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Autore: Wordsdontmeananything    20/04/2013    1 recensioni
E' il mio primo esperimento che da tanto tempo avrei voluto fare. Mi sono ovviamente ispirato a John Fante e James Joyce e ho scritto tutto il racconto in tre quarti d'ora circa. Non voglio svelare nulla e chiedo al lettore di leggerla tutta di fila non che sia lungo il racconto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che colore strano il giallo. Spesso può sembrare esprima vivacità e gioia ma a me, ogni volta che lo ammiro sebra mi dica di essere malinonico, è come se mi parlasse e mi dicesse che non ce la fa più ad essere considerato da tutti un colore vivace perché lui in realtà non è felice, vorrebbe parlare a tutti come fa con me anche se sa di non poterlo fare e questo aumenta il grado di malinconia che esprime su qualunque parete, libro o quadro venga raffigurato.
Riprendo conoscenza da uno dei miei soliti pensieri perversi e psicologicamente contorti che faccio praticamente almeno una volta ogni cinque minuti. Spesso tutti mi dicono che mi imbambolo e che non ascolto le persone, mi sono sempre detto però, se non ascolto quello che dicono allora significa che quello che esce dalle loro incessanti bocche non è per niente interessante e che  oltre a non essere facile da ascoltare è anche molto brutto da sentire, un discorso dovrebbe essere detto sempre con una parlantina coinvolgente, senza intoppi e pronunciato da una voce melodiosa e allo stesso tempo accattivante e melliflua come quella della ragazza che canta Sky High dei Marble Sounds, come si chiamava me lo scordo sempre. Rinvengo per la seconda volta e penso nuovamente che forse è meglio non pensare a niente per un po’ e guardare qualcosa d’altro oltre che il muro giallo come una persona affetta da gravi malattie psichiche, guardo a sinistra e vedo le varie riviste di gossip italiane disposte in modo maldestro sul solito tavolino nero comprato all’ ikea.  Non guardo nemmeno i titoli perché se parlassero di qualcosa di diverso della nuova relazione di Balotelli potrei avere un attacco di cuore che non mi farebbe di sicuro alcun bene. Provo ad ascoltare la radio magari le entità che stanno nella stanza di fianco hanno deciso di cambiare stazione radio e posso così sentire qualcosa di diverso dalla solita canzone di Bruno Mars che ha palesemente copiato i Police che comunque avevano fatto una canzone già ai tempi commerciale. Ma poi che termine è commerciale? Cosa significa veramente? All’occhio sembra, o almeno al mio, che qualcosa è stato creato in modo tale da riuscire a venderlo il più facilmente possibile e in grande numero. Beh in questo caso allora il significato che ho pensato è molto corretto. Nella mia mente appena balena in testa la parola commerciale riaffiorano ricordi di frecciatine ironiche da parte di me e degli altri sugli ignoranti che ascoltano Tiziano Ferro e dalle litigate enormi causate dal nostro fare saccente e così si accenna un sorriso sul mio viso che è spontaneo non come quello che si fa sulle foto per non apparire un ragazzo serio ma per sembrare uno che si diverte tutti i giorni con gli amici. Mi guardo intorno un’altra volta, questa volta sulla destra e scorgo oltre che le solite poltrone vuote di fascino molto poco irresistibile e noto una ragazza distante da me di almeno quattro o cinque sedie che si vede palesemente che si sta annoiando come mai, anche se dire così può sembrare esagerato. E’ carina, non una ragazza che è da utilizzare come foto negli album di pagine alternative su facebook ma comunque molto bella di quelle che piacciono a me che si vede che non è molto vanitosa, ma che sa di non essere brutta. Altezza nella norma, fisico asciutto e viso inespressiva che sembra però possa avere un sorriso di quelli che ti lasciano di stucco come capita spesso a me, uno di quei sorrisi che si allinea armoniosamente con il resto dei movimenti che compiono i muscoli facciali per creare quella meravigliosa cosa chiamata semplicemente sorriso che a me piace di più di vedere una ragazza succinta come ce ne sono a valanghe. Ovviamente non mi guarderà mai, magari solo di sfuggita solo per vedere se mi conosce, ma tanto non mi faccio problemi, so che certe ragazze, anche se sembrano indie sono come tutte le altre, che preferiscono il ragazzo dal fisico scolpito a quello che ascolta musica colta e a cui piace leggere, che sarei io. Non sono brutto come si possa pensare soltanto che non mi vesto bene come gli altri perché sinceramente non mi interessa farlo, adoro l’eleganza ma a quest’età non ci si può mica vestire in completo per andare a scuola, giusto per pudore. Magari però questa ragazza preferisce i ragazzi come me e io non lo scoprirò perché anche solo di chiederle a che ora deve entrare mi sembra un passo talmente enorme che sprofonderei dalla vergogna anche se, con le persone che conosco, sono spesso anche fin troppo disinibito e non ho peli sulla lingua. Sono strano perché se sono estroverso con le persone che conosco non dovrei avere problemi con quelle che non conosco ma iniziare un discorso con una ragazza spesso mi spaventa e anche quando so di poter passare una più piacevole attesa chiacchierando con lei preferisco rosolarmi lentamente dentro come un pollo nello spiedo del macellaio. Non posso però guardarla continuamente come sto facendo adesso sarebbe una cosa troppo evidente e darebbe  troppo nell’occhio visto la poca presenza di persone in questa stanza allora con uno scatto della testa molto forzato ritorno a guardare l’iniziale parete gialla di cui ho, senza motivo, scritto come un saggio solamente pensandoci. Ecco cosa potrei fare, scrivere dei piccoli racconti di storie non troppo convenzionali ma neanche troppo originali da far leggere ai parenti giusto per fare vedere che anche se vado male a scuola mi interesso a qualcosa di un po’ fuori dalla conformazione in cui siamo imballati.
Dai non ho niente da fare, penso ad una storia. Ma per pensare ad una storia di tempo ce ne vuole e anche molto ma vabbè dai non posso continuare a guardarla con la coda nell’occhio come se niente fosse. Dalla porta entra un uomo sulla quarantina vestito da muratore con uno sguardo che di primo acchito può sembrare strano, misterioso. Si siede nella zona che fa a novanta gradi con il corridoio e si prende una di quelle riviste da pettegole dal tavolino nero dell’ ikea. Pensavo qualche giorno fa che magari esisteva qualche muratore, idraulico, elettricista che anche se non aveva studiato magari qualcosa di cultura in generale potesse intendersene, ma questo è il primo esempio lampante che non è uno di quelli. Noto che ogni tanto mentre legge la rivista guarda senza farsi alcun problema, le gambe della ragazza che poco tempo fa ammiravo come fossero un concerto degli Strokes nel paesino dove vivo.  All’inizio non mi faccio problemi, non la conosco neanche nonostante io la veneri e questo dopo averci velocemente rimuginato inizia a darmi fastidio e penso che, oltre ad essere contro la legge, è anche una cosa ignobile e poco perbene guardare così avidamente un’adolescente che sta usando il telefono ignara di tutto. O forse è solo la mia immaginazione che mi rende geloso usando la materia grigia che sta nel mio capo. Il, penso, signore mette la rivista a posto e si guarda intorno con un’aria di sufficienza come se fosse il capo di una grande azienda multinazionale e che comanda monopolizzando, tutto il mercato. Spero solo che questo sia solo uno dei tanti complessi mentali di prima e che il cervello me lo faccia apparire in questo modo. Beh però se questo tizio si alzasse, cercasse di fare qualcosa alla ragazza, non sarebbe una storia troppo scontata? Si effettivamente si anche se l’introduzione mi piaceva molto, dovrei lavorarci un po’ su sarebbe interessante. Alzo lo sguardo e dal lontano del corridoio noto che si avvicina la solita ragazza carina che si ricorda perfino il mio nome. Si ferma nell’atrio dove ci siamo ancora solo io e la ragazza e dice – E’ il tuo turno, Davide, vieni, abbiamo preparato la pasta per creare il tuo apparecchio, stanza 3-.
  
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