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Autore: BlackColey    10/11/2007    0 recensioni
Riflessioni di una sognatrice.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E lasciate che le mie ali vibrino un’ultima volta tra le correnti d’aria di questo cielo di giorno morente. Voglio godere di questa piacevole sensazione, di questa leggerezza prima che i miei piedi tocchino la dura roccia del suolo. Ho volato per tutta la mia vita sino a questo triste giorno. Ho gioito della mia fortuna sino a questo triste giorno. Ora serberò rancore e continuerò a vivere, facendo finta di niente, pretendendo che il mio passato sia stato solo un lungo sogno ad occhi aperti, un viaggio fittizio da cui qualcuno mi ha sottratto tirandomi per i capelli. Non me ne vado per mia scelta: se fosse dipeso solamente da me, avrei continuato a flettere le mie ali nell’azzurro nulla, ad osservare con estraneità la mia vera vita, quella fatta di carne e di ossa, di dolore, di rinuncia, di sacrificio… tanto impegno, così tanti sforzi che poi si polverizzano quando la propria esistenza cessa. Rimarrà un ricordo, ci sbricioleremo in tanti frammenti e ci depositeremo nel cuore di chi più ci ha amato e rispettato. Ma della nostra esistenza nessuno comprenderà i segreti e le privazioni. Io invece ho scelto diversamente: mi sono staccata dalla vita terrena e ho scelto la libertà. L’inconsapevole e azzardata libertà che nasce dal coraggio e dal desiderio di non voler essere un altro anello di questa infinita catena. I miei sforzi non sono serviti a guadagnare ricompense mortali ma a battere le mie ali, a tenermi sospesa in questo dolce mare di morbido vento, a tenermi lontano dalle appuntite pietre che giacciono ai limiti del blu. Ma poi accadde una cosa che mai e poi mai avrei potuto immaginare. Un giorno di primavera mi avvicinai ad una splendida farfalla dai colori sgargianti, di una bellezza che raramente i miei occhi sono riusciti a scorgere tra i fiotti di vivo azzurro. Nonostante la sua magnificenza, qualcosa stonava in quello splendido quadro. La farfalla era morente e con gli ultimi sforzi si adagiava sui petali di un’orchidea. “Amica mia” mi sospirò con le ultime forze che le animavano il corpo “solo in questo triste giorno, mi accorgo di tutta la mia stoltezza e di quanto sia stata egoista. Le mie paure mi hanno impedito di avvicinarmi al suolo, e di scoprire il profumo dei fiori. Non senti il suo aroma? È la cosa più dolce e incantata che io abbia mai sentito. Eh, mia cara amica alata anche io come te volevo solo volare, volevo solo far sfoggio della mia scelta di voler vivere una vita spensierata ed innocente, di essere io il vero comandante della mia esistenza. Alla fine mi sono privata di questa gioia… quanti fiori avrei potuto scoprire, quanti profumi avrei potuto saggiare… sarebbe costata molta fatica ma ne sarebbe valsa la pena… eppure ora non posso. È troppo tardi. Il vero problema non erano le persone terrene, ma ero io, che non ho ancora imparato che saper vivere vuol dire saper godere anche delle cose mortali.” E con quell’ultima frase la farfalla si spense, le sue ali si rinsecchirono, proprio quelle ali che l’avevano sorretta tutto questo tempo. Le ali che la facevano volare e che la rendevano libera. Fu in quel momento che la mia mente decise di non voler fare la stessa fine di quella sfortunata farfalla. Fu in quel preciso istante che le mie uniche certezze si polverizzarono. Non volevo arrivare alla fine della mia esistenza con un simile rimpianto, libertà o non libertà, il tempo non guarda in faccia a nessuno e non era giusto continuare a dedicarmi a me stessa, privandomi delle scoperte che l’oscura vita terrena mi aveva preparato. Laggiù c’è spazio per tutti, basta solo trovare la forza per raggiungerlo. Eppure il dilemma se continuare a vivere questa spensierata vita fittizia o se ricongiungermi con il mio vero io e con il dolore è ancora forte. Ora che so cosa vuol dire sognare è giunto il tempo che impari cosa significa vivere. Dopodichè mi sarà impossibile tornare indietro, perché gli orrori della vita terrena saranno difficili da ignorare e la mia fantasia non sarà più pura come adesso. È una scelta dolorosa, che forse comprenderò solo in un futuro assai lontano. Ed eccomi qua. Le mie ali sono sparite e le piante dei miei piedi toccano la fredda superficie del suolo. Mi sento spaesata e intirizzita, quasi addormentata, questo mondo è più vuoto dell’azzurro mare. Tra la folla di persone scalpitanti e urlanti emerge la mia vera versione di me, quella che ha sempre vissuto in questa realtà. Ha lo sguardo stanco, il fisico provato. Mi porge la mano sforzandosi in un sorriso che sembra più che altro una smorfia. E io, piangendo mentre rivolgo il mio sguardo per un’ultima volta vero la mia culla cerulea, mi rassegno e mi unisco a lei per sempre.
  
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