Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: AyaCere    09/11/2007    3 recensioni
E' una long-fic ambientata in un periodo indefinito della storia, dopo l'attacco al Tokyo Dome, e ne riscrive la fine (che prenderà una piega del tutto diversa -.-). E' il tipo di fic in cui la fanwriter prende la trama di fondo di TMM, ci ficca dentro personaggi e invenzioni personali e poi ci fa quel che le pare e piace! (mwahahah XD)
Premetto che si tratta della stessa storia che avevo pubblicato con nick di _Ceres_, però l'ho riscritta da capo, visto che prima faceva proprio pietà. E' anche abbastanza seria (per i miei standard, si intende) e vi avverto fin da subito che sono molto lenta con gli aggiornamento. Portate pazienza...
Vi auguro buona lettura *sorrisino molto molto perverso* smackete! ;*
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Frammenti di Me

Declaimers: Tokyo Mew Mew non appartiene a me, ma a Mia Ikumi e Reiko Yoshida, e non ne possiedo i diritti. Questa storia non ha scopo di lucro né è serializzata.

Frammenti Di Me

10. Il passato che ritorna

L’aria di Tokyo era fredda e pungente.
L’alba cominciava a sorgere all’orizzonte, ma nella città nemmeno si notava, con le luci delle strade che la illuminavano ventiquattro ore su ventiquattro. Ed era davvero un peccato, perché era una vista stupenda; o almeno era quello che pensava Shana, dall’alto di uno dei grattacieli della città. Ma gli umani era troppo presi dai loro stupidi affari per potersi accorgere delle bellezze che li circondavano. Le davano per scontate, semplicemente.
Strinse di scatto i pugni, ma si rilassò subito. Era inutile farsi prendere dall’ennesimo moto di rabbia per il comportamento di quegli esseri ottusi, presto sarebbero spariti, schiacciati dal potere di Deep Blue, e la Terra sarebbe tornata nelle mani dei legittimi proprietari.
Era inevitabile; quelle stupide mewmew non avrebbero potuto fare assolutamente niente per impedirlo. Con Pai, Kisshu e Taruto da soli era facile vincere, senza contare che Deep Blue era ancora troppo debole per permettersi di combattere, ma ora che i guerrieri di Verena erano giunti sulla Terra… l’attacco a Suzuhara era stato solo un piccolo assaggio.
I giochi erano finiti. Ora si faceva sul serio.
Le labbra rosee dell’aliena si piegarono in un sorriso soddisfatto, di chi gusta già la meritata vittoria.
Bisognava solo pazientare… solo un po’…

*

    - Solo un po’! -
    - Ma ne hai già mangiata mezza! Farai un’indigestione! -
    - Quanto sei crudeleee! - Kisshu si lasciò cadere a terra e si aggrappò ai pantaloni di Keiichiiro, implorante. - Ne voglio un’altra fetta! Diglielo tuuu di darmelaaa! -
    - E piantala! Sei patetico! - Mizu indietreggiò ancora, tenendo la torta incriminata ben lontano dall’alieno. - Kei, non vorrai… -
    - No, tranquilla. Kisshu, troppi zuccheri fanno male. E poi quella torta è per i clienti. -
Kisshu scoccò un’occhiataccia ad entrambi, poi tirò su col naso e si stese sul pavimento, gemendo come un disperato. Era semplicemente pa-te-ti-co.
    - Ma io ne ho bisognooo… -
    - L’unica cosa di cui hai bisogno tu è un cervello nuovo. -
Le porte della cucina si aprirono per far entrare Ryo, che osservava la scena irritato. L’alieno si rotolò su se stesso, se possibile più patetico di prima: pareva un personaggio di un cartone. Mizu scosse la testa, sconcertata: e dire che era lo stesso alieno che aveva cercato di farla fuori, lo spietato soldato dell’esercito per la distruzione terrestre.
Chi ci avrebbe creduto, vedendolo così?
    - Shirogane, tu non puoi capire la mia sofferenza! - urlava intanto Kisshu, senza smettere di rotolare.
    - Io capisco solo che se resti qui qualche altro giorno mi manderai sul lastrico! Se vuoi mangiare devi lavorare, chiaro? March! - il biondo indicò l’interno del locale, dove già qualche cliente era seduto ai tavoli. L’alieno assottigliò gli occhi, leggermente irritato.
    - Non provare a trattarmi alla stregua dei tuoi simili, Shirogane. Se ti serve aiuto, c’è la bambolina a cui rompere le palle. - e così dicendo indicò Mizu, rimasta in disparte con la torta tra le mani. Ryo le scoccò una breve occhiata, poi tornò su Kisshu.
    - Piantala di chiamarla così - sibilò gelido. - se hai intenzione di rimanere ancora qui queste sono le regole per te, prendere o lasciare. -
    - Abbiamo un accordo. - sibilò l’alieno allo stesso modo. Stava per rialzarsi, col corpo rigido ed i muscoli pronti a scattare, come un animale in assetto di guerra. Ryo sembrava più controllato, ma i pugni chiusi tremavano leggermente, il che voleva dire se Kisshu avesse attaccato, lui sarebbe stato pronto a farlo nero.
    - Accordo un bel cazz… -
Fu un attimo.
Kisshu scattò, così fulmineo che certamente Ryo e Keiichiiro non avrebbero potuto vederlo; scattò anche lei, con la stessa rapidità, senza pensare; la torta cadde a terra, ma non si sentì il suo tonfo spiaccicato, perché fu più forte quello della schiena di Ryo che finiva addosso alla porta della cucina ed il ringhio di Mizu, cupo e minaccioso, mentre bloccava Kisshu con forza innaturale.
L’aria era carica di tensione.
Ryo e Keiichiiro rimasero immobili, raggelati da ciò che per loro era successo in qualche frammento di secondo, e puntarono gli sguardi sui due che continuavano a starsi addosso. I loro occhi erano ridotti a fessure e le pupille parevano inumane, terribilmente selvagge, svelavano la loro vera natura.
    - Scusate! -
La tensione si spezzò immediatamente. Ryo e Keiichiiro si voltarono verso l’ingresso della cucina, dove una ragazza li osservava attonita. Il biondo lanciò un’occhiata a Mizu, che in quel momento stava mollando la sua stretta intorno all’alieno, poi tornò a rivolgersi alla sconosciuta.
    - Serve aiuto? -
    - Disturbo? Non volevo entrare così, però… - lo sguardo della ragazza era ancora su Kisshu, che osservava Mizu con astio malcelato. Era meglio portare fuori quella ragazza al più presto: occhi ed orecchie curiose erano da evitare per mantenere il segreto del caffè.
    - Ma no, si figuri. - Ryo superò le porte della cucina, facendole segno di seguirlo. - Cosa desidera? Abbiamo torte, brioches appena sfornate, cioccolata al peperoncino… -
Finalmente la ragazza distolse lo sguardo dalla cucina.
    - Oh no, grazie - fece un sorriso e mostrò il plico di fogli che teneva in mano. - Sto passando per i locali per consegnare questi volantini. Sono per la festa delle lucciole*; mi chiedevo se potesse esporne qualcuno nel locale… -
    - Ma certo. - rispose immediatamente con un sorriso che la fece arrossire. Tutto, purché tu te ne vada di qui al più presto. - Li dia pure a me. -
    - Ok… - un po’ impacciata per l’imbarazzo, gliene consegnò una dozzina. - Bene, o-ora vado… grazie! -
    - Di nulla, arrivederci! - ricambiò il suo saluto con un altro sorriso, che sparì immediatamente quando la ragazza uscì dal locale. Girò i tacchi e tornò in cucina, dove Mizu e Kisshu erano ancora uno di fronte all’altro, zitti e immobili.
    - Dov’è Kei? -
    - Aveva da fare in laboratorio. - rispose subito Mizu, alzando ansiosa il viso verso il suo. - Scusa per prima… -
    - Non dovresti essere tu a scusarti. - le passò la mano sulla testa, scompigliandole i capelli aranciati, poi guardò Kisshu. - Non provarci mai più. - sussurrò tagliente.
    - E tu non osare darmi ordini, Shirogane. - gli occhi di Kisshu erano dorati, ma in quel momento davano i brividi tanto quanto quelli di Ryo. - Non ci sarà sempre la bambolina a farti da scudo… -
Mizu percepì di nuovo l’aria di tensione di poco prima, così cercò un pretesto per dividere i due.
    - Cosa voleva quella ragazza? - fu la prima cosa che le venne in mente. Funzionò: l’attenzione di Ryo tornò su di lei.
    - Ha chiesto di attaccare nel caffè dei volantini… per la festa delle lucciole… -
    - Lucciole? - anche l’attenzione di Kisshu fu catturata dall’argomento, ma la sua espressione sembrava quella di un bambino che ha scoperto l'esistenza del Paese dei Balocchi. - Ah, che umani porcellini! Voglio venire anche io, io io io! -
    - Ma che diavolo hai capito!!! - strillò Ryo, poi notò che anche Mizu era arrossita. - E tu non credergli, accidenti! E’ una normalissima festa di fine autunno, si festeggia l’inizio dell’inverno pregando al tempo Meiji Jingu, non ricordi? -
Mizu rifletté qualche secondo, poi scosse la testa. Ryo le passò di nuovo la mano tra i capelli per consolarla, mentre Kisshu li guardava dubbioso. Lui non sapeva della amnesia della mewmew, e le cose dovevano continuare così.
    - Quindi niente lucciole? -
… o forse era solo deluso che non ci fossero donnine dai facili costumi come aveva sperato. Che porco!
    - E con questo ti riconfermi il solito pervertito - lo freddò il biondo, poi rifilò a Mizu i volantini. - Andate ad attaccarli, su… -
La mewmew annuì ed uscì dalla cucina, seguita a ruota da Kisshu. Appena furono fuori dalla portata di Ryo, lui cominciò a pungolarle la schiena con gli indici. Per un po’ Mizu lo ignorò totalmente, non era la prima volta che lui si comportava in quella maniera, tutto stava nello stare impassibili fino a quando si sarebbe stufato del gioco; ma quando Kisshu cominciò a pizzicarla forte fu impossibile rimanere buoni.
    - Piantala! - sbottò divincolandosi, ma Kisshu afferrò un lembo dell’abito per non farla scappare.
    - E’ la punizione per prima! -
    - Sei tu che hai attaccato Ryo… - disse stancamente, come se stesse parlando ad un bambino ottuso. - Fattelo dire, tu ti scaldi troppo facilmente. -
Kisshu la osservò un po’ scocciato, poi stranamente annuì.
    - Già, me lo diceva anche mia sorella… -
    - Hai una sorella? - era sorpresa; non avrebbe mai immaginato che uno come lui avesse fratelli, anzi, le aveva dato l’impressione di un figlio unico viziato. Chissà che tipo era?
    - Se si può dire così… - l’alieno rispose, tuttavia non sembrava felice di parlarne. - Ti pare così strano? -
    - In effetti sì… -
Kisshu sorrise sghembo, poi le infilò le mani tra i capelli e li scompigliò forte, riducendoli ad un ammasso informe color carota. Mizu protestò e se lo tolse di torno, un po’ rossa sulle guance ed il battito accelerato. Chissà perché, poi…
    - Ma senti chi parla, sei tu quella strana! - Kisshu rise, vedendola sistemarsi i capelli. - E la tua famiglia dov’è? -
Era una fortuna che la frangia cadesse agli occhi, perché Kisshu non vide l’espressione triste che li attraversò in quel momento.
    - Ryo è la mia famiglia. - rispose senza pensarci troppo. Kisshu alzò un sopracciglio.
    - Ah… - le si avvicinò, chinandosi quel tanto da raggiungere il suo viso. Sulle labbra aveva ancora quel sorriso sghembo, ironico. - Non è il tuo fidanzatino? -
Se Kisshu si aspettava di metterla in imbarazzo si sbagliava di grosso. Mizu gli lanciò un’occhiata gelida, di puro ghiaccio, anche più fredda di quella di Ryo.
Non permetterti mai più.
Kisshu si sentì rabbrividire ed il suo sorriso si congelò.
    - Kisshu - cominciò lei, senza abbassare lo sguardo. - puoi prendermi in giro, darmi fastidio e chiamarmi bambolina quante volte vuoi, ma non sfottere Ryo davanti a me. Mai. -
Uno, due, tre secondi. Non riusciva a reagire, impietrito. Aveva la sensazione che qualcosa dentro di lei fosse esploso, come quella volta, nel parco di Tokyo... se avesse continuato, gli avrebbe dato fuoco di nuovo?
    - Chiaro? -
Sì, tutto chiaro, basta che smetti di guardarmi così.
   
- Eh, come te la prendi! - rispose subito l’alieno, sforzandosi di usare il solito tono. Va bene farsi intimidire, ma darlo a vedere mai, nemmeno dopo morto! - Chiaro come l’acqua, bambolina! -
Mizu tornò a sistemarsi i capelli, nuovamente umana, inconsapevole di ciò che aveva scatenato con un semplice sguardo.
    - Guarda qui che nodi mi avete fatto tu e Ryo… - sbuffò per scacciare un ciuffo dal nasino. - Dai, finiamo in fretta, oggi si fa shopping. -
    - Shopping? -
Kisshu sgranò gli occhi, mentre nuovi brividi di gelo lo assalivano.
Shopping.
L’incubo peggiore di ogni uomo stava diventando realtà.

*

Era normale amministrazione, per lei.
Davvero, non c’era motivo di essere così nervose.
Dopotutto aveva fronteggiato alieni e chimeri bavosi, cosa poteva essere in confronto un pomeriggio al caffè?
    - Cameriera, quanto ci vuole ancora per quella torta? -
    - Qui un the all’arancia! -
    - Può portarmi il conto? -
Chiuse gli occhi e prese un grosso respiro.
Non c’era nessuno, nessunissimo motivo per essere nervose…
    - Un attimo, arrivo subito! - urlò Ichigo, mentre posava il vassoio sul tavolo e mostrava un sorriso forzato alle tre studentesse che vi erano sedute. - Ecco qui le brioches alla crema… -
    - Veramente avevamo chiesto un frappè alla fragola. -
Il sorriso della mewmew si congelò all'istante. Ormai era l’ottava volta della giornata che sbagliava ordinazione, non era fatta per fare la cameriera, mai e poi mai in futuro avrebbe fatto quel lavoro; perché Ryo e Keiichiiro avevano deciso proprio di costruire un caffè come copertura? Perché?!
    - Scusate, corro subito a prenderlo! -
    - No, non si disturbi, ce ne andiamo. E’ mezz’ora che aspettiamo… -
Le tre si alzarono, borbottando infastidite, e si avviarono verso l’uscita sotto lo sguardo allibito della ragazza. Calma, Ichigo, calma… il cliente ha sempre ragione.
Tornò a sfoderare il solito sorriso a trentadue denti, così finto, così snervante.
    - Come preferite. Tornate a trovarci! -
    - Ma anche no, io qui non ci metto più piede! - sbottò una delle tre, prima di lanciarle un’occhiata altezzosa e sparire dietro le porte del locale.
Una venuzza cominciò a pulsare sulla tempia di Ichigo. Calma, calma… il cliente ha sempre ragione, anche quando si mostra un emerito stronzo!
    - Meglio per me, brutta befana! - sibilò sottovoce, con le dita che si artigliavano attorno al vassoio tanto da piegarne il metallo. Ichigo sussultò, poi guardò a destra e a manca: bene, nessuno l’aveva vista, ma era meglio non rischiare.
Si fiondò nella cucina, rifugio di ogni cameriera dai nervi stressati, poi si lasciò cadere sulla sedia, miagolando.
Odiava perdere il controllo in quel modo e mostrare il lato animale che cercava sempre di nascondere; era una fortuna che non le fossero spuntate coda ed orecchie nel bel mezzo del caffè. Miagolò di nuovo, depressa, lasciando che i clienti la chiamassero a gran voce nel locale. Non voleva uscire da quell’oasi, non voleva tornare nella giungla selvaggia, dopotutto i gatti erano animali da casa, non era fatta per le battaglie… tutto ciò che voleva era rimanere così, rannicchiata nel tepore della cucina, gli occhi chiusi e la testa tra le gambe… non era chiedere troppo, no?
    - Non poltrire, accidenti a te! Che ti pago a fare? -
... sbagliato. Con Ryo in giro, era chiedere veramente troppo!
    - Ryo… - soffiò depressa, alzando il viso verso di lui. Aveva uno sguardo cupo, pericoloso. - Sono stanca. Posso riposare due minuti senza la tua soave voce a rompermi le palle? -
Ma la semplice equazione sguardo animale uguale guai in vista era troppo complicata per Ryo-mi-sono-laureato-a-sedici-anni-e-tu-no-gne-gne-gne-gne-gneee.
    - No, non puoi. Ora alzati e lavora! - Ichigo non si mosse di un millimetro e, mentre lo schiamazzo dei clienti aumentava, da lei si levò un cupo ringhio che a Ryo ricordò tanto quello di Mizu in assetto da guerra. Forse era il caso di farla riposare; la semplice equazione non era poi così complicata, no? - Ok, ti concedo una pausa di due minuti. -
Ichigo ringhiò più forte.
    - Due e mezzo? -
    - Oh, troppo gentile capo! - sbottò Ichigo, balzando in piedi così veloce che lui nemmeno la vide. - Dimmelo! Dimmelo dove sono finite tutte quante, dimmelo perché alla fine in questo dannatissimo caffè ci lavoro solo io! Dimmelo, e già che ci sei dammi una mano anche tu!!! Miaaaooo! -
Ryo rimase interdetto di fronte ad un gattino inferocito venti volte più grande della norma. Ichigo lo guardava furente, le mani strette a pugni; poi, improvvisamente, orecchie e coda si materializzarono con un pop.
Lei sgranò gli occhi, sul punto di una crisi isterica. No, no, noooo, miaooo!
    - Pff… - Ryo stava cercando in tutti i modi di trattenere una risata. Era divertente? Era proprio così divertente? Lei non si stava divertendo affatto!
    - Miaoooo! Mi sento così sola ed incompresaaaa! - si lasciò cadere a terra, senza forze per prendersela anche con lui. Aveva tanta voglia di piangere, o dormire, o uscire da quel posto e non saperne più niente di alieni e pianeti da salvare. - Sono stanca, voglio vedere Masaya… -
Il sorriso di Ryo si spense all’istante.
    - Ma non puoi. - sbiascicò il biondo, senza ben sapere se parlava del turno di Ichigo o in senso generale.
    - Fammi uscire prima, ti prego! Sono stanchissima, non ce la faccio più! Le senti, eh, le senti? - si voltò spaventata verso il locale, da dove arrivavano le voci inferocite dei clienti. - Mi perseguitano, mi fanno impazzire… voglio vedere Masaya! -
    - Piantala di lagnarti! Ti sei dimenticata del tuo compito? -
Lo sguardo di Ichigo tornò violentemente su di lui, rabbioso, furente.
    - NON L’HO DECISO IO! - urlò, con un’aggressività che non aveva mai tirato fuori. - SEI STATO TU A FARCI DIVENTARE QUELLO CHE SIAMO, A RISCHIARE LA VITA OGNI GIORNO! NON MI SEMBRA DI CHIEDERE TANTO, VOGLIO SOLO CERCARE DI ESSERE L’ADOLESCENTE CHE SAREI STATA SENZA DI TE!!! -
Per la prima volta da quando lo conosceva, nell’espressione di Ryo c’era una nota di sofferenza.
Quello che aveva detto era vero, tutti lo sapevano, ma mai nessuno prima d’allora l’aveva mai detto ad alta voce.
E sebbene quell’espressione colpevole stonasse così tanto su Ryo da fare pena a chiunque, Ichigo non si scusò né abbassò lo sguardo.
Rabbia. Dentro di lei dominava quest’emozione.
    - Mi spiace… - pronunciò Ryo dopo tanto tempo, la voce cupa e intrisa di dolore, ma solo per un attimo. Poi alzò lo sguardo ceruleo, senza ombra di emozioni sul volto abbronzato. - Ma ormai è troppo tardi per tornare indietro. La mia adolescenza l’ho spesa tutta sulle ricerche di mio padre, impazzirei se pensassi a cosa sarei diventato se i miei non fossero morti per mano di Deep Blue; sarei stato un normalissimo diciassettenne spensierato, e Kei avrebbe aperto il ristorante dei suoi sogni anziché prendersi la responsabilità di un ragazzino quand’era appena un vent’enne… ma invece eccoci qui. Arrenditi al tuo destino, Ichigo. Questa è la realtà, tu sei stata scelta come protettrice del pianeta Terra. Non sei una normale adolescente, fattene una ragione. -
La rabbia a poco a poco scemò, facendo spazio al dolore.
    - Ma... -
Ma quanto era stupida? Non avrebbe dovuto dire quelle cose così alla leggera, avrebbe dovuto scusarsi… invece rimase immobile, mentre il naso prendeva a pizzicare e gli occhi si facevano lucidi.
Che triste destino, per lei e per tutti loro.
Ryo non ne aveva colpa, ma lei doveva prendersela con qualcuno, perché non era giusto che soffrissero così e nessuno pagasse per questo…
Calde lacrime scivolarono giù dai suoi occhi, così chinò la testa, piena di vergogna.
    - Dai, non fare così… - borbottò Ryo, stanco della situazione e soprattutto dell’impotenza che aveva di fronte a quella ragazza in lacrime. Provava affetto per lei, anche se la trattava peggio di chiunque, vederla così gli dava fastidio; ma cosa poteva fare? Abbracciarla, consolarla, mormorarle parole dolci? Ma quello non era lui, era Masaya, ed Ichigo aveva bisogno solo di lui in quel momento. Sospirò pesantemente. - Per oggi ti lascio andare… -
Ichigo alzò immediatamente il viso su di lui.
    - Sììì! Grazie Ryo, ti adoro! - urlò nel buttargli le braccia al collo, il che fece arrossire il biondo.
    - Ma solo per oggi! - si affrettò ad aggiungere, mentre la ragazza lo lasciava andare, troppo velocemente a suo giudizio. - Non pensare che sarà così tutte le volte… -
    - Figurati se ci speravo - Ichigo roteo gli occhi, poi si avviò verso l’uscita della cucina. Si fermò sulla soglia e si voltò, guardandolo con sospetto. - Non è che in futuro vorrai qualcosa in cambio, eh? -
Per qualche attimo Ryo fu tentato di dirle di sì, ma scrollò la testa.
    - Vai tranquilla. Solo una cosa - il suo sguardo si fece più duro, severo. - Non permettere ai sentimenti di farti dimenticare ciò che sei. -
Ichigo sbuffò scocciata per l’ennesimo rimprovero, ma sorrise subito dopo.
    - Ci proverò… ci vediamo! -
Ryo la osservò uscire, con l’allegria di nuovo addosso, diretta verso Masaya… verso il suo ragazzo… oh.
Non voleva farlo. Davvero.
Il suo corpo si era mosso da solo, non c’era altra spiegazione.
Le afferrò il braccio per farla voltare e la baciò, molto semplicemente, come aveva fatto altre volte.
Chissà se lo aveva mai detto a Masaya…
Non riuscì ad assaporare quelle morbide labbra due attimi di più, perché per la terza volta nella giornata Ryo si trovò ad osservare quello sguardo animale, e seppe che era la fine.
Sciaff!
   
- Non farlo mai più!!! -
Riaprì gli occhi appena in tempo per vedere Ichigo correre fuori dal locale. Si massaggiò la guancia, dove cinque dita erano stampate ad arte, poi sorrise nel sentire sulle labbra un vaso sapore di fragola.
Ne era valsa la pena…

*

    - Ho fame. -
Mizu continuò ad osservare una fila di collane, indecisa su quale scegliere.
    - Ho fame, mi hai sentito? -
Lei continuò ad ignorarlo, totalmente presa dalle collane. Kisshu sbuffò, quindi si avvicinò al suo orecchio, sfiorandolo con le labbra, tanto da farle fare uno strano scatto.
    - HO FAME HO FAME HO FAME HO FAME HO FAME!!! - prese a strillare con la sua soave vocina, ma Mizu era già sgusciata via dalla sua presa, per qualche strano motivo rossa in viso.
    - C-che novità! - sbottò, anche se la voce non aveva la solita intonazione sarcastica. - Ti sei già fermato in tre McDonald, un chiosco di okonomiyaki e due distributori di merendine, come fai ad avere ancora fame?! -
    - Mah. Noi alieni abbiamo un metabolismo molto veloce… e comunque l’ultima merendina risale a più di dieci minuti fa! -
Mizu spalancò la bocca, disgustata.
    - Ryo ha ragione, sapresti sbancarlo a forza di dolci… -
    - Shirogane è ricco sfondato. - l’alieno scrollò le spalle, indifferente.
    - Sei un approfittatore! -
    - Ma senti chi parla! - mostrò le decine di borse che teneva tra le mani, tutti acquisti di Mizu. - Chissà che colpo quando scoprirà tutto quello che hai speso! -
Fu Mizu a scrollare le spalle, questa volta.
    - Tu non sei mica la sua famiglia. -
    - Tzè... -
Kisshu lasciò cadere il discorso, stanco di quel posto.
Era tutto il pomeriggio che passava di centro commerciale in centro commerciale, tra quella gente a lui straniera. Gli umani, col loro chiacchiericcio fastidioso, io io io, insopportabili egocentrici; ogni tanto qualcuno gli lanciava un’occhiata, squadrandolo per il suo strano aspetto, e Kisshu provava l’insensato impulso di mostrargli la sua vera natura, e urlargli ‘Ehy, sono qui ad un passo da voi, pericoloso come nessuno per la vostra lurida specie, vi potrei uccidere tutti quanti e voi nemmeno avreste il tempo di accorgervene!’… ma poi il contatto si spezzava e la voce di Mizu lo riportava alla realtà.
Osservò la ragazzina, così piccola ed innocua all’apparenza, tutta acqua e sapone: chissà se anche lei provava la stesso impulso di urlare al mondo ‘Ehy gente, sono una di quelle che rischia il culo per voialtri, cercate almeno di non rovinare ciò che permette a voi di vivere!’.
    - Come mai sei zitto? - Mizu lo guardò con i suoi grandi occhi color caramello.
Ma no... era troppo umana per questo.
    - Stavo pensando… -
    - Wow! - esclamò ironica. Kisshu le scompigliò i capelli, facendola arrossire nuovamente, poi additò un insegna poco più in là.
    - Ta-daaa! Ho trovato dove sfamarmi! -
Mizu lasciò perdere il tentativo di mettere ordine nei suoi capelli e guardò il locale. Era colorato, con un sacco di lucine rosse e d’oro e due dragoni di pietra ad ogni lato dell’ingresso: non dovette nemmeno leggerne l'insegna, era uno stile inconfondibile.
    - E’ un ristorante cinese, Kisshu… -
    - E allora? Cos’è quel tono? -
Lei lo guardò, incerta.
    - Hai mai… assaggiato cibo cinese? Ti piace? -
    - Non so - rispose semplicemente lui, senza capire il perché della sua espressione. - A te piace? -
    - Sì, certo - rispose senza pensarci. No, un momento: e quando mai aveva mangiato cinese, al caffè? Ma non riuscì a pensare altro che Kisshu l’afferrò per la giacca e la trascinò verso il ristorante.
    - Allora non c’è problema! Oh… aspetta - si bloccò sull’entrata e le sorrise sghembo, indicando il cartello che vietava ai cani di entrare. - Qui gli animali non sono permessi… -
    - Ma brutto… ! - cercò di colpirlo al braccio, ma lui si scostò di scatto, senza fare caso ai passanti: infatti finì addosso ad un tipo appena uscito dal ristorante.
    - Ehy, moccioso, fai attenzione! -
Il tipo non l’aveva presa bene. Kisshu lo guardò malissimo, senza alcuna intenzione di scusarsi.
    - Moccioso a chi? Cerchi rogne? -
Il tipo si gonfiò in tutto il suo metro e novanta per muscoli d’acciaio, pronto a fronteggiare Kisshu. A Mizu bastò un’occhiata per capire che l’alieno non aveva il buon senso di lasciar cadere lì la cosa, così, prima che lui riaprisse quella dannata boccaccia, gli afferrò la testa e lo costrinse a chinarsi.
    - Le chiedo scusa per il comportamento del mio amico, sono stata io a spingerlo… -
L’energumeno la fissò e scoppiò in una risata fastidiosa.
    - Ma che carino, si fa proteggere dalla fidanzatina! Ah ah... -
Kisshu fu velocissimo.
Si scostò la presa di Mizu e aggredì il tipo, senza pensare. Mizu lo afferrò subito per il giaccone, strattonandolo con tutta la sua forza, ma non poteva fare molto in forma umana. Se solo non ci fosse stata così tanta gente…
    - Ehy voi! Niente risse nel mio locale, chiaro?! -
I tre si voltarono di scatto. Un uomo cicciottello si stava avvicinando a loro: indossava una divisa bianca e rossa, che gli stava stretta sui fianchi, ma non reggeva tra le mani vassoi o altro, quindi doveva essere il proprietario del ristorante. Sentendo aria di guai, l’energumeno scostò Kisshu con una semplice manata e si defilò senza dare nell'occhio.
    - Vigliacco… - borbottò Kisshu, ma Mizu gli rifilò subito una manata sul capo.
    - Sei il solito idiota impulsivo! - sibilò, ma dovette tacere quando il proprietario li raggiunse. Prima che questi potesse iniziare la sua predica, lei si fece avanti per scusarsi: chissà, magari se si dimostrava una persona matura (non come qualcun'altro) li avrebbe lasciati senza tanti discorsi. - Deve scusarlo, è colpa mia… -
    - Mizuki… ? -
Si fermò. Non era la voce di Kisshu, ma quella del proprietario, che ora la guardava come se fosse uno spirito, un’apparizione, qualcosa di fuori dal normale. Sapeva di non essere una bellezza, con quei capelli spettinati per colpa di Kisshu e tutto il resto, però... e poi, come l’aveva chiamata? Doveva averla confusa con qualcuno.
    - Ehm… no, io non… - cominciò, ma l’uomo non la lasciò finire.
    - MIZUKI! - ululò abbracciandola con slancio, scosso dai primi singulti del pianto. Stava piangendo?
Non capiva, ma il suo cuore prese ad accelerare come ogni volta che qualcosa le suonava familiare. Perché in effetti non era la prima volta che sentiva quel nome, e quella voce… quel suo odore…
Oddio.
Chiuse gli occhi, mentre il mal di testa martellava incessante la mente.
Ma chi è, chi è? Perché non lo ricordo?
   
- Mizu? - era la voce di Kisshu questa, l’unica cosa che le suonava familiare fino in fondo, ma la ignorò. Kisshu faceva parte della sua nuova vita, ma il passato… doveva ricordare il passato…

Una casa come tante, le scale, una stanza in fondo al corridoio, accanto a quella dei suoi genitori.
La luce del sole sul banco accanto alla finestra.
Il volto di un ragazzo moro e quello di una ragazzina come lei, le voci della folla che accompagnavano quella roca e potente al microfono…

… nuove voci si mischiarono a quelle dei ricordi, confuse intorno a lei, mentre sentiva il cuore battere sempre più forte e le forze venire meno… no, doveva ricordare, ricordare!

… uno scoppio forte, i brividi di terrore, le mani di qualcuno che tiravano le sue, così sudate e scivolose, una nuova ondata di paura nel sentire quel contatto spezzarsi e realizzare di essere soli.
Poi la folla urlante, il corpo sballottato nella marea, un dolore alla testa, lancinante… e l’oscurità.

L’oscurità, quella che l’aveva inghiottita prima di sentire il proprio corpo cadere a terra, senza rumore né dolore…
Il nulla più totale.

*

* festa delle lucciole: che nome equivoco xD non ricordo dove lo lessi, ma era nella prima stesura, così l'ho messo lo stesso. E se non esiste… licenza poetica u_u (?)

Lo so, sono in ritardassimo, però almeno il capitolo è lungo, no?
So che ve lo domandate: ma Mizu con chi finirà, Ryo o Kisshu? Chi sa dalla scorsa edizione taccia, ora partono le votazioni! E sappiate che la regola della Ryo/Retasu non vale, con me tutto può succedere xD (infatti questo pezzo Ryo/Ichigo mi è uscito senza che lo volessi)
Certo è che Mizu legherà con pochissime persone dell’originale. A proposito, è ora che vi sveli un po’ di cose: Mizu in giapponese significa acqua. L’ho scelto perché tutte le mewmew hanno nomi di alimenti, poi ci stava bene per il discorso dell’acqua mew. MewMeggy invece l’ho scelto perché, secondo me, sarebbe stato il nome che la Mediaset avrebbe usato per lei =_=
Il fatto che avesse l’amnesia è stata una delle cose decise fin dall’inizio, ma i possibili passati sono stati molteplici. In uno era persino una cantante straniera O.o (più avanti capirete perché…)
Prometto che comincerò a pubblicare disegni su di lei e gli altri personaggi appena ne avrò voglia!
Caomei: davvero lo pensi? A me sembra il contrario, ci sono giorni in cui sfoglio il dizionario apposta per aumentare il mio lessico =_= a volte leggo storie scritte in modo così dettagliato, eppure per niente pesanti, che mi demoralizzo davvero... quindi grazie ^^
Valery_Ivanov: eh eh eh >=D la risposta alle tue domande è sopra! E te che coppie piacerebbero? E comunque la *possibile* coppia Mizu/Kisshu si svilupperà molto nel prossimo capitolo... ah, per quanto riguarda msn sei libera di fare ciò che vuoi, tranquilla!
Non credo che questo martedì riuscirò ad aggiornare, ma sicuramente il prossimo sì (speriamo!).
Baci ;*

  
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