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Autore: darkrin    11/11/2007    2 recensioni
La speranza spesso è in grado di salvare delle vite, ma accade, seppur più raramente che lei uccida. E quando lo fa, porta una morte invisibile che uccide lentamente lasciando dietro di se solo una parvenza di vita. Dei Fantasmi che non si possono dire ne vivi ne morti.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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fantome [hinata centric]

 
La speranza spesso è in grado di salvare delle vite,
ma accade, seppur più raramente che lei uccida.
E quando lo fa, porta una morte invisibile che uccide
lentamente lasciando dietro di se solo una parvenza di vita.
Dei Fantasmi che non si possono dire ne vivi ne morti.

 
 
Fantome [Hinata centric]
 
 
Fin troppo spesso si chiedeva se qualcuno avrebbe notato la sua assenza.
Si, se lei avesse deciso di andarsene, di scomparire lasciandosi la sua vita [la sua famiglia, il suo sangue] alle spalle, qualcuno avrebbe notato la sua assenza, qualcuno avrebbe pianto per lei o lo spazio vuoto lasciato dalla sua partenza sarebbe stato l'unico testimone della sua esistenza?
Ma se lo chiedeva senza speranza, accettando passivamente la realtà dei fatti [la sua realtà].
Lei era solo un pezzo di una tappezzeria piuttosto banale e con dei colori smorti e noiosi utili solo per far risaltare le eccezionali capacità e la superba bellezza degli altri pezzi di quell'assurda collezione [di anime, di esistenze intere].
I suoi passi leggeri non spezzavano la pace che di notte regnava sovrana inconstrastata dei bui corridori della dimora della Casata Principade degli Hyuga. Gli aveva sempre apprezzati di più di notte, quei corridoi, quando non correva il rischio di incontrare qualche suo parente [qualche critica, qualche occhiata velata di disprezzo].
Hinata avrebbe preferito dormire di giorno e andare in giro di notte.
[Come i fantasmi a cui lei somigliava fin troppo.]
Di giorno era costretta a vedere i suoi sogni realizzati da qualcun altro solo perchè lei non aveva avuto il coraggio di agire rapidamente preferendo rimanere a guardare lo svolgersi degli eventi rimandando ogni cosa in eterno.
[...'mani. Domani. Domani. Domani. Dom'...]
Ma la notte le apparteneva [a lei e ai fantasmi].
Di notte poteva essere chi voleva.
Principessa. Guerriera. Danzatrice. Medico. Hokage. Prestigiatrice.
[Ma sopratutto poteva fingere di essere felice.]
Nessuno sarebbe arrivato gridando e sgomitando per avere l'onore di far crollare al suolo le sue illusioni coprendola di vergogna davanti a tutto il il villaggio.
E sopratutto non ci sarebbe stato nessuno a farle scorgere un mondo [felice, spensierato] in cui lei non era in grado di entrare, con l'unico effetto di farle male.
[Ferite invisibili sulla sua pelle candida.]
 
La notte era piacevolmente ventilata.
Il cielo era limpido e la luna illuminava il giardino elegante [e perfetto] della residenza degli Hyuga riflettendosi in parte in un piccolo laghetto animato, di giorno da una miriade di carpe.
Il tutto rendeva il giardino un'ambientazione perfetta per una storia sui fantasmi.
Quindi perfetto per lei.
Hinata andò ad inginocchiarsi sul bordo di pietra del laghetto.
Per un attimo – solo un attimo, eh! – ebbe come l'impressione che al suo passaggio l'erba non si fosse piegata sotto i suoi piedi e sorrise debolmente di quel pensiero sciocco.
La verità era ovvia. [Come sempre d'altronde.]
La ragazza osservò il suo volto riflesso nell'acqua scura sporgendosi leggermente oltre il bordo.
A causa della flebile luce lunare, il suo volto sembrava ancora più pallido [cadaverico quasi].
Nella mano destra impugnava saldamente un kunai.
Come ogni notte.
Si aggrappava disperatamente alla sua ultima e flebile speranza di cambiamento; sperava di trovare la forza di prendere in mano il suo destino e riuscire a cambiarlo.
Ma lei, semplicemente, quella forza non la possedeva.
[I fantasmi non sono mai stati famosi per la loro forza di volontà.]
Hinata continuò ad osservare il suo volto riflesso nell'acqua tentando invano di far comparire sul suo volto uno di quei sorrisoni che Naruto era solito donare a tutti, indiscriminatamente, senza rendersi conto che così facendo era anche in grado di salvare una persona [o distruggerla lentamente].
Ma sul volto pallido della giovane Hyuga assumevano solo l'aspetto di smorfie grottesche che avevano il sapore amaro della sconfitta e della resa.
Con un sospiro abbassò di nuvo lo sguardo sul kunai che rifletteva la tenue luce lunare, rilucendo sotto di essa e in quel momento, non le sembrò poi un oggetto così malvaggio, anzi, era la sua salvezza.
Se soltanto avesse avuto il coraggio di fare quello che andava fatto ...
[I fantasmi non sono mai stati famosi per il loro coraggio.]
Affranta posò il kunai sull'erba umida consapevole di non essere in grado di farlo affondare nella sua carne.
Non quella notte almeno.
Magari la notte successiva [o quella dopo ancora] ci sarebbe riuscita.
[...'Mani. Domani. Domani. Domani. Dom'...]
 
Magari la notte successiva sarebbe riuscita a dimenticarsi di quei dannati sorrisi che la torturavano tenendola incatenata alla vita creandole delle false speranze destinate a crollare al suolo solo pochi attimi dopo.
Magari la notte successiva sarebbe riuscita a trovare il coraggio che non possedeva.
 
 
 

 
 
A/N
 
All'inizio avevo deciso di non pubblicarla questa shot. 
Poi non so bene neanche io perché ho cambiato idea. >.<
La fine doveva essere totalmente diversa, lo ammetto, ma non sono riuscita a concluderla come volevo. ù.ù
Non ne ho avuto la forza, ecco. =o=
Comunque prendetela così com'è, una shot senza capo ne coda e senza scopo. Uno spaccato di una possibile vita di Hinata.
E abbiate pietà di me. ù.ù


   
 
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