An improbable crush
Quando mi sono accorta di provare, ciò che la
gente chiama “qualcosa di sbagliato”, esattamente non saprei dirlo neppure io.
Mi sono ritrovata a formulare pensieri, a provare sensazioni (non so nemmeno
cosa, tuttora), per una persona che fino a qualche tempo fa avevo
a malapena notato. Persona che, ne ero certa, non
avrei rivisto mai più, dopo il mio diploma ad Hogwarts, se non durante le
festività.
E fu proprio durante il
Natale di quest’anno, che lo ritrovai.
Se ne stava seduto sotto l’immensa quercia di casa Weasley, o la Tana che dir
si voglia. Aveva il capo reclino sulla corteccia, le
braccia stancamente abbandonate accanto al corpo e gli occhi, blu come quelli
dei suoi fratelli, chiusi. La stessa posizione in cui, per anni e anni, avevo visto suo fratello, ogni qual volta si litigava e lui
mi chiedeva di lasciarlo solo per un po’. Non mi ci volle molto per fare due
più due.
“Litigio?!”
Dovetti averlo
svegliato, notai, osservando i suoi movimenti. Lo vidi riaprire gli occhi a fatica
e tirarsi su con uno sbuffo, puntando gli occhi in tutte le direzioni
possibili, ma non verso di me. Credetti fosse un gesto dettato dalla timidezza,
ma quando si voltò, incrociando il mio sguardo… non notai alcun cenno di imbarazzo in quelle iridi oltremare.
“Voi ragazze siete un
vero enigma.” Mi disse con garbo, sorridendomi appena.
Mi sedetti accanto a
lui, facendo attenzione a non sporcarmi i pantaloni di velluto bianco, con la
terra. “Anche voi ragazzi non scherzate!”
“Forse…”
Stemmo in silenzio per
qualche minuto, lanciando occhiate in cielo e commentando la forma delle stelle
e delle costellazioni, che aveva imparato durante i
primi quattro mesi del suo sesto anno. Quello che stava frequentando attualmente. Incredibile! Mai e dico mai, avrei creduto di
ritrovarmi a parlare con un mocciosetto di sedici anni… io, diciottenne
convinta che qualsiasi persona al di sotto della mia
età, fosse una gran seccatura.
Lui non lo era.
All’apparenza dava
l’idea di essere un gran timido (sebbene nessuno mi abbia mai confermato questa
teoria che, sì lo ammetto, pare essere solo mia), con quella tendenza alle
espressioni da cucciolo tipica dei fratelli Weasley. Eppure lui era l’esempio lampante che l’apparenza inganna. Lui, ultimo maschio di una
progenie che pareva infinita, fratello maggiore di una ragazzina iperprotetta, figlio di mezzo e di conseguenza, anche un po’ sottovalutato
forse.
Parlammo di tutto in
quei pochi minuti e mi accorsi, con enorme stupore, di quanto l’età non conti per misurare la maturità di una persona. Devi
sbatterci il muso sulle cose, a volte, per rendertene conto.
Era dotato di grande senso pratico, intuito, forza e carattere, nonché di
quella spiccata e sana impulsività, che come era stato per tutti i fratelli
Weasley, lo avrebbe condotto ad avere dei problemi. Come in quel momento.
Mi confidò di essere
stato colto da un moto di gelosia, forse eccessivo, nei confronti della sua
migliore amica: Hermione. Furono inutili i miei tentativi di farlo sbottonare e
soprattutto fargli capire che, con quella scenata, si era automaticamente
dichiarato alla giovane strega.
Mi rispose con un
semplice “oh beh, spero che stavolta lo abbia capito,
perché altrimenti non so più che fare per farmi notare. Non sono certo come il
suo Vicky, io!”
Mi venne spontaneo, e
mi duole ammetterlo, ridere. Tutta quella sincerità
non ce la si aspetta da un ragazzino in piena crisi
ormonale, pronto a tutto per nascondere i sentimenti che prova e a mascherare
l’interesse per una ragazza. Specie se la ragazza in questione è la sua
migliore amica!
“E
tu come mai qui fuori?” Domandò all’improvviso, cogliendomi di sorpresa.
“George sta facendo lo spuntino di mezzanotte?!”
Fui tentata di
scoppiare a ridere di nuovo, ma mi trattenei. “No, abbiamo discusso.”
“Sai che novità!”
Esclamò con tono strano, passandosi una mano tra i capelli rossi e ormai
lunghi. “Non fate altro dalla mattina alla sera e siete qui da appena tre
giorni…”
Aveva ragione. Ronald
Weasley, appena sedicenne, aveva palesato ciò che tutti aspettavano di dire da
quando avevamo messo piede il primo giorno alla Tana. Angelina
inclusa, che più volte era stata trattenuta da occhiatacce di Fred, che
però non erano passate inosservate ai miei occhi.
“Sì, lo so… ma tuo
fratello, come dire, manca di-”
“Tatto?!”
Annuii. Sì, George Weasley mancava di quella buona dose, che ogni uomo
dovrebbe avere, di tatto e sensibilità. Mi chiese se avevo
mai provato a farglielo notare e fui costretta ad ammettere che il
motivo della discussione era proprio quello. Io cercavo di
farlo ragionare, lui mi dava dell’esagerata.
“Esagerata?!” Fece
sorpreso, sgranando gli occhi color del cielo. “Ah beh sì, vedi… George è un
tipo che prende la vita con un sorriso. Tutta la vita, ogni
suo singolo aspetto. Anche quelli che non dovrebbe.”
Lo disse in maniera
così… spontanea, no forse dovrei dire vera, che
mi resi subito conto, di quanto avesse ragione. Ron aveva centrato il problema.
“Sì, me ne sono
accorta. Purtroppo però io non sono così…”
Il ragazzino mi rivolse
un sorriso un po’ intimidito, che mi fece cadere di nuovo in trappola. “Neanche
io, ma ci sono momenti in cui vorrei esserlo… probabilmente ha ragione lui, ci
si stressa meno.”
Era vero. Mi trovai
immediatamente d’accordo con lui. Su tutta la linea… ma era pur vero che un
simile atteggiamento, danneggiava un qualsiasi rapporto di coppia. Glielo
spiegai. Di come suo fratello glissava qualsiasi argomento troppo pesante,
qualsiasi tentativo di fargli capire cosa mi dava fastidio nel suo
comportamento… rimase interdetto, ma non replicò.
Chiacchierammo tutta la
notte, o quasi. Solo intorno alle tre, incominciammo ad avvertire i primi segni
della stanchezza e ci demmo la buonanotte. Io, Alicia Spinnett, non avevo ancora
capito in cosa ero andata ad impelagarmi.
* * *
L’indomani mattina,
quando aprii gli occhi, trovai George perfettamente sveglio. Era disteso
accanto a me, con il gomito piegato e la testa poggiata sulla mano aperta. Un
tiepido sole invernale rischiarava i suoi capelli color rame e accentuava le
lentiggini sul volto bianco.
“Buongiorno, stella.”
Mugugnai appena una
risposta, prima di ritrovarmi le sue labbra appiccicate alle mie. Non ero in
vena di effusioni, non ancora, dopo la sera prima. Mi sembrò
brutto, però, staccarmi all’improvviso e senza motivo… ragion per cui lo
baciai, con meno di foga di quanta riuscissi a
impiegarne in realtà. Fu quando sentii le sue mani sotto la camicia da notte,
che mi scostai e lo guardai seccata.
“…non mi sembra il
momento. Tua madre ci aspetta per la colazione.”
Mentii spudoratamente, alzandomi dal letto e infilandomi come una furia in
bagno.
George, come sempre,
non fece una piega. Non era tipo da supplicare una sveltina, né io ero una
ragazza così semplice da far capitolare.
Ferma, sulle scale del
secondo piano della Tana, ascoltai le voci che provenivano dai piani inferiori.
Ginevra parlava animatamente col fratello maggiore, Bill. George e Fred
ridevano per non sapevo e non volevo sapere quale motivo.
Individuai la sua voce, tra tutte e sentii le guance prendere fuoco.
Perfetto, Alicia… ti sei bevuta il cervello…
Scossi la testa,
dandomi mentalmente della cretina. Andiamo, stavo
pensando a quel modo del fratellino (per giunta minorenne) del mio
ragazzo! Era il primo passo, verso la catastrofe e me ne accorsi,
quando percepii uno sfarfallio all’altezza dello stomaco e uno stupido,
inutile, quanto imbarazzante batticuore.
Batticuore che peggiorò, quando incontrai i suoi occhi blu. Mi fermai qualche istante ad osservarli. Avevano una tonalità più
scura dei miei, quasi notturni, ma quando un raggio di sole li baciava, si
schiarivano magicamente. Mi sorrise incoraggiandomi a scendere gli ultimi
gradini e, guardandolo giocare con i ciuffi color rame, pregai che non si
accorgesse che era la sua presenza a farmi quel cavolo di effetto.
“Ah George, George… la
tua dama si è finalmente decisa a svegliarsi. Benvenuta nel mondo dei
mattinieri, Alicia-dormigliona-Spinnet!”
Scherzò, passandomi una mano sui lunghi capelli biondi.
Era molto più alto di
me e sicuramente più robusto dei gemelli. Troppo vicino e troppo sorridente. Un mix che mi fece aumentare i battiti cardiaci. Ero una grande attrice, lo devo ammettere. Mi stupii di me stessa,
quando riuscii a fargli una linguaccia e a sedermi accanto a George,
borbottando qualcosa in direzione di Angelina che mi
guardava.
Un gufo irruppe nella
cucina di casa Weasley, disturbando la colazione. Probabilmente (e ribadisco, probabilmente!) nessuno, a parte me e Ginevra, si
rese conto che quella missiva, per Ronald, gli aveva tolto il sorriso dalle
labbra. Tutto d’un tratto pareva scocciato,
infastidito… cupo.
Dovevo avere una faccia
più seria della sua, però, visto che quando i nostri occhi si
incrociarono, mi rivolse un sorriso che aveva del confortante. Gliene fui grata, non so neanche perché. Io stavo bene, cioè, stavo bene per quanto mi riguardava… ero solo in
pensiero per lui, ma dubito che se ne fosse accorto.
Quella mattina, il mio
ragazzo, il suo gemello e altri due componenti
maschili della famiglia, si diressero a Diagon Alley, per prelevare dal negozio
di scherzi, un po’ di fuochi artificiali, per allietare la serata. Angelina e
Ginny, mi chiesero di andare con loro, per un giro di compere natalizio. L’idea
non mi andava a genio neppure lontanamente.
“Ron vieni anche tu?!”
Domandò la sorellina, sfrecciando verso il salottino per recuperare il cappotto
di panno nero.
Sentii la voce ovattata
del piccolo Weasley, provenire dai piani alti. “Un momento! Arrivo… sono
pronto.”
Cambiai idea. Sapevo
che ero decisamente sciocca, inopportuna e… oddio,
chissà quante altre cose. In fondo, stavo andando a fare una passeggiata per
quelle vie non per smania di compere e neanche per passare del tempo con
George. No, io avevo accettato nella speranza di trovare qualche minuto libero
per ritrovare quel feeling della sera prima, con Ronald. Rabbrividii dei miei
stessi pensieri.
Brividi o meno, però…
un’ora dopo ero da Madama McLain, annuendo o scuotendo
la testa, come unico parere sui vestiti che si stavano provando le mie
accompagnatrici. Ignorai persino un commento poco galante di Marcus Flitt, che ebbi la sfortuna di incrociare fuori dalla boutique, in un
attimo di pausa che mi ero concessa dalla sfilata di moda delle due.
Non so come mi
convinsero a provare un abito, che Ginevra aveva pescato nel mucchio. Era
lungo, nero, aveva una sola bretella e mi fasciava peggio di una pellicola per
alimenti, ma dovetti ammettere a me stessa che era bello.
Ovviamente, non fui
dello stesso parere quando lo vidi addosso a me. Nonostante sia la rossa, sia
la mia amica del cuore, cercassero di farmi capire
l’esatto contrario, io mi intestardii, sciorinando difetti su difetti.
“Complimenti!” Commentò
una voce, sulla porta del negozio, accompagnato da un fischio. “Quel vestito ti
sta veramente bene!”
Inutile specificare di chi fu il commento, se vi dico che dieci minuti
dopo, il vestito era in una busta appesa al mio braccio. E no, non era di George.
Quando tornammo a casa, metà famiglia sparì
dedicandosi ai preparativi per la serata. Angelina mi disse che era stanca per
tutto quel camminare e, sinceramente, la capii. Solo, non mi andava di andare a
dormire. Odiavo riposare al pomeriggio, mi metteva una
strana angoscia. Optai per un libro, comodamente
seduta sul divano della Tana.
“Ora intellettuale?!”
Avvertii di nuovo
quello sfarfallio e quell’accelerazione dei battiti
cardiaci. Alzai lo sguardo sulla causa di tutto quello scompiglio dentro di me
e, non ne sono certa, ma sentii un forte calore all’altezza delle gote. Ebbi
paura di arrossire.
Annuii piano. “Sì, sai…
dopo lo shopping, un po’ di relax! Come mai non sei con gli altri?!”
Ron si scostò un ciuffo
da davanti agli occhi, sorridendomi. “Perché quando si tratta di scherzi e
affini, George e Fred sono i protagonisti e io mi sento perfettamente inutile.”
“Capisco.” Presi un
forte respiro, chiudendo gli occhi e trattenendo il fiato, quando lo sentii sedersi
accanto a me e afferrare un lembo del plaid che avevo usato, per coprirmi le
gambe. “Come… come mai eri in negozio, oggi?!”
“…ma
no, passavo di là!” Rispose subito, tranquillo e sorridente. “Vi ho viste tutte
prese dai vestiti e mi è sembrata una buona cosa.
Stamani eri parecchio a terra.”
Si alzò per andarsene e
non feci nulla per impedirlo. Non che non lo volessi là con me. Tutt’altro, ma non potevo farlo. Mi ero appena accorta che
non riuscivo a fare a meno di ascoltare la sua voce e che avrei dato chissà che
cosa, per rivederlo dopo due minuti al massimo, che era andato nella stanza
accanto.
Il culmine della pazzia
però, lo raggiunsi quella sera.
* * *
George non mi aveva
prestato attenzione per tutto il pomeriggio e nulla faceva presagire che la
situazione sarebbe cambiata, entro sera. Specie se si considera che, intorno alle venti, qualcuno aveva suonato alla porta e con grande
gioia dei gemelli, l’inaspettato visitatore altri non era che Lee Jordan. Potevo dire addio all’idea che il mio ragazzo
si accorgesse che c’ero anche io a casa sua.
Mi ero rifugiata in
veranda, avvolta nel mio cappotto di panno, impegnata a giocherellare con la
bacchetta. Niente di che, facevo lievitare qualche oggetto e lo richiamavo a
me, per poi rilanciarlo lontano. Ero pur sempre una Cacciatrice
eh!
“Beata te che puoi
usare la bacchetta!”
Mi si ghiacciò il
sangue nelle vene e, credetemi, come sensazione è mille volte
migliore di quella che ci si accorge di provare, per un ragazzino che è
poco più di un bambinetto e ti attira come le api sul
miele. Scossi la chioma bionda e gli rivolsi un sorriso.
“Tra un po’, potrai
farlo anche tu. Devi solo aspettare il diploma… non ti manca
poi molto!”
Ron sedette accanto a
me, posando su un tavolino, due tazze di thé calde.
“Ginny si è accorta che eri giù di morale e mi ha incaricato di portarti
queste. Voleva farlo lei, ma un gufo di Dean l’ha bloccata.”
“E’ sempre gentile,
Ginevra.”
“Fin troppo!” Esclamò
con tono geloso e lievemente accigliato lui.
Mi venne naturale
sorridere. “Dai su non fare il fratello iperprotettivo, lasciala respirare
quella povera ragazza, oppure te ne combinerà di tutti i colori.”
Lo vidi sgranare gli
occhi, spaventato. “Dici sul serio?! Oddio, mi sa che è il momento di aprire la
gabbia, allora!”
“Direi di sì…”
Ridacchiammo per un
po’, interrotti solamente dal botto dei fuochi artificiali e dallo spettacolo
che ci offrivano. Un miscuglio di colori inimmaginabili,
arricchiti da forme ed effetti speciali, creati con la magia dai gemelli.
Era tutto molto… no, non romantico… d’effetto. Un gioco di luci, molto simile a inchiostro, schizzato su un manto nero.
Col senno di poi, mi
rendo conto che forse fu l’atmosfera e quel famoso feeling
che si era creato, a far sciogliere un po’ il ghiaccio. Più
di quanto già non fosse stato sciolto in quei giorni.
Ron mi sorrise,
nascondendo malissimo una nota di rossore. “Mi trovo bene a parlare con te,
Alicia. Non sei poi così… esagerata.”
“Anche
per me è lo stesso.” Risposi contenta… felice che qualcuno non trovasse in me, il difetto che mi veniva attribuito più di
altri.
E lo sentii, in quegli attimi mi resi conto
che c’era una sola cosa che mi balenava in mente. Un gesto
che avrei voluto compiere, ma che sebbene fosse travolgente come un fiume in
piena, avrebbe rotto gli argini di rapporti molto delicati. Avrebbe
rovinato entrambi. Indugiai sulla sua figura, soffermandosi su quegli occhi
chiari, scuriti dalla notte, così vivaci e luminosi. Così… giovani. Troppo
giovani, per me. Eppure magnetici. Così profondi che rischiai
di perdermici.
Nell’ombra della
veranda, avvertii il mio cuore accelerare i suoi battiti, ancora. Mossa da una
forza che non riuscii a controllare, mi avvicinai al
volto del ragazzino che mi stava seduto di fianco e cancellai quella già breve
distanza, posando le mie labbra sulle sue. Fu un contatto intenso, passionale…
eppure breve. Durò qualche istante, prima che entrambi ci accorgessimo di cosa
stava accadendo.
Quando ci staccammo,
mormorammo uno “scusami” e allontanammo gli sguardi, prendendo a godere dello spettacolo pirotecnico che ci veniva offerto
dai suoi fratelli.
Dio, quanto mi sentii
stupida! Avevo appena baciato… un bambino. Cioè non
proprio, in fondo la differenza è di soli due anni, ma per me non cambiava poi
molto. Ronald Weasley, il fratello minore del mio ragazzo, era ancora un
ragazzino e io… io mi ero lasciata trasportare dalla situazione, finendo per
lasciarmi attrarre da quella parte “Weasley”, che George non aveva… forse per
l’età, forse per il carattere, così diverso da Ronald.
“Ho sbagliato…” Mi
dicesti, una volta terminata la serata.
Rimasi spiazzata, lì…
ferma a metà tra la veranda e l’entrata del salottino. Un venticello leggero,
ma gelido mi sferzò il volto, bruciandomi la pelle. “Non è
una tragedia, è stato un attimo…”
“…non è stato solo un
attimo. E’ stato il culmine… lo sfogo di tanti momenti belli, passati con te,
ma è sbagliato. Io… amo Hermione.”
“E
io George… Ron, davvero… tranquillo.” Cercai di rassicurarti, sorridendoti e
posandoti una mano sulla spalla solida. “Non so dirti cosa ci ha portato a
quel… bacio… forse solo uno sbandamento, può capitare, ok?!”
Ti vidi incerto,
timoroso, incupito. “Ho tradito… lei.”
“No che non l’hai tradita,
non più di quanto io abbia tradito tuo fratello.”
Affermai secca, incrociando le braccia al petto e sentendomi immediatamente
meglio. Come se avessi sfogato, qualcosa che tenevo represso
in me, da troppo tempo. “Benvenuto nel mondo dei grandi… resterà un
nostro segreto, Ron.”
“E’… una promessa?!”
Ti sorrisi e mi accorsi
che era un sorriso fraterno… no, forse materno, a dirla tutta. Niente
batticuore, niente rossore, niente sfarfallio. “Certamente. D’altronde… è
qualcosa di impossibile.”
“Già…”
Corsi tra le braccia di
George e per qualche minuto, prima di riprendere il controllo delle mie
emozioni, mi sentii sporca. Durò poco. Mi accorsi che in fondo entrambi avevamo
sbagliato. Lui si era lasciato prendere dalla sua “tranquillità”, dimenticandosi
che non bisogna mai dare nulla per scontato. Io, mi ero lasciata andare ad una
cotta… improbabile.
L'importante era aver
fatto chiarezza.
FINE
Ennesima OneShot. Tra i personaggi ho inserito Ron Weasley, perché
non era presente il nome Alicia Spinnett e non mi pareva il caso di mettere “un
po’ tutti”. Comunque va bene così, in fondo la cotta è
di entrambi, quindi ci sta anche bene. No, non sono per la coppia Ron/Alicia… infatti se avete notato non finisce bene, ma lui torna da
Hermione… =) Mi serviva come… incidente di percorso, diciamo ^^
Alla prossima
=)
Luna Malfoy
|
|
|
|
|
|
|
V