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Autore: Cali F Jones    19/04/2013    5 recensioni
Non è incredibile? Tutti i giorni, davanti ai nostri occhi, sopra le nostre teste, ci ritroviamo dei reperti di qualche milione di anni. Eppure quanti ancora si fermano ad ammirarle? Quanti ancora sanno alzare lo sguardo?
Alfred, in una missione spaziale, registra il suo ultimo messaggio per Arthur.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia manca volutamente di una parte descrittiva. La prima parte è presentata come un breve dialogo tra Alfred, nello spazio, e un ragazzo della Nasa. Il nome del ragazzo è completamente casuale, non si tratta di Canada.
Nella seconda parte, è Alfred che parla mentre registra il suo ultimo messaggio per Arthur. Per questo, ho voluto inserire delle verosimiglianze con la lingua parlata e il linguaggio è volutamente semplice e diretto.
Questa storia era semplicemente un esperimento, giacché sono in fase di crisi ispiratoria e volevo provare a scrivere qualcosa. Spero non sia totalmente un disastro come esperimento ;_;
Ah sì, dimenticavo: durante la lettura è fortemente consigliato l'ascolto di questa musica:
Gothic Storm - Never Forget

 

Supernova


«Signor Jones? Mi riceve?»
«Vi sento, vi sento. Ahahah abbiamo parlato dieci minuti fa, vi manco già?»
«Signor Jones, non c'è nulla da ridere. Deve allontanarsi immediatamente. Torni a bordo dell'Icarus e se ne vada, prima che il calore apporti seri danni alla nave. Inoltre--»
«Hey, Nasa! Da lì cosa riuscite a vedere?»
«Signore, mi ascolti! È in pericolo, deve allontanarsi subito altrimenti--»
«Come ti chiami?»
«Cosa?!»
«Come ti chiami?»
«M-Matthew...»
«Anche mio fratello si chiama Matthew, sai?»
«C-capisco, ma davvero, signor Jones, è di vitale importanza che Lei--»
«Hey, Matthew, posso chiederti un favore?»
«S-signore?»
«Ti devo affidare un compito. A bordo, nel mio scomparto personale, c'è una scatola contenente delle cassette. Sono registrazioni. Vorrei che tu, Matthew, le spedissi tutte all'indirizzo che ho lasciato scritto, quando la navicella tornerà sulla Terra.»
«Signore, i suoi collaboratori a bordo non possono--?»
«Preferisco che lo faccia tu, mi ispiri fiducia. Ah, e non dimenticare di mandare anche quest'ultima registrazione a quell'indirizzo. Ora devo andare, comincia a fare caldo quassù ahahah! Mi raccomando, Matt, mi fido di te!»
«Signor Jones... Signore? Signore?»


 

È bellissimo. Questo mondo, quest'universo. Tutto è bellissimo. Non credevo che sarei mai riuscito a vedere nulla di simile. Non credevo potesse nemmeno esistere qualcosa di simile.
Vedo la Terra. È così piccola, vista da quassù dove tutto è infinito. La tua casa, come al solito, è coperta di nuvole. Conoscendoti, probabilmente starà piovendo. Ti prego, non piangere. Lo sai che non sopporto di vederti piangere, mi fai sempre sentire così inutile in quei momenti.
Se solo potessi vedere quello che vedo io, non piangeresti più.
Lo sai, Arthur? Il Sole dista dalla Terra esattamente 8,33 minuti luce, questo significa che la luce irradiata dal Sole arriva sulla Terra dopo otto minuti. Prendiamo invece una stella che dista dalla Terra un milione di anni luce. La luce che noi vediamo dalla nostra casa, in realtà, è stata irradiata da quella stella un milione di anni fa. Non è incredibile? Tutti i giorni, davanti ai nostri occhi, sopra le nostre teste, ci ritroviamo dei reperti di qualche milione di anni. Eppure quanti ancora si fermano ad ammirarle? Quanti ancora sanno alzare lo sguardo?
L'universo è ciò di quanto più antico esista, eppure è qualcosa di talmente scontato che nessuno se ne preoccupa più. Ti ricordi, Arthur? Quando ero piccolo, quando ancora non esistevano le luci artificiali della città, e mi portavi nei campi. E stavamo sdraiati lì, in mezzo all'erba, a guardare il cielo. Poi io ti dicevo che da grande sarei andato lassù e ti avrei portato la stella più bella. Ci credevo davvero allora. E ancora ci credo, altrimenti non sarei qui a registrare queste parole. Ho affidato ad un ragazzo che lavora alla Nasa tutte le cassette che ho fatto per te, compresa quest'ultima. Sì, temo che questa sarà l'ultima. Mi dispiace, Arthur, avrei tanto voluto portarti quassù con me. Vorrei tanto che tu potessi vedere ciò che sto vedendo io. Hai mai visto la morte di una stella? È uno spettacolo indescrivibile! Sai, poco fa stavo pensando che noi, in fondo, non siamo molto diversi da una stella. Da quanti secoli siamo in vita? Conosciamo il mondo, lo abbiamo visto crescere e mutare con i nostri occhi e lo vedremo morire. Proprio come le stelle. Da milioni di anni quassù ci guardano e vegliano su di noi. L'unica differenza tra noi e le stelle sai qual è? Loro continueranno ad esistere anche dopo la fine del mondo. Noi moriremo con esso. Eppure, è questo il nostro destino, no? Nemmeno come nazioni siamo completamente immortali.
Secondo te, morirò?
Arthur, ora devo andare. Mi manchi. In ogni istante, ogni secondo, tu mi manchi. Anche prossimo alla morte, ancora penso a te, Inghilterra. Non te l'ho mai detto di persona e probabilmente ora è troppo tardi. Ti amo, Arthur. Ti amo. Anche quando ti ho ferito, anche quando ti ho fatto piangere, io ti ho amato davvero. E continuerò a farlo, fino all'ultimo. So che ormai è tardi, ma mi conosci, sono sempre stato piuttosto lento a capire certe cose.
Mi dispiace, mi dispiace davvero. Non manterrò la mia promessa, non tornerò. Avrei dovuto proteggerti, ma non posso più farlo. Sono una frana come eroe, non è vero?
Scommetto che in questo momento sei in giardino, a prenderti cura delle tue rose. Mi mancherai, mi mancherai da morire.
La Terra, le stelle e l'universo. Esiste qualcosa di più bello?
Penso a te, Arthur, nel tuo piccolo giardino fiorito. È primavera. Avanti, scosta quelle nubi e fammi vedere il tuo viso un'ultima volta.
Siete magnifici, tu e le rose.

  
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