La vera storia di Bellatrix Rosewood
 
Come tutto è iniziato …
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Prefazione:
 
La neve cadeva leggera sulla pelle diafana della ragazza. Aveva lunghi capelli corvini e occhi d'argento, da cui cadevano grosse lacrime bagnate. Si trovava sopra un pontile, con un tacco '12 rotto e fissava l'acqua smarrita, come se ci volesse affogare dentro.
Aveva perso tutto da un giorno all'altro: la vita, la scuola, gli amici e soprattutto l'amore. Il suo cuore si era spezzato in un milione di frammenti, quando LORO avevano compiuto quel gesto...al solo pensarci rabbrividiva e le lacrime tornavano a bagnarle la faccia.
Erano già passati due giorni, quarantotto'ore, duemilaottocentottanta minuti, eppure il tempo sembrava non passare mai.
"Impossibile" si diceva, "non può essere successo a me! Loro, che mi hanno amata desiderata, perfino adorata! Ero il loro gioiellino, la loro metà, non possono avermi fatto questo! Sono stati loro a uccidersi, non io a farlo, perché si sono vendicati così? Perché mi hanno strappato la vita? Io mi fidavo di loro! Loro erano tutto! E guarda come mi hanno ridotto. Non ho uno scopo, non ho un fine, costretta per sempre a vagare come anima in pena, su questo mondo malvagio. Non ho mai avuto paura della morte, ma non mi aspettavo che arrivasse così presto a bussare alla mia porta. Perché è successo tutto a me? Perché non agli altri?"
In fondo la ragazza sapeva la risposta, ma non l'avrebbe mai ammessa. Era colpa del vestito, di quel dannato vestito! Perché lo aveva indossato, perché il vestito stessa l'aveva cambiata!
Si sfilò i tacchi, appoggiandoli sul pontile.  Avanzò a piedi nudi, come avrebbe fatto un tempo quando era viva, fino ad arrivare a pochi centimetri dall'acqua. Il vestito che aveva indosso ondeggiava, nonostante non ci fosse un filo d'aria. Era bellissimo, era regale. Era color bordeaux, decorato con roselline di seta color panna, la gonna era ampia e aveva delle sfumature nere.
La ragazza rimase qualche minuto ferma a osservare l'acqua e quando, dopo qualche istante, chiuse gli occhi, sul pontile apparvero delle mani verdognole che le presero i piedi, trascinandola verso l'acqua scura. Lei, aprendo gli occhi, urlò per lo spavento e si divincolò cercando di trovare un appiglio. Il pontile, però era liscio e ben presto, lei, perse la presa. Le mani la trascinarono in acqua, ma quella non sembrava poi tanta acqua. Era più ... melma e la ragazza rimase intrappolata nelle mani di quelle creature. La trascinarono in basso e lei riusciva a pensare solo a come si era vendicata, alla prima volta che si era messa quel vestito e alle cose che quel vestito l'aveva istigata a fare. Si ricordò del biglietto che era insieme al vestito, quello che non aveva ascoltato. Avrebbe dovuto buttare quel vestito, ascoltare la sua migliore amica, e invece aveva agito di testa sua e le conseguenze, bè...erano quelle.
Le creature la trascinavano sempre più in basso, mentre la ragazza perdeva conoscenza.
Arrivarono, infine, al fondo dove, nascosta dalla melma, vi era una bara di corallo con un'incisione: "Qui giace il corpo di Bellatrix Rosewood, la ragazza maledetta. Il vestito sarà sepolto con lei, fino alla fine dei tempi." e sotto più in piccolo: "Le assassine vanno all'inferno".