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Autore: moonguardian    20/04/2013    12 recensioni
Flashfic creata a partire dalla citazione di «Che fine ha fatto Totò baby?»:
"I parenti sono come le scarpe: più sono stretti più ti fanno male."
Frase che, a mio modesto parere, si rivela molte volte esatta.
Questa storia partecipa al contest: "Slasher si nasce, scrittori di Slash si diventa!"
indetto dal forum Original Character yaoi.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 AVVISO: Tutti i personaggi di questa fic sono maggiorenni. I fatti e i personaggi non sono esistiti o esistenti. Questa storia non ha alcun fine di lucro.
Qualsiasi riferimento a fatti o persone esistenti o realmente esistiti è puramente casuale

Here I am, once again, 
feeling lost but...
Pardon, meglio lasciar stare Victorious.
Eccomi di nuovo qua con l'ennesima storia un po' delirante (come al solito) che partecipa al contest "
Slasher si nasce, scrittori di Slash si diventa!"
indetto dal forum Original Character yaoi.  
È il mio primo tentativo con una Flashfic, ed è stato un incubo per me che di solito sono abbastanza dettagliato...


Ho usato come traccia la frase di «Che fine ha fatto Totò baby?» che recita: "I parenti sono come le scarpe: più sono stretti più ti fanno male."


Chiamatemi fesso, io prendo


La luna stasera splende radiosa, illuminando il parco con la sua luce creando un clima perfetto per le coppiette.
"E ALLORA PERCHÉ DEVO ESSERE L'UNICO SOLO COME UN CANE!?!"
Grido la mia frustrazione al vento, unico testimone della scenata di cui sono artefice e protagonista principale.
Ripenso agli eventi degli ultimi sei mesi... e ai sei ragazzi che ho portato a casa per presentarli ai miei genitori.
Fossero loro il mio problema, magari!
Fortunatamente hanno accettato senza problemi la mia omosessualità.
Le spine nel fianco sono i miei cugini Teresa e Matteo che, Ogni-Dannatissima-Volta, riescono a farli scappare tirando fuori storie inventate e/o assolutamente esagerate su di me.
 
Tiro un calcio ad una palla di carta, ma quella rimbalza contro un albero e mi finisce direttamente nell'occhio facendomi un male atroce.
Mezzo accecato, la raccolgo aprendola e, vedendo che si tratta di una locandina di «Che fine ha fatto Totò baby?» (il cineforum colpisce ancora), mi viene spontaneo commentare:
"Aveva proprio ragione Totò, I parenti sono come le scarpe: più sono stretti più ti fanno male."
"Così però mi ferisci."
La rabbia rimonta furiosamente a sentire quella voce.
Mi volto, pronto a tirare fuori il mio miglior repertorio da checca isterica, quando la mia bocca finisce schiacciata contro la spalla di Matteo che mi stringe in un abbraccio giocoso.
Lo allontano subito, ma lui mi afferra per le spalle bloccandomi a dieci centimetri dal suo viso sorridente.
Ignorando bellamente il mio sguardo omicida, chiede:
"Pensi di tenermi il muso vita natural durante o torniamo a casa?"
Poi si ferma.
"E, levami un dubbio, perché con tutti i posti che ci sono sei venuto proprio qui?"
Non so perché, ma improvvisamente mi sento a disagio, siamo troppo vicini.
"Beh, sai, dopo l'ennesima figuraccia ho deciso che mi volevo impiccare, ma senza corda, troppo facile sennò."
Lui mi guarda di nuovo con quegli occhi scuri come i suoi capelli, sul viso un cipiglio interrogativo.
"Tutto ok? Di solito ricorri al sarcasmo solo quando sei a disagio."
Beccato.
Arrossendo, abbasso lo sguardo e cerco di spostarmi.
Così facendo non noto il ghigno sul suo viso, almeno finché non mi blocca con una mano mentre l'altra mi va a tastare il cavallo dei jeans, improvvisamente stretti.
"Ma che diavolo fai!?!"
Alzo la testa ma una spinta sulla nuca me la porta in avanti finchè le nostre labbra non entrano in contatto.
Lui non perde tempo, approfittando dell'effetto sorpresa approfondisce il bacio dando inizio ad un gioco di lingue che mi stordisce subito.
Ma un pensiero bussa insistente al mio cervello, se le sue mani sono una sul mio fianco e l'altra è impegnata ad accarezzarmi, come ha fatto a spingermi in avanti?
Sento una risatina e, inorridito, con la cosa dell'occhio vedo Teresa allontanarsi.
Matteo si stacca.
"Sii grato di averci come cugini, Grato. Anche se spero di poter ambire a qualcosa di più."
Lo odio quando gioca con il mio nome, ma guardandolo negli occhi capisco che mi vuole seriamente.
Che faccio adesso?
Mi viene in aiuto l'ennesimo flashback di Totò, sorrido.
Davanti al dilemma: prendere o lasciare?, chiamatemi fesso, io prendo.
E torno a baciarlo.

 
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Spero vi sia piaciuta. 
La mia unica preoccupazione è quella di aver sforato con i clichè, il che è ridicolo considerando che è una storia di 520 parole.
Cooomunque, a parte quella che ho usato come prompt, ci sono altre due citazioni del grandissimo 
Antonio De Curtis, meglio conosciuto come Totò:

"
mi volevo impiccare, ma senza corda." da «Signori si nasce»

"Davanti al dilemma: prendere o lasciare?, chiamatemi fesso, io prendo." da «Totò e Cleopatra»
che, peraltro, fa anche da titolo.

Ringrazio il nostro sponsor, il sito EFP, e vi propongo la buona azione della settimana:



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Alla prossima!
  
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