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Autore: glouez    19/04/2013    1 recensioni
Scritta per l'iniziativa ShuffleFest del #thegays. Enjoy!
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Hii everyone :D 

Questa cosa partecipa alla ShuffleFest, iniziativa indetta dal #thegays (https://www.facebook.com/groups/248428771916807/). 
Ho scelto 7;g;azzurro che corrispondono rispettivamente a Liam/Zayn;superpowers!AU;bosco innevato (http://25.media.tumblr.com/tumblr_mbw6ruXfq41qeoi7yo1_500.jpg)....
So....è venuta fuori questa e ci ho messo quattro giorni. Come al solito, non doveva essere così e.e doveva essere più lunga e più angst e.e
La mia Smach (♥) l'ha betata e mi da sempre consigli ghjkkjhg. 
LOL Queste note fanno schifo quidni vi lascio a .....'sta cosa. 
Amo tutti coloro che leggeranno e di più chi lascierà un commentino c:
Byee 
Buona lettura (...spero D:)




“Tesoro, sei emozionato?” Karen e Liam si trovavano sul traghetto diretto a Tègan, l’isola di questi “supereroi” di cui il ragazzo non era  ancora del tutto convinto.

Quando Liam vide  per la prima volta il suo defunto nonno, in piena notte e sotto un albero del loro giardino, in teoria morto, quasi che svenne. Si costrinse a pensare che fosse solo un’illusione, forse un brutto sogno; ma quando l’uomo lo chiamò per scendere,  Liam era definitivamente sotto shock.                                                                                                                                             Alla fine il nonno spazientito levitò fino alla finestra della camera,  iniziò a raccontargli di queste capacità medium che la famiglia aveva sviluppato da moltissimo tempo e che, ora che aveva compiuto diciotto anni, poteva gestire anche lui.                                                                                                                                                                                                                    Forse per l’ora , per il temporale o magari per quella figura inquietante,  Liam visse tutto come uno strano sogno e tornò a dormire con un mezzo infarto.
Quando la mattina dopo, la mamma, a colazione, gli chiese entusiasta se il nonno gli avesse fatto visita la sera precedente, Liam pensò che stesse ancora sognando.

Il ragazzo rispose alla madre con un sorriso chiedendosi ancora come tutto quello fosse possibile: affermare l’esistenza di un modo parallelo. Quasi non si ricordava nemmeno come fosse riuscito a capire ed accettare tutta la storia senza troppi problemi e grandi sorprese.
Fatto sta che Liam era diretto a Tàghen, un’isola in mezzo al Pacifico. Lì avrebbe incontrato suo padre, che non aveva mai visto, ed  avrebbero vissuto tutto come se quella fosse la normalità, come se capitasse a chiunque di vedere i morti o….leggere nel pensiero!

Naturalmente ad un ragazzo di diciannove anni trapiantato nel bel mezzo del nulla, che ha lasciato tutti i suoi amici più cari a Londra,  è permesso essere un po’ scosso ed arrabbiato; infatti la madre capì il suo sorriso tirato e spostò lo sguardo verso l’orizzonte, dove si iniziava già a scorgere l’isola.

Liam ci pensò solo quando, scendendo dalla nave, vide alcuni ragazzi della sua età salutarsi a vicenda con altri a terra. Il primo giorno di scuola. In mezzo a tutta quella gente strana, aveva pensato. Tirò la faccia in una smorfia inorridita e seguì la madre.
 
Due giorni dopo salì la piccola scalinata che portava all’entrata dell’istituto e si immerse tra molte persone simili a lui, come aveva detto Karen. Cercò di non far caso a due ragazzi, sospesi a mezz’aria, che si stavano baciando; cercò di pensare che quella sarebbe stata la sua nuova realtà , il suo nuovo normale. Superò uno studente che prediceva i risultati dei test agli altri e si chiuse nella sua classe.
Entrando notò subito un ragazzo. Alto, moro, con lineamenti marcati e la pelle più scura della sua, più ambrata. Era circondato da ragazze ed anche i suoi occhi si spostarono su Liam, scrutandolo. Il castano trovò un banco vuoto in terza fila, e mentre si sedeva, vide quel ragazzo che si accomodava di fianco a lui, sorridendogli con la lingua tra i denti. Si presentò con un semplice “Zayn” e Liam fece lo stesso.

Alla fine della lezione Liam sapeva già che: Zayn era più grande di lui di sei mesi, era conosciuto nella scuola per la sua bravura a gestire i suoi poteri, odiava le ragazze di prima perché “sono una vera rottura” e che il prossimo giovedì si sarebbe tenuto libero per fargli fare un giro dell’isola.

Liam passava le ore a scuola con Zayn, e quelle a casa cercando di gestire al meglio il suo potere “di base” ed imparandone altri. Zayn gli faceva da giuda a scuola ed  irrompeva nei suoi pensieri  tutti i pomeriggi.

Il giovedì prestabilito arrivò presto. Quando Zayn suonò al campanello di Liam, senza alzare un dito, Karen già sapeva di urlare al figlio di muoversi e infatti, quest’ultimo, era già in procinto di uscire. I due ragazzi si allontanarono presto e il moro, circondando le spalle di Liam con un braccio,  gli chiese cosa volesse vedere. Liam non aveva preferenze così Zayn lo portò in un posto che il castano aveva paragonato alle piste da skate di Londra. Gli spiegò che in quella spianata si esercitavano i ragazzi con poteri più pericolosi rispetto ai soliti e rivelandogli inoltre che amava passare i suoi pomeriggi lì ad osservare e sperimentare nuove cose. Liam per un attimo si preoccupò;  il pensiero che l’amico avesse poteri “più pericolosi” lo spaventò, non sapeva in cosa consistessero quindi, spinto dal dubbio, glielo chiese. “In questo periodo sto sperimentando il teletrasporto” lo informò Zayn.  Liam sorrise perplesso riguardo a quale pericolo avesse quel potere e l’altro spiegò che nei viaggi, se non sei esperto, puoi capitare in momenti sbagliati, che possono anche mettere a  repentaglio la tua vita. Liam ammutolì al pensiero di quei probabili errori e mentre ripresero la gita cercò di mostrarsi il più naturale possibile.

Zayn si interessò ai problemi di Liam, quelli che lui non aveva mai avuto, dato che era sempre vissuto nell’isola, cercando di consigliarlo e rassicurarlo. Liam si sfogò con lui, gli disse quanto gli desse fastidio il comportamento della madre e di quanto desiderasse tornare alla sua vecchia vita.
Zayn rimase turbato dall’ultima confessione di Liam quindi senza pensarci troppo, decise di baciarlo. Di impeto, lo baciò. Non sapeva neanche lui perché lo aveva fatto; aveva agito di impulso, come gera solito fare.  Liam, colto di sorpresa, cercò di toglierselo di dosso ma si arrese alla forza superiore di Zayn e quello scontrò di labbra diventò la sua aria in un momento di annegamento.
Quando il più grande si staccò sussurrò qualcosa come “Questo lo avevi nella vecchia vita?” e Liam non fece altro che sorridere,  scosse il capo e tornò alle labbra che lo avevano salvato e che, era sicuro, lo avrebbero salvato ancora.

I giorni passarono tra i baci ed i miglioramenti di Liam. Aveva imparato a creare illusioni, per fuggire da casa sua e per far vedere a Zayn la sua vecchia realtà. Ormai gestiva perfettamente i suoi incontri ultraterreni e con il moro aveva sviluppato un’incredibile telepatia. Zayn perfezionò le sue manipolazioni di tempo e lavorò ancora sul teletrasporto. Un giorno crearono la torre Eiffel in camera e Zayn fermò il tempo, stettero a guardare Parigi per ore ed ore, senza stancarsi di ascoltare uno la voce dell’latro. Un’ altra volta si immersero negli abissi più scuri guardandosi negli occhi senza tempo. Liam si trovava bene solo con Zayn.

Ma un pomeriggio Zayn andò nel parco dove avvenne la loro prima uscita, e tornando da un viaggio nell’ottocento, un ragazzo lo colpì accidentalmente, facendogli perdere la concentrazione. Per un attimo Zayn si fece sopraffare dai pensieri più brutti e trovandosi nel bel mezzo di una guerra Punica non tornò al portale che con una freccia romana conficcata nel petto.

Il cielo di ognuno dei sette mari cadde su Liam. Ogni pezzo si insinuò nella sua pelle provocando dolore, il nero dei fondali del Pacifico lo avvolse e Liam non vide più la luce, non poté più usufruire di quell’unica aria che, per lui, erano le labbra di Zayn. Non poté più capirlo con uno sguardo o fare interi discorsi con la telepatia. Tornò al punto di partenza.
Dopo alcune settimane in cui la tristezza prese il sopravvento si tutti i suoi poteri, Liam decise di reagire. L’unico modo per avere ancora Zayn accanto a se era usare la sua capacità medium quindi si impegnò a renderla perfetta; la padroneggiava splendidamente e decise che era il momento. Usando anche un pizzico di telepatia chiamò Zayn che apparve davanti a lui con la sua lingua tra i denti e felice di poterlo vedere ma Liam, perdendo quel poco di concentrazione necessaria, per la felicità mista a tristezza, ruppe il contatto. Non seppe definire il suo stato d’animo, forse era terrorizzato per quel che affettivamente era in grado di fare o forse non era pronto a rivedere la persona per cui viveva sapendo che l’avrebbe poi ripersa.

Passò un giorno;  Liam non si sentiva bene, dopo quel breve contatto gli erano affiorati alla memoria i momenti più belli che avevano condiviso e sentì un nodo crearsi all’altezza della gola, che sapeva perfettamente,  non avrebbe ingoiato tanto facilmente. Comunque ci riprovò, chiamò Zayn che comparve più preoccupato del giorno prima e senza dire una parola si abbracciarono, si tennero stretti per istanti infiniti consapevoli che tutto ciò avrebbe portato nient’altro che dolore, ma dovevano stare ancora insieme. “Mi sei mancato” sussurrò Liam e Zayn lo zittì con un bacio, per cercare di non far uscire troppe lacrime. Il più grande si staccò di pochissimo dalle labbra di Liam e “Ora sono qui”disse tenendo la fronte incollata a quella dell’altro; e solo così riuscì a rassicurarlo ed a fargli acquisire un respiro regolare.

I giorni sembravano non essere mai stati stravolti, i due passavano interi periodi insieme.  Liam molte volte saltava le lezioni per stare il più tempo possibile attaccato a Zayn; come se avesse paura che scappasse o che si dileguasse da un momento all’altro. Diventavano sempre più dipendenti l’uno dell’altro e c’erano labbra riempite di baci, sospiri confusi con gemiti e mani desiderose di pelle.

Un pomeriggio fecero una passeggiata nella via di Zayn e salirono nella sua vecchia camera, senza farsi sentire. La camera era perfettamente come l’aveva lasciata: i trofei delle gare scolastiche sulla mensola, i poster dei Pokemon attaccati alle pareti, una foto con Zayn al centro e tutti i suoi amici intorno e un’altra, più grande, con Liam: erano abbracciati e sorridenti.
Liam notò la nostalgia passere negli occhi di Zayn quindi “Ti faccio vedere un posto!” disse;  e così creò un illusione che lasciò senza parole l’altro ragazzo: un bosco innevato, rami nudi immersi nella neve, piccole foglie marroni creavano buchi neri nel bianco, sul fondo c’erano altri alberi, forse sempreverdi data la maggiore rigogliosità delle foglie. “E’ bellissimo, non è vero?” chiese Liam, “Come hai fatto? Sei migliorato molto!” Zayn era estasiato da quella visuale, avrebbe potuto passere lì il resto della sua vita. “L’ho imparato per te, ci tenevo a portati qui.” Zayn, come la prima volta, baciò d’impulso Liam, gli prese il volto tra le mani e premette le labbra contro le sue, come per ringraziarlo. E in quel contatto capì. Capì che anche Liam avrebbe voluto davvero finire i suoi giorni lì, tra la neve e solo con lui.

Il bacio si sciolse con l’illusione e ritornando nella stanza di Zayn, quest’ultimo sussurrò solamente un grazie pieno di amore a Liam e sorrise con un’immediata risposta negli occhi del castano. Amavano la telepatia.
“Se non te la senti… non importa, Zayn.”
“No. Ce la faccio, Liam. Lo faccio per te.” Il moro ebbe un attimo di esitazione, Liam stava già per chiedergli di non farlo quando uscirono ancora mano nella mano da un portale. Liam aprì gli occhi e la vera aria nevosa gli pizzicò il naso. Il bosco innevato, quello che tanto aveva sognato era vero. 
Davanti ai suoi occhi, in un altopiano sperduto delle montagne americane. Zayn fermò il tempo e si baciarono, si abbracciarono, rotolarono sulla neve come due bambini e quando furono distanti di quattro o cinque metri, così che la telepatia fosse più limitata, Zayn urlò “Ti amo!”. Quelle parole risuonarono nella neve, salirono sugli alberi e i rami secchi e storti le rimandarono giù, verso Liam che corse verso il ragazzo dall’altro lato allacciandogli le gambe al bacino, lasciando che le sue impronte sparissero nella neve, proprio davanti a quelle di Zayn. Lo abbracciò fortissimo, gli lambì ogni porzione di pelle del collo scoperta  mormorando tanti piccoli “ti” e “amo”, tra un bacio e un altro.
Il moro lo fece scendere, sorrideva con la solita lingua tra i denti e, prima che potesse dire qualsiasi cosa, Liam lo precedette con un “Resterai con me, vero? Domani ci sarai ancora, dimmi che non finirà tutto, ti prego.”
Zayn non sapeva cosa dirgli, tentò di accarezzargli una guancia infreddolita ma Liam si scostò “Zay, dimmi che se stanotte mi addormento, tu domani mattina ci sarai ancora.” Così, annuì, sfinito dalla nostalgia e dal rimpianto. Liam fece finta di credergli e tornarono al portale.

Restarono nella stanza di Zayn, che lasciò che il tempo tornasse a scorrere, si sdraiarono sul letto e Liam tentò un ultimo “Resta, per me.” Zayn lo baciò sulla fronte e per l’intera notte pianse sul petto di Liam.

La mattina seguente Liam aprì gli occhi nel letto che sapeva di lui e di loro e si rese conto di essere solo.  In quel momento il mondo gli crollò addosso e lui non si spostò.

  
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