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Autore: Laylath    21/04/2013    2 recensioni
Un particolare incontro trasforma completamente la giornata del maresciallo Vato Falman.
Perché le favole a volte sono più importanti di qualche dossier sugli assassini.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kain Fury, Nuovo personaggio, Vato Falman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Dedica obbligatoria a Stratovella, sperando di aver reso giustizia ad uno dei suoi personaggi preferiti ^_^
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Il  maresciallo Vato Falman non era un uomo d’azione, soprattutto rispetto ai suoi compagni di squadra.
Non si sottraeva mai al dovere, ma se avesse potuto scegliere avrebbe preferito lavorare sempre con la sua mente e la sua prodigiosa memoria.
Tuttavia, facendo parte del team del colonnello Mustang, capitava di essere coinvolti in missioni abbastanza spericolate. In quei casi il suo ruolo, spesso, era di stare vicino al suo superiore per aiutarlo in eventuali azioni di “coordinamento”  con il resto dell’esercito, mentre Havoc e il tenente Hawkeye, con Breda e Fury che fungevano da copertura, svolgevano l’azione vera e propria.
Questa volta però la situazione era diversa.
Erano dovuti entrare in azione senza alcun preavviso: persino lo stesso colonnello era stato colto di sorpresa.
A dire il vero non si trattava di una vera e propria missione: un ambasciatore molto importante era giunto a East City in incognito per discutere alcune questioni con il generale Grumman. Servivano ovviamente misure precauzionali altissime ma, per evitare qualsiasi spionaggio all’interno dell’esercito, non era stata avvisata nessuna squadra fino a quella stessa mattina.
Il maresciallo ricordava perfettamente come, alcune ore prima, il colonnello fosse entrato nell’ufficio e avesse chiamato tutti loro con urgenza. Si leggeva chiaramente il disappunto nel suo viso: se c’era una cosa che l’alchimista di fuoco detestava erano le missioni che andavano al di fuori del suo controllo.
In ogni caso, non essendoci stato nessun preavviso, Mustang aveva voluto che a stare accanto a lui fosse il sergente Fury. Infatti il loro canale segreto era, proprio in quei giorni, in fase di revisione e quindi il colonnello aveva preferito tenere l’esperto in comunicazione al suo fianco, pronto ad intervenire nel caso di qualche problema tecnico.
E così lui e gli altri si erano dovuti appostare di vedetta ad aspettare per tutte quelle ore.
 
“A quanto pare l’ospite è giunto sano e salvo al Quartier Generale, ragazzi. – disse la voce del colonnello all’auricolare – Il nostro lavoro è finito. Prendetevi il resto della giornata libero… questa ridicola missione mi ha veramente irritato.”
“Ricevuto, signore!” disse subito Falman
“Va bene, capo. Per la cronaca io e Breda andiamo a mangiare qualcosa al solito posto. Chi si vuole unire faccia pure” disse la voce di Havoc con un sospiro.
“Colonnello, noi abbiamo ancora dei documenti da sistemare. – disse pratica la voce del tenente – La prego di farsi trovare in ufficio tra venti minuti.”
“Ma certo, tenente… – borbottò la voce di Mustang, sempre più irritata –Porca miseria, Fury! Fai più attenzione con questi dannati fili!” si sentì il rumore di qualcosa che cadeva, seguito da delle interferenze. Poi silenzio: evidentemente la manutenzione del canale era ben lungi dall’essere finita.
Falman scosse la testa e si alzò dalla posizione accucciata sopra il terrazzo dell’edificio dove era rimasto per almeno due ore. Si stiracchiò e riflettè se era il caso di raggiungere Breda e Havoc o approfittare di quelle ore di inaspettata libertà per andare in qualche libreria.
Scendendo in strada decise per questa seconda opzione: non aveva molta fame e ci sarebbe stato tempo per un panino al volo più tardi, mentre qualche ora in mezzo ai libri era rara in quel periodo particolarmente carico di lavoro. Inoltre quella missione inutile aveva notevolmente scombussolato anche lui e qualche ora di relax ci voleva proprio.
Improvvisamente sentì un fruscio nell’orecchio destro e si rese conto di avere ancora l’auricolare. Stava per levarselo e metterselo in tasca, quando il collegamento riprese, sebbene disturbato.
“Ehi, ragazzi… ci siete ancora? Il col…nello ha inciampato su alcuni fili e ha inte…otto il colleg…nto. C..munque, se avete ancora gli auric…ari non è che vi va di aiutarmi a fare qu…e prova per vedere se funziona tutto?” disse la voce di Fury
“Ehi Fury, mi senti?” chiamò
“Vi siete già levati l’auri…lare, vero? Come non detto… farò da solo.” sospirò rassegnata la voce del sergente. Ci fu un’altra interferenza e poi di nuovo silenzio.
A quanto sembrava Fury non si sarebbe concesso nessuna ora di libertà, al contrario degli altri: Falman lo conosceva troppo bene e sapeva che il ragazzo sarebbe rimasto tutto il tempo a lavorare sulla radio, dimenticandosi anche di mangiare. Prese mentalmente nota di controllare che il suo amico mettesse qualcosa sullo stomaco prima che la giornata finisse.
Decise inoltre di non levarsi l’auricolare: forse il sergente avrebbe tentato di nuovo un collegamento e non era giusto privarlo di qualsiasi aiuto per testarne il funzionamento. Con passo rilassato si diresse quindi verso la sua libreria preferita.
 
Due ore dopo era tranquillamente seduto in una panchina del parco, immerso nella lettura di un romanzo.
Se doveva essere sincero non era il tipo di libro che leggeva con frequenza: in genere la sua mente preferiva enciclopedie, volumi di storia, annalistica: materie in cui era necessaria una buona dose di memoria. Però mentre vagava per gli scaffali della libreria aveva trovato quel libro in una sezione completamente diversa da quella a lui dedicata. In genere una svista del genere gli dava fastidio e si preoccupava sempre di riportare i libri al loro posto, ma questa volta si era sentito particolarmente attratto da quel volume dalla copertina blu scuro e, sapendo per esperienza che queste scelte istintive gli davano spesso grandi gioie, aveva deciso di prenderlo.
Era una storia che parlava di avventure: con un eroe, una principessa e tante prove da superare. In genere queste favole andavano bene per i ragazzi, ma l’autore aveva delle notevoli doti e riusciva a rendere la trama avvincente anche per un adulto.
A pensarci bene i personaggi non erano molto differenti dalla sua squadra: l’impavido eroe assomigliava decisamente al colonnello, così popolare tra le donne, coraggioso, bellissimo… e poi c’erano i suoi aiutanti. Il prode guerriero che ad ogni taverna cercava di abbordare le cameriere poteva benissimo essere Havoc, il furbo amico straniero presentava la stessa sagacia di Breda, il monaco sapiente era lui, mentre il giovane scudiero era Fury. Mancava solo il tenente Hawkeye, ma di certo non si poteva paragonare alla delicata principessa da salvare… forse era più identificabile con la guerriera del deserto che, a giudicare da come si stava sviluppando la trama, si sarebbe presto unita al gruppo.
“E’ una bella favola?” chiese improvvisamente una vocina accanto a lui
Falman alzò lo sguardo dalle pagine e vide che seduta vicino c’era una bimbetta di nemmeno sei anni che lo fissava. Era così affascinato dalla storia che non si era nemmeno accorto di quando era arrivata
“Cosa?”
“Ti ho chiesto se è una bella favola” ripetè lei, per nulla scoraggiata. Indossava un grazioso vestitino rosa chiaro che ben si intonava ai capelli biondi e agli occhi blu. Sembrava proprio la principessa della favola, sebbene in miniatura.
“Sì, è una bella favola. Ma tu non dovresti parlare con gli sconosciuti” rispose Falman con un sorriso
“Ma tu non sei uno sconosciuto”
“Ah no?”
“No, tu sei un soldato. - sorrise la bimba indicando con la manina i gradi sulla spallina della divisa – E i soldati sono bravi e aiutano le persone”
C’era tanta sicurezza in quelle affermazioni che il maresciallo non osò contraddirla. Sentire quelle parole era, in fondo, come una ventata d’aria fresca: spesso la gente aveva troppo timore dei soldati e la divisa più che avvicinare spaventava la popolazione civile. Il ricordo di rivolte e di guerre era sempre troppo fresco. Ma quella bambina, dai capelli biondi raccolti in una buffa codetta, non sapeva niente di tutto questo: forse era finalmente arrivato il momento per una nuova generazione che si fidasse di nuovo dell’esercito.
“Di cosa parla questa storia?” continuò lei indicando le pagine del libro
“Parla di un grande eroe e dei suoi amici che girano il mondo per aiutare le persone”
“Allora sono soldati pure loro”
Falman ripensò al paragone che aveva fatto, poco prima, tra i protagonisti della storia e la sua stessa squadra
“Insomma… sono dei soldati un po’ speciali” sorrise
“Mi racconti di loro?” supplicò la piccola prendendogli la manica della divisa e tirandola
“Milly! – esclamò una voce femminile – Tesoro, non dar fastidio al signore”
“Ma mamma...” mise il broncio lei
“La scusi – disse una giovane donna avvicinandosi a loro. Aveva gli stessi occhi e i capelli della figlia: una matura versione della principessa – appena vede qualcuno con un libro crede che si tratti di favole”
“Ma no! – replicò il maresciallo – Non mi stava dando nessun fastidio.”
“Il signor soldato mi deve raccontare la favola del libro!” dichiarò la bambina
“E’ sicuro che non le dà alcun fastidio?” chiese dubbiosa la donna
“Certamente”
“Allora posso sedermi pure io e ascoltare la storia, non crede?” sorrise
“Se vuole” arrossì Falman mentre la giovane si sedeva accanto a lui e prendeva in braccio la bambina
“Allora, inizi?” chiese Milly fissandolo con grande aspettativa.
Falman emise un lieve sospiro chiedendosi da che parte cominciare. Contemporaneamente dall’auricolare arrivò un breve suono soffocato. Tuttavia l’attenzione era ormai rivolta a quel visino pulito che pendeva completamente da lui… e con sua stessa sorpresa iniziò a raccontare.
 
“E’ stato veramente gentile da parte sua dedicare il suo tempo a mia figlia” disse la donna
“E’ stato un vero piacere” sorrise Falman prendendo la bambina addormentata dalle sue ginocchia e dandola alla madre. Dopo solo pochi minuti che raccontava la favola, Milly aveva abbandonato il grembo materno per spostarsi sulle sue ginocchia: era stato un gesto così naturale e spontaneo che Falman non aveva provato il minimo imbarazzo.
Raccontare una favola a quella bambina era stata un’esperienza veramente straordinaria: non era come elencare qualche dossier al colonnello. Con una favola si creava un’intesa del tutto particolare con l’ascoltatore; vedere gli occhi blu di Milly completamente coinvolti nel racconto era qualcosa di incredibile: era come sentirsi un mago che intesseva un incantesimo. Quando la bambina si era assopita, pochi minuti prima, era stato come se la magia si fosse compiuta.
“Lo sa che lei è bravissimo a raccontare favole? – si complimentò la donna mentre si alzavano in piedi – Le racconta spesso ai suoi figli?”
“Oh no, io non sono sposato” dichiarò il maresciallo con imbarazzo
“Davvero? Peccato… lei sarebbe davvero un ottimo padre. Si vede che ci sa fare con i bambini”
“Crede? Beh, è una dote che scopro solo adesso”
Un nuovo rumore all’orecchio gli fece ricordare che aveva ancora l’auricolare. Con un gesto distratto lo tolse e se lo mise in tasca.
Nel frattempo la donna sospirò e strinse a sé la figlioletta
“Sa, il padre di Milly è un soldato: adesso è ad ovest, a combattere”
“Contro Creta” annuì Falman
“Sono già due mesi… è dura stare ad aspettare, soprattutto per lei.”
Il maresciallo abbassò lo sguardo sulla bambina addormentata, capendo improvvisamente perché era rimasta così attratta dalla sua uniforme. Poi spostò lo sguardo sul viso della madre: era giovanissima, al massimo qualche anno in più di Fury che ne aveva ventuno; negli occhi, con ancora qualche traccia di adolescenza, si leggeva la chiara ansia provocata dalla consapevolezza di restare vedova da un momento all’altro. Eppure c’era tanta discreta dignità in quella figura snella dal vestito grigio chiaro.
“Sono certo che tornerà presto. – si trovò a dire alla fine. Ma subito quelle parole gli sembrarono stupide e vuote e quindi aggiunse – Se suo marito è di East City allora dovrebbe restare in servizio massimo quattro mesi. Le truppe mandate a combattere contro Creta erano solo di supporto, ma ora la situazione è migliorata”
“Dice?” chiese lei speranzosa
“Ne sono certo: – iniziò mentre la sua voce prendeva la neutra intonazione di quando elencava qualcosa - la procedura militare per l’invio di truppe da regioni diverse di Amestris, sezione 4, comma 6, prevede che per non lasciare scoperta a lungo la propria regione le truppe inviate possono stare massimo quattro mesi. In base alla recente disposizione del 5 agosto 1909, numero 345, per ordine del Comandante Supremo, è previsto un ricambio regolare tra le diverse regioni che deve avvenire previa comunicazione da parte dell’ufficio del…”
“Mi scusi – lo interruppe lei con lo sguardo molto confuso - io… non credo di capire tutto questo linguaggio tecnico”
“Ecco…  - il maresciallo arrossì, rendendosi conto che quella giovane non poteva certo comprendere quelle procedure burocratiche - quello che volevo dire è che sono certo che presto suo marito tornerà a casa”
“La ringrazio tantissimo per queste parole. – sorrise sinceramente lei – Adesso però devo proprio andare… si sta facendo tardi e non vorrei che Milly prendesse freddo.”
“Già” constatò Falman protendendo una mano per accarezzare la guancia della bambina. A quel contatto la piccola sorrise e si accoccolò ancora di più alla madre
“A proposito, non mi sono presentata: mi chiamo Lidia” sorrise quest’ultima
“Maresciallo Vato Falman” rispose lui con un perfetto saluto militare
“Grazie mille, maresciallo Falman: per la storia e per le sue parole” ringraziò ancora lei, continuando a  sorridere. E senza attendere una risposta si girò e si incamminò verso l’uscita del parco.
Falman la guardò andare via sentendosi improvvisamente triste e sperando con tutto il cuore che il padre di quella bambina tornasse presto a casa, sano e salvo. Non spettava a lui raccontare una favola per far incantare in quel modo quei grandi occhi blu.
Sospirando raccolse il libro dalla panchina e si avviò verso il quartier generale, mentre il cielo si tingeva del rosso che annunciava il tramonto.
 
Come aveva previsto Fury era ancora intento a lavorare sulla radio. Nella foga della riparazione si era levato la giacca e aveva sparso i suoi attrezzi in tutta la scrivania: dall’espressione di disappunto sul viso si capiva che le operazioni erano ancora in alto mare.
“Ehi Fury, sono le dieci di sera: non ti sembra il caso di smettere?” chiese Falman accostandosi a lui.
Il sergente si girò di scatto, colto di sorpresa. Come vide che si trattava del suo compagno si levò le cuffie ed  emise un sospiro rassegnato, posando la testa sulla scrivania.
“Questo è un brutto giorno nella storia del settore comunicativo” dichiarò
“Perché?” chiese Falman prendendo una sedia e accomodandosi vicino al ragazzo
“Il colonnello è inciampato sui fili ed è caduta metà attrezzatura. Pensavo che la sua sfuriata fosse la cosa peggiore della giornata, ma non avevo ancora visto i danni provocati: tutto il lavoro di una mattina andato in fumo… - sollevò il busto, posandosi sullo schienale e mettendosi le mani nei capelli - Come se non bastasse, circa un’ora fa arriva il sottotenente Havoc e salta fuori che si è messo l’auricolare in tasca e ci si è seduto sopra… e non si sa come l’ha poi imbevuto in un bicchiere di vino: altro lavoro da rifare dall’inizio. E solo il cielo sa quanto ci impiego ogni volta a risintonizzare tutto con un nuovo auricolare!”
Falman trattenne un sorriso: il sergente raramente si andava andare a queste scene melodrammatiche, ma quando capitava sembrava che fosse un attore consumato che recita una tragedia a teatro.
“A proposito, tieni il mio” disse per cambiare argomento, restituendo l’auricolare al ragazzo
“Ah grazie, – annuì il tecnico prendendo il piccolo apparecchio e sorridendo nel vedere che era in ottime condizioni – meno male che almeno lei lo tratta bene. Proprio non mi sentiva, vero?”
“Hai provato a comunicare? Allora c’era sicuramente qualche problema: si sentivano ogni tanto dei rumori, come interferenze”
“Come sospettavo è la parte del microfono che è da cambiare… il colonnello ha proprio fatto un bel danno inciampando nei fili e facendo cadere tutto” sospirò, prendendo in mano un cacciavite
“Risolvilo domani, Fury. – lo bloccò il maresciallo – E tardi e scommetto che non hai mangiato nulla, vero?”
“Indovinato, – ammise il sergente con rammarico, portandosi la mano allo stomaco - ma ormai la mensa sarà chiusa”
“Vieni in camera: – ordinò Falman alzandosi in piedi – ti ho comprato dei panini”
“Sul serio?” si illuminò il ragazzo
“Sì. – annuì osservandolo mentre rimetteva tutti gli attrezzi dentro una piccola sacca – Sul serio, sergente, dovresti fare maggiore attenzione ai pasti. Sei ancora giovane e non è bene che tu ne salti qualcuno, soprattutto perché spendi un sacco di energie lavorando così tanto.”
“Maresciallo, così sembra di sentir parlare mia madre…”
“Piano con i paragoni, ragazzo, – scherzò Falman – altrimenti niente cena.”
“Mi scusi! - rise sinceramente il sergente alzandosi in piedi – Allora andiamo? Sono veramente affamato!”
 
Mentre Fury si avventava sul secondo panino con la famelicità di un lupo, Falman si sedette sul letto e prese in mano il libro. Sfogliò distrattamente le pagine e ripensò a Milly e sua madre: forse quella giornata non era andata del tutto sprecata. L’aver regalato qualche ora di felicità a quella bambina che sentiva la nostalgia del padre gli dava un grande senso di soddisfazione.
“Maresciallo…” chiamò Fury, seduto alla scrivania
“Dimmi” disse l’uomo senza alzare lo sguardo dalle pagine
“Io… devo confessarle una cosa…” iniziò arrossendo e giocherellando con il tovagliolo che aveva contenuto i panini
“Parla pure”
“Ecco… a un certo punto, questo pomeriggio, sono riuscito a sentirla di nuovo, alla radio”
Falman si irrigidì e fissò il sergente, ricordando di come avesse sentito una lieve interferenza poco prima che iniziasse a raccontare la storia alla bambina.
Fury si arrischiò a guardare il suo superiore e proseguì
“Ho provato a chiamarla, ma per via del problema al microfono non mi sentiva… e poi lei ha iniziato a raccontare una storia ad una bambina, credo”
“Sì, l’ho incontrata nel parco insieme alla madre. – spiegò il maresciallo – Ha visto che leggevo questo libro e ha creduto che fosse una favola per bambini e mi ha chiesto di raccontargliela. Non è proprio un libro di favole, ma di avventure… credo che a te piacerebbe. Se vuoi te lo presto”
“E’ la storia che ha raccontato alla bambina?”
“Non proprio… diciamo che mi sono ritrovato a prendere spunto dal libro, ma ho modificato molto la trama” ammise Falman
Ci furono diversi secondi di silenzio, mentre Falman si chiedeva fino a che punto il sergente avesse sentito. Ma poi si ricordò di essersi levato l’auricolare prima di iniziare a parlare con Lidia del marito in guerra: quella parte del discorso non l’aveva potuta ascoltare.
“Signore, io le chiedo scusa. – mormorò all’improvviso Fury alzandosi in piedi e portandosi davanti a lui – Come ho capito che non mi poteva sentire avrei dovuto chiudere il collegamento ma vede… la storia era così…” si bloccò arrossendo.
Falman lo fissò sorpreso, e per un momento quel giovane in divisa gli parve un ragazzino che si nasconde  per ascoltare le favole che si raccontano ai fratelli più giovani, timoroso di essere preso in giro perché troppo grande.
“Non fa niente” si affrettò a dire
“Sul serio?”
“Ma sì… in fondo oggi è stata una giornata particolare. Anche una storia raccontata a una bambina e ascoltata da te clandestinamente ci può stare” riflettè con un sorriso
Fury annuì, lieto che il suo superiore non si fosse arrabbiato per la sua mancanza di discrezione. Poi si bloccò un secondo, come se stesse riflettendo sulle parole giuste da dire, ed infine chiese
“L’eroe è arrivato nella foresta dello stregone, vero?”
“Sì” confermò Falman perplesso, ricordando che era proprio quello il punto in cui si era fermato, quando Milly si era assopita.
“E… e poi cosa succede?” chiese con timidezza il ragazzo.
Falman lo fissò con sorpresa: Fury gli stava praticamente chiedendo di continuare a raccontare la storia.
Avrebbe potuto rimproverarlo e dirgli che un sergente maggiore aveva ben altro a cui pensare. Ma c’era una sincera aspettativa negli occhi neri, molto simile a quella della bambina quel pomeriggio.
Per un attimo Falman si chiese se un maresciallo che raccontava una favola a un sergente era qualcosa che i regolamenti militari vietavano, ma non gli venne in mente nulla del genere.
“Lo sa che lei è bravissimo a raccontare favole? Le racconta spesso ai suoi figli?”
“Oh no, io non sono sposato”
“Davvero? Peccato… lei sarebbe davvero un ottimo padre. Si vede che ci sa fare con i bambini”
Quel frammento di dialogo con Lidia gli tornò in mente e con sua stessa sorpresa disse
“Quindi erano appena arrivati nella foresta, vero?”
“Sì! – confermò gioioso Fury sedendosi sul pavimento a gambe incrociate, prestandogli tutta la sua attenzione – Ed erano stati avvisati che c’era un incantesimo molto pericoloso che poteva farli addormentare per sempre! Sono sicuro che l’eroe chiederà aiuto al suo amico monaco… lui sa veramente un mucchio di cose, proprio come lei, signore!”
Falman sorrise e posando il libro sul letto recuperò i fili della trama:
“Beh, dato che erano stati avvisati, l’eroe chiese aiuto al monaco, proprio come hai pensato tu. Questi si ricordò che esisteva una particolare erba che…”
E continuò a intessere la storia per il sergente, accorgendosi che anche sul suo viso c’era la stessa meraviglia di quello di Milly, quel pomeriggio. Sicuramente non spettava a Falman raccontare una favola a quella bambina per far incantare i suoi grandi occhi blu, ma forse poteva concedersi di far sgranare per l’incanto quelli scuri del sergente.
In fondo le favole potevano essere molto più importanti di un mero dossier su qualche assassino.
Con le favole si imparava sempre qualche morale, qualche insegnamento: si prendevano i personaggi come esempio per superare le difficoltà ed andare avanti… facevano capire l’importanza del coraggio e dell’amicizia e soprattutto che non bisogna mai perdere la speranza di creare un mondo migliore, senza guerre e dolori e senza genitori lontani dai propri figli.
Forse non sarebbe stata un’idea sbagliata raccontarle più spesso ai soldati.
  
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