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Autore: LelaChicca    18/04/2013    4 recensioni
Robert e Jude. Due persone che non si conosco, uno arriva dall'America, l'altro da Londra. Due vite completamente diverse. Il primo vedovo, il secondo semplicemente single.
Le loro vite si intrecciaranno per uno strano scherzo del destino, e nessuno può dire come andrà a finire.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV ROBERT
 
La tavola era pronta, avevo apparecchiato con cura cercando di stare attento al più piccolo particolare. Non era da me usare tutta questa precisione per apparecchiare un semplice tavolo, effettivamente non era mai stata una preoccupazione nemmeno di Allyson, mia moglie.
Quello però era un giorno importante; festeggiavamo 3 anni di matrimonio, più i 7 di fidanzamento facevano….10 anni insieme. ogni volta che pensavo a quel piccolo traguardo sorridevo da solo.
Non ero nemmeno un gran cuoco, quindi avevo ordinato tutto in un ristorante a pochi isolati da casa nostra, sapevo che comunque Ally avrebbe apprezzato comunque il mio gesto.
Ci eravamo conosciuti all’età di 20 anni ad una gara di ballo, io gareggiavo con la mia fidanzata dell’epoca e lei con il suo migliore amico; avevamo vinto noi la gara e alla fine lei si era avvicinata per farmi i complimenti.
Da lì era partito tutto, iniziammo ad uscire ogni tanto e ci iscrivemmo alla stessa scuola di ballo. Non fu difficile lasciare la mia fidanzata, anche perché fu proprio lei a lasciare me per qualcuno che nemmeno mi interessava sapere chi era.
Con Allyson ero l’uomo più felice della terra, non avevamo mai avuto una sola lite veramente seria, non mi annoiava mai, ridevamo sempre e ci divertivamo come due ragazzini.
E giuro, che se fosse stato per me avremmo continuato così tutta la vita.
 
L’ultimo scatolone era stato fatto. Rimasi un momento a fissare quell’enorme sala vuota e silenziosa, fino a pochi giorni prima piena di gente e di voci che si sommavano una con l’altra.
Non era stata una decisione sofferta la mia, tutt’altro. Era per me un sollievo non dover più vedere quel posto; pensare che solo fino a poco tempo prima avrei dato la vita per non vederlo chiudere.
 
Dopo 2 anni di frequentazione, io ed Allyson avevamo deciso di aprire una scuola di ballo tutta nostra. Ci erano voluti molti soldi e sacrifici, ma alla fine avevamo visto il nostro sogno realizzato; le iscrizioni arrivavano come nulla e nel giro di pochi mesi ci trovammo costretti ad ampliare il locale.
Aprimmo anche una saletta più piccola per i bambini, dove un nostro caro amico Mark insegnava loro qualche passo divertendosi.
Tutto quello era più di quanto avessi mai osato immaginare e sperare, e dovevo ringraziare soprattutto Allyson, per questo il giorno del suo del suo ventinovesimo compleanno, le chiesi di sposarmi.
 
L’orologio segnava le 21.00 ma di mia moglie ancora non vi era nessuna traccia, pensai che avesse avuto qualche problema alla scuola di ballo, quindi non mi preoccupai poi più di tanto capitava spesso. Accesi il televisore e mi sedetti sul divano, sarebbe arrivata.
Non so ne come, ne perché ma mi addormentai e quando i miei occhi si decisero a riaprirsi erano ormai le 23 passate.
Qualcosa non andava, dove cavolo era finita Allyson? Afferrai il cappotto per andare alla scuola, forse era ancora lì perché era successo qualcosa di grave.
Mi ero appena richiuso la porta alle spalle quando una voce mi fece sobbalzare, mi voltai trovandomi davanti un agente in divisa.
-Lei è il marito della signora Allyson Denver?-
Annuii impercettibilmente, mentre sentivo l’ansia e la preoccupazione salirmi al cervello. Mille domande iniziarono a viaggiare nella mia mente, ma non ne uscì nemmeno una dalla mia labbra.
-Mi dispiace doverle dare questa brutta notizia ma…sua moglie ha avuto un incidente poco fa, è deceduta.-
 
Non sapevo nemmeno più dire quante notti insonni avevo passato dopo quel giorno; le visite erano state molte in quei 3 mesi di solitudine, ma nessuno mi aveva mai chiesto veramente come stavo. La cosa non mi interessava particolarmente a dire il vero, tanto avrei mentito comunque. La cosa che però più interessava alla maggior parte delle persone era se il pirata che aveva ucciso mia moglie era stato preso.
Io mi limitavo ad annuire senza però entrare troppo nei dettagli; sarebbe stato troppo complicato per me spiegare che in realtà quel ragazzo di appena vent’anni non era un assassino, sarebbe stato troppo complicato spiegare che Allyson in realtà era distratta dal cellulare aveva invaso la corsia opposta, sarebbe stato troppo complicato spiegare che Alan, così si chiamava il ragazzo non aveva potuto fare niente per evitarla, sarebbe stato troppo complicato spiegare che quell’ultimo sms non era destinato a me ma al mio migliore amico, chissà perché poi è? Ed io che credevo che tutto fosse perfetto.
Nonostante questo però mia moglie mi mancava, e non riuscivo più a stare in una casa dove lei non sarebbe mai tornata.
 
Chiusi il baule con un colpo secco.
-Allora hai deciso?- mio padre mi guardava seduto sulle scale di casa, si era tolto il capello ed aveva iniziato a giocarci.
-Si, penso sia la soluzione migliore. Non ti dico che tornerò appena potrò, ma tu sarai sempre il benvenuto a casa mia.-
-Sono troppo vecchio Bobby per fare dei viaggi così lunghi, spero solo tu possa ritrovare la felicità che hai perso-
Infilai gli occhiali da sole guardando davanti a me, appoggiato al cofano dell’auto.
-Non ci contare troppo, ma è ciò che mi auguro anche io. Sicuro che non ti sentirai tropo solo?-
Mio padre scosse la testa con un piccolo sorriso.
-C’è Anne, e tutti quelli del circolo..Non mi ammalerò certo di solitudine, fatti almeno sentire però.-
Annuii e mi avvicinai abbracciandolo, forse con calma sarei tornato solo per vederlo ma in quel momento desideravo solo andarmene da lì, e non voltarmi indietro.
Sapevo di lasciarlo in buone mani se si trattava di Anne, dopo la scomparsa di mia madre era stata l’unica donna che era rimasta vicina a mio padre, gli ero grato per quello e tutto sommato era anche simpatica, sarei partito sicuramente tranquillo.
 
 
Il viaggio era stato abbastanza lungo ma non troppo stancante. Ero arrivato  ad Hastings prima del previsto.
Hastings si trovava sulla costa meridionale dell’Inghilterra da quel che ne sapevo era una cittadina adatta a studenti e giovani persone, ma era anche molto tranquilla e la mia abitazione era sul lungo mare in una zona quasi deserta.
In verità un tempo era stata la casa dei miei nonni, poi mio padre non avevo voluto andarci ed io ci avevo passato solo un paio di vacanze in tutta la mia vita; non mi aveva mai ispirato quel posto ma per il momento era la soluzione migliore e più veloce.
Non ci misi molto a trovare la casa, aveva una buona memoria per le strade; aveva proprio tutta l’aria di una vecchia casa abbandonata da anni, strano che ancora non l’avessero demolita.
Parcheggiai l’auto e frugai nel cruscotto alla ricerca delle chiavi, le presi e mi avvicinai.
Sarebbe servito un lungo lavoro prima di riuscire a renderla abitabile, e forse proprio quel lungo lavoro mi avrebbe distratto un po’.
Appena feci girare la chiave nella serratura, quella cigolò terribilmente. Mi appuntai mentalmente che dovevo comprare dell’olio; appena la porta si fu aperta un odore di muffa e chiuso mi riempii il naso costringendomi ad alzarmi la maglietta per non svenire o vomitare. Odiavo quell’odore di marcio, subito corsi ad aprire le 3 finestre del piano inferiore facendo entrare non solo la luce ma anche un po’ di aria nuova.
Le ragnatele nemmeno si riuscivano a contare da quante erano, oltretutto mi sembrava che una delle persiane stesse per cadere.
Era la classica casetta di mare, dia colori tipici bianchi, azzurri e qualche piccola nota di rosso. Era completamente fatta in legno, in alcune parti era ammuffito e cigolante, molte parti del pavimento erano completamente distrutte e le scale che portavano al piano superiore non promettevano di reggere molto.
Provai ad aprire il rubinetto della cucina ma ne uscii solo un qualcosa molto simile a delle melma; tutto in quella casa andava rifatto. Ovviamente ci avrei pensato da solo per quanto potevo, più cose mi tenevano occupato in quel momento meglio era, ma per l’acqua ed altre cose varie avrei dovuto per forza chiamare un tecnico.
In punta di piedi quasi feci le scale che mi portarono al piano superiore, come avevo ben supposto i gradini cigolarono in modo più che inquietante e mi ripromisi di ordinare delle scale nuove nella giornata stessa.
La situazione sopra non cambiava minimamente, la puzza era ancora più forte se possibile e non mi sarei seduto su quel letto nemmeno per tutto l’oro del mondo.
In quel momento fui felice di avere parecchi risparmi da parte, avrei potuto fare tutto senza risentirne troppo.
L’orologio segnava le 9.00 di mattina, i negozi di lì a pochi minuti avrebbero aperto, presi il telefono e ci annotai sopra quello di cui avevo bisogno poi con molta cautela tornai al piano inferiore ed uscii prendendo un grosso respiro. Si iniziava.
 
 
 
 
 
POV JUDE
 
 
Hastings, sì, direi che è il posto adatto per cambiare un po’ aria, i miei genitori mi ci portavano sempre da bambino, abbiano una casa per le vacanze che apparteneva ai miei bisnonni, passata ai miei nonni e ora è dei miei. Maree calma, perfetto, amo Londra, ma ora come ora non ci sto bene.
Aaron, il mio ragazzo, ex ragazzo, ha deciso che vuole fare nuove esperienze, ha trovato una ragazza che lo rende felice, ne abbiamo parlato e a me fa piacere vederlo sereno. In fondo mi ha sempre detto di essere in cerca della sua identità sessuale, credevo che in questi tre anni insieme l’avesse  trovata, ma sapevo anche che stare con un ragazzo cinque anni più piccolo di me aveva i suoi contro.
L’ho conosciuto quando aveva venti anni e io ne avevo venticinque, frequentava il college e, una volta a settimana, seguiva i corsi di danza che tenevo in una piccola scuola di Londra.
In seguito mi confessò che lui venne lì solo per accompagnare la sorella e, solo quando mi vide, decise che li avrebbe seguiti anche lui. Era una frana e infatti, dopo che ci siamo messi insieme, lasciò i corsi.
Quando non era al college, durante le vacanze, in pratica viveva da me, soprattutto quando entrò in crisi e non sapeva se voler continuare quella strada o meno, i suoi non avrebbero capito e quindi lo ospitai io, neanche io volevo che lasciasse gli studi, ma con pazienza e senza forzature, fu lui stesso a capirlo.
 
Se ci ripenso ora, forse è meglio che non avrebbe ripreso, almeno era ancora con me e non con un’altra. Mi fermo un attimo costringendomi a non piangere, come ho potuto pensare una cosa del genere? Non sono mai stato un egoista e lui merita di essere felice, mi ha giurato che con me lo è stato e la cosa mi ha riempito il cuore, ma che ora ha bisogno di capire chi è. So cosa si prova ci sono passato anche io, fortunatamente io non avevo storie particolari in quel periodo, ma ricordo bene la mia adolescenza, passavo da una storia all’altra senza problemi. non parlo di sesso, non sono mai stato un ninfomane, ma un giorno potevo stare con un ragazzo, il giorno dopo, magari, mi piaceva la cheerleader di turno e fu proprio dopo i venti tre anni che capii che a me piacevano gli uomini e che avrei dovuto mettere la testa a posto.
La mia prima storia seria iniziò proprio con Aaron. Tre anni.
Tre anni in cui hi pensato che niente avrebbe potuto dividerci, ho creduto davvero che lui potesse essere quello giusto, non avevo calcolato l’età e i problemi che ne nascono, col senno di poi, comprendo che è giusto che sia così, io ho vent’otto anni e cerco la stabilità, lui sta finendo il college e sta ancora crescendo.
 
-tutto pronto, non dimentico niente.- dico guardandomi intorno, nel mio piccolo appartamento non resta altro che la mobilia.
-Sei proprio sicuro di voler andare via?- Natasha, mia sorella, avevo dimenticato fosse qui, è rimasta ad osservarmi in silenzio, con le lacrime agli occhi, mentre ero perso nei miei pensieri.
La guardo e mi vado a sedere di fianco a lei cingendole le spalle, -Nat, non vado dall’altra parte del mondo, ho solo bisogno di cambiare aria…-
-si lo so- m’interrompe -ma ero così abituata a vederti tutti i giorni, saperti qui vicino mi fa stare bene e poi come fai con il lavoro? Hai avvisato, ti aspettano?  E se lo dovessi perdere?-
- Nat… Nat, calmati, è tutto sotto controllo, ho preso un’aspettativa, da quando ho iniziato a lavorare per loro non ho mai dato problemi e loro non  ne hanno fatti a me a questa mia richieste.
Poi, pensa positivo, magari ad Hastings, trovo un lavoretto e anche l’amore della mia vita-
Ride – sei sempre stato un sognatore, ma te lo auguro- le sorrido. –sarò anche un sognatore, ma non possiamo mai sapere cosa il fato ci riserva- le lascio  un bacio sulla tempia e mi alzo, finalmente anche i suoi occhi sono asciutti.
-Allora, mi accompagni tu in stazione o ci devo andare a piedi?-
-Ti accompagno io, non sia mai che al mio fratellino venga un ernia per portare tutte queste valigie. Devo dirtelo, sei peggio delle donne quando si tratta di vestiti e di scarpe- scoppia a ridere e io metto il broncio. – Non sei per niente simpatica, muoviti su o mi farai fare tardi- per farle un dispetto prendo solo un bauletto, lasciando a lei tutte le valigie e mi avvio sculettando all’uscita.
-Hey principessina, porta il tuo bel culetto di nuovo qui altrimenti ci faccio arrivare a calci ad Hastings.-
Adoro mia sorella, rientro dentro ridendo come un pazzo e la stringo forte –cosa farei senza di te?- 
 
Fortunatamente il viaggio non è lungo e i saluti in stazione non sono stati struggenti, Natasha ha capito che ne ho davvero bisogno.
Una volta arrivato prendo un taxi e raggiungo casa, il tassista mi aiuta a scaricare i bagagli, lo pago e mi lascia solo all’entrata.
Prendo un bel respiro, si sente che siamo vicini al mare, già mi sento meglio.
Apro il cancelletto e risalgo il vialetto fino alla porta, nonostante siano un paio di anni che nessuno ci mette piede, è tenuta bene, i miei nonni pagano qualcuno perché la mantenga in ottimo stato.
Apro la porta e subito vengo accolto dall’oscurità e dalla puzza dei luoghi chiusi, lascio la porta aperta per farmi luce e apro le finestre del piano inferiore.
Prima cosa da fare, eliminare la polvere.
Chiudo la porta e inizio a portare le mie cose al piano superiore, faccio entrare aria e luce anche lì e scopro tutti i mobili che erano coperti per non farli rovinare. Sono le nove e mezza, finisco di sistemare le prime cose per far sembrare la casa un pochino più accogliente e poi uscirò per comprare anche qualcosa da mangiare.
Sono indeciso se avvisare gli amici dell’infanzia, non sono in vena d’incontrare gente, per il momento, ma forse passerò alla scuola di danza del posto, per salutare le prime persone che mi hanno fatto innamorare del ballo.
È proprio qui che la mia passione ha avuto inizio,  quando ero bambino e passavamo le vacanze qui, mia madre e mio padre seguivano dei corsi di ballo da sala e una volta che non sapevano dove lasciarmi, portarono anche me. Ricordo che mentre loro si divertivano con le altre coppie, io andavo in giro per la scuola e mentre fissavo la bacheca con le foto e tutti i trofei vinti dall’accademia, conobbi il mio primo maestro di danza, non che direttore della scuola, Stephen Fry. Mi spiegò come funzionava un’accademia di danza e mi disse che avevo il fisico adatto per diventare un ballerino. Mi fece vedere molti video sugli spettacoli della sua scuola e mi diede del materiale.
Quando tornammo a Londra dissi ai miei che volevo seguire dei corsi di ballo, mi assecondarono pensando fosse una passione passeggera, invece, eccomi qui, diplomato e ora istruttore di danza, Fry sarà felice di sapere che ho seguito i suoi consigli, è da tanto che non lo vedo.
 
Mi giro un po’ intorno lanciando un’occhiata più vasta a tutta la casa, ora che ci ho aggiunto un tocco di personalità mi rendo conto che è davvero bella e che mi mancava venirci.
Certo, mi sarebbe piaciuto portarci Aaron, ora mi rendo conto di quanto tempo ho perso, ma posso sempre sperarci ancora, mi lascio cadere sul divano e mi faccio catturare dai pensieri.
 –Aaaaaaaaaaah sono patetico- mi passo le mani tra i capelli, scompigliandoli, -dai Jude, riprenditi e cerca di dare un senso a questo nuovo capitolo della tua vita- mi alzo in piedi, prendo le cose essenziali ed esco.
Una camminata vicino al mare mi farà sicuramente bene.






 
 

Buonasera ragazze!
Se siete arrivate sin qua vuol dire che avete letto tutto il prologo di questa storia.
Non ci dilungheremo molto, ma è doveroso dare qualche piccola indicazione su come sarà la storia, ed i vari protagonisti.
Partiamo con il dire che Allyson non è assolutamente la sorella di Robert in questa storia (e ci mancherebbe pure!! ò.ò) noi ce la siamo immaginata ispirandoci ad Allyson Cameron di Dr House, si la troverete ancora durante il corso della storia in vari spezzoni della vita di Robert, troverete anche altre persone che man mano vi verranno spiegate.
Aaron...l'ex ragazzo di Jude. Non volevamo usare sempre uno dei soliti con lui, quindi ci siamo ispirate ad  Aaron Johnson che ha lavorato con lui in Anna Karenina, interpretando il
Conte Aleksej Vronskij.
Hastings invece l'abbiamo trovata cercando un pò su internet, ci è piaciuta e così abbiamo deciso di usarla come sfondo per la nostra storia. Che altro dirvi?
Speriamo che questa nuova storia sia di vostro gradimento, di idee ne abbiamo tante da sviluppare veramente, fateci sapere cosa ne pensate!
Ah...se ancora non si fosse capito siamo Chicca (ovvero ex Beckystark) e Lela (ovvero Manu!).
Un bacione
  
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