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Autore: Harrieed    21/04/2013    0 recensioni
Questa storia è frutto della mia fantasia, parla di questa ragazza (che vi anticipo, si chiama Matilde) e di come è dovuta crescere in fretta, di come userà tutte le sue forze per ottenere il meglio da se stessa, e dagli altri. La storia inizia che la sua vita è stata stravolta già da un pò , ma non mancherò di farvi conoscere il suo passato. Sulla protagonista vi svelo solo che : - fa parte di una crew di ballerini e ama la danza più della sua stessa vita, è molto emotiva, è Italiana e tutta la sua famiglia è rimasta in Italia, rivede spesso solo il padre che lavorando su una nave da crociera ogni tanto sbarca a New York.
Spero fortemente che vi piaccia. xx
Dal primo capitolo:
"*bep bep* rallento il passo e tiro fuori il cellulare dalla tasca, è Zia Rose. “ricordati di andare a prendere Jace all’uscita da canto” sbuffo e rispondo con un secco - “sono già fuori” . Pochi passi ed ecco la risposta “molto bene, baci a stasera” . Alzo lo sguardo dal cellulare, sono in anticipo, come minimo di mezz’ora."
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, questo è il primo capitolo ed è la prima storia che pubblico. c: Recensite se vi va, e per favore non siate troppo cattivi ewe.
Detto questo spero che vi piaccia.
Baci 
M.
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*bep bep* rallento il passo e tiro fuori il cellulare dalla tasca, è Zia Rose. 

-“ricordati  di andare a prendere Jace all’uscita da canto” sbuffo e rispondo con un secco - “sono già fuori .

Pochi passi ed ecco la risposta  molto bene, baci a stasera .
Alzo lo sguardo dal cellulare, sono in anticipo, come minimo di mezz’ora. 
Le porte della scuola sono ancora chiuse e sto morendo di caldo, perciò attraverso la strada e mi siedo su una panchina all’ombra. 
Appoggio la borsa e incrocio le gambe, c’è il sole oggi  e sembra che finalmente sia arrivata la primavera.
Neanche il tempo di finire una canzone che il fastidioso *bep* di un messaggio la interrompe nuovamente.
Guardo lo schermo illuminarsi, per niente ansiosa di scoprire il mittente. Sono tentata di mettere il silenzioso, ma conoscendomi poi mi scorderei di rimettere l’audio e non voglio creare attacchi di panico inutili, solo perché non rispondo. Stavolta  è semplicemente il credito  e non mi disturbo a leggere. 
Fisso lo sguardo sulle porte della scuola, chiuse.
Sono stufa di aspettare, ma ho promesso a Jace che oggi gli avrei fatto una sorpresa. 
Perciò eccomi, seduta su una panchina , le cuffie in testa,  caramelle in mano e  abbastanza soldi per ricoprire di gelato due volte quel marmocchio. Marmocchio che,  tanto per la cronaca, mi adora.
Sorrido solo al pensiero di quella bocca sdentata che mi corre incontro.
Mi basta pensarci un attimo e l'idea perde tutto il suo fascino, c’è una strada fra l’uscita e me.
Mi alzo in piedi,  pronta ad attraversare non appena le porte si aprano. Poi  però, riguardo l’orologio… manca un quarto d’ora, sbuffo e mi risiedo.
Scorro l’home del cellulare, e adesso che faccio? Entro su Facebook. Lo faccio raramente, solo in momenti vuoti come questo.
Vedere la vita delle mie amiche che va avanti senza di me, mi demoralizza. 
Questo è un altro dei motivi per cui preferisco twitter. 
Non ho tempo  di lasciar vagare oltre la mia mente, la campanella sta suonando. Scatto in piedi e attraverso, mentre rimetto le cuffiette in borsa. 
Mi metto al solito posto, l’angolo laterale in fondo.
Indietro, ma perfettamente visibile in mezzo  a tutti i genitori. 
Ecco che escono.  Bellissimi nelle loro divise.  Mi diventa difficile pensare che questi nanetti schiamazzanti siano in realtà alcune delle voci più belle di tutto il Paese.
Eccolo che arriva, un magnifico sorriso sdentato stampato sulla faccia, con quegli occhietti furbi e tremendamente sinceri. 

 - " Tiddeeee" e puf me lo ritrovo attaccato alle gambe. Rido di cuore a quella  strana storpiatura del mio nome.

“Jace lasciami dobbiamo andare”

– “Dove!? E cos’hai lì?! Fammi vedere daaii”
 

Mi strattona la mano ma io la richiudo in pugno e la alzo.  

 – “ è una sorpresa, e adesso dammi la mano che andiamo al parco”.

Così , mentre quella manina minuscola afferra le mie dita, ci dirigiamo al parco. Più ci avviciniamo e più inizia a saltellare qua e la, a salire sui muretti e trascinarmi alla rincorsa di piccioni. Sinceramente non mi da fastidio, non so per quanto ancora avrò il privilegio di stare con loro e mi voglio godere ogni momento fino all’ultimo.
Ed ecco che un’inspiegabile malinconia mi invade. Mi succede spesso ultimamente.  Nonostante le chiacchiere non-stop di Jace, il resto del tragitto fino al parco è un agonia.

“No Matilde”  penso stizzita  “Non ora, non qui” .

Ecco che Jace mi tira per allungare il passo, sostiene di aver visto uno gnomo. Provo ad assecondarlo e ad ascoltarlo, mi racconta di gnomi amichevoli, ma ormai la mia testa è partita. Violente come un fiume in piena, mi scoppiano nella testa le voci e le facce delle persone che mi sono sforzata di lasciare alle spalle.
Ad un certo punto mi sembra di sentire la risata di mia madre.
Mi viene la pelle d’oca, non mi giro  e affretto il passo, mi sforzo di tornare alla realtà.
Ho un bambino da tenere d’occhio e ho promesso a sua madre che oggi pomeriggio lo avrei fatto divertire. 
Faccio un respiro profondo mentre le chiacchiere di Jace tornano ad occupare il centro delle mie attenzioni, ecco che sorrido.
Jace sta ancora fantasticando sugli gnomi. Lo prendo gli faccio le pernacchie sulla pancia.
Lo sfido a una gara di corsa fino alla baracchina dei gelati. Gli concedo un po’ di vantaggio, così mentre lui parte nella sua corsa sgangherata,  mi azzardo di tirare un’occhiata alla proprietaria di quella risata.
Niente di che, solo una signora con i suo figli, totalmente diversa da mia madre. 

“Non essere stupida Matilde”  penso  “Hai messo l’oceano fra di  voi” .

Scaccio quei pensieri , guardo Jace che non è nemmeno a metà strada. 
Lo raggiungo senza il minimo sforzo gli faccio il solletico e poi lo supero, duro colpo al suo orgoglio. Prova a raggiungermi, mi faccio prendere. 
Tiro fuori i buoni gelato accompagnati da una quantità industriale di monetine, glieli mostro e mentre i suoi occhioni si spalancano dalla gioia

- “Ta-Daan”

Sorride ed ecco che attacca a parlare dei suoi gusti preferiti.

-"sai qual'è il mio gusto preferito? No, non lo sai. Te lo dico io! Cioccolato, ma la mamma dice che fa male mangiarne troppo, oggi prend ocioccolato e biscotto? Ti piace il biscotto?"

-" Si Jace, oggi prend..."

-"te lo dico io che gusto scegliere! Devi scegliere fra cioccolato, puffo e yougurt..."


Non mi lascia il tempo di rispondere neanche sta volta, ma non mi preoccupo.
Entriamo e non interrompe la parlantina nemmeno quando una sua compagna di corso si mette in fila, con suo fratello, dietro di noi.  Anzi la coinvolge, e coinvolge pure suo fratello, che sorride alla sfrontatezza di Jace nel fargli le domande più assurde.

-“Hai mai visto uno gnomo?”  Il ragazzo sorride a rimando e gli risponde

– “ No e tu?”

–“ Oggi! per la prima volta! Vero Matilde?! “
 

Non mi lascia neanche il tempo di rispondere che già ha attaccato a parlare di gnomi con la sorella ,che da vaghi ricordi mi sembra che si chiami Clarissa, mentre il fratello mi sorride.

-“Derek, piacere”  gli sorrido a mia volta  

-“Piacere mio, io sono Matilde”  .
  
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