciva a smettere di guardare Mickey, il quale ricambiava con uno sguardo terribilmente dispiaciuto ma che, al contempo, sembrava anche dire “possiamo farcela comunque, è solo un pezzo di carta”.
Ian continuò a devastarsi il fegato.

 

 

 

 

 

3. “Don't.” “Don't... what?” “Just...”

Mickey continuava a rivederlo e risentirlo nella sua testa: Ian che gli diceva calmo -Four years, minimum-; Mandy che lo guardava con disprezzo -You're a fucking pussy-. Aveva ragione sua sorella: era una fighetta del cazzo ed era solo colpa sua se Ian partiva, per quattro anni, minimo... quattro fottuti anni!

Non importava quanto Ian potesse ripetersi che lo faceva per se, che aveva sempre voluto entrare nell'esercito, lui lo sapeva che stava solo fuggendo: senza il matrimonio avrebbe aspettato un paio d'anni e poi avrebbe provato con West Point; e chissà, forse, col tempo avrebbe potuto farlo rinunciare... ma, ormai, tempo non ne aveva più: Ian partiva il giorno dopo.

Non erano passati più di cinque minuti dall'orribile annuncio e Mickey poteva sentire Mandy ed Ian di fuori; nel frattempo gli occhi continuavano a bruciargli mentre lui li sfregava per non far uscire le lacrime, diventavano sempre più rossi. Respirò avidamente, tentando di mantenere una facciata di menefreghismo.

Sentì la porta sbattere ed il rumore degli stivali di sua sorella che rientravano. Mickey si alzò di scatto e corse verso la porta, nemmeno lui sapeva perché: farlo rimanere era impossibile. Rimase fermo davanti alla porta chiusa, sbirciò dalla finestra lì accanto e lo vide ancora sui gradini.

 

Ian Gallagher si prese un altro minuto seduto sul duro scalino di pietra. Quasi gli veniva da piangere, doveva continuare a ripetersi che lo faceva per se stesso, perché non voleva proprio più starci lì; eppure, nonostante tutto, non riusciva a mandare giù il groppo in gola che aveva al pensiero di Mickey.

-Don't... (Non...)- gli aveva detto d'un fiato, conscio che fosse la sua ultima occasione per fare qualcosa, eppure ancora incapace.

-Don't... what? (Non... cosa?)- aveva risposto lui. Ormai non si poteva più accontentare delle mezze ammissioni e delle richieste sottintese: adesso che si era sposato, nonostante lui l'avesse pregato di non farlo, se voleva qualcosa da lui avrebbe dovuto dirlo chiaramente, provarlo. Riusciva comunque a vedere quanto soffrisse e quanto si stesse sforzando... solo che non bastava, non più.

-Just... (solo...)- aveva continuato a provare Mickey. Avrebbe voluto dire così tante cose: “Solo, non andare”, “Solo, ho bisogno di te”, “Solo, non lasciarmi, per favore” semplicemente, non ci riusciva anche se sapeva che l'avrebbe perso, per questo gli si ruppe la voce e gli s'inumidirono gli occhi. Ian non si pentiva di essersene andato ugualmente.

Il terzo genito della famiglia Gallagher prese un respiro profondo per inghiottire quello stupido groppo in gola, per fermare le lacrime.

Restare seduto nel portico di casa Milkovich era la cosa più stupida che potesse fare, si alzò e si diresse verso casa sua.

 

Mickey, dalla finestra, lo vide alzarsi e fare un paio di passi. Stava tornando a casa, stava tornando a casa senza che lui avesse avuto la possibilità di... di... la possibilità di fare cosa? Non ne aveva idea ma qualcosa doveva fare!

La porta sbatte dietro di lui nel tempo necessario a fare i gradini.

Ian si girò, sentendo il battito dell'anta contro lo stipite.

Rimasero immobili a guardarsi.

Mickey, all'inizio del vialetto, con gli occhi rossi e gonfi, con le braccia abbandonate lungo i fianchi. Aveva uno sguardo talmente impotente e distrutto, ancora liquido per il pianto, eppure, al contempo, fermo e sicuro perché, per una volta, non lo stava guardando di sottecchi, con la testa piegata e da sotto le ciglia. Lo sguardo di Mickey era dritto e dolorosamente capace di sostenere lo sguardo dell'altro.

Ian, quasi al cancello, meno sicuro di quanto non fosse prima, eppure ritto ed orgoglioso. Aveva occhi sorpresi ma ancora decisi, in attesa.

Rimasero immobili, senza parlarsi.

“Di più non so fare. Ti prego, dimmi che basta. Non andare” imploravano gli occhi di Mickey.

“Mi dispiace, Mickey. Non basta più”.
Ian ebbe voglia di baciarlo, un ultimo bacio per dirsi addio, ma non lo fece: se l'avesse fatto non sarebbe più stato in grado di andarsene, per questo si girò e riprese a camminare.

 

Mickey rimase lì in piedi, abbandonato, incapace di fare qualunque cosa.

 

Ian, al matrimonio, aveva detto di amarlo, l'aveva detto da ubriaco a Lip, era solo un caso che l'avesse sentito anche lui.
L'amore che Ian provava per lui, tuttavia, non era stato abbastanza; Mickey non era sicuro che il suo di “Ti amo”, quello che si teneva bloccato in gola, quello che non riusciva ad esprimere ed accettare, l'avrebbe fermato, non sapeva se sarebbe stato in grado di tenerlo con sé, sapeva, però, che non si sarebbe mai perdonato di non aver, almeno, tentato.  

   
 
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