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Autore: scracho    21/04/2013    0 recensioni
Frances, una ragazza che ha paura dell'amore. David, un ragazzo che le farà cambiare idea. Lei è una semplice ragazza, lui è un Incubo, un essere misterioso e tenebroso. Però dietro al suo semplice si nascondono molti segreti dei quali neanche lei ne era a conoscenza. E dietro al misterioso e tenebroso c'è un cuore che ha sofferto troppo ed è pronto ad abbassare la guardia.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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1.

 

Tutto Perfetto

 

Erano le tre del pomeriggio a Londra, il sole batteva fiacco e i bambini si divertivano a giocare a pallone. I vecchietti seduti sulle panchine del piccolo parco li guardavano con un timido sorriso sulle labbra. Ah, i ricordi, sempre facendo vittime.. Ignara di tutto quello che le accadeva attorno, Frances continuava a scribacchiare sul suo diario nero. Adorava scrivere poesie nonsense, ma a volte semplicemente scriveva canzoni. Non aveva molto senso, ma poche cose lo facevano nella sua vita.

Sul suo viso faceva sempre mostra di sé un sorriso. Sempre. Perché era felice. O almeno così pensava lei, ma si vedeva che era l’unica a pensarla così. Jacqueline era la prima a negare con decisione e proclamare teorie su quanto la sua vita facesse schifo. Se li sceglieva proprio bene gli amici, eh. E in quello stesso instante Jacques le stava arrivando alle spalle, silenziosa come un gatto. Le coprì gli occhi e subito un profumo di lavanda le invase le narici, sì, era proprio la sua migliore amica. Era impossibile pensare a Jacqueline Marshall e non associarla al profumo di lavanda.

-Indovina chi è?-, le chiese con una voce che assomigliava più al coro degli angeli che a quella appartenente a una normalissima ragazza. 

-Jacqueline..-, sospirò Frances. Era da giorni che scappava da lei, sapeva che aveva qualcosa da dirle, e quel qualcosa probabilmente sarebbe stato l’ennesimo discorso su quanto fosse sola e che aveva finalmente trovato un altro aspirante a suo fidanzato –che c’è?-, si limitò a chiederle, controvoglia, in un sussurro.

-Ti ho trovato un ragazzo!-, sbottò. Poi decidendo che era una dea dell’amore decise d applaudirsi pure da sola. Jacqueline era famosa per i suoi sbalzi d’umore.  

-Di preciso, da quant’è che cerchi di trovarmi il principe azzurro?-, chiese palesemente irritata alzandosi dalla panchina.

-Da quando ti conosco, e so per certo di non darmi per vinta!-, dichiarò seguendola. Sì, questo era ovvio

-Nella vita si dice che si trovi l’esatto contrario di quello che si cerca.-, non le mancava mai una vena di poesia.

-Oh, ma smettila, se cerchi bene troverai quello che vuoi.-, le informò felice, anzi, felicissima. Il sorriso che aveva sul viso era a dir poco spaventoso.

-Ma io non la voglio una storia d’amore!-, buttò nel cestino un figlio stropicciato e inutile. Frances rispondeva sempre così, stava sempre sulla difensiva quando si parlava di amore. Amore, che parolone, poi. Le faceva venire i brividi solo a pensarci. Perché aveva paura, molta paura. Era un sentimento così semplice, però così complicato..

-Non è vero. Anche mia zia Claudette diceva di odiare gli uomini, poi..-

-Poi si è innamorata.-, finì per lei la bionda. Jacqueline le rivolse uno sguardo speranzoso. –Molto probabilmente aveva voglia di innamorarsi, solo non dava a vederlo.-, decretò.

-Comunque..-, cominciò Jacqueline con una nota di seconde intenzioni nella voce –avrei voglia di presentartelo..-.

-No, grazie.-, basta, non decideva lei per la sua vita.

-Veramente è in macchina, aspetta che io ritorni con una bella donzella, promessa a lui.-, il suo sorriso si tese se possibile ancora di più.

-Quale parte di ‘no grazie’ non riesci a comprendere?-, chiese marciando a passo spedito verso l’automobile parcheggiata.  

-In fondo lo sai che mi ami!-, l’abbracciò la mora. Così si diressero verso il suo temibile incontro con uno sconosciuto.

 

***

 

Cammina silenzioso, forse si poteva anche dire che volava sulla superficie piana. Quando arrivò davanti alla stanza preparò il suo ghigno e bussò alla porta di legno scuro.

-Entra, figliolo.-, rispose una voce profonda e roca dall’interno. Una voce che conosceva piuttosto bene. Aprì la porta piano, ma non troppo; la lentezza irritava suo padre.

-Padre, a che pro sono stato chiamato?-, chiese il figlio facendo un inchino.

-David, siediti. Dobbiamo parlare di certe cose-, gli indicò la sedia libera di fronte al suo tavolo di mogano. Stesso ghigno sul volto e un orgoglio altrettanto rivoltante. –C’è una ragazza, sono stati mandati tutti i migliori incubi. E tutti hanno fallito nelle loro missioni, perciò ti sto mandando, so che non mi deluderai.-. Se faceva interessante la conversazione. Una missione importante, di certo livello.

-Quindi, la sua paura sarebbe?-, chiese con un sorrisetto strafottente. Peccato, si sarebbe sciolto appena avesse udito.

-L’amore.-, gli comunicò facendogli sparire dal viso il sorrisetto. –E io cosa dovrei fare?-, ora era andato, era nel panico più totale.

-Sedurla e indurla a innamorarsi di te.-, quando sentì quelle parole la sua mascella andò a toccare terra –suvvia figliolo, cosa ci sarà di così tragico in tutto questo?-

-Niente, niente.-, si riprese dall’attacco al cuore. –Dove la trovo?-, chiese. –Bene. Abbiamo inviato un Incubo, e probabilmente fallirà. Se tutto va male, tu sei il prossimo incaricato. La troverai vicino al negozio di antiquariato.. sì, proprio quello.-, le cose cominciavano a complicarsi, non era pois così facile come se l’aspettava. –Beh, io vado, credo di dovermi preparare.-, disse in fretta cercando di dileguarsi.

-Figliolo, un’ultima raccomandazione, cerca di non innamorartene, l’hanno fatto in cinque.-, lo avvisò. Se non fosse stato suo padre a dirgli quello probabilmente si sarebbe messo a ridergli in faccia. Quando si sarebbe immaginato qualcuno dicendogli di non innamorarsi, lui che se la faceva con tutte le sciacquette che gli ronzavano attorno? Però se suo padre lo stava avvertendo non doveva essere qualcosa da ridere.

-La terrò in conto, padre.-, poi uscì dalla stanza, e andò a preparare l’incubo. Quello che appariva nel sonno, ce l’avrebbe fatta, lui era il figlio del Capo, doveva farcela.

 

 

***

 

 

Il ragazzo che le aveva presentato Jacqueline non era male, anzi, era bellissimo, come tutti gli altri. Simpatico anche, ma non era quello di cui necessitava. Lei non voleva, e questo la spingeva a non prenderli mai sul serio. Lui, da canto suo, era ammaliato da cotanta bellezza e splendore, bene, era il sesto. E quel giorno fece di tutto per incantarla, ma mica per la missione affidatagli, ora era per scopi personali.

Quando l’aveva portata a casa era tutto elettrizzato, le aveva chiesto se avrebbero potuto incontrarsi qualche altra volta. Frances rispose con un duro ‘non credo potrebbe funzionare’, e lui la perse di vista per sempre. E ora entrava in missione in settimo.

La notte per lei fu tremenda, da notti faceva incubi, ma erano tutti diversi, senza il minimo collegamento. Quello fi sicuramente il più terrificante. Un’ombra si aggirava per il cimitero, il cimitero buio e nascosto di Londra, quello che nessuno aveva idea dove fosse situato. Giravano voci per niente incoraggianti e quello le sembrava una conferma per stargli alla larga. Poi l’ombra si girava, era un ragazzo. Non riusciva mai a vedergli il viso, solo una macchia di capelli biondi, corti e lucenti. Senza ombra di dubbio lui era perfetto. Quella parte era la migliore, poi tutto si sconvolgeva. Si sentivano ululati, lui le se avvicinava, piano, poi la buttava per terra facendola cadere dentro a un buco. Poi c’erano solo urla agghiaccianti e lei urlava insieme.

Finalmente fu riportata alla realtà da una voce calda e rassicurante, mamma. Era arrivato il momento di recarsi in quel posto – privo di allegria – dove tutti l’additavano pronunciando battutine. Prese dei vestiti a casaccio dall’armadio e si vestì il più in fretta possibile. Non badò nemmeno a sua madre che rimproverava per la sua pessima alimentazione – in effetti stava dimagrendo.

Uscì di casa come se stesse oltrepassando la soglia di una prigione, l’unica cosa che detestava era quella protezione ridicola che i suoi avevano nei suoi confronti. Il giorno passo lento e noioso, ma era tutto perfetto. La sua vita era perfetta, anche se la sua migliore amica insisteva a dirle che mancava tutto. E anche che questo tutto significasse amore. Ma era tutto perfetto anche così, o almeno, cercava di convincersi che fosse così.

   
 
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