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Autore: Emerald Latias    23/04/2013    0 recensioni
Chi avrebbe mai detto che un compito così banale e una decisione così sciocca avessero la capacità di provocare pensieri così profondi? Di certo, non Squall Leonhart.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: beh, provo con una oneshot per la challenge Where I Belong che abbiamo inventato io e Ashbear (sì... in segreto siamo scienziate cattive, ma che rimanga tra noi, ok?). Durerà fino a fine agosto, e accettiamo fanfiction, disegni, video e qualsiasi cosa vogliate inviate!
Riguardo alla storia, non è delle migliori e sono un po' arrugginita nella scrittura, ma sono orgogliosa di aver in qualche modo trasformato un riferimento del gioco in una storia. Yay per me! Eh. E sì, non dovrei davvero dividerla, ma dannazione, volevo postare qualcosa per il compleanno di Squall dopo averlo mancato due anni di fila (credo). Prometto di aggiornare tra un giorno o due.

Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

MARIGOLD
scritta da Emerald Latias, tradotta da Alessia Heartilly
Parte I. prima

Squall Leonhart sapeva che qualcosa non andava.

Non andava affatto.

Da quando aveva iniziato a camminare lungo quel corridoio, un odore estraneo e pungente gli aveva riempito le narici e si era rifiutato di fare altro che non fosse farsi più intenso ad ogni passo. Notando che la porta in fondo al corridoio era socchiusa, rallentò con cautela per attutire il suono dei suoi passi. Dopo essersi avvicinato di nascosto all'obiettivo, il Comandante trattenne il respiro e osò sbirciare nella stanza, per valutare la situazione.

Subito il respiro gli sfuggì.

La vista che si trovò davanti riuscì a superare le sue più tremende aspettative. E ne aveva viste un sacco nei ventitré anni che aveva vissuto su quel pianeta.

Raccogliendo tutto il coraggio e l'audacia, fece un passo avanti nella stanza e borbottò freddamente, "... non abbiamo sofferto tutti abbastanza la prima volta?"

Naturalmente, il pennello che lei teneva in mano volò istintivamente verso di lui. Lui lo afferrò con facilità.

"Non farlo, Squall!" strillò indignata dopo essersi voltata. "Stavo giusto per immergerlo nella pittura. Potevi trovarti con maglietta e faccia piene di pittura... non che non te lo meritassi per avermi spaventata così."

Sorridendo tra sé e sé, andò da lei e le restituì il pennello. "Scusa. Non ho saputo resistere."

Invece di prendere semplicemente il pennello e continuare a fare quello che stava facendo, la Strega si alzò dalla sua posizione accucciata. Incrociò le braccia e fece un passo avanti, con un sorriso malvagio sul viso. Un sorriso che Squall conosceva anche troppo bene.

"Quindi... non sapresti resistere nemmeno ad aiutarmi?" chiese nella voce più mielosa e falsa conosciuta all'uomo. Sì, le sue più tremende aspettative di certo erano state superate di un bel po' ormai.

"Lo farei, ma stare qui mi renderebbe quello scemo."

...Non che questo gli impedisse di spiazzarla, a giudicare dall'espressione del tutto confusa sul suo viso.

Sentendosi compassionevole, indicò la sua maglietta con la mano libera. "È finalmente uscita dal nascondiglio?"

Lei abbassò lo sguardo e finalmente capì.

"Ah sì, immagino di sì," rispose imbarazzata, lisciando le pieghe invisibili della sua maglietta "sto con lo stupido" - un regalo, se così si poteva chiamare, di Selphie, souvenir del viaggio suo e di Irvine a Deling qualche mese prima. "Volevo bruciarla, ma ho immaginato che fosse perfetta per quando si pittura... dato che non posso metterla in pubblico eccetera. Posso metterla al contrario, se vuoi avere qualche punto QI."

Squall scosse la testa. "Va bene così," la rassicurò, tenendosi per sé un certo commento sull'essersi guadagnato il titolo di stupido perché le permetteva senza sforzo di convincerlo. Si mise il pennello nella tasca posteriore dei jeans, la superò e guardò nella latta di pittura appena aperta, curioso. All'improvviso socchiuse gli occhi. "...Sicura che questa sia per il fondo? È... azzurra."

"Sì, sono sicura," rispose lei leggera, tornando a chinarsi per prendere la latta di pittura e vuotarne altra nel vassoio ai suoi piedi. "È un nuovo tipo di pittura da fondo colorata che diventa bianca quando si asciuga. Non sono sicura che due latte bastino, ma dovremmo almeno riuscire a fare la maggior parte della stanza."

Guardando di nuovo la stanza - una camera piccola con un parquet di faggio (al momento coperto da strati su strati di carta di giornale) e bordi bianchi lungo il fondo dei muri, una sola finestra e un armadio (anch'esso al momento con dello scotch lungo i bordi) - Squall non rimase convinto che due latte sarebbero bastate. Non per la dimensione della stanza, oh no, ma perché i muri al momento gli stavano facendo venire un mal di testa epico, dipinti com'erano di un giallo dolorosamente brillante.

Cale... qualcosa, aveva detto l'agente immobiliare?

A prescindere da come si chiamasse quella sfumatura di dolore, il Comandante immaginò che ci sarebbe voluto un sacco di quella pittura da fondo azzurra per assicurarsi che quel colore che bruciava la retina non si sarebbe infiltrato in qualsiasi tonalità la sua ragazza avesse scelto per quella stanza.

"Allora... tieni il pennello o vuoi il rullo che ho qui?" disse la suddetta ragazza, distraendolo dai suoi pensieri sarcastici. "Sto pensando che chiunque usi il pennello probabilmente dipingerà ai bordi, dato che il rullo non arriverà fin lì."

"Terrò il pennello per adesso. Poi possiamo scambiarceli per pareggiare il lavoro. Ti sembra ragionevole?"

Rinoa annuì. "Mi sembra un piano," concordò lei. "Io comincio. Forse vuoi cambiarti, però. Non sono sicura che la tinta di questa roba non possa rovinare i vestiti, se ti cade addosso."

Seguendo il suo consiglio, lui si tolse il pennello dalla tasca e uscì dalla stanza. Girò velocemente a destra e su per le scale, e lungo il corridoio di sopra, prendendosi un attimo per apprezzare il fatto che i muri lì avessero un colore meno aggressivo, bianco, mentre si avvicinava alla camera da letto padronale, che condivideva con Rinoa (che era dipinta dello stesso colore). Quando mise la mano sulla maniglia e la spinse in basso, si prese un altro momento per apprezzare la vista gloriosamente incasinata (soprattutto grazie a Rinoa) davanti a lui.

Con gli scatoloni mezzi aperti spinti da lato, niente cassettone o cassetti da nessuna parte, vestiti a caso gettati in ogni angolo e fessura, e due materassi con coperte e cuscini al centro del pavimento in legno, la stava non dava affatto una buona impressione. Ma per il ragazzo che aveva frugato in quegli scatoloni per prendere i vestiti della giornata, aveva dormito sui materassi spinti vicini, ed era stato abbastanza fortunato da svegliarsi al mattino accanto alla sua bellissima ragazza (nonostante il piccolo spazio) per svariati giorni di fila per la prima volta in una relazione di cinque anni (una cosa che sperava continuasse), era qualcosa di cui era eternamente grato.

Poco dopo, il Comandante si chinò su uno degli scatoloni con il suo nome sopra, per cercare qualcosa di adatto con cui pitturare. In un mare di nero, bianco, grigio e ogni tanto blu, una maglietta attirò i suoi occhi mentre spostava gli indumenti ripiegati. Un raro sorrisetto gli apparve sulle labbra.

*****
Nota della traduttrice: la tinta della stanza è "Marigold", che in inglese significa Calendula. Mi sembrava giusto dirlo :) Come al solito grazie a Little Rinoa che mi beta, i commenti saranno tradotti & mandati all'autrice e tradurremo anche eventuali risposte, e noi ci vediamo alla prossima. - Alessia Heartilly

   
 
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