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Autore: SkyFullOfStars_    21/04/2013    1 recensioni
Kurt è un'apprendista stilista in un delizioso appartamento a New York.
Ma il destino ha deciso di giocherellare un po' con lui, facendolo capitolare in un evento, che gli farà incontrare un certo Blaine.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Burt Hummel, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8. A Friendly Talk




 
 
Quello che vide gli fece balzare il cuore.
-Lei?- disse Kurt stupito. 
Intanto davanti a lui una figura maschile con i capelli brizzolati gli si avvicinava …il padre di Blaine.
Alla sua vista una rabbia salì dentro al biondino.
“Come poteva presentarsi di nuovo dopo tutto questo tempo? Dov’era quando il figlio ne aveva bisogno?”- pensò Kurt furioso.
Il cuore del ragazzo batteva forte, gli occhi azzurrini se ne stavano immobili sulla figura dell’uomo che era in piedi sullo stipite della porta con una spalla appoggiata contro.
Ad un certo punto Kurt non ce la fece più a trattenersi dalla rabbia e sbottò:
-Che ci fa lei qui? Prima abbandona suo figlio su due piedi e poi si ripresenta?! Con quale coraggio?- urlò alzandosi violentemente dalla sedia.
Poi si rese subito conto che forse aveva esagerato un pochino e che non era da lui comportarsi così, ma quell’atteggiamento aveva scatenato in lui la rabbia. Non era giusto nei confronti di Blaine. Lui gli era stato vicino in questi giorni e del padre non ne aveva visto neanche l’ombra.
Così, cercando di rimediare, si mise una mano davanti alla bocca e subito si scusò:
-Oh, mi scusi tanto, non intendevo…-
-Hai ragione.- si sentì rispondere. Kurt si stupì della risposta di Carl. Solo dopo pochi secondi si accorse che il viso dell’uomo si era cominciato a spegnere lentamente e che ora ad essere seduto era lui.
Kurt allora si maledì per aversi fatto scappare quelle parole di bocca e così s’inginocchiò vicino alla sedia e poi attaccò:
-Le giuro che non volevo dire questo…sicuramente ci sarà stato un valido motivo per cui lei non è venuto…-
A quelle parole il viso spento di Carl lo guardò con tristezza ed al ragazzo si strinse il cuore.
Gli sembrava un’altra persona: la prima volta che si erano incontrati aveva un’aria più severa e per di più gli aveva risposto male. Sembrava fosse una persona aggressiva ed egoista.
Ora sembrava sperduto, depresso…Kurt poteva giurare di avere davanti a lui una delle persone più tristi che conosceva.
-Vedi, io e Blaine…non andavamo molto d’accordo in questo periodo…- spiegò con la voce strozzata dalle lacrime che stavano uscendo.
Kurt stava per piangere di nuovo.
-…l’ultima volta che abbiamo litigato è stata la mattina dell’incidente…non ricordo molto…solo mio figlio che sbatteva la porta di casa dietro di sé ed il rumore dell’accensione del motore dell’auto…poi una chiamata…un brivido…-
Il biondino ascoltava con le lacrime agli occhi. Poi prese la sua borsa attaccata alla sedia e ne tirò fuori due fazzoletti, porgendone uno all’uomo accanto a lui. Carl lo guardò con aria interrogativa ma Kurt disse:
-Non solo lei è così sensibile eh!- e così lui gli sorrise.
Solo ora il biondo si rendeva conto che il padre di Blaine era una di quelle persone che nascondono se stesse e che si mostrano più forti per non sembrare deboli. Gli fece improvvisamente tanta tenerezza e, se sarebbe stato più che un suo conoscente, sicuramente lo avrebbe subito abbracciato per confortarlo. Ma Kurt si rese conto che forse era troppo.
Intanto notò che le lacrime di Carl si erano quasi del tutto asciugate e che nella stanza regnò il silenzio per vari minuti. Poi il padre di Blaine parlò:
-Sai, ho sentito ogni tua singola parola del discorso di prima- e con un cenno della testa indicò il figlio accanto a lui.
Il moro intanto era ancora immobile come una statua: i capelli erano ricci e sparpagliati sul cuscino, la sua bocca era socchiusa e, ogni volta che Kurt la guardava, un piccolo brivido s'infiltrava in lui...La sua pelle era morbida, come sempre...Kurt si ricordava ancora la prima volta che l'aveva toccata: fu puro piacere avere la possibilità di tastare quel velo di morbidezza che lo portava in uno stato di estasi...
Ritornando all'affermazione che aveva fatto il padre del moro, Kurt allora si sentì imbarazzato, ma non fece in tempo a replicare, poiché il padre di Blaine subito riattacò dicendo:
-Ti ringrazio.-
Il ragazzo allora fu sorpreso che non si fosse arrabbiato e che ora un sorriso era stampato sulla sua faccia.
-Sai, all’inizio non mi piacevi…con tutti quei vestiti alla moda e tutti colorati ti avevo scambiato per l’animatore dei bambini- e Kurt rise divertito.
-Ma poi ho capito che sei un bravo ragazzo…l’infermiera mi ha detto che sei stato qui tutti i giorni.- e Kurt annuì mostrando un sorriso timido.
L’uomo annuì a sua volta.
-Una cosa Kurt- disse con aria seria guardandolo. Il ragazzo intanto lo guardava e si sorprese nel sapere che si ricordava il suo nome.
“Oddio, cosa vuole dire adesso?”- pensò preoccupato Kurt.
Intanto aveva cominciato a toccarsi nervosamente le mani mentre guardava impaziente Carl che stava per parlare.
-Mi devi promettere che…riuscirai a far innamorare mio figlio di te.-
A quelle parole Kurt rabbrividì.
“Come? Innamorare? Blaine è gay?!”-pensò a bocca aperta.
Il ragazzo aveva dimenticato come si parlava…le parole ormai non gli venivano più per quello che aveva appena sentito. Così chiese timidamente:
-M-ma lei come…come fa a sapere che io sono…che…-
Carl rise scuotendo la testa, ma non rispose.
Così Kurt continuò:
-E da quanto tempo sa che suo figlio è…gay?-
-Da pochi giorni prima dell’incidente. Quella mattina avevamo discusso un’altra volta su quello ed io non ero ancora riuscito ad accettarlo. Ma poi con l’incidente ho capito che il valore delle cose che hai lo capisci solo quando le stai per perdere o quando …le hai perse.- ed il suo viso si spense di nuovo.
Allora in tutta la stanza scese un lungo silenzio che Kurt sfruttò per riflettere su quelle ultime parole pronunciate.
“Il valore delle cose che hai lo capisci solo quando le stai per perdere o quando le hai perse.”
Era vero.
Tante volte nella sua vita il biondino aveva avuto paura di perdere qualcuno o qualcosa…Ma la volta in cui se ne era davvero reso conto è stata quando aveva quasi perso suo padre.
In quel periodo era nervoso, rispondeva male a tutti e non voleva parlare o sfogarsi con nessuno.
Diceva agli altri del Glee Club che era tutto a posto e che non aveva bisogno di niente.
Ma non era così.
Sapeva che suo padre poteva morire da un momento all’altro e questo lo stava logorando dentro:
si sentiva come se qualcuno lo stesse prendendo a pugni in continuazione, non dormiva la notte e ricordava di non aver mai pianto così tanto in tutta la sua vita in quel periodo.
E’ stato uno dei peggiori.
 Se avrebbe perso suo padre avrebbe perso se stesso.
-Tutto bene?- si sentì richiamare da un viso che lo stava fissando preoccupato.
Il giovane scosse un attimo la testa come per scrollarsi dai ricordi e, alzando il viso, rispose sorridendo:
-Si, si è tutto a posto. Pensavo.-
L’uomo sorrise, diede un’occhiata al figlio accanto a lui e sorrise di nuovo, stavolta più intensamente.
I suoi occhi azzurrini brillavano, tra le lacrime che li oscuravano Kurt poteva vederne una scendere furtivamente, senza essere interrotta dalla mano dell’uomo.
-Mi dispiace Blaine.- sussurrò accarezzando la mano del figlio lievemente. Poi il suo capo si chinò verso le sue ginocchia e si udirono solo dei piccoli singhiozzi.
Kurt si alzò e gli mise una mano sulla spalla. Carl alzò il viso e gli disse:
-Tu mi piaci, ragazzo. Mi sbagliavo su di te. Mi dispiace.-
Kurt sorrise timidamente ed alzò le spalle come per dire “Fa niente.” Successivamente disse:
-Le va se ci andiamo a prendere un cappuccino insieme, sig. Anderson?-
-Carl, chiamami Carl. E si, perché no?- rispose alzandosi dalla sedia e salutando con un bacio sulla fronte il figlio.
Così dopo pochi minuti furono seduti ad un tavolino con due cappuccini davanti a loro, chiacchierando liberamente.
Mentre parlavano Kurt ripensava a quello che aveva detto Carl precedentemente: “Mi devi promettere che…riuscirai a far innamorare mio figlio di te.”.
Al solo pensiero quelle parole lo fecero rabbrividire…
“Perché gli aveva detto quella cosa? E se a suo figlio non piacesse?”- pensava ininterrottamente.
Di una cosa era certo però: Blaine era gay. E questo gli suscitava un senso di euforia e di contentezza, come se avesse una possibilità di..
“No, no basta Kurt.”- si rimproverò mentre cercava di concentrasi sul discordo che Carl teneva gesticolando e sorseggiando ogni tanto il suo bel cappuccino tra le mani.
 
Parlarono per ore: impararono a conoscersi abbastanza bene da scherzare insieme e Kurt scoprì con suo grande stupore che Carl non era quell’uomo burbero e scontroso che aveva conosciuto all’inizio; assomigliava molto a suo padre ed era evidente che ci teneva al figlio.
-E che mi dice di Blaine, Sig. Anderson?- chiese Kurt prima di prendere un sorso dal cappuccino che teneva fra le mani.
L’uomo rise.
-Ti prego, dammi del tu e non chiamarmi Sig. Anderson…mi fa sentire vecchio!- spiegò ridendo.
Kurt sorrise e riprovò:
-Che mi dici di Blaine Sig. And….ehm, volevo dire Carl?- mentre cercava di nascondere l’errore sorseggiando il cappuccino.
Carl gli sorrise e poi cominciò a parlare:
-Beh, è uno di quei ragazzi scapestrati, che fuma, beve, si droga, và per ragazzi…- e a quelle parole Kurt si strozzò con il cappuccino e per poco non lo sputò in faccia al suo interlocutore. Così si mise una mano davanti alla bocca e guardò con aria preoccupata il padre di Blaine.
Lui lo fissò per un momento e poi scoppiò a ridere di gusto.
-Sto scherzando, Kurt! Devi scusarmi, ma volevo gustarmi la tua reazione!- ridacchiò divertito mentre Kurt si asciugava con un fazzolettino del bar.
-Molto divertente, Carl- disse mentre si asciugava un po’ i pantaloni macchiati che aveva comprato il giorno prima da Armani Jeans.
-Oh no! Proprio i miei preferiti!- esclamò dispiaciuto per i suoi jeans.
-Come?- domandò incuriosito Carl.
Kurt alzò la testa imbarazzato, poi spiegò:
-Vedi, io vado pazzo per la moda…e sono anche un apprendista stilista. In prova, ma pur sempre un apprendista stilista.-
Carl annuì.
-Adori anche tu la moda, non è così?- gli domandò sorridendo.
-Si…ma non hai ancora risposto alla mia domanda.- disse Kurt scivolando in un altro discorso.
-Ah, giusto. Allora, stavolta te lo dico sinceramente eh…Blaine è un ragazzo dolce, solare, una di quelle persone che sono con il loro sorriso ti fanno stare bene e ti rendono la giornata un gioiello.-
A quelle parole gli occhi di Carl brillarono; Kurt avvertì un brivido dietro la schiena: ora era veramente certo che quell’uomo amava il figlio. Ok, avrà anche sbagliato, ma lo amava. E questo per Blaine era importante secondo Kurt: sapeva cosa significava averel’appoggio di un padre.
-Ma devo ammettere che ha anche tanti difetti! Per esempio è molto disordinato! Ti prego, dimmi che tu non sei disordinato!-
-Oh, no io no. Ma perché mi fa, mi fai questa domanda?- chiese Kurt curioso posando il bicchiere con il cappuccino sul tavolinetto.
Carl sospirò.
-Vedi, io solo adesso sono riuscito ad accettare mio figlio per quello che è…e voglio che sia felice. Voglio che trovi un ragazzo per bene, uno che lo sappia capire, uno che sia sempre presente, che gli voglia bene…insomma uno come te, Kurt.- ed il ragazzo rabbrividì.
“Uno come me?!”- pensò eccitato. “Oh mo Dio, ha detto che…quindi vuole che…oh mio Dio!- pensò Kurt mentre si massaggiava nervosamente le nocche della mano destra.
-Insomma, so che non posso decidere io il ragazzo giusto per mio figlio…ma ho visto come sei. Ho visto che sei sempre presente, sei gentile, alla moda…e mi sono anche accorto che ogni volta che vedi mio figlio il tuo viso s’illumina e un dolce sorriso ti appare sulla faccia.- disse Carl guardandolo dolcemente.
“Caspita”- pensò Kurt-“ mi ha letto nel pensiero.”- affermò.
-Ti piace Blaine, non è così?- domandò d’un tratto Carl sorridendo maliziosamente.
Kurt lo guardò di scatto ed arrossì come un pomodoro.
“Oddio ed ora che gli rispondo?” – pensò allarmato.
-No, no no, ma ti pare? Ahahah neanche lo conosco! Ahahah no no!- disse Kurt cercando di nascondere l’evidenza.
Carl ridacchiò e poi domandò cercando di metterlo alle strette:
-Ah si? E allora perché vieni ogni giorno all’ospedale? Per qualche infermiera che ti piace?-
-Certo! E perché se no?- si affrettò a rispondere Kurt.
A queste parole Carl ridacchiò di nuovo.
-Devo ricordartelo?- gli domandò cercando di farglielo ammettere.
-Cosa?- chiese Kurt indifferente.
-Kurt, tu sei gay!- e a questo punto il ragazzo si rese conto che a dire le bugie era proprio una frana.
“Complimenti Kurt, non sei neanche capace e dire le bugie! Qualche infermiera da corteggiare?! Ma per favore!”- si rimproverò mentalmente.
Intanto Carl ridacchiava ancora per il modo in cui il ragazzo aveva provato a sgattaiolare via da quella domanda imbarazzante.
-Va bene, se non vuoi rispondermi non fa niente. Ma a me starebbe bene: avrei lo sconto nel negozio in cui lavori!- disse infine sorridendogli.
Così Kurt lo guardò e poi finì per ridere anche a lui.









AnGoLo DeLl'AuTrIcE----------------------------


Ciao a tuttiii :D Come va ragazzi? Beh ecco un altro capitolo tutto per voi miei cari :) Ditemi, vi è piaciuto di più il personaggio di Carl in questo capitolo?
Spero vi gusti (come sempre) e non vi dimenticate di commentare eh!
BESOSSSS               :*          -SkyFullOfStars_

 
 
 
 
 

  
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