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Autore: beautiful mind    22/04/2013    1 recensioni
#1 Un bacio pieno di odio: Stiles era stanco di parlare ed era ancora più stanco di non essere compreso. Per questo, in un attimo di temerarietà afferrò Derek. L'avrebbe capito così?
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Nobody said it was easy.
Autore: beautiful mind
Fandom: Teen Wolf
Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski.
Coppia: Sterek (ovviamente <3)
Words: 1877.
Raiting:
verde.
Note: Girovagando nel web ho trovato una tabella di prompt ispirata a "30 volte il primo bacio" (quando la trovo ve la metto qui, giuro!) e tra uno di questi prompt c'era quello che ho usato, ovvero: Un bacio pieno di odio.
Molto probabilmente, ispirazione permettendo, ci saranno altre OS prendendo spunto dalla tabella e mi farete sapere voi se questa vi è piaciuta e se vorrete leggere altro!
Un'altra piccola noticina riguarda il modo in cui è scritta questa one-shot, ho stravolto un po' il mio modo di scrivere per accentuare il personaggio di Stiles e quindi la narrazione(?) dovrebbe apparire un po' molto più ansiogena per stare dietro ai mille e mille pensieri che albergano nella testa del nostro Stilinski!
Detto questo, fatemi sapere se l'esperimento è riuscito( del modo di scrivere intendo) e se vi è piaciuta e ne volete altre!
Ah, se non recensite vi maledico uù
Disclaimer: Nè Stiles nè Derek mi appartengono, non è giusto no?



Nobody said it was easy.

#1 – Un bacio pieno di odio.

 

 

 

Avete presente il detto : “Morto un Papa se ne fa un altro” ?
Ecco, rivisitandolo, era praticamente perfetto per Beacon Hills. Morto un cattivo – che sia un Alpha impazzito ed assetato di sangue, una mega lucertola assassina – ne sbucava fuori un altro.
E Stiles era sull'orlo di una crisi di nervi da un paio di settimane.
Possibile che fosse l'unico a capire, capire davvero però, quanto potesse essere incredibilmente pericoloso un intero branco di Alpha?
Era come prendere un Derek Hale e un Peter Hale e tante altre persone un po' disturbate – come ad esempio papà Argent e famiglia - sottrai dalle equazioni tutti i difetti, mettili insieme e incattiviscili e solo così avrai un membro, sì uno, del branco di Alpha. Almeno Stiles se li immaginava così.
E stava diventando tutto così opprimente, si sentiva soffocare e nessuno gli dava ascolto. Ma lui non era un tipo arrendevole no?
Per questo, anche quella sera come tante sere prima, si recò al limitare del bosco dove casa Hale si erigeva in tutta la sua fatiscenza.
«Cosa diavolo ci fai qui, Stiles?» sbottò mordace una voce che era quella di Derek ma del lupo nemmeno l'ombra.
«Mi chiedo quando ti passeranno le tue cose.» smozzicò Stiles sperando vivamente che il lupo non lo sentisse ma questi uscì allo scoperto dal suo nascondiglio – un albero alla destra della casa – con un cipiglio alquanto incazzato sul volto.
Bene, era il migliore nel far arrabbiare le persone, Stiles.
Voleva solo parlare – e quando mai lui non parlava? - e voleva solo che il lupo lo ascoltasse perché una parte di sé aveva ben capito che il branco di psicopatici cercavano Derek e q questo lo faceva sentire male.
E il fatto che questo pensiero lo sconvolgesse così tanto non faceva altro che farlo turbare ancora di più, dando il via libera ai suoi soliti pensieri confusi che si rincorrevano e scontravano nel suo cervello e di conseguenza vibravano prima nelle sue corde vocali e poi uscivano fuori dalla sua bocca perché lui le parole non sapeva filtrarle.
Erano la sua unica arma e il suo enorme timbro che diceva: fragile. Una persona senza strati, senza barriere non poteva che sentirsi fragile.
E lui lo era, perché era solo un umano e sembrava che tutti continuavano a scordarsi di questo piccolissimo particolare.
«Devi fare qualcosa. Dovresti cercare di rimettere insieme il branco. Conquista Scott anche al costo di fare il ruffiano, anche se questo dovesse significare diventare una persona socievole e di ridere di tanto in tanto. Magari da una luna piena all'altra.» disse tutto d'un fiato.
L'unica soluzione che gli lampeggiava davanti agli occhi era solo quella di riallacciare i rapporti con i membri del branco, diventare una sorta di dannatissima famiglia!
Cavolo, era davvero così difficile mettere insieme i proprio artigli contro il branco di Alpha?
Non ci stava a rischiare la pelle per colpa di uno stupido lupo acido e bisbetico.
«Stiles, ti ho già detto che non sono affari tuoi, come non lo erano le altre faccende in cui hai ficcato il naso.»
La voce di Derek gli parve pericolosamente vicina tanto da fargli alzare gli occhi da terra – li aveva puntati sulle sue scarpe distrutte e sporche di fango – davanti a sé, ritrovandosi il lupo una manciata di centimetri lontano.
Lo confondeva. E Stiles era la confusione fatta persona, ma Derek ci metteva del suo.
Anzi forse Derek non faceva proprio nulla ed era lui che vedeva cose che non c'erano.
Non è nulla” si ripeteva ogni volta Derek lo sfiorava – e per sfiorava intendeva ogni qual volta lo sballottava da un muro all'altro.
Non era niente il cuore che prima perdeva colpi e poi infuriava nel petto.
Stranamente un giorno si ritrovò a parlare di questo niente con Lydia, durante l'ora di letteratura.
Lei aveva sorriso sibillina per poi dirgli “Dai tempo al tempo. Prima o poi capirà e capirai anche tu.”
Cosa esattamente doveva capire?
Sapeva solo che da un momento all'altro – dopo che il suo cuore si era sonoramente rotto con un crack nel vedere Lydia e Jackson riuniti – aveva smesso di pensare a lei.
Non ne era più ossessionato.
Ed oltre a questo, sapeva che quel niente che continuava a ripetersi in testa diventava sempre più concreto e tangibile.
Era qualcosa che aleggiava intorno ad entrambi, al ragazzo e al lupo.
«Non erano affari miei ma non mi sono tirato mai indietro e so che questo è sempre stato un comportamento stupido e avventato ma non poteva lasciarti morire. Lasciar morire tutti voi. E non voglio che si ripeta tutto per il semplice fatto che tu non dia ascolto a nessuno, nemmeno a me.»
Derek si irrigidì sul posto.
Era un ficcanaso di prim'ordine dotato di uno scarsissimo istinto di sopravvivenza – e il fatto che si fosse presentato nel bel mezzo della notte lì confutava la sua ipotesi – ma si era sempre rivelato utile.
Ma lui proprio non ci riusciva a fidarsi anche se sapeva che l'unico a meritarsi una chance era proprio il miglior amico di quel disastro in felpa rossa.
«Potresti anche solo provarci. Credo che serva tutto l'aiuto possibile e da parte di chiunque.» riprese Stiles con l'orrenda sensazione di star sprecando fiato.
«No.» fu la laconica risposta di Derek.
No cosa?
No, voglio starmene da solo a morire? No, non ti voglio? - questa come l'aveva pensata la sua mente? - No, non mi interessa delle persone che ho morso e trasformato?
«Fa come vuoi.» sussurrò stringato Stiles, decisamente stanco. «Fa come diavolo ti pare, stupido cane. Proprio non capisci vero?»
Ed ecco il principio della crisi di nervi che l'aveva accompagnato come un'ombra per tutto quel tempo.
«Non faccio altro che preoccuparmi per tutto il tempo. Passo ogni minuto di ogni giorno preoccupandomi.* Cosa succederà domani? Sopravvivremo?» chiese ironico, iniziando a camminare in modo scomposto e con passo mal fermo.
L'ignoto era un fardello troppo pesante per le sue esili spalle e lo stava schiacciando.
Preso da un moto di impudenza spinse via Derek con più forza possibile.
«Se non ti decidi a collaborare faremo tutti una brutta fine e dannazione io per colpa tua non ci voglio lasciare le penne.» sputò fuori infuriato stringendo con forza il bavero del giubbotto di pelle fino a sbiancarsi le nocche.
Per la prima volta in vita sua Stiles Stilinski fu consapevole di star sprecando le sue preziosissime parole perché evidentemente non bastavano per far capire a quello stupido di Derek quanto ci stesse male ogni dannato giorno a portare quella spada di Damocle perché c'era dentro anche lui, fino alla punta dei capelli.
E in momenti come quelli, dove mettere in fila diversi vocaboli non serviva a niente, in momenti come quelli Stiles si odiava e odiava chi non sapeva comprenderlo.
Magari prenderlo a pugni sarebbe servito a qualcosa, magari l'avrebbe capito.
Ci pensò sul serio mentre teneva ancora stretto tra le mani il tessuto di pelle che iniziava a divenire scivoloso al tocco.
In qualunque modo, Stiles, voleva essere capito e per questo quasi da incosciente con un ultimo strattone avvicinò il lupo a sé sfiorandogli appena le labbra.
Ora era più che sicuro della sua imminente morte che sarebbe avvenuta tra: tre, due, uno...
Ma più sconvolgente di quel pensiero furono le labbra di Derek che risposero al bacio e approfondirono il contatto con un'urgenza mal celata.
Ed il ragazzino non si tirò indietro trascinato da quel vortice di rabbia e frustrazione, di soddisfazione per aver finalmente ottenuto quello che voleva ma non sapeva di desiderarlo.
E quel bacio urlava chiaramente: Ti odio Derek. Odio quando non mi ascolti e odio quando non mi prendi sul serio.
Lui glielo stava dicendo direttamente sulle labbra, sfiorando la sua bocca e giocando con la sua lingua bollente che lo cercava affamato ma gentile al tempo stesso.
Quasi come se avesse preso una scossa il licantropo interruppe bruscamente il contatto spingendo via Stiles e mettendo una notevole distanza tra di loro.
Oltre che inutilissima mascotte umana era diventato anche la valvola di sfogo di impulsi sessuali di un alpha mestruato?
Davvero?
Il ragazzino non poté fermare la risata isterica che rotolò fuori dalle sue labbra ancora umide e martoriate. Perfetto, si trovò a pensare.
«Ti odio non sai quanto.» sussurrò con voce tremante. Niente filtri no?
Pensava di non poter toccare il fondo e arrivare più in basso di quanto già non fosse in quella strana famiglia – sì per lui era stranamente una famiglia – fatta di giovani licantropi, cacciatrici psicopatiche di questi ultimi e giovani fanciulle immuni.
Tra tutti lui si sentiva terribilmente inadeguato e minorato e quel bacio era stata la goccia che aveva distrutto la diga nella testa di Stiles.
Senza curarsi di Derek – perdendosi gli evidenti segni di conflitto interiori che per una volta erano ben visibili sul viso del licantropo – il giovane Stilinski girò sui tacchi per rintanarsi nella sua Jeep e fuggire via da quel posto e tornarsene a casa, senza mai voltarsi indietro.
Se tutti ci tenevano così tanto a tagliarlo fuori li avrebbe accontentati perché era solo stanco.
Lascio il testimone.
In un silenzio assoluto ed inviolabile – perfino i suoi pensieri se ne stettero zitti e buoni nella sua mente – Stiles parcheggiò la Jeep e mise piede in casa come un uragano gettando le chiavi da qualche parte, sfilandosi la felpa ai piedi delle scale per poi rintanarsi di corsa nella propria camera, in fondo era da solo.
Nulla era cambiato, nemmeno dopo quello che era successo – molto probabilmente qualcosa era accaduto solo per lui – stupido, stupido e stupido Stiles.
Si spogliò con calma con lo sguardo rivolto alla finestra – l'avrebbe chiusa? Sì, sicuramente sì. Voleva evitare incursioni di ogni tipo e da parte di qualcuno – senza mai proferir parola, di solito parlottava ad alta voce anche tra sé.
Infilatosi i larghi e logori pantaloni grigi che avevano visto dei tempi migliori e una t-shirt nelle stesse condizioni si avvicinò al davanzale e con un gesto secco chiuse la finestra.
Stiles sapeva molto probabilmente non avrebbe rivisto più il lupo dopo quella geniale trovata di comunichiamo baciandoci – nella sua mente era parsa davvero un'ottima idea.
L'odio nei confronti di Derek stava scemando solo perché iniziava a detestare se stesso e le sue pessime trovate.
Aveva fatto tanto per far capire in ogni modo possibile che quello stupido lupo poteva fidarsi di lui e aveva buttato tutta all'aria perché era un cretino che non pensava – o pensava ad alta voce senza capire di doversene stare zitto.
Strisciando i piedi per terra, nemmeno fosse uno zombie – ma dentro non si sentiva poi così bene e vivo.
«Stiles.» la sua voce.
Si girò di scatto verso la porta della propria camera incrociando due occhi rossi che brillavano, inquietanti, nel buio della notte.
«Derek?» il suo nome gli uscì come una domanda quando in realtà, per una volta, Stiles voleva solo essere sicuro e quei due occhi – prima al buio e ora illuminati dalla lampada sul comodino accanto gli dicevano che sì, poteva essere sicuro, che sì, non l'aveva perso.
Era tornato.

 

 

Rubacchiata da Grey's Anatomy, una frase della bella Meredith.

   
 
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