Prologo
La pioggia
batteva insistentemente contro i vetri della finestra di un Istituto
scolastico…
Amy, una ragazza mora con degli occhi azzurri cielo osservava distratta
la scia
umida che lasciava dietro di se una minuscola gocciolina… un
tuono sferzò il
cielo plumbeo… che tempo di merda
… disegnò un minuscolo cuoricino
spezzato sul bordo del foglio di quaderno.
“Ma
fra quanto cazzo finisce quest’ora?”
La
professoressa scrisse ancora alla lavagna, sottolineando
l’importanza di quella
frase nel contesto del libro… Amy si voltò per
guardarsi in giro, tutti stavano
prendendo appunti, tutti tranne lei… prese un foglio di
carta e una penna…
durante le ore scolastiche, quando non sapeva cosa fare, Ami prendeva
carta e
penna e buttava giù qualche schizzo di disegni, oppure
scriveva storie
malinconiche e tristi… se avrete la fortuna di leggere il
suo diario,
sicuramente noterete come si parli costantemente di
suicidio….
Disegnò
un
albero privo di foglie, sotto di esso, seduta in mezzo alle radici, una
ragazza
in ombra, dallo sguardo perso nel vuoto davanti a lei…
pioveva anche nel suo disegno…
una piccola opera d’arte che sarebbe rimasta impressa per
sempre nel suo cuore…
La
campanella sarebbe suonata di li a pochi minuti… prese dalla
tasca dei suoi
jeans neri delle monetine, le contò… aveva giusti
35 centesimi per prendersi
qualcosa di caldo alla macchinetta del caffè…
Non si
rese conto che la professoressa la stava fissando insistentemente.
-Amy…
tu
non vai a fare merenda?-
Era
suonata, non se ne era nemmeno resa conto, si impossessò del
suo i-pod
mettendosi le cuffie nelle orecchie, il volume al massimo, mentre la
canzone
Rette Mich cominciava a sfondargli i timpani… i Tokio Hotel,
la sua unica
passione… i Tokio Hotel, la
sua unica ragione di vita.
§---§---§
Il
caffè
che stava mandando giù faceva schifo, nonostante avesse
ciccato extrazucchero…
quella cosa liquida era amara in una maniera impressionante…
fece una faccia schifata
mentre buttava tutto dentro il cestino della spazzatura…
Andò
a
sedersi sulle scale principali che portavano al terzo piano, un luogo
lugubre,
molto buio e, soprattutto, molto umido… quell’ala
della scuola era quasi sempre
vuota… il fatto che il terzo piano fosse sempre chiuso e
buio metteva i brividi
alle persone… a lei no, anzi, non credeva affatto alla
leggenda che girava
nella scuola…
Si diceva
che il terzo piano fosse stato chiuso a causa di un
suicidio… ma che cazzate…
lei non
credeva assolutamente a sciocchezze del genere…
Ma non sapeva cosa c’era seduto sull’ultimo gradino di quell’enorme scalinata, in alto, nell’angolino più buio e meno visibile, una mano bianca come il latte disegnava dei cerchi con il dito sul duro marmo freddo del gradino…
E' la prima fanfiction che scrivo... spero vi abbia intrigato almeno un pochino... le recensioni sono bene accette...
cercherò di aggiornare il prima possibile...
baci
Giuggiola