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Autore: dapperunicorn    21/04/2013    5 recensioni
Louis Tomlinson era l’individuo più detestabile che Harry Styles avesse mai incontrato prima d’ora. E di gente, lui, ne aveva incontrata eccome.
Nessuno era mai stato così egocentrico, narcisista e presuntuoso. Nessuno era come quel Louis. E la cosa peggiore, pensò Harry, era che tutta la scuola lo adorava. Aveva letteralmente tutto l’istituto ai piedi. Perché lui era definito divertente, simpatico e molto spiritoso.
Per lui invece era solamente un immaturo. Perché gli altri non se ne rendevano conto?
E non erano sempre le cose che più ti infastidivano a starti sempre attorno?
E se un giorno, dovessero casualmente rimanere bloccati - da soli - in ascensore, cosa succederebbe?
[Larry]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Three hours.
 
***

 
Louis Tomlinson era l’individuo più detestabile che Harry Styles avesse mai incontrato prima d’ora. E di gente, lui, ne aveva incontrata eccome.
Entrambi i genitori - antropologi di professione - avevano viaggiato per il mondo, portandosi dietro l’unico figlio. Era sempre in viaggio, a contatto con persone sempre diverse.
Nessuno era mai stato così egocentrico, narcisista e presuntuoso. Nessuno era come quel Louis. E la cosa peggiore, pensò Harry, era che tutta la scuola lo adorava. Aveva letteralmente tutto l’istituto ai piedi. Perché lui era definito divertente, simpatico e molto spiritoso.
Per lui era solamente un immaturo. Perché gli altri non se ne rendevano conto?
 
E non erano sempre le cose che più ti infastidivano a starti sempre attorno?
Non c’era giorno in cui non incontrasse lo sguardo di Louis. In mensa, durante l’ora di chimica, al corso pomeridiano di chitarra, all’uscita da scuola, poco prima che Harry salisse sull’autobus. Praticamente sempre. Il riccio sarebbe scoppiato, prima o poi.
Louis era perfettamente consapevole del fatto che Harry non lo sopportasse. Se n’era accorto. Quando incontrava il suo sguardo, il ragazzo lo ricambiava con un occhiataccia infastidita, e il cipiglio lo caratterizzava sempre. Non gli aveva mai rivolto il sorriso, nemmeno una volta. Era divertente, pensava Louis, vedere come il riccio si comportasse con lui.
Quel giovedì, poco dopo il suono della campanella che dava fine alle lezioni scolastiche pomeridiane, Louis era diretto al suo armadietto, nel quale doveva prendere i libri necessari allo studio. Visibilmente in ritardo - sua madre era intransigente per quanto riguardava il ritorno a casa - decise di prendere l’ascensore che la scuola lasciava a disposizione. Prese velocemente i vari libri nell’armadietto e corse verso l’ascensore. La scuola era semideserta, se non per le poche persone che come lui si erano fermate nel pomeriggio. Mentre camminava lungo il corridoio, notò, qualche metro più avanti, le porte dell’ascensore che stavano per chiudersi.
«Aspetta!» Urlò, sperando che chiunque vi fosse la dentro avesse sentito ciò che aveva detto. Fortunatamente fu così: l’unica cosa che Louis vide era una mano che teneva aperte le porte automatiche, permettendogli di entrare.
Entrando biascicò un “grazie”, con ancora il fiatone, senza guardare minimante chi gli avesse fatto il favore di tenere aperte le porte.
 
Prima ora: Niente panico.
 
Non è possibile, pensò Harry. Non di nuovo.
Non bastava il fatto che doveva sorbirsi le continue descrizioni di Louis da parte di mezze ragazze della scuola. Doveva anche trovarselo in ascensore.
«Andiamo bene.» Disse a bassa voce, roteando gli occhi.
Louis, che fino a quel momento non si era accorto di lui, si girò, riconoscendo la voce profonda del riccio. Accennò un sorriso, poi si rigirò dall’altra parte, facendo finta di niente. «Styles, che piacere vederti.» Disse dopo qualche secondo, con quel sorriso beffardo che dava tanto sui nervi al ragazzo. Fortuna che girato di spalle non poteva vederlo.
«Davvero Louis, non c’è bisogno che tu faccia il carino con me, concedendomi il saluto. Non ci tengo.» Sputò Harry, infastidito.
Okay, quando Harry iniziava a comportarsi così, rispondendo acido, nemmeno Louis riusciva a sopportarlo. Si girò velocemente verso di lui, avvicinandosi al suo volto. Stava per dire qualcosa, quando un forte stridio seguito a ruota da un tonfo, fece perdere l’equilibrio al castano, che si ritrovò a pochi centimetri di distanza dal riccio. Quest’ultimo deglutì rumorosamente, dopodiché spostò malamente il ragazzo, come per scrollarselo di dosso. «Che diavolo è successo?» Chiese in tono stizzito. La vicinanza con quel ragazzo gli aveva alzato la temperatura corporea. Louis gli lanciò un occhiata, e giurò di averlo visto arrossire. Dopo la considerazione riprese a guardarsi attorno. Sbaglio o si erano fermati?
«Aspetta un secondo... siamo fermi Styles, non ci stiamo muovendo. L’ascensore si è fermato.» Il tono di Louis era involontariamente apparso allarmato.
«Ma che cosa dici Louis...» Iniziò a dire Harry, facendo silenzio, sicuro di sentire il solito rumore che facevano gli ascensori in funzione.
In effetti però, l’ascensore di solito li portava al piano scelto in pochi secondi. Ed erano sicuramente passati dei minuti, ormai. Lanciò un occhiata a Louis, e si accorse che il ragazzo era più preoccupato del dovuto. Aveva gli occhi chiusi e respirava molto profondamente, sussurrando qualche parola d’incoraggiamento. A quella vista, il riccio scoppiò a ridere.
«Che c’è Tomlinson, paura degli spazi piccoli e angusti?» Ridacchiò lui, ricevendo un occhiataccia dal ragazzo.
«In realtà ciò che mi preoccupa è dover passare del tempo con te, Styles.»  Rispose prontamente. Nel volto non vi era alcuna traccia di ironia, niente di ciò. Sembrava pensarle veramente le parole che aveva sibilato.
«Non è così che si ringrazia colui che ti ha lasciato le porte aperte. I genitori non ti hanno insegnato le buone maniere?» Chiese Harry, ironico.
«Dovrei ringraziarti? Siamo bloccati qua dentro, Harry! Mia madre mi farà a pezzi. Ed è solamente colpa tua. Chi diavolo ti ha chiesto di comportarti gentilmente? Di solito non lo fai mai. Avresti dovuto fregartene del ragazzo che correva per prendere l’ascensore, e continuare la tua normale vita.» Sbraitò Louis. Era allarmato, soprattutto perché sì, aveva paura degli spazi angusti, fin da quando era bambino.
Harry non riusciva a credere alle parole di Louis. «Bene! Adesso è colpa mia se siamo bloccati qua dentro? Sai una cosa? Se avessi saputo che eri tu, non avrei nemmeno tenuto aperto.» Anche il tono di voce del riccio si era alzato di qualche tono, superando quello di Louis.
Quest’ultimo non aveva nemmeno la forza per ribattere. Appoggiò la testa al muro, continuando la sua profonda respirazione antipanico. Forse però, era troppo tardi per quella. «E ora cosa facciamo?» Sussurrò al riccio, che non rispose. Era intento ad analizzare i pulsanti dell’ascensore. In un improvviso scatto di ira, inizio a premerli, tutti assieme. Essi si illuminarono per qualche secondo, ma non successe nulla. Il riccio tirò un calcio all’ascensore, ma l’unica cosa che ottenne fu un dolore al piede. Lanciò un veloce sguardo al ragazzo, e notò che era davvero preoccupato. Non gli piaceva vederlo così, soprattutto perché sorrideva sempre.
Il riccio cercò le parole giuste da dire per fare stare meglio il ragazzo. «Senti Louis... non ti preoccupare... usciremo in fretta da qua.» Disse poco convinto delle sue stesse parole.
Il castano strizzò gli occhi, poi si girò verso il ragazzo. «Credo che morirò qui, Harry.»
Lui cercò di non ridere. Non era una conclusione leggermente affrettata? si chiese, guardando l’altro, perplesso. «Non... non succederà Louis.» Affermò, avvicinandosi a lui e posandogli una mano sulla spalla, impacciato. L’altro ragazzo guardò la mano del riccio, corrucciando la fronte. Harry la levò subito e si girò dall’altra parte.
Era decisamente una situazione strana, strana ed imbarazzante. Pensarono entrambi.
I successivi cinque minuti li passarono completamente in silenzio. Si sentivano solo i profondi e regolari respiri di Louis. Nessuno dei due sapeva cosa dire, o cosa fare. Harry continuava a guardare la pulsantiera con i numeri che indicavano i piani dall’uno al quattro, lo zero, il pulsante di ALT, e quello che raffigurava una piccola campanella. «Ma certo!» Disse più a se stesso che a Louis. Poi premette l’ultimo pulsante, e automaticamente avvertì chiunque fosse ancora presente a scuola.
«Ho avvertito i soccorsi Lou, saranno presto qui.» Avvertì il ragazzo, sorridendo fiducioso. In cuor suo sperò ci fosse ancora qualcuno a scuola.
 
Seconda ora: Vaneggiamenti.
 
Era passata molto più di un’ora da quando avevano avvertito del blocco dell’ascensore, ma niente. Nessuno era venuto a soccorrerli; la vita, la fuori, scorreva come se niente fosse.
«Non è così che immaginavo di morire, Harry.» Disse improvvisamente Louis. Il ragazzo si girò a guardarlo cercando di capire se stesse davvero dicendo la verità. Era davvero serio.
«Ma che stai dicendo Louis...»
Il castano non lo ascoltò, continuando a parlare. Oramai non riusciva a reggersi in piedi da solo. Era poggiato alla parete dell’ascensore, e parlava molto lentamente. «Sai, io mi immaginavo la mia morte completamente diversa. Sarei morto a sessantanove anni, nel sonno. Avrei lasciato un bel gruzzoletto alla mia famiglia. Stamattina ero sicuro che sarebbe successo qualcosa. Avrei dovuto buttare giù una bozza del mio testamento.» Disse, non accennando alcun sorriso ironico.
Le parole di Louis erano insensate. Stava vaneggiando. Harry continuò a guardarlo perplesso, evitando accuratamente di rispondergli.
«Pensi che si siano dimenticati di noi?» Chiese poi, guardando Harry con quegli enormi occhi azzurri. Il riccio lo guardò per qualche secondo, meravigliandosi di quanto i suoi occhi fossero chiari... e belli.
Davvero aveva pensato quelle cose?
Dio, adesso anche lui stava vaneggiando.
Entrambi sospirarono pesantemente, poi si accasciarono al pavimento, senza proferire parola. Nessuno dei due sapeva cosa dire, o cosa fare per passare il tempo. Di questo passo, avrebbero passato tutta la notte in ascensore. Con la testa appoggiata al muro, Harry lanciò un occhiata veloce a Louis, notando che stava ancora facendo quell’assurda respirazione antipanico. Per un attimo si domandò il vero motivo per cui lui e quel ragazzo non andassero d’accordo.
Non avevano mai intavolato una vera conversazione, nonostante fossero nella stessa scuola da anni, ormai. Quell’odio - o meglio, non sopportazione - era nato così, dal nulla.
 
Terza ora: Confessioni.
 
«Pensi che il nostro “odio”, sia reale?» Chiese improvvisamente Louis, evitando accuratamente lo sguardo confuso e interrogativo di Harry. Non si aspettava una domanda del genere, e quello, pensò, non era il momento giusto per parlarne.
Il riccio ci mise qualche secondo, prima di rispondere. «Louis... non mi sembra il caso di parlarne. Abbiamo di meglio da fare, al momento.»
«A me sembra il momento adeguato. Siamo bloccati qua dentro, non abbiamo altro da fare, e io ho bisogno di distrarmi. Non so se te ne sei accorto, ma sono leggermente claustrofobico.»
Harry era indeciso sul da farsi. Guardò Louis per qualche secondo, poi si avvicinò a lui. «Parliamo Lou, ma non di noi. Raccontami un po’ di te.» Il castano spostò lo sguardo verso l’altro, accennando un sorriso.
«Che vuoi che ti dica...»
«Hai ragione, scusa. La tua vita è ipoteticamente perfetta. Bella famiglia, tanti amici che ti vogliono bene, milioni di ragazze che ti vanno dietro...» Sputò Harry, quasi involontariamente.
Poteva essere quello il motivo per cui non riusciva a sopportarlo? Era invidioso della vita perfetta di quel ragazzo. Non vi era nulla che stonasse, al contrario della sua. I genitori erano sempre in viaggio, a scuola passava la maggior parte del tempo da solo; non che gli desse fastidio la solitudine, ma per una volta avrebbe voluto non essere lui quello seduta in biblioteca, nell’ultimo banco vicino alla finestra, che leggeva e ogni tanto alzava lo sguardo alla ricerca forse di qualcuno che passava il tempo come lui, così che potessero entrambi passare il tempo a leggere, insieme.
«Sei come tutti gli altri, Harry.» Disse Louis arrabbiato, alzandosi e allontanandosi dal ragazzo. Peccato che non poteva muoversi più di tanto in uno spazio di pochi metri. In quel momento, si sentì ancora più oppresso di prima.
Il riccio si rese conto di ciò che aveva detto, e si affrettò a scusarsi. «Louis, mi dispiace. Non so niente di te, non avrei dovuto... Non pensavo veramente ciò che ti ho detto.»
«Le pensavi eccome, quelle cose. Non c’è un ragazzo in questa stupida scuola che non lo pensi. Mi spieghi cos’è che ti fa pensare che io sia davvero felice? Che non stia nascondendo il segreto più grande del mondo? Che non mi senti oppresso da tutto questo? Dimmelo Harry.»
Il riccio si alzò a sua volta e si avvicinò a Louis. Si sentiva colpevole. Avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa. «Mi... mi dispiace davvero.» I suoi occhi incontrarono quelli di Louis. Quello che sentì quest’ultimo fu una stretta al cuore, dolorosa ma allo stesso tempo... calda ed intima, che gli fece venire i brividi. Distolse lo sguardo, e sospirò. «Non importa.»
«Qual è il segreto che nascondi, Lou?» Chiese Harry. La sua voce si era fatta involontariamente dolce e fanciullesca, quasi avesse paura di ferire di nuovo il ragazzo.
«Non credo sia importante...» Rispose Louis, serrando il pugno. Harry lo notò, e in un passo si avvicinò a lui, prendendo la mano serrata e sciogliendo le dita, in modo che la mano fosse aperta. Poi iniziò lentamente a carezzarla, facendo scivolare le dita sul palmo di essa. Era così che i suoi genitori facevano con lui per farlo tranquillizzare. Era da un po’ che voleva farlo, voleva sfiorare quel ragazzo, sentire il suo calore, e finalmente lo aveva fatto.
Quando smise di farlo, incrociò lo sguardo di Louis, sorridendogli dolcemente. Quest’ultimo sentì il calore pervadergli il corpo. Lentamente chiuse di nuovo la mano, prendendo quella di Harry, poi lo baciò.
Un semplice bacio a stampo, ricco di dolcezza e curiosità. Nessuno dei due ebbe il coraggio di approfondirlo. Fu il bacio più intimo e colmo d’amore che entrambi avessero dato. In assoluto il bacio migliore.
A disturbarli fu il suono di un cellulare di Harry. Il riccio arrossì, poi lo tirò fuori dalla tasca, e rispose. Era sua madre che chiedeva dove fosse finito. Velocemente l’avvertì del blocco dell’ascensore, e fu quando riattaccò che si accorse di quello che era appena successo. Il telefono funzionava perfettamente, c’era campo.
A lui non interessava però, ciò che voleva fare era sfiorare di nuovo le morbide labbra di Louis. Spostò lo sguardo di nuovo su di lui, ma ciò che notò fu un’espressione confusa, quasi infastidita.
«Harry, avevi il cellulare?» Chiese, molto lentamente. Il riccio annuì tranquillo, sorridendo timidamente al ragazzo. La reazione che ricevette fu inaspettata. «E perché diavolo non lo hai detto prima? Potevamo chiamare qualcuno!» Esclamò Louis, furente.
«Be’, pensavo che non ci fosse campo...» Tentò di dire l’altro.
Louis sospirò pesantemente, cercando di tranquillizzarsi. In poche parole avevano passato tre ore bloccati in ascensore, quando potevano tranquillamente utilizzare il cellulare per chiedere aiuto. «Dovrei ucciderti, Styles. Ma non ho le forze per farlo.» Disse alla fine.
«Bel ringraziamento per averti salvato la vita.» Ribatté Harry, e così ricominciarono a litigare.
 
Venti minuti più tardi li fecero uscire. La città era ormai avvolta dal buio, segno che si era fatto molto tardi. Prima di dividersi per tornare a casa, Harry e Louis si guardarono.
«Non una parola su ciò che è successo.» Dissero all’unisono, poi si guardarono un’ultima volta negli occhi - beandosi uno dell’altro - e si allontanarono, ognuno per la sua strada.
Mentre tornavano a casa, pensavano entrambi a ciò che era successo. Harry era ancora scosso da brividi, mentre Louis sorrideva, perché quello era stato il bacio migliore della sua vita.
Entrambi si chiesero se davvero non avevano pensato subito di utilizzare il cellulare per uscire dall’ascensore, o se forse, non dissero nulla perché ciò che davvero volevano fare era passare un po’ di tempo assieme, lontano da tutti.









Spazio autrice:

Salllllve! c:
Questa è la mia prima OS in assoluto... sono molto, mmm, nervosa. Già.
Volevo ringraziare, aaaanzi, dedicare, questa OS alla meravigliosa *rullo di tamburi*:
HLLNZ_life, se stai leggendo, be', grazie mille per tutto quello che hai fatto! E' stata questa ragazza a convincerci a pubblicare questa OS, quindi se non vi piace, potete prendervela con lei. Hahahah, ovviamente sto scherzando. La colpa sarà solo mia. .___.
Be', spero vi piaccia., fatemi sapere cosa ne pensate... Ora evaporo! Cuore enorme a tutti:
  
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