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Autore: yamaan    08/11/2007    1 recensioni
Forse il genere Drammatico non è azzeccato, ma non sapevo cosa mettere di preciso... è un po' triste e soli pochi di voi, forse, capiranno il finale di questa storia che parla di un uomo che va alla ricerca di altre forme di vita nell'universo. Spero che vi piaccia, fatemi sapere! Buona lettura Baci yamaan
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Gli uomini blu”

“Gli uomini blu”

Il giorno in cui Marek Willington scorse un piccolo pianeta blu, con accanto un suo satellite, erano passati circa due mesi da quando era partito per la missione.

Era atterrato su vari pianeti prima di decidere che, come ultima tappa del suo viaggio, sarebbe andato a perlustrare quel satellite.

Prima di partire aveva scommesso con il suo migliore amico che entro cinque mesi sarebbe tornato a casa con una scoperta interessante, ma non c’era ancora riuscito.

Era scoraggiato, ma anche orgoglioso, quindi non poteva perdersi d’animo e doveva per forza trovare una forma di vita in quel piccolo satellite!

Atterrò, si mise la tuta d’astronauta e uscì dalla navicella.

Non c’era nessuno.

Si mise a cercare ma solo dopo svariate ore riuscì a scorgere una costruzione: sembrava proprio una casa.

“Possibile che ci sia una casa? Poco male, se c’è una casa ci sarà anche chi l’ ha costruita!” Pensò.

E aveva ragione.

Riuscì a raggiungere la casa, ma quando arrivò lì, notò che non era l’unica costruzione: c’era una vera e propria città.

Marek rimase di stucco e nel contempo era davvero soddisfatto.

Aveva vinto la scommessa e non aveva buttato via cinque mesi di solitudine.

Prima di entrare nella casa gironzolò per la città.

Negozi, palazzi, ristoranti e…persone: era una vera città e le persone erano come i terrestri, solo con una piccola differenza.

La pelle blu.

Appena la “gente”vide Marek, rimase sorpresa ma allo stesso modo spaventata, così in un batter d’occhio tutti sparirono.

Marek non si perse d’animo: era la sua occasione.

Poiché della città aveva già osservato tutto, decise di tornare alla famosa casa.

Bussò e una piccola nonnina blu gli aprì la porta; non era spaventata come gli altri, anzi, lo fece entrare e gli offrì un caffè.

“C’è pure il caffè! Meraviglioso: ho scoperto un’altra popolazione extra-terrestre!”

Questo fu il suo primo pensiero.

Passò un paio di settimane nel satellite e scoprì tante cose su quella gente.

Era l’unico insediamento con a malapena duecento abitanti.

Tutto era organizzato come la società umana, parlavano perfino l’inglese.

Si affezionò a quegli umani blu, ma arrivò il momento di tornare a casa, non poteva ritardare ancora.

Passati i due mesi di viaggio Marek tornò sulla Terra, ma non raccontò niente dei nuovi “umani blu”, non voleva rovinare la loro vita pacifica mandando sul loro piccolo mondo, terrestri che li avrebbero trattati come fenomeni da baraccone.

Ovviamente perse la scommessa, ma non gliene importava più di tanto.

Sarebbe tornato su quel satellite, all’insaputa di tutti.

Magari ci sarebbe rimasto per sempre…

Aprì gli occhi e si ritrovò a guardare il soffitto della sua camera d’ospedale.

Era confuso a causa dei molti farmaci presi ore prima, non riusciva a capire se quello che gli era capitato fosse successo veramente.

Solo di una cosa era sicuro.

Sarebbe tornato su quel satellite all’insaputa di tutti.

Magari ci sarebbe rimasto per sempre, anche se questo avrebbe significato dormire per tutta la vita.

N’era certo: ci sarebbe rimasto per sempre.

  
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