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Autore: Sakyo_    21/04/2013    1 recensioni
Come solitamente accadeva, non una parola aveva sentito uscir dalla sua bocca rosata durante tutta quella serata, non un gesto che potesse essere mal interpretato. La Dama Solitaria se ne stava seduta a scrutare la Grande Sala, compagna immancabile la sua maschera argentea, che le permetteva di passare inosservata tra gli invitati. Ma lui, Calien, l'aveva notata ugualmente. In quale mondo si poteva rimanere indifferenti a quello sguardo sfuggente? Esisteva forse una Terra nella quale la sua aura opaca potesse non risaltare tra la folla?
Genere: Azione, Fantasy, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Gran Ballo era diventato da ormai quasi un anno un'occasione indispensabile, nella vita del Principe Calien. Non tanto per le implicazioni governative che quell'evento aveva intrinseche nel suo essere, quanto per l'effetto che aveva su di lui la Dama Solitaria. Un nome poco adatto a descrivere la bellezza velata che la caratterizzava, ma che Calien aveva scelto perché racchiudeva la sfumata misteriosità che ella portava con sé al Ballo.

Come solitamente accadeva, non una parola aveva sentito uscir dalla sua bocca rosata durante tutta quella serata, non un gesto che potesse essere mal interpretato. La Dama Solitaria se ne stava seduta a scrutare la Grande Sala, compagna immancabile la sua maschera argentea, che le permetteva di passare inosservata tra gli invitati. Ma lui, Calien, l'aveva notata ugualmente. In quale mondo si poteva rimanere indifferenti a quello sguardo sfuggente? Esisteva forse una Terra nella quale la sua aura opaca potesse non risaltare tra la folla? Era la prima volta che una donna diventasse oggetto di così grande interesse per il Principe. E proprio per questo motivo, egli attendeva il Gran Ballo come opportunità per rimirarla con discrezione. Quella sera però, aveva deciso di mettere da parte l'oculatezza che lo aveva accompagnato sin dalla nascita, e si era deciso a invitarla a ballare.

Nonostante sapesse che nessuna donna avrebbe mai potuto rifiutare una proposta del Principe erede al trono, in cuor suo Calien sperava che la Dama Solitaria accettasse quell'invito perché lo desiderava davvero. Era conscio del fatto che ogni dama con cui aveva avuto il dispiacere di ballare, nel momento in cui incrociava i suoi occhi non vedeva altro che fama, gioielli e ricchezza eterna.

Quindi, nell'attimo nel quale il Principe si ritrovò a osservare per la prima volta da vicino le iridi della Dama Solitaria, sentì dentro di sé un sentimento simile all'ansia che ricollegò alla sua infanzia. Era la stessa sensazione che provava quando, durante le prime lezioni di tiro, sapeva di aver sbagliato ad impugnare l'arco, e aspettava titubante i rimproveri del padre.

«Vi andrebbe di unirvi a me in un ballo?» chiese, tentando di nascondere al meglio l'inquietudine che aumentava dentro di sé.

La Dama Solitaria incrociò i suoi occhi per una frazione di secondo, e quell'istante bastò al Principe per percepire la diversità che non aveva mai trovato in nessuna altra donna del Regno. Gli sembrò quasi che un lampo di astio avesse trafitto quelle pupille nere come profonde pozze, ma si riscosse subito da quel pensiero e scelse di concentrare tutta la mente nell'ascolto della risposta.

Risposta che arrivò presto ed esaustiva. La Dama Solitaria si alzò in piedi e poggiò la sua mano su quella del Principe Calien, pronta a fare la sua comparsa tra la folla danzante.

 

Il Gran Ballo stava lentamente volgendo al termine: i musicisti avevano già riposto gli strumenti musicali nelle custodie, mentre alcuni uomini si erano diretti alla "sala notturna" del palazzo, seppur con smorfie di disapprovazione delle rispettive dame. Anche Aroden III si alzò dal trono, per ritirarsi nelle proprie stanze. L'araldo dell'Imperatore richiamò i presenti al silenzio, battendo il proprio bastone al suolo per tre volte, in modo tale da annunciare il discorso di chiusura: una pura formalità, ma a corte anche ogni minimo dettaglio del cerimoniale andava rispettato, da ambo le parti in gioco.

Calien non seppe ricordare con precisione quanto tempo fosse trascorso dall'inizio delle danze con la sua dama. L'unica cosa di cui si sentiva certo era che avrebbe volentieri continuato a ballare con lei per tutta la notte. Desiderio in realtà impossibile da realizzare: il padre, il Sovrano Aroden III, stava per iniziare il discorso di commiato, e ciò significava che il Principe aveva a disposizione ancora poco tempo per stare in compagnia della Dama Solitaria.

«Perdonatemi, non vi ho ancora chiesto come vi chiamate» esordì, bisbigliando all'orecchio della donna. Questa, in tutta risposta, ebbe un piccolo fremito, ma si riprese subito e sussurrò piano, con voce incerta «Annael».

Così, era quello il nome della Dama Solitaria. Annael.

«Trovo che sia un magnifico nome» disse il Principe, accennando un sorriso.

Ma Annael distolse lo sguardo e lanciò fugaci occhiate intorno a loro.

Probabilmente si sentiva a disagio di fronte al Principe in persona, cosa del tutto comprensibile, pensò Calien.

Mentre era intento a trovare le giuste parole per congedarsi da lei, improvvisamente una voce si levò provocatoria fra la folla, e le parole che vi si distinguettero fecero tremare tutta la Sala.

«Consiglio a tutti i presenti di ringraziare le divinità che vi hanno permesso di essere qui stasera, perché assisterete a uno spettacolo difficile da dimenticare...»

Circa duecento teste si voltarono veloci in direzione della voce, che si rivelò appartenere a un uomo sulla cinquantina, il quale, come molti altri presenti aveva la parte superiore del viso coperta da una maschera di gala.

Le Guardie Imperiali erano già pronte ad intervenire. Mai e poi mai sarebbe stata tollerata un'interruzione nel discorso dell'Imperatore da parte di un invitato a Corte.

Ma Aroden III con un cenno della mano bloccò le Guardie, e incitò l'uomo a continuare il discorso.

«Mio Sovrano...» iniziò lui «Mi sorprende notare che anche in questo caso voi preferiate rimanere così cieco...»

«Come osi rivolgerti in questo modo al tuo Imperatore?!» urlò qualcuno tra gli invitati.

Ma l'uomo parve non sentire. «...Come lo siete ormai da anni, di fronte al malessere che ha colpito il vostro popolo!» i suoi toni si fecero man mano più forti. «La povera gente sta morendo di fame, mentre voi continuate a trastullarvi con sfarzosi banchetti e squallidi piaceri corporei! Non siete degno di ricoprire questa carica, dovreste solo vergognarvi!»

Nonostante la maschera coprisse gran parte del suo volto, era facilmente visibile il tremore che scuoteva il suo corpo rigido e imponente. Definire paonazze le sue guance sarebbe stato un eufemismo.

Dopo quelle parole, la Grande Sala fu pervasa da un forte brusio di voci. Ma queste vennero subito messe a tacere alla vista dell'Imperatore che si levò dal suo trono.

«Avevo sentito parlare di voi, ma ero convinto fosse solo una sciocca leggenda...» la sua voce era forte e chiara.

A quelle parole, l'uomo si tolse la maschera e sogghignò. «La Setta Rauros esiste davvero, Mio Sovrano, ed è qui per vendicare il popolo contro le vostre ingiustizie!»

Di colpo un'aurea azzurrina circondò le sue mani serrate a pugno, che presero ad emanare una fioca luminescenza. Non appena le aprì, un torrente di fiamme scaturì da esse, nel tentativo di travolgere ed incenerire l'Imperatore.

Quattro guardie si precipitarono a proteggere l'Imperatore con i propri scudi, mentre altre avanzarono minacciose verso l'intruso, il quale sfuggì alla loro presa scomparendo in un vortice nebuloso.

Il Principe Calien rimase statuario, senza sapere bene cosa fare. Aveva sentito parlare della Setta Rauros, ma come il padre, aveva sempre creduto che fosse solo una voce nata tra il popolo e usata come appiglio nei momenti di sconforto causati dalla fame e dalle pestilenze.

Ma quelle fiamme... Quelle fiamme erano tutt'altro che illusione. L'uomo era dotato di poteri mentali non indifferenti. Le numerose guardie non avrebbero potuto fare nulla contro di lui e ciò significava che suo padre era in serio pericolo.

Stava per accorrere verso di lui, quando notò un leggero fruscio dietro la schiena e si voltò. La Dama Solitaria correva il più velocemente possibile in direzione delle terrazze, il vestito da gala ondeggiante intorno alle sue esili caviglie.

Calien non riuscì a spiegarsi il perché di quel gesto avventato, forse la dama era stata sopraffatta dalla paura? La curiosità e al tempo stesso un lieve timore si impossessarono di lui e lo trascinarono istintivamente all'inseguimento della giovane donna.

«Annael, è pericoloso! State attenta!»

Varcata la soglia della terrazza, la donna si fermò.

«State indietro...» mormorò, la testa abbassata.

«Non dovreste stare qui... Quell'uomo potrebbe riapparire, e...»

«State indietro, ho detto!» stavolta la sua voce fu talmente potente da far spaventare due corvi appollaiati su una colonna accanto a loro, che volarono via e si persero nel buio della notte.

Annael si era voltata a guardare il Principe, nell'aria l'odio era quasi palpabile.

Calien non proferì parola, e restò a osservare i gesti della donna che da tempo ormai appariva nei suoi sogni notturni.

Questa con una mano si sfilò la maschera che portava, scoprendo un viso candido come la neve d'inverno. Gli occhi fiammeggianti stonavano visibilmente con la delicatezza del suo volto etereo.

«Anche voi...» riuscì a sibilare il Principe, la gola seccata dalla tensione.

Con l'altra mano, Annael creò una scarica di scintille luminose pronte a colpirlo.

«Fatemi passare, altrimenti...» ma la sua voce tradiva una certa irrequietezza.

Calien si spostò cautamente di qualche passo, la delusione visibile sul suo giovane volto di uomo.

La bella Annael, la Dama Solitaria che aveva segretamente amato per tutto quel tempo... Era una seguace della Setta Rauros. Non poteva, non voleva capacitarsene.

Ma l'Impero... Il Regno di suo padre era in pericolo, e lui non poteva starsene con le mani in mano.

Scacciò via quei terribili pensieri e corse nuovamente dentro la Grande Sala, che in pochi minuti si era tramutata in un vero campo di battaglia.

I membri della Setta si erano nascosti alla perfezione durante il Gran Ballo, e ora che avevano iniziato a combattere se ne potevano contare circa trenta. Osservandoli, Calien notò che avevano tutti la stessa maschera color argento contornata da strisce verdognole. Un particolare importante, a cui però nessuno aveva fatto caso.

Intanto erano già stati convocati i Guerrieri Magici, chiamati così perché gli unici in grado di apprendere tecniche di magia nera.

La battaglia tra loro e la Setta Rauros provocò numerose vittime anche tra i normali invitati. Correndo al centro della sala, Calien vide una dozzina di corpi stesi a terra senza vita, e rabbrividì.

«Padre!» urlò, oltrepassando il varco d'uscita della Grande Sala.

«Mettiti al riparo, Calien. Questi maledetti rivoluzionari saranno giustiziati all'istante!»

«Non siate precipitoso, Mio Sovrano...»

Un secondo e improvviso flusso di fiamme azzurre scaturì dalle mani dell'intruso che si era palesato d'improvviso dinanzi a loro.

Ma il riflesso di Aroden III colse alla sprovvista l'uomo, e un getto d'acqua potentissimo lo travolse facendolo schiantare contro il muro di pietra alle sue spalle. L'urto non gli permise di schivare il colpo successivo dell'Imperatore, che scagliò una dozzina di lance ghiacciate dritte verso il suo cuore.

L'uomo, in ginocchio di fronte a lui, spalancò gli occhi sopraffatto dal dolore, e rimase in quella posizione in un tempo che parve infinito.

A Calien sembrò quasi di star vivendo un sogno. Non riusciva ancora a capacitarsi di quello che stava succedendo. D'un tratto, però, sentì un sussurro quasi impercettibile alle sue spalle.

«Padre...»

La Dama Solitaria era dietro di lui, il volto trasformato in pura disperazione.

Poi, tutto accadde in un lampo.

Come uno stormo di uccelli in picchiata, i fulmini neri generati dalle mani di Annael esplosero al centro del petto del Sovrano, che dopo aver urlato il suo immenso strazio, esalò l'ultimo respiro cadendo rumorosamente a terra.

La Dama Solitaria, la cui espressione era sinonimo di collera e ripugnanza, lanciò un ultimo sguardo verso Calien. Uno sguardo che racchiudeva tutta la rabbia e la sofferenza scaturite dal quell'esile corpo di donna. Uno sguardo che trafisse il Principe in profondità, come tanti pugnali affilati.

Ciò che stava provando lui, aveva appena provato lei. Entrambi orfani di padre, non avevano altra scelta se non quella di portarsi rancore per tutta la vita.

Ma il Principe Calien aveva una scelta in più: attuare la sua vendetta. La donna che gli stava di fonte aveva appena ucciso Aroden III, Sovrano dell'Impero, nonché l'uomo che gli aveva donato la vita. E lui, Calien, erede al trono, sarebbe diventato presto il nuovo Sovrano. Bastava solamente uccidere quella donna colpevole di golpe. La seguace della Setta di Rauros. La figlia del nemico. La Dama Solitaria. La donna che amava.

Non poteva. Non ci sarebbe mai riuscito, sarebbe andato contro ogni legge etica e morale del Regno, ma non l'avrebbe fatto. Un sentimento così forte lo legava a lei, un sentimento che non doveva esistere ma che pulsava prepotente dentro di lui.

Si avvicinò alla donna in segno di resa, ma un rumore secco colpì entrambi alla sprovvista.

Calien abbassò lo sguardo sul ventre di Annael, e si accorse con orrore che una lancia appuntita lo aveva trapassato in pieno.

La donna ebbe il tempo anch'ella di abbassare la testa al grembo, per poi rialzare il volto e guardare dritto negli occhi il suo acerrimo nemico, sebbene in realtà non lo stesse vedendo realmente. Non uno spiraglio di rimorso, in quelle iridi color della pece che giungevano a velarsi di morte. Solamente una lacrima scese giù rigandole la gota bianca, sintomo del dolore fisico a cui il suo corpo era sottoposto.

Si accasciò infine tra le braccia del Principe, al quale non rimase altro che un pungente odore di sangue e amaranto.

  
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