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Autore: NinadiOrleanne    19/04/2013    0 recensioni
Fu un attimo e Emma quasi non se ne accorse. L'uomo aveva spinto da parte il figlio e, alzando la spada, aveva colpito Samanta che barcollando all'indietro era caduta finendo inghiottita dalle onde del mare tempestoso sotto di loro.
L'ultima cosa che Emma sentì fu l'urlo di sua madre e sua sorella che la chiamava.
Un antico nemico che ritorna, ricordi dolorosi che riaffiorano alla mente. Questo prova Emma quando la sua città viene nuovamente minacciata da un nemico che credevano morto. Nell'ultima battaglia ha perso suo padre e la sua gemella. Ora dovrà lottare per vincere, per mettere fine alla sofferenza.
AVVERTENZA: Come raiting ho messo giallo ma potrebbe essere più un verde tendente al giallo, ancora non lo so. Dipende da come si evolverà la storia nella mia mente.
Spero vi piaccia comunque.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap.1

 

Emma Perevack aprì lentamente gli occhi abbagliata dalla luce del sole che filtrava dalle leggere tende color crema che coprivano la finestra. Si stropicciò gli occhi e si sedette sul letto buttando di lato le morbide coperte azzurre.

Sabato, il più bel sabato dell'anno. Il giorno prima aveva concluso il terzo anno di liceo e lei e i suoi amici erano usciti a festeggiare fino a tarda sera. Lei e Jimmy, il suo fidanzato, erano rimasti un po' di più degli altri per osservare le stelle.

-Sono bellissime!- sospirò Emma fissando quei puntini luminosi che trapuntavano il cielo scuro. -Tu lo sei di più.- aveva risposto Jimmy accarezzandole dolcemente il viso. Lei si era girata e aveva fissato quei meravigliosi occhi verdi come la foresta. Erano così vicini che poteva sentire benissimo l'odore di timo che emanava. Lui si chinò leggermente verso di lei unendo le loro labbra in un bellissimo bacio. Emma avvampò fino alla radice dei capelli biondi e chiuse gli occhi. Alzò le braccia e affondò le mani nei capelli morbidi e setosi del ragazzo.

Non capiva più niente, era come essere trascinati da una forte corrente a cui non puoi opporti, come l'acqua fredda di un ruscello che ti risveglia i sensi e il calore del fuoco che ti brucia lo stomaco scorrendoti nelle vene e accendendoti le guance.

Il paradiso dev'essere questo” pensò. Poi si staccarono per riprendere fiato e Emma appoggiò la fronte su quella di lui. Rimasero abbracciati in silenzio per mezz'ora, fino a quando lei non aveva iniziato a dare segni di stanchezza così Jimmy l'aveva riportata a casa in braccio.

Emma sospirò a quel ricordo e arrossì. Lei e Jimmy Cortes erano fidanzati dal Ballo Scolastico dell'anno prima, quando lei aveva quindici anni e lui diciassette ma non si erano mai baciati fino a quel giorno. Era Emma che non aveva mai voluto, lei non voleva dare il suo primo bacio così, solo per essere considerata più “alla moda” dalle sue compagne. No, lei voleva che il suo primo bacio fosse con una persona a cui teneva davvero, voleva che fosse romantico e speciale, che fosse un bel ricordo, anche se poi lei e Jimmy avessero rotto, da conservare nel cuore.

Guardò l'orologio: le dieci e mezza. Lei dormiva sempre fino a tardi nonostante avesse un sonno leggerissimo.

Decise di scendere a fare colazione.

Mentre scendeva le scale di legno sentì la voce di sua zia provenire dalla cucina:- Gli uomini di ronda hanno trovato altre impronte lungo le mura.- stava dicendo. -Mary, ti preoccupi troppo. Vedrai che non è niente, sarà stato qualche animale.- sua madre. Emma pensò di tornarsene in camera sua e di scendere più tardi, non stava bene origliare e al contempo non voleva disturbare le due donne che sembravano parlare di una cosa molto importante.

Stava giusto per tornare in camera quando sua zia disse una frase che la bloccò.

-Julitte, ho paura che possa succedere quello che è successo sei anni fa.- La ragazza tornò indietro e si avvicinò all'uscio della porta. Poteva vedere sua zia Mary seduta a tavola davanti a quella che sembrava una tazza di caffèlatte fumante.

Sua zia era una donna alta e minuta con lunghi capelli color del grano e occhi grigi che sorridevano a pochi. La linea del viso era marcata, la bocca sottile e un naso all'insù piccolo e delicato che le dava un'aria superba, che forse era l'unico difetto di cui non si poteva accusarla. Mary Lomax era una donna saggia ma severa, sempre all'erta e molto sospettosa. Tuttavia era una persona generosa che odiava le ingiustizie e, nonostante molti andassero a chiederle consiglio, non si vantava mai. Sua madre era di due anni più piccola di sua sorella di cinque anni e le due sorelle si somigliavano molto in aspetto. Juiliette aveva lo stesso nasino all'insù e gli stessi capelli color del grano. Le uniche differenze erano la forma del viso più delicata e gli occhi di un color verde smeraldo.

Ma la vera differenza era il carattere: Juliette era dolce e generosa, delicata e sempre sorridente.

In quel momento però l'espressione dei suoi occhi era fredda e distaccata.

-Quello che è successo sei anni fa non si ripeterà.-

-Possibile che non capisci? Hai già perso Axel e Sam! Devi perdere anche Emma prima di accettare che il nostro nemico potrebbe essere tornato.-

Juliette esplose. -Non ti permetto Mary! Nella guerra di sei anni fa ho perso mio marito e mia figlia. Sto cercando ancora di dimenticare e non voglio rivivere quell'orrore solo perché tu hai dei sospetti!- la zia di Emma guardava sconvolta la sorella. -Si, perché i tuoi sono solo sospetti, puri e semplici sospetti.-

Emma non aveva mai visto sua madre urlare così ed indietreggiò di un passo andando a sbattere contro il tavolino rischiando di far cadere il prezioso vaso di ceramica della nonna. Le due donne alzarono lo sguardo fissando Emma. -Da quando in qua si origliano i discorsi altrui?- chiese zia Mary severa. La ragazza abbassò lo sguardo colpevole. -Scusa zia.- mormorò. Juliette sospirò. -Vieni a fare colazione Emma.-

Lei entrò in cucina e si sedette di fronte alla zia, sua madre le mise davanti una tazza di tè e una fetta di crostata ai mirtilli.

-Da quanto stavi ascoltando?- le chiese la donna. -Un pochino.- rispose. -È tornato?- chiese.

-Non lo sappiamo, abbiamo visto delle strane tracce vicino alle mura e dagli allevamenti stanno scomparendo molti animali. Alla fattoria dei Morrison sono scomparsi due maiali e una gallina.- spiegò la zia.

-Ma... questo non significa che siano loro.- balbettò Emma.

-Certo che no, tesoro!- la tranquillizzò Juliette abbracciandola. -Non parliamone, più ora! È il tuo primo giorno di vacanza e devi divertirti senza farti angosciare da questi sospetti.- le posò un bacio sulla testa e si sedette vicino alla figlia continuando la colazione.

Emma mangiò velocemente e tornò in camera sua.

Fissò la sua immagine riflessa nello specchio. Aveva lunghi capelli biondi di una forma indefinita, grandi occhi castani, un viso rotondo e la carnagione pallida. Non era grassa, non era nemmeno magra, era di corporatura normale.

Si buttò sul letto e chiuse gli occhi ripensando all'incubo che li aveva colpiti anni prima.

Una piccola Emma di soli dieci anni piangeva silenziosamente nel letto abbracciata al cuscino pensando a come la sua vita perfetta, in un attimo, era andata in pezzi. Un giorno le persone avevano iniziato a sparire e poi gli attacchi, aggressioni, furti, persino omicidi. Infine la guerra. Un esercito di uomini rozzi che bramavano l'espansione dei loro territori, capitanati dal loro capo Mortimer Mullins.

Dopo alcuni mesi di battaglia Mullins aveva rapito anche Samanta, la sua gemella.

Molti credevano che fosse morta, alcuni, i più maligni, erano convinti che l'avesse convinta ad allearsi con lui. Emma non sapeva nulla, ma sentiva che sua sorella era viva e si fidava ciecamente.

Aveva pianto molte volte dall'inizio della guerra ma c'era sempre sua sorella a consolarla. Ora Samanta non c'era e lei era più sola che mai.

Alla fine aveva scoperto la verità. Mullins voleva uccidere davvero Samanta ma era rimasto colpito dal coraggio che aveva dimostrato e le aveva chiesto di allearsi con lui. Lei aveva accettato per poter salvare sua sorella e i suoi amici. Un giorno aveva cercato di ribellarsi ed era corsa ad avvertirli, ma qualcosa era andato storto. Mortimer l'aveva scoperta e le aveva rifatto la proposta ma lei non aveva accettato così lui l'aveva uccisa.

Emma ricordava ancora l'urlo della sorella mentre cadeva dalla scogliera.

Un tintinnio la riscosse dai suoi pensieri. Le era arrivato un messaggio al computer. Era da parte della sua migliore amica Nim Thomas. Si conoscevano dalla nascita ed erano sempre state inseparabili.

EHI BELLISSIMA!! Sei sveglia?? Ieri sera tu e Jimmy avete fatto le ore piccole! Comunque pensavamo di uscire questa mattina a fare un giro per i negozi! Verranno Federic, Diana, Nicola, e Jimmy.”

Emma sorrise, forse le avrebbe fatto bene uscire un po' con i suoi amici, per distrarsi, non voleva farsi rovinare le vacanze dagli inutili sospetti di zia Mary.

Mi sono appena svegliata! Ahahahahahah. Ci vediamo tra mezz'ora sotto casa mia. Zia Mary ha deciso di appesantirmi le vacanze.”

La risposta di Nim non tardò ad arrivare.

OK. Ci vediamo!!! :)”

Emma sospirò. Poi si alzò e andò in bagno a prepararsi.

Mise poco trucco quel giorno, solo il fondotinta e un po' di matita nera che le contornava gli occhi. Indossò dei pantaloncini di jeans chiari, mise una maglietta azzurra, le converse bianche e legò i capelli in una coda alta.

Alle undici in punto era seduta sul muretto del giardino ad aspettare i suoi amici per godersi un giornata in compagnia.

-EHI Emmma!- il richiamo veniva da una stradina dall'altra parte della piazza dove si trovava casa sua. La ragazza alzò lo sguardo e vide un gruppetto di ragazzi venire verso di lei. Quando la raggiunsero poté constatare che c'erano tutti.

Nim l'abbracciò e le stampò un bacio sulla guancia.

Nim Thomas era una ragazzina di minuta, talmente magra da sembrare anoressica e invece, e questa era la cosa più sconvolgente, era un pozzo senza fondo. Aveva ricchissimi capelli rossi e grandi occhi azzurri che sembravano scrutarti l'anima e che mettevano subito allegria. Lei e Emma erano in classe insieme.

Emma abbracciò poi Diana Morrison. Diana era una ragazza che viveva con i genitori in un fattoria fuori città. Aveva lunghi capelli neri liscissimi e occhi del medesimo colore che molti definivano due "caldi buchi neri". Frequentava la scuola con Nim e Emma e a marzo aveva compiuto diciassette anni. Era una persona strana, molto dolce e gentile, ti capiva al volo e aveva un rapporto particolare con la natura che la circondava. Credeva nelle tecniche di erboristeria e praticava la meditazione zen e, inoltre, era vegetariana.

I ragazzi invece erano Federic Berger e Nicola Gurger.

Nicola aveva il fisico da giocatore di basket ed era alto un metro e ottantacinque e aveva appena compiuto i diciotto anni. I capelli erano castani con riflessi dorati che brillavano al sole e aveva grandi occhi nocciola che ti fissavano con aria innocente. Giocava nella squadra di basket ed era uno tra i migliori, probabilmente l'anno dopo avrebbe giocato con il titolo di capitano.

Federic era forse il più particolare di tutti. Aveva i capelli come l'oro puro, come diceva Nim, e misteriosi occhi grigi. Non un grigio severo come quelli di zia Mary ma un grigio color del mare in tempesta che a volte assumevano sfumature azzurrine. Aveva un fisico atletico, era alto circa un metro e ottanta e aveva diciassette anni e a luglio avrebbe festeggiato gli ambiti diciotto. Era un ragazzo bellissimo, su questo non c'erano dubbi, ma aveva un carattere a dir poco detestabile. Sempre scontroso con tutti, non parlava mai se non per fare commenti gelidi o per dare brutte notizie. Pretendeva di avere sempre ragione ed era quasi sempre così. Erano rarissimi i casi in cui, dopo una discussione con qualcuno su un qualsisia argomento, risultasse che avesse torto. L'unica persona che riusciva a vincerle contro di lui era Samanta.

Infine c'era Jimmy Cortes.

I suoi capelli scuri erano una zazzera disordinata e gli occhi verde foresta la fissavano con un'intensità tale da farla arrossire.

-Ciao ragazzi.- salutò lei -Come va?-

-E come potrebbe andare?- chiese Nicola. -Siamo finalmente liberi-

-SIAMO LIBERI!!!- urlò a squarciagola Nim facendosi notare da tutti i passanti. Gli altri scoppiarono a ridere mentre Federic lanciava loro un'occhiata di sufficienza.

-Eddai Fe! Sorridi un po'.- lo esortò Jimmy dandogli una pacca sulla spalla. -Abbiamo davanti tre magnifici mesi di vacanza.-

-Questo non è detto.- lo raggelò lui. -Gli uomini di ronda hanno trovato delle strane tracce vicino alle mura e ci sono state sparizioni di bestiame. Potrebbe accadere quello che è successo anni fa.-

Il silenzio cadde sul gruppo ed Emma abbassò lo sguardo sperava che un'uscita con gli amici l'avrebbe distratta ma sembrava che l'argomento che l'aveva turbata quella mattina non volesse saperne di lasciarla in pace.

-Lo diceva anche mia zia questa mattina- mormorò.

Nim le si avvicinò. -Ma figurati! Vedrai che non è nulla, sono solo coincidenze!! Godiamoci questa bellissima giornata di sole e libertà! E tu.- disse puntando un dito accusatore contro Federic. -Non provare a rovinarci le vacanze con questi orribili pensieri.-

Si avviarono verso il centro città mentre Nim parlava del più e del meno per cercare di distrarre Emma che però era pensierosa. Non le era sfuggita l'espressione negli occhi di Diana alla frase di Fe, la sua era una delle fattorie da cui erano scomparsi degli animali, e anche lei aveva dei sospetti anche se non ne faceva parola. E la cosa peggiore era che Federic aveva usato il tono che usava quando discuteva su un argomento, forte e deciso, senza possibili repliche, e quando usava quel tono, aveva sempre ragione.

 

 

 

 

-Devi fare qualcosa Oscar!- esclamò George Berger battendo il pugno sul tavolo di legno della Sala del Consiglio.

Le tre più importanti personalità della città e il sindaco erano riuniti da ore nell'antica sala che ospitava le riunioni più importanti.

Le pareti in legno scuro erano decorate con quadri che ritraevano campi prosperi, e città piene di vita. Una grande vetrata dava sulla piazza principale.

-George ha ragione.- continuò Mary. -Gli animali continuano a sparire e le tracce di questa mattina sono un'ulteriore prova: sta succedendo qualcosa di pericoloso.-

L'uomo a capotavola si grattò la barba bionda pensieroso. -Non so, mi sembra controproducente allarmare la popolazione per cose di cui non abbiamo prove. Tu che ne pensi Cordelia?-

Cordelia Renian si aggiustò gli occhiali. -Sono d'accordo.- si pronunciò dopo un lungo attimo di riflessione. -Non abbiamo abbastanza prove che ci suggeriscano che il nostro antico nemico sia tornato e prendere provvedimenti ora potrebbe mandare la città nel panico più totale.- Mary scosse la testa in un segno di disapprovazione. Conosceva Cordelia da molto tempo e sua nipote Nim era grande amica di Emma, ma a volte prendeva le cose con troppa leggerezza. Oppure era lei a prenderle troppo sul serio?

-Tuttavia- continuò Cordelia. -Non possiamo negare che il fatto sia strano. Io propongo di intensificare le ronde e di imporre ai contadini l'obbligo di chiudere a chiave i loro animali di notte.-

-Non servirà a nulla.- disse l'impetuoso George. -Queste cose non fermeranno il nostro nemico! Non ricordate come gli riusciva facile rapire le persone sei anni fa?-

-Non sappiamo se si tratta di lui.- tentò il sindaco Oscar Lumier.

-E chi altri potrebbe essere?-

Questo fece ammutolire il sindaco e impensierire Cordelia.

-Lo avevamo sconfitto.- disse la zia di Nim. -Sei stato tu George. Tu hai trafitto Mortimer Mullins con una spada.-

-Potrebbe essere uno dei suoi scagnozzi.- fece notare Mary.

Il sindaco però non sembrava convinto.

-Ok- concesse. -Diminuiremo il coprifuoco di un'ora con la scusa che qualcuno ha presentato delle lamentele.-

Mary e George lo guardarono come a dire: "E a cosa servirebbe?"

-Sentite.- esplose l'uomo. -Sono ormai le cinque di pomeriggio e siamo qui da quattro ore. Perché non ne riparliamo domattina aspettando di vedere se stanotte succederà qualcosa?-

Prima che chiunque potesse rispondere il portone di mogano si aprì. Un ragazzo di circa vent'anni entrò tutto trafelato e terrorizzato.

-Presto, dovete venire in piazza. Sta succedendo una cosa terribile.-

 

 

 

Emma ancora non capiva come fosse successo. Stava tornando a casa con i suoi amici quando con un furioso urlo di battaglia erano comparsi uomini armati fino ai denti di spade e coltelli da tutti i possibili rifugi e avevano occupato la piazza. In pochi avevano cercato di difendersi ma erano stati bloccati come Nicola, Federic e Jimmy che aveva cercato di proteggerla ma era stato sopraffatto. Un uomo di circa 20 anni, dai capelli platino lisci e gli occhi neri e malvagi camminava in mezzo alla piazza trascinando la spada sull'asfalto. Emma aveva la sensazione di averlo già visto ma proprio non riusciva a ricordare. In quel momento arrivarono Quelli del Consiglio, come venivano chiamati, ovvero Mary Lomax, George Berger, Cordelia Renian e il sindaco, Oscar Lumier.

Quando li vide l'uomo sorrise maligno e si inchinò beffardo rivolgendosi a zia Mary:-Onorevolissima Mary Lomax, ho sempre desiderato conoscerla da quando ho conosciuto sua nipote Samanta sei anni fa.-

Mary strinse la mascella. -Temo di non avere il piacere di conoscerla.- disse lei.

-Oh ma che maleducato! Io sono Jacopo Mullins. Forse voi ricorderete mio padre, Mortimer Mullins.-

A quel nome il gelo cadde su tutta la piazza.

Emma abbassò la testa consapevole: L'incubo era ritornato. 




Angolo Autrice:
Ciao rieccomi con il primo capitolo come avevo annunciato. Spero che vi sia piaciuto!!!
Vi prego di darmi dei consigli per migliorare il racconto e di farmi sapere le vostre opinioni!
La vostra
Semmy


 

  
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