Film > The Avengers
Ricorda la storia  |       
Autore: Alkimia    22/04/2013    14 recensioni
***Seguito di STRANGER THAN YOU DREAMT IT *** Terza ed ultima storia della serie ***
L'abbraccio di Loki è fin troppo saldo, quasi prepotente, possessivo.
Nadia affonda il viso nel suo petto, gli allaccia le braccia dietro la schiena e sente di star tremando.
''Sarò io?'' si chiede. ''Dopo tutto quello che è successo, dopo tutto il male che è stato fatto, sarò io che giocherò il dio degli inganni, che lo tradirò e finirò per ucciderlo? ''

Un altro mese è passato dall'ultima disavventura degli Avengers. Nadia sta bene e si accinge a tornare in Italia. Loki, "graziato" da Thor, se n'è andato per la sua strada. Per gli eroi nessuna nube all'orizzonte, nessun nemico, nessuna minaccia... ma anche quando sembra tutto tranquillo, c'è sempre qualche ombra in agguato per chi ha incrociato la propria strada con quella del dio dell'inganno.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Bentrovati.
Questa storia è l'ultima di tre (se qualcuno si fosse or ora sintonizzato, le puntate precedenti le trovate QUI e temo sia impossibile seguire questo racconto senza aver letto gli altri due che lo precedono).
Sul mio pc sono piuttosto avanti con la stesura della fanfiction, e mi sto accorgendo di quanto sia diversa dalle precedenti, sia perché è un po' più di genere fantasy (o almeno, lo diventerà da un certo punto in poi), sia per come la sto scrivendo... in effetti è un anno che tengo in ballo questa “trilogia” e i personaggi sono cresciuti nella mia testa, ma sono cresciuta anche io (spero in meglio... ma non sono pronta a metterci la mano sul fuoco XD).
Il titolo è lo stesso di una canzone dei Dave Matthew's Band, che tra l'altro trovo perfetta per la componente “sentimentale” dell'intera serie di storie.
Buona lettura.

******

Prologue


Alfheim, patria degli alchimisti, il più piccolo dei Nove Regni.
Il sole ha riflessi violetti e il suo riverbero sulle mura bianche degli edifici ferisce la vista a chi non è abituato a quel luogo.
Il Giocattolaio se ne sta al riparo sotto l'ombra del telo montato al margine della strada principale che proietta un rombo scuro sulla pavimentazione di lastricato. Sul bancone, in fila ordinata, sono esposte cianfrusaglie di poco valore, tutte impregnate di quel pizzico di magia che le rende speciali, appetibili a occhi ingenui.
Una bambina con le trecce sollevate in una complicata acconciatura apre e chiude il coperchio della scatolina ottagonale dalla quale spunta un arcobaleno dai colori così vividi che nemmeno lo si direbbe un'illusione. 
La bambina cerca con lo sguardo i suoi genitori, forse per chiedere loro di comprarle l'oggetto, ma quelli che devono essere sua madre e suo padre sono voltati dall'altra parte, ad allungare il collo oltre le file di gente radunata ai lati dell'ampia strada che attraversa la città, fino alla rocca bianca che svetta all'orizzonte, tra i tetti delle case.
C'è fermento nella Capitale di Alfheim. Oggi il Padre degli dei verrà in visita, dalla Patria Eterna, con tutto il suo seguito.
Il Giocattolaio guarda le nappe del suo telone agitarsi per un soffio di brezza, far tremolare l'ombra del suo riparo. Il vento, in quel luogo, porta con sé un perenne olezzo di fiori e erbe aromatiche, piante che crescono in ogni dove, negli sconfinati campi fuori i confini della città così come nei giardini delle case, sui terrazzamenti dei palazzi; le erbe magiche che gli abitanti di quel regno utilizzano per le loro pozioni, che nessun altro al di fuori di loro è in grado di preparare. I segreti dei filtri e dei composti alchemici di Alfheim sono vecchi di secoli e ben custoditi.
Il Giocattolaio sente quel vento arido seccargli la gola e pizzicargli gli occhi. Attorno a lui, la folla comincia a diventare più fitta e rumorosa.
Le visite del re di Asgard alle città di Alfheim non sono poi così inusuali. La gente crede che il Padre degli dei onori il regno con la sua presenza per un amichevole piacere personale o per chissà quale pacifica e innocente ragione, ma si sbagliano, si tratta di un gioco di potere: gli asgardiani temono la magia, le visite di Odino in quella città servono a ribadire alle maestranze di Alfheim che ci sono limiti oltre i quali non possono spingersi, e che l'occhio vigile del Padre degli dei è sempre puntato su di loro, che ogni trasgressione verrà severamente punita.
Ma questo forse lo sanno i potenti, nelle loro alte torri dalle pareti immacolate. Nelle visite di Odino, il popolo vede solo la facciata, quel rinnovato spettacolo di gloria e maestà che si ripete di volta in volta davanti ai loro occhi assetati di meraviglie.
È per questo che i popoli hanno bisogno dei re.
È per questo che i popoli vogliono i re.
La libertà di cui tutti parlano non esiste, e la sua ricerca non è altro che il tentativo vano del nuotatore che sfida le onde pensando di poter arrivare un giorno a toccare l'orizzonte.
La folla diventa una calca, una grande macchia indistinta di vestiti colorati, che parla con un'unica voce vibrante, un suono continuo nel quale è impossibile distinguere le parole.
«Sei qui per vedere il re?». Un bambino dall'aria curiosa si ferma a guardare il Giocattolaio, strappandolo alle sue riflessioni.
L'uomo assottiglia lo sguardo, spiando senza interesse il suo piccolo interlocutore. Non risponde.
«Se sei qui per vedere il re, dovresti avvicinarti alla strada» incalza il bambino.
«Ci vedo benissimo, anche da qui» replica secco.
Il bambino non appare convinto. Con passo saltellante si affianca al Giocattolaio per tentare di guardare dalla sua prospettiva il punto in cui passerà il corteo di Odino.
«No, non è vero, non si vede niente da qui» conclude, piccato.
«Non mi pare che siano affari tuoi».
Il piccolo lancia uno sguardo truce al Giocattolaio, si allontana con aria offesa e quando è abbastanza distante gli fa una smorfia, credendo di non essere visto.
Il Giocattolaio si lascia cadere su uno sgabello, congiunge le mani in grembo e attende.
Non passa molto tempo che da lontano arriva un sonoro squillo di trombe. La folla si agita, un'esclamazione entusiasta si leva da centinaia di bocche all'unisono.
Il Giocattolaio resta seduto, non si scompone. Non è lì per vedere il re, o almeno è quello che ripete a se stesso. È lì perché lì gli è capitato di trovarsi e la visita di Odino è solo una curiosa coincidenza.
Il rombo della folla si fa più forte. Da lontano sono già visibili i vessilli di Asgard tenuti in alto da due cavalieri.
Il Giocattolaio abbandona il suo bancone, l'ombra accogliente sotto la tettoia di tela. La luce di quel sole anomalo gli ferisce lo sguardo e i colori della folla si fanno ancora più confusi.
Quando era bambino, pensa, era bravo a salire sugli alberi, così agile e leggero. Ora si chiede se i rami di quella pianta siano in grado di reggere il suo peso.
Mette il piede su una sporgenza della corteccia e si dà la spinta, afferra saldamente il primo ramo e si solleva. Con un ultimo sforzo, raggiunge un ramo più alto che gli sembra abbastanza spesso. Il legno scricchiola, ma non importa, si tratta solo di lanciare un'occhiata, uno sguardo fugace per soddisfare la sua curiosità.
Gli sono giunte voci che il Padre degli dei sia molto invecchiato.
Il Giocattolaio guarda il corteo procedere lentamente come una nuvola dorata lungo la strada principale della città, in tutta la sua fulgida e ostentata magnificenza.
Il Padre degli dei, sul suo poderoso cavallo a otto zampe, non sembra diverso da come lo ricordava. Ma l'argento opaco e sbiadito dei capelli contrasta con il dorato smagliante dell'elmo e delle placche della possente armatura. In ultima analisi, Odino non è altro che un vecchio, come lo era già da tempo.
Al suo fianco cavalca il principe Thor. L'aria formale e contegnosa che l'erede al trono di Asgard tenta di darsi sembra cozzare con la sua imponente statura, con i capelli lunghi che il vento spettina impietoso. Il figlio di Odino decisamente non è una bestia da parata, un gioiello da mettere in mostra, è un guerriero, un uomo d'azione e quel tipo di circostanza non sembra metterlo a proprio agio, né lui sembra in grado di nasconderlo.
Dietro di loro procede una formazione ordinata di cavalieri, alti militari del regno, probabilmente, con corsieri bardati che marciano al trotto, con passo regolare. A chiudere il corteo, fuori dalla formazione, Lady Sif e i Tre Guerrieri, in fila l'uno accanto all'altro.
Niente sembra poi così diverso dal solito, pensa il Giocattolaio. Un attimo dopo si prepara a scendere ma vede un'ombra nera svettare al margine del suo campo visivo, qualcosa gli sfiora la guancia e gli apre un piccolo taglio sanguinante sullo zigomo.
Il Giocattolaio quasi rischia di perdere l'equilibrio. Con un gesto repentino, afferra il ramo sotto di sé ed evita per un soffio la caduta. Si ritrova a prendere fiato, con le dita serrate attorno al legno, qualche scheggia gli si conficca nel palmo.
Solleva la testa e li vede. I due corvi di Odino volteggiano in cerchio oltre le fronde dell'albero, grandi macchie nere contro il cielo.
Dannate bestiacce. Il Giocattolaio serra i denti, stizzito. Le ha sempre detestate!
I corvi gli gracchiano contro e sembrano maledirlo con i loro versi graffianti, poi volano in picchiata verso di lui che, istintivamente, si porta un braccio a coprirsi il volto e gli occhi, ma appena si convince a guardare davanti a sé, scopre che i due uccelli sono già volati via, corsi da Odino a informarlo di ciò che hanno visto con quei loro piccoli occhi neri che vedono al di là di qualsiasi cosa.
Il Giocattolaio si concede del tempo prima di scendere dall'albero. La ragione gli suggerisce che  non c'è più nulla che possa fare, per il momento.
Sente il tintinnio delle armi alle sue spalle, lame puntate contro di lui, nello stesso istante in cui i piedi toccano il suolo.
«Loki». La voce di Odino non suona ferma come il Padre degli dei forse vorrebbe.
Il Giocattolaio sorride malevolo prima di voltarsi verso di lui, mentre lascia sparire l'illusione e riprende le sue vere sembianze.
È circondato da soldati e non sa dire se le loro espressioni siano più ostili o spaventate. Il suo sorriso indolente è l'unica arma che al momento gli resta e non può fare altro che sperare che sia affilato abbastanza.
Odino lo guarda con un'espressione che Loki non riesce a decifrare. Riesce a leggere molto bene il volto di Thor accanto a suo padre, però. Il dio del tuono sembra mortificato... davvero non voleva che lo trovassero? Davvero sperava che lasciandolo andare, lui sarebbe sparito per sempre dal loro cammino?
Loki non prova alcun turbamento particolare. Sapeva che quel giorno sarebbe arrivato, anche se sperava che non accadesse così presto e non in quelle condizioni, ma ha imparato a diffidare delle sue stesse speranze già tempo addietro.
Odino fa un passo verso di lui, Thor invece resta immobile, solo il mantello scarlatto ondeggia nel vento mentre nuvole cupe si addensano nel cielo a testimonianza del suo turbamento.
«Loki...», il Padre degli dei fa per cominciare a parlare.
«No. Immagino tu abbia studiato per giorni le parole da dirmi quando questo momento sarebbe giunto, ma io non voglio ascoltare».
Odino serra le labbra, Loki non riesce a capire se la sua espressione è più incollerita o sorpresa. O sollevata.
Lascia che le guardie lo portino via, continuando a sorridere ghignante.










__________________________________________________

Note:

Immagino che nessuno abbia avuto per troppo tempo dei dubbi sull'identità del Giocattolaio, l'idea era che mi sembrava un buon travestimento per il nostro dio latitante e una buona applicazione (un po' contorta forse) della legge del contrappasso. Ma su questo particolare c'è una specie di inside joke che capirete più avanti.
Tutti gli altri li ritroveremo nel primo capitolo, venerdì (ammesso che io sopravviva alla vista di Iron Man 3).
I corvi di Odino, che tengono d'occhio l'universo per conto del Padre degli dei e gli riportano notizie sono un elemento ricorrente nella mitologia e forse non sono la prima ad averlo inserito in una fanfiction.

As usually, critiche, osservazioni e pareri sono sempre ben accetti... e ricordate:

ec

Per domande sulla fanfiction e curiosità in generale su la vita, l'universo e tutto quanto: profilo Ask
   
 
Leggi le 14 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Alkimia