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Autore: neurodramaticfool    19/04/2013    1 recensioni
Lui la vide al lago, ma lei scomparve. Lui le parlò ma non la trovò più. Eppure non smise di cercarla. Perché quando un Umano incontra una Ninfa la sua vita perde senso e tutto ciò che vuole è riabbracciarla. Le Leggende narrano che le Ninfe lo facciano apposta, ma lei non è una qualsiasi, è una Ninfa che ha pianto e ha bisogno del suo Uomo che le ha asciutto le lacrime.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera/buongiorno/buon qualcosa.
Allora, la pazza che parla è Chiara. E' la prima originale che pubblico, ma non l'unica che ho scritto, ho un minimo di esperienza, ma vi prego, siate clementi con me. 
Se non ci capite nulla di questa storia, è del tutto normale, grazie per leggere, comunque!
Ci vediamo in fondo!
 
**
Dove le leggende hanno contatti con la realtà
 
Il vento tra i capelli le lasciava annusare il suo odore di erba e di muschio, odore che nasceva dalla sua abitudine di vagare per i boschi per pomeriggi interi. Lasciava la sua casa, camminava per circa mezz'ora per poi arrivare tra gli alti alberi e dimenticarsi improvvisamente della sua vita, delle sue preoccupazioni, della sua storia e apprezzare soltanto la natura che la avvolgeva, la annullava, la assorbiva in sé.
Quel giorno però aveva raggiunto il lago di corsa e si era messa a singhiozzare come una bambina sulle sue sponde. Fu allora che lo sentì per la prima volta. Sentì in principio un rumore lieve alle sue spalle. Una lepre. Poi lo scalpiccio leggero di qualcuno che si avvicinava tentando di non essere sentito. Un cacciatore di lepri. Ma i passi si avvicinavano e lei li ignorava, soffocando le sue lacrime contro le sue ginocchia rivestite di stoffa leggera e del colore delle foglie al termine dell'estate. 
-Ragazzina, tutto bene? Una mano sulla spalla. Pericolo. E lei si rese invisibile agli occhi del ragazzo che aveva davanti. Scomparsa, ma lui sapeva cosa succede a giocare con le Ninfe. Si nascondono perché hanno paura. E aspettò, paziente, che lei si rendesse conto che con lui non correva pericolo alcuno. 
-Scusa, non volevo spaventarti! Non pensavo che tu fossi una Ninfa.. ti avevo scambiata per una bambina... per piacere, scusami! 
Simpatia. Tornò visibile, un sorriso timido sulla pelle chiara, la massa disordinata di capelli ramati sparsa a cascata sulla sua schiena esile. 
-Mi hai fatto paura, ma non preoccuparti...è colpa mia. 
Lo osservava con curiosità, forse non aveva mai visto un mortale vagare libero tra i boschi. Elfi, Folletti e Spiriti, sempre. Ma mai un mortale. E lui le sorrise, incoraggiante, sciogliendo la maschera di ritrosia sul volto della creatura che aveva davanti.
-Sei...sei...sei un Umano? domandò infine con un misto di timore e scherno.
-Sì. Non ne hai mai visto uno? replicò, ridendo. Lei scoppiò a ridere, contagiata, scuotendo la testa. E la sua risata fece dimenticare al giovane il fatto che fosse andato nel bosco per cacciare, per portare cibo e vita alla sua famiglia, per dare una speranza di sopravvivere a sua sorella, per poter aspirare ad ottenere la mano della ragazza che amava. 
La Ninfa vide un'ombra di preoccupazione passare sul volto del suo interlocutore: -Non parlare con me, uomo. Vattene! Conoscermi per te è pericoloso. Scappa, torna dalla tua gente! Ti perderai...
Lui la vede scurirsi in viso, prova l'impulso di accarezzarla e la vede sorridere con dolcezza. Quella creatura millenaria gli stava facendo un atto di gentilezza, lo lasciava libero, contraddiceva le leggende. 
 
Mentre correva attraverso il bosco, indeciso su cosa dire a sua madre per giustificare il suo non aver portato a casa nulla, il ragazzo si domandò di che colore fossero gli occhi della Ninfa. Rievocò la sua immagine pura ed eterea, l'abito cangiante, i capelli vaporosi e sciolti, il viso gentile. Gli sembrava improvvisamente ovvio il motivo per cui gli uomini delle storie che i vecchi del villaggio gli narravano  lasciavano la loro casa nel cuore della notte e si univano alle Ninfe, per non tornare mai più. Lei lo aveva lasciato andare, ma una parte del suo animo era rimasta da lei. 
-Madre sono a casa!
-Oh, Reiden, menomale! Ero preoccupata per te! Non hai trovato niente, vero? Quei boschi sono pieni molto più di pericoli che di selvaggina.
-No, c'era carne, ma non avevo l'arco adatto. Devo tornarci, domani lo farò. 
-Non farlo. Questa non era sua madre, era Hephi, la ragazza che viveva con loro da anni, l'avevano trovata per caso, e di cui Reiden era innamorato da anni. O almeno, credeva di esserlo, fino a quel pomeriggio. Fino a che la Ninfa non aveva riso. 
Si chiuse nel fienile, cercando di concentrarsi sulla spada che doveva finire di forgiare per il mercato dell'indomani. 
 
Tornò nel bosco, al lago, per più e più giorni. Trascorsero le lune, trascorse una primavera. E Hephi non capiva cosa aspettasse Reiden a chiederle di sposarlo. Forse non era più sicuro. E adesso non lo era nemmeno lei. Non avrebbe amato quel ragazzo assente, sognatore, che vagava a ore nei boschi, nonostante ormai avesse anche un'attività di fabbro piuttosto remunerativa. 
Ma Reiden sedeva presso il lago, passando la mano in quell'acqua che accoglieva tra le sue gocce anche le lacrime della Ninfa che si era impossessata del cuore del ragazzo; si immaginava il volto giocoso e insieme serio di quella creatura sempiterna nello specchio d'acqua, vedeva nel riflesso del proprio volto i lineamenti dell'abitante del bosco. 
Tentava di accostare il proprio viso a quello riflesso, rendendosi sempre conto che si trattava solo di un'illusione. E arrivò persino a pensare che lei si fosse uccisa per lui, entrando effettivamente a far parte di quel freddo stagno. 
La sua mano provava a catturare il ricordo del suo corpo, tentando di fissarlo in una mente umana, che prima o poi lo avrebbe rimosso, era inevitabile. E a quel punto, prima di dimenticarsi dell'essere che lo aveva privato del suo raziocinio con un semplice sorriso, si sarebbe lasciato affondare tra le acque del lago, raggiungendo quella che immaginava essere la casa dell'amata Ninfa.
 
Passarono altre due lune e Hephi andò sposa a un mercante del villaggio, mentre Reiden trascorreva sempre più tempo vagando intorno al lago. Non conosceva il suo nome, non sapeva come fosse fatta, non più. Ricordava solo i suoi capelli e la sua risata. 
Quel giorno non ricordava più nemmeno il colore dell'abito che indossava quando l'aveva vista. L'avrebbe scordata. La sua vita non aveva senso. Adesso avrebbe fatto parte delle leggende, perché, sebbene nessuno sapesse che lui aveva incontrato una reginetta degli alberi, la gente iniziava a parlare e mormorare strane cose su di lui. Infilò un piede nell'acqua fredda in cui sarebbe morto. Fredda come la morte che avrebbe affrontato. 
-Ragazzo, che succede? Quella voce. Quei capelli, anche se un po' più corti e su un viso un po' più pallido. 
-Ho scordato il viso di chi mi ha cambiato, devo unirmi a lei...
-Ma io sono qui, Reiden. Io non ti ho mai lasciato. Tu non riuscivi a vedermi, perché mi avevi vista in questa forma. Ma ero tra gli alberi, tra il vento, tra il lago stesso, tra l'erba, tra le nuvole, nei raggi del sole che hanno asciutto le tue lacrime...
E Reiden alzò gli occhi e li fissò in quelli della Ninfa che erano verdi come l'erba a primavera, quando nasce dopo le gelate invernali. -Sei tu?
-Sì.- fece lei, preoccupata, tendendogli una mano per aiutarlo ad uscire dall'acqua- Adesso seguimi.
Il ragazzo, affaticato da quell'anno di ricerca, trovando finalmente ciò che aveva desiderato per tutto quel tempo, non esitò a andare dietro alla bella creatura che aveva davanti. Raggiunsero una radura nel bosco, dove lei lo fece sedere su un sasso all'ombra di un grande albero. Portandogli una mano sul braccio, gli sorrise, e a Reiden parve di vedere un'ombra di quello che era il sorriso di quando l'aveva conosciuta. Il giovane fece per parlare, ma lei lo zittì con dolcezza, scuotendo la testolina. 
-Conosco le tue sofferenze, derivate dalla tua ricerca, dalla fatica che hai fatto per trovarmi. Ti avevo avvertito del pericolo che avevi corso, ma la tua costanza mi commuove. Ho tentato di persuadere la mia Regina a permettermi di mostrarmi a te per guidarti di nuovo al tuo villaggio, ma lei non mi ha dato altro modo di vederti oltre a rendermi parte della natura per un anno. Ed io assistevo, impotente, a tutto il tuo dolore, al nascere della tua follia, al suo crescere. Perdonami. Sarei voluta venire con te a passeggiare tra i boschi, a rincorrere farfalle lungo il lago, ma potevo vederti solo non facendomi vedere. Non potevo-
Una calda lacrima le solcò la guancia. L'umano gliela asciugò con delicatezza, tentando di non farle del male. A quel contatto, la Ninfa aumentò la portata dei suoi singhiozzi, finendo per essere scossa da un violento tremito.
-Per piacere,- sussurrò lui- sta' calma! Non ha importanza, sei con me, adesso. Hai sofferto anche tu, in questo tempo, lo vedo sul tuo viso, così come tu lo leggi nel mio cuore. Ti prego, smetti...
La bella Ninfa lo fissò con gli occhi lucidi. -La Regina ha accettato di lasciarmi andare. 
Reiden la fissò senza capire. 
-Posso restare con te, per sempre. Invecchierò con te, non ti abbandonerò mai... per favore, non dirmi no...
Il mortale la guardò di nuovo. Quindi, gli stava dicendo che lei era disposta a lasciare la sua vita di divinità immortale per unirsi in uno sciocco legame affettivo con un uomo? E lei sarebbe vissuta con lui per sempre, finché il peso dei loro anni non sarebbe stato insopportabile per il loro corpo? Non poteva dirle di no. Inoltre, indirettamente, lei gli stava dichiarando che in tutto quel tempo non solo non aveva mai smesso di pensare a lui, ma si era addirittura innamorata di un umano dalla morte certa.
Le strinse una mano: -Non conosco il tuo nome, che dirò a mia madre su mia moglie?
La bella ragazza sorrise genuinamente, ridendo di gusto e abbracciando con trasporto chi si trovava davanti: -Noi non abbiamo un nome. Puoi darmelo tu?
Lui le baciò i capelli, respirando l'odore di muschio e di corteccia che avevano e inebriandosene. Stava stringendo la sua felicità tra le sue braccia: -Il tuo nome sarà Fairedh, va bene?
-Che cosa significa? Domandò lei, con quell'aria innocente di bambina che lo aveva fatto impazzire la prima volta che l'aveva vista. 
-Vuol dire amata dalla Natura...
Lei lo fece tirare in piedi, accertandosi che si fosse ripreso un po'. Aveva un'aria molto più sana e la follia stava svanendo dai suoi occhi, per lasciar posto a un'emozione mal contenuta. 
-E allora Fairedh accompagnerà Reiden al villaggio. 
Lui la prese per mano e si avviarono tra i boschi, fino a sparire tra il fruscio degli alberi e i sussurri del vento. 
 
-Era già stato deciso dagli dei tempo fa, ce lo avevano detto, figlie mie, che una di noi avrebbe abbandonato il nostro regno per morire tra le braccia di un vuoto umano.
-Mia signora, se non glielo aveste permesso nostra sorella sarebbe tra noi a giocare con le nuvole!
-Sciocca tra le mie figlie sei, se non ti sei accorta del vuoto nel suo sguardo quando sedeva tra voi. Amava quell'uomo e il suo corpo si stava lentamente spegnendo...
-Ma in questo modo non tornerò mai più!
-Era già andata via il giorno in cui si è fatta trovare piangendo su quel lago...
-Già...perché nostra sorella piangeva quel giorno?
-Perché il suo uccellino era morto e aveva capito che cosa era la morte...quale tragico destino tocchi a tutti i mortali, non riuscendo a gioire del fatto che lei fosse immune a ciò.  
Le Ninfe tutte tacquero, osservando Fairedh indossare la corona di fiori che avrebbe ornato il suo viso nel giorno del matrimonio. Fairedh si guardò nel riflesso del pozzo, felice, circondata da donne bionde, come tute erano da quelle parti, che l'avrebbero scortata nel suo incedere fino alla piazza in cui Reiden l'aspettava. 
La Regina delle Ninfe sorrise e fece splendere il sole ancora di più, per illuminare la felicità della sua figlia prediletta.
 
***
Eccomi!
Grazie per aver letto fino a qui. Non esitate a dirmi che ne avete pensato, mi sarebbe molto utile. Al massimo mi ritiro a pettinare gatti in una fattoria sperduta nel deserto australiano.
Arrivederci e grazie! (sembro quasi seria! lol)
Chiara/Neurodramaticfool/@ItalyLovesPunk (on twitter, se ci siete)
  
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