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Autore: envy_Misako93    08/11/2007    4 recensioni
correvamo, per evitare la neve...
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ff th - Schnee - oneshot Before you begin...
1. questa fanfic nn l'ho scritta io, ma una mia amica, anche lei fan dei Tokio Hotel, che ha scritto questa ff ascoltando On the edge...
Quando l'ho letta, ho pianto.
e le ho proposto di farla pubblicare su efp, con il mio account, ma ripeto che NON è MIA, L'HO SOLAMENTE BETATA
Il disclaimer lo sapete, ormai, ma lo dirò per l'ennesima volta... i personaggi qui citati non mi appartengono e la storia non è realmente accaduta (anche se ispirata a una canzone realmente esistente) e non è stata scritta a scopo di lucro...
Buona lettura.


*Schnee*

Era una fredda mattina di Gennaio, lo ricordo bene.
Stavamo andando a scuola, e correvamo nonostante il largo anticipo, per evitare la neve; ma non quella che ci cadeva a fiocchi sulla testa, bensì quella che quegli stupidi dei nostri amici ci tiravano addosso. Correndo a perdifiato, lamentandoci entrambi dei capelli che erano andati a quel paese dopo tutta la fatica messa, soprattutto tu, visto che i tuoi richiedevano una particolare attenzione. Stringendoti nella giacca a vento mi sembravi ancora più esile, ma le tue guance avevano un colorito rosso che credo di non averti più visto. Correndo fino ai portici per ripararci, saremo caduti almeno una ventina di volte, prima di arrivare a casa di Frau Kroger.
Lì, inesorabile, ci aspettava Yvonne con quel suo sguardo duro, color smeraldo, eppur così freddo. Ero stata io a presentartela, un anno prima, e in quel momento me ne pentivo più che mai. Era un paio di anni avanti a noi a scuola, e la conoscevo piuttosto bene: sua madre era la mia insegnante di violino.
Non so neppure perchè lo feci, perchè insistetti tanto per farla venire quella sera a sentirvi suonare; forse volevo fare in modo che in giro si parlasse il più possibile di voi prima del debutto... o forse per ragioni egoistiche che non mi erano dettate dalla mente.
Lei a dire il vero non mi era mai stata simpatica, per non dire che la detestavo. Mi aveva sempre criticata, tutto ciò che mi riguardava per lei era sempre sbagliato... tranne te.
Quella mattina la sopportavo meno del solito; mi aveva guardata sprezzante, per poi rivolgersi a te, carina come sempre, o meglio, come ormai tutte le ragazze erano con te.
A parte i capelli pressochè perfetti e l'eye-liner che resisteva alla perfezione sfidando ogni legge di Murphy, che evidentemente esistevano per ogni persona sulla faccia della terra tranne che per lei, avevo notato anche la sua gonna un po' troppo corta, per il tempo che c'era, ma soprattutto il colore: il tuo preferito.
In quel momento mi sono sentita ancora più piccola e sciatta, con i capelli arruffati dal vento e i jeans consumati. Dopo pochi istanti, mi ritrovavo al fianco di Andreas, che mi parlava ininterrottamente dell'ultimo CD dei Greenday, di cui al momento non me ne poteva importare di meno, mentre con la coda dell'occhio ero intenta ad osservarvi, mentre vi costruivate il vostro mondo, che non lasciava spazio a nessun altro; il vostro mondo di placcature, dorato per essere dorato, ma appena finiva lo scintillio saltava fuori la ruggine.
Il nostro mondo, invece, era profondo e denso di silenzi e parole. Eppure quell'universo fatto apposta da lei sembrava abbagliarti più del mio.
Le vostre risate stridevano nelle mie orecchie, probabilmente perchè a me non ne riservavi di così cristalline. All'improvviso ebbi voglia di piangere, e forse l'avrei fatto, se Gustav, attento e premuroso come sempre, non avesse afferrato la mia mano da dietro, come per dirmi < fatti forza >.
Del periodi che seguì, ricordo poco. Ricordo però come ero rigida con voi, per non mostrare emozioni; delle liti fra me e te scoppiate per un nonnulla... tu mi chiedevi cosa avevo per la testa, io chinando il capo sorridevo istericamente. Cosa avrei mai potuto dirti? amore, infatuazione, gelosia, orgoglio? Quale di queste parole avrei dovuto usare, per descriverti il caos che c'era dentro di me?
La goccia che fece traboccare il vaso fu quel martedì, mentre tornavamo a casa dalla sala prove.
Notavo in te qualcosa d'insolito, di diverso, ma non capivo cosa.
Poi realizzai. - che hai fatto alle tue mani?!?! - chiesi stupita afferrandole. Non mi sembrava vero.
Tu. Senza smalto. Era come mettere a nudo tutto il tuo io.
Cercasti di scherzarci su, prendendomi affettuosamente in giro.
Non gli avrei dato tanto peso, se tu non ti fossi lasciato sfuggire quella frase sottovoce, che però io ho sentito.
- ...e poi a Yvonne non piace tanto...
Hai lottato anni per poterti esprimere liberamente, sfidando il cliché e ogni sorta di pregiudizio... per farti cambiare da lei.
Quel pensiero mi invase la testa, così esplosivo da farmi impazzire, da potermi distruggere.
Così arrivò una sera qualunque, con il solito programma a base di discoteca, sbornia, ritorno a casa col tentativo di non svenire in mezzo alla strada.
Ma sentivo che sarebbe stata diversa, a cominciare da me stessa. Avevo sostituito la mini in pelle con una gonna svolazzante e bianca, la mia maglietta preferita con un top che neanche mi piaceva, i miei fidati anfibi con stivali di camoscio bianco col tacco. Come se cambiando avessi potuto raggiungerti.
Ricordo i balli frenetici, tutto l'alcool che non finivo di bere amaramente.
Tu e lei.
Lei e te.
A pensarci bene, non ho mai fatto nulla per piacerti, forse più per una lotta con me stessa che per altro.
Ma non potevo sopportare l'idea di voi, non potevo più guardare.
Poi mi arrivarono quelle, e io, più sbronza che mai, le presi. Non avevo mai provato nulla del genere, mi sembrarono un misto tra aspirine e caramelle.
Le sensazione che mi diedero fu impagabile. Per la prima volta in tanti mesi mi sentivo davvero bene.
Ballavo, ballavo e ballavo; poi vidi un tuo riflesso in un viso di luna.
Rammento il bacio, pieno di foga, quasi violento.
Ricordo poi il tuo e i loro volti. Sconvolti.
Fu allora che mi resi conto. Mi staccai all'istante, sconvolta da me stessa.
Tuo fratello. Era tuo fratello che avevo baciato. Il mio migliore amico. Tom.
Lui capì al volo, e non disse niente.
Tu ci guardasti con gli occhi sgranati.
- Mi dispiace - ti urlai.
Poi corsi fuori, piangendo, con la sola voglia di gridare, con un infinito disgusto per me stessa.
Poi un urlo alle mie spalle. Una luce abbagliante.
poi...
Schwartz...

Quando mi svegliai, constatai subito i miei cambiamenti: la mia pelle, già pallidissima, era diventata diafana e luminosa, i miei capelli erano color dell'argento, e i miei occhi... neri, neri come non erano mai stati.
Tu non mi vedevi, ma io ci sono sempre stata.
C'ero quando tu piansi al mio funerale.
C'ero quando, in camera mia, trovasti le lettere che ti avevo scritto e non avevo mai avuto il coraggio di darti, quando leggendole capisti che non ce l'avevo con te, quando Tom prese la chitarra, mentre tu, chino sui fogli, scrivevi.
Io sono felice, ora. Non rimpiango niente della mia vita. Neanche il nostro "amore" che non abbiamo mai costruito.
Ti ho amato, Bill, ti amo, e ti amerò per sempre.
Ma tu andrai avanti, com'è giusto che sia, ti innamorerai di un'altra ragazza, speciale, che sarà perfetta per te.
Ora sono in pace, non posso tornare indietro... ma sono sempre con te. Sempre.
La mia anima viaggia sulle note di quella canzone.
Come quando cade la prima neve

Ende

note dell'autrice:
1. Schnee vuol dire neve in tedesco
2. ho paura di essere stata troppo mielosa e di non essere stata realistica avendo dato sentimenti così forti a ragazzi così giovani. Ma in fin dei conti nell'amore va ttt a fortuna e magari potrebbe non essere tanto "fantascientifico" cm penso io.


Recensite numerose
Kusse

Misako93 e Nana (è il nick dell'autrice!!! ndme)
  
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