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Autore: lady hawke    22/04/2013    4 recensioni
Fili e Kili, benché siano cresciuti insieme e siano fratelli non si somigliano affatto. Uno ha una folta criniera di capelli biondi, gli occhi azzurri e una barba degna dei suoi avi. L'altro è un po' più alto di quanto dovrebbe essere un nano, bruno e con gli occhi scuri, e una barba che non ne vuole sapere di crescere folta. Nessuno sembra dare importanza a questo fatto, e nessuno sembra essersene mai interessato. Ma se solo Kili osasse chiedere, scoprirebbe probabilmente che la sua storia è un po' diversa da come gliel'ha sempre raccontata mamma Dìs...
Genere: Drammatico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fili, Kili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: Eccoci con il nuovo capitolo che giunge nottetempo! Spero che nessuna si sia realmente preoccupata di Dìs, perchè con tutto l'amore, Thorin non è un testimone affidabile, credete a me! Il nome Pirli, quale consorte di Dìs è un Copyright mio e della mia collega Charme, e chiunque lo userà senza permesso verrà dato semplicemente in pasto a Smaug! Sperando che vi piaccia, a voi!
Piccolo momento di Spam. Se vi può interessare, ma può benissimo non interessarvi, sarò onesta, ho aggiornato questa raccolta di drabble e flashfic, ho pubblicato una flashfic dal titolo Incontri e poco tempo fa mi sono data ad un crossover con Thor in Finding Erebor. Ciò detto... fuggo!

Capitolo quarto

Giunsero in città due giorni dopo, in un pomeriggio dal cielo terso e l’aria limpida. Yule si accorse di essere osservata, mentre attraversava la città, e questo la rese leggermente nervosa; Thorin era imperscrutabile esattamente come ci si sarebbe aspettato da lui, perciò decise di imitarlo. A casa di Thorin, quando vi giunsero, trovarono due nani ad aspettarli: Dìs e suo marito Pirli.
- Sei tornato! – Dìs, sguardo fiero, capelli e barba scurissima, a malapena attese che il fratello scendesse di sella, per abbracciarlo con tutta la sua forza. Yule, sorridendo, si accontentò del cordiale inchino di Pirli, mentre smontava a sua volta.
- Benvenuta. – le disse.
- Tu sei Yule! – esclamò Dìs, concentrandosi immediatamente sulla straniera. Era più alta di lei, così piccina ed esile: Dìs la esaminò con cura. – Ero curiosa di conoscerti.
- Io ho sentito molto parlare di te.
- Male, immagino. Thorin lo fa sempre.
Yule rise, e per questo Dìs la trovò simpatica. La cosa riempì Pirli e Thorin di sollievo: si guardarono per un attimo, soddisfatti. Entrambi conoscevano il pessimo carattere della nana, che tendeva ad amare e odiare con identica ferocia.
- Di quale novità volevi parlarmi, Dìs. È cosa urgente? – chiese Thorin alla sorella, per dare un attimo respiro alla povera Yule. Quel messaggio l’aveva messo in apprensione: Dìs aveva un talento innato per cacciarsi nei guai, un talento che a stento Pirli riusciva a mitigare. Temeva di doversi mettere subito a rimediare ai suoi danni, senza avere il tempo di fare nient’altro. La nana notò subito il tono preoccupato e sconsolato del fratello, e non fece nulla per rassicurarlo.
- Niente di urgente, no. Niente di grave. Volevo solo dirti che diventerai zio molto presto. – rispose la nana, con un sorriso sornione. – Scommetto che questo non te lo saresti aspettato.
Thorin alzò lo sguardo su Pirli, molto divertito e soddisfatto. Avrebbe potuto rimanere in silenzio e mantenere una dignità, ma aprì bocca, dicendo qualcosa drammaticamente da lui. – E’ stato un inverno lungo. – si giustificò.
Yule ridacchiò sorniona e a Thorin non restò molto da fare se non sospirare, scuotendo la testa. Almeno era una buona notizia.
- Non farai mica dormire lei qui con te, vero? – s’interessò subito Dìs, curiosa e affaccendata. Comunicata la sua notizia ora aveva tutto il tempo per dedicarsi al fratello e alla giovane straniera.
Thorin la trovò particolarmente molesta, considerando che erano ancora tutti in cortile, con ancora le redini del suo pony in mano, ma si sforzò di rispondere senza imprecare in nanico. – C’è la tua vecchia stanza, è vuota.
- Sareste nella stessa casa non sposati, non sta bene!
- Sparivi per giornate intere con Pirli, Dìs, non sei affidabile nel raccontarmi quello che sta bene o meno.
Non ci fu niente da fare in ogni caso: la piccola tiranna di casa Durin protestò finché non l’ebbe vinta, e Yule divenne gradita ospite di Pirli e consorte. Thorin supponeva che fosse dovuto all’eccitazione della sorella nell’avere a che fare con compagnia femminile, più che con l’onore della ragazza di Brea. Ma restò sconfitto in ogni caso, e non poté mettere parola sulla decisione.
Yule, che aveva temuto che Dìs potesse essere gelosa o diffidente nei suoi riguardi, comprese presto la portata del suo errore. Se Pirli era cortese in maniera quasi imbarazzante, Dìs era un vulcano. Yule si sentì coccolata, viziata e per certi versi ostaggio della vivace sorella di Thorin, che non perse tempo a portarsela in giro per la città, come sua ospite d’onore.
- Non ti stancherai nel tuo stato?
- Niente affatto, non ho mai nulla da fare di interessante, qui.
Era accaduto esattamente ciò che il nano aveva temuto: sua sorella aveva completamente monopolizzato la povera Yule.
- Magari un giorno di questi te la restituirà. – gli disse Pirli con fare tranquillo. – Io la considero una vacanza, per ora. Puoi vederla anche tu così.
Per quanto riguardava Dìs non poteva che dare ragione al cognato, ma per Yule…
Nonostante Dìs, comunque, i due riuscivano a passare del tempo insieme, ritagliandoselo un po’ a forza. Era facile vederli assieme, l’uno a fianco all’altra, spesso in silenzio. Non si erano mai parlati molto e in poche frasi erano riusciti a dirsi gran parte di quello che avevano bisogno di sapere l’uno dell’altra. Affetti entrambi da una buona dose di timidezza, si risparmiavano in questo modo guance color porpora e sguardi distolti in fretta. Yule del resto conosceva il caratteraccio di Thorin e non gliene faceva una colpa; apprezzava il suo lavoro come fabbro e aveva rispetto del suo sangue reale.
Thorin conosceva l’animo tranquillo ma non sottomesso di Yule, la timidezza che nascondeva in realtà un carattere piuttosto vivace e la semplice felicità di essere lontana da tutto quello che aveva conosciuto finora. Ne ammirava, inoltre, la capacità di adattamento. Una cosa non da poco, considerando certe occhiate sospettose che ogni tanto riceveva, in primis da Dwalin.
- Qualcosa ti turba, amico mio? – ebbe modo di chiedergli Thorin, un giorno.
- No. In fondo non è molto più alta di te. – rispose Dwalin, sulle sue. Gli diede una pacca sulle spalle e non si pronunciò oltre. L’erede di Erebor lo prese come un buon augurio.

                                                                                           ***

L’estate era ormai alle porte, quando Thorin e Yule si sposarono. Nani di varie famiglie erano giunti a Gabigalthol come un piccolo esercito parato a festa; poche le nane, moltissimi i nani. Galbor era arrivato da Brea, ed era stato ospitato da Thorin, e anche Gandalf aveva raggiunto la città come aveva promesso quando si erano visti l’ultima volta: loro due, assieme alla sposa, spiccavano in quel mare di gente piccola e bassa.
- Mi fa piacere vedere Thorin contento. – Dìs aveva preteso e ottenuto di occuparsi di Yule anche per quel giorno, e le strava intrecciando i capelli castani con fiori bianchi. Ed era così. Suo fratello era sempre stato così preso da pensieri cupi e dal suo senso del dovere, che si trattasse delle faccende della sua stirpe o del semplice lavoro. Era davvero bello sapere che non era da solo, ora.
- Non mi è sembrato di vederlo sorridere. – replicò Yule, trattenendo a fatica il suo, di sorriso.
- E’ Thorin, che pretendi?
- Come sta il piccolo nanino in arrivo?
Dìs si passò una mano sulla pancia. – Bello come anche tu lo dia per maschio senza possibilità di dubbio.
- Mi hanno detto di non aspettarmi femmine.
- Sta bene, in ogni caso. Spero sia biondo come suo padre. – mise ancora mano all’acconciatura di Yule per un momento, poi le posò una mano sulla spalla. – Io ho finito. Pronta?
- Pronta.
Fu in quella giornata che Yule scoprì definitivamente cosa distingueva Thorin dal resto dei nani. I parenti e gli amici dell’erede di Durin erano drammaticamente chiassosi, rumorosi e in vena di divertirsi, tutte cose che Thorin sopportò di buon grado ed eroico stoicismo. Volente o meno, buona parte della città stessa si ritrovò coinvolta; la quantità di cibo ordinato e consumato rischiò di impressionare la giovane Yule, ma trovò molto più imbarazzante vedere Galbor perfettamente a suo agio nel prendere parte a scommesse che era predestinato a perdere, come quella sul numero di fette di pane che era in grado di mettersi in bocca in una volta contro Bombur, il più grosso della compagnia lì riunita.
- Mi dispiace. – le disse Bofur, un nano gentile che riempiva le pause tra una portata e l’altra suonando un piccolo flauto di legno. – Non avrebbe dovuto sfidare Bombur.
- Avrebbe dovuto capire da solo che non era una sfida alla sua portata. – replicò lei, cortese.
- Ecco… il punto è che credo abbia bevuto un po’ troppo per deciderlo. Dori e Nori non hanno fatto che riempirgli il bicchiere per tutto il giorno.
- E immagino sia stato un caso, vero? – chiese Thorin, intromettendosi.
- Beh… hanno detto che volevano essere cortesi.
Galbor di certo non fu l’unico ubriaco della giornata, a giudicare dalle stonature di chi si metteva improvvisamente a cantare, ma erano cose che nessuno tendeva mai a notare in un matrimonio, soprattutto uno fra nani.
Yule, invece, rimase per lungo tempo lucidamente in ostaggio delle poche nane presenti, che le si radunarono attorno, con Dìs in prima fila, come a vantare diritti di precedenza in quanto cognata. Thorin si ritrovò a pensare che la sua minuta sposa pareva una chioccia circondata da pulcini famelici.
- Vuoi avere Yule come ospite anche questa notte o hai pensato di lasciarla in pace, Dìs?
Thorin, ritrovandosi costretto a destreggiarsi con quella feroce nidiata, scelse di concentrarsi sull’unica che conosceva bene, ma anche l’unica che non aveva mai avuto soggezione della sua autorità.
- Te la restituirò stasera, ma solo se ti comporterai bene. – aveva replicato l’interpellata con un’occhiata maliziosa e un atteggiamento pieno di alterigia. Yule aveva sorriso sconsolata, poi, appena gliene fu data l’occasione, si avvicinò al nano per parlargli: - Vedrò di sfuggire alla sua sorveglianza in ogni caso.
E alla fine, verso sera, furono finalmente lasciati in pace a loro stessi, dopo un’infinita serie di auguri di prosperità, buona sorte e regali.
- Galbor era ancora in piedi? E’ perfino riuscito a parlarti? – fu il commento del nano, vedendo Yule appoggiare, sul tavolo di quella che era ormai la loro casa, uno scrigno di legno intarsiato, dono del fratello.
- E’ perfino riuscito a dirmi che Pirli l’avrebbe ospitato per lasciarci soli.
- Buon per lui.
- E buon per noi. - concluse lei, aprendo la scatola. Dentro ci trovò il punteruolo e tutti i suoi attrezzi per il lavoro del legno, assieme ad un set di aghi. Sul fondo c’era un biglietto che lei lesse ad alta voce: - “Le mie più sentite congratulazioni per aver setacciato tutta Brea e aver trovato un uomo più basso di te, anche se è un nano, perché almeno non è un hobbit e non ti tocca abitare in un grazioso buco. Cerca di usare anche gli aghi per cucire, ogni tanto”.
- Un messaggio sentito.
- Un messaggio un po’ scemo, ma me l’aspettavo. Non sei contento di essere un nano e non un hobbit?
A dispetto del suo tono noncurante, però, Yule ripiegò con cura il biglietto e lo ripose nello scrigno.
- Anche io ho qualcosa per te. – le disse il nano e, ignorando il commento sugli hobbit, lasciò la stanza per un attimo. Quando rientrò le porse una piccola scatola di metallo.
- Non era necessario, a meno che non si tratti di carta e inchiostro; sembra che tutte le nane imparentate con la tua famiglia o meno vogliano intrattenere corrispondenza con me.
- Non avevo dubbi che ti saresti fatta delle amiche, ma no, non è né carta, né inchiostro.
Yule gli lanciò un’occhiata scettica ma, curiosa com’era, non attese molto prima di aprire la scatola e guardarci dentro. Il contenuto la lasciò per un momento senza parole.
- E’ opera tua? – chiese, sorpresa. Yule sapeva che i nani erano ottimi fabbri, ma non si era aspettata che potessero essere orafi altrettanto capaci; di sicuro non se lo aspettava dal nano che era diventato suo marito. Teneva per le mani una collana sorprendentemente leggera, una catena di piccole foglie color argento che si inseguivano una dopo l’altra, interrotta soltanto da piccoli fiori resi con una pietra preziosa color sangue.
- Purli ci tiene a farti sapere che le gemme sono merito suo.
- Sono piuttosto certa che tuo cognato si chiami Pirli, in realtà. – lo corresse Yule.
- Ne sono piuttosto certo anche io. – replicò Thorin con un lampo di divertimento negli occhi che fece ridacchiare entrambi.
- E’ davvero bellissima, grazie, Thorin.
Yule posò la collana e la sua custodia e si avvicinò al nano, abbracciandolo con affetto. Se lo colse di sorpresa lui non lo diede a vedere, perché la strinse a sua volta, sentendo il profumo dei fiori che ancora le ornavano i capelli.
Quella notte dormirono insieme.

  
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