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Autore: L_aura_grey    23/04/2013    3 recensioni
L'Argentato
Il Dorato
Il Guercio
Vi può essere qualcosa oltre al destino che possa accomunare creature più diverse?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Odino, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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L’Argentato§*

fango

 



 
 


 
 
La pietra fredda, il tappeto caldo.
                                          
Era quello il principale ricordo legato alle sue notti di fanciullo. Il morbido tessuto al contatto coi suoi piedi, nudi, e i mattoni di pietra posizionati lì secoli e secoli addietro da qualcuno di più saggio e antico di lui.
Non c’era rumore, in quei ricordi, perché lui era Silenzio, e il silenzio non lasciava traccia.
Vi era solo il freddo della pietra. La morbidezza e il calore del tappeto. La luce soffusa in fondo al corridoio.
Quella luce che, dopo tanto e silenzioso camminare, finalmente raggiungeva, e si rivelava nelle mille stelle e pianeti che si muovevano placide nell’universo che li circondava.
Lì quella strana bolla di sole sensazioni scompariva, e il Silenzio lasciava piano il suo fianco, facendo giungere alle sue orecchie il pigro suono della vita notturna di Asgard, le luci che, testarde, rimanevano a farsi notare nella notte da chi, come lui, poteva sovrastarle dall’enorme terrazza.
 
Il suo posto era occupato, quella sera. Qualcun altro si era curvato sulla ringhiera, appoggiandoci i gomiti e volgendo lo sguardo verso il basso, i lunghi capelli neri che ricadevano sul volto, nascondendone un poco i lineamenti affilati e sublimi.
Qualcun’alto era giunto lì a piedi nudi, facendo scivolare le sue lunghe dita su quella pietra antica e fredda.
 
Si avvicinò, appoggiando anche lui i gomiti sulla balausta, posando le iridi smeraldine sulla placida vita che ostinata era decisa a non cedere, neppure in quelle ore tarde e di sonno.
 
“Me n’ero dimenticato… di tutto il tempo che passavo qui. A osservare il Regno Eterno, dicendomi che un giorno sarebbe stato mio. Che me lo sarei meritato” l’altro aveva un tono triste, malinconico.
“Che, studiando tanto, allenandomi tanto, sarei riuscito a mostrare la mia superiorità. Perché non potevo che esserlo, in confronto a lui, superiore. Insomma, bastava guardarlo per capire la sua inadeguatezza a guidare qualcosa che non fosse un plotone o un manipolo di soldati. Era un guerriero. Non sarebbe mai stato un Re”
 
Il silenzio che era stato rotto tornò a regnare, mentre i due continuavano a non osservarsi. Infondo, non ve n’era bisogno. Uno sapeva come era stato. L’altro era solo un ricordo tirato fuori da uno scrigno, spolverato, e messo sulla mensola più alta nel soggiorno della sua mente, o di ciò che rimaneva.
 
“Loki…” bisbigliò quel ricordo, dalle gambe lunghe, i capelli corti, le gote spesso rosse per la vergogna, e un lingua poco affilata e non ancora fornita di un veleno mortale “Quando vengo qui non mi sento superiore. Non vedo quelle formiche piccole e poco importanti…”
 
Sentì lo sguardo dell’altro posarsi su di lui, stupito, probabilmente, o forse più interdetto.
 
“Venivo qui dopo una giornata passata ad essere sbeffeggiato per l’essere misero che ero. Lo facevo per ritrovare la mia dignità, per sentirmi Grande… più Grande di qualcun altro, almeno”
 
“No…” un sospiro… il muoversi placido di un ricordo dimenticato “Non su questa terrazza. Non ancora… questa era abbastanza bassa da permetterti di distinguere i volti, se ti impegnavi e aguzzavi lo sguardo, di sentire qualche parola, se era abbastanza alta da raggiungere le tue orecchie…”
 
“Quindi questa…”
“Questa è la tua terrazza del prima… prima che la vergogna e il risentimento ti facessero diventare cieco e sordo a… questo!” spalancò le braccia, tornando retto e osservando con orgoglio quella città che vibrava, forte e melodica, addormentata, vecchia a bambina, sotto di se.
“La bellezza! Era per questo che venivi qui… per pulire il lerciume che ti buttavano addosso, che ti oscurava la vista, con quel po’ di bellezza pura che ti arrivava da qui, in questo luogo abbastanza alto da riuscire a vederla tutta, e abbastanza basso da riuscire a sfiorarla e a sciacquarti con essa”
 
E dopo quel fiume di parole, una più forte e vera dell’altro, riabbassò le braccia, girando su se stesso e alzando lo sguardo sulla torre del palazzo. Eccole lì, quelle mille terrazze, una più alta e maestosa dell’altra.
Quando era fanciullo aveva alzato lo sguardo, e, lassù in cima, aveva visto la sua meta. Quell’imponente figura, quel Re saggio e giusto, che raramente riusciva a raggiungere, anche solo per sfiorargli la veste con le punta delle piccole dita.
 
“Già… e per lui… per lui ho lasciato questo posto. Mi sono lanciato verso l’alto, senza guardare cosa mi lasciavo indietro…”
“Non sei sempre stato questo”
“Ma non potevo non diventarlo”
“Hai lasciato questo…”
“Pe lui”
 
“E poi la luce quando sei riuscito a toglierti il fango dagli occhi…”
“Ciò che visto…”
 
“Però ci ha voluto bene. Lo abbiamo fatto innamorare di noi”
“La luce di Thor offuscava la nostra…”
“Ma la vedeva. Gli piaceva!”
“La accettava. Per il bene di Asgard. Per il bene del regno. Con quell’unico occhio che gli era rimasto… quando ci guardava non vedeva noi. Vedeva solo il Futuro. Non guardava nello stesso modo Thor… quando guardava lui… non vedeva il Futuro, vedeva un figlio”
 
“Thor…”
“Tanto sciocco… tanto orgoglioso…”
“Lui con la sua ingenua cattiveria ci ha aiutati a essere così”
“Con gli sguardi di scherno che ci elemosinava”
“Chi eravamo, noi, per lui?”
“Il peso”
“Il fratello da proteggere”
“La vergogna per ciò che non eravamo”
“Gli unici a cui era permesso di vedere chi fosse realmente”
 
“L’ho amato. Lo odio…”
“Lo ami o lo odi?”  Loki si ritrovò a puntare i propri occhi in quelli del Ricordo, tanto verdi, tanto giovani e intatti. Brillavano, quasi, mentre i suoi erano opachi e consumati, da ciò che si era visto subire, e da ciò che aveva visto compiere.
“Non lo so…” ammise. Perché il Dio degli inganni poteva ingannare chiunque, tranne se stesso “ Spesso sono la stessa cosa…”
Il giovane se tornò a osservare la volta celeste, per poi alzare piano un braccio, e indicargli le stelle “Non volevo essere come loro?” domandò, mentre Loki seguì il braccio e si ritrovò ad osservare quella trapunta trafitta e bucata.
 
Bellissime
 
Essenziali
 
Presenti
 
Amate
   
 
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