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Autore: BloodySummer    23/04/2013    3 recensioni
Una luce fioca illuminava il posto, mentre strane e oscure ombre si allungavano e si storcevano dietro le spalle della ragazza. Piccole gocce d’acqua colavano da varie condutture arrugginite presenti nella zona e il lieve rumore che producevano -plic- metteva in soggezione Lyra e la piccola creatura a due code. Sopra i propri vestiti infilò la divisa del Team Rocket trovata nel camerino grazie a quel fotografo…Come si chiamava?
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lyra / Kotone, Silver
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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LYRA’S ATTACK

Lyra osservava la sua immagine riflessa sullo specchio del camerino, posizionato in un piccolo corridoio perpendicolare a quello principale della galleria sotterranea, sotto la città della gym leader Whitney.

Una luce fioca illuminava il posto, mentre strane e oscure ombre si allungavano e si storcevano dietro le spalle della ragazza. Piccole gocce d’acqua colavano da varie condutture arrugginite presenti nella zona e il lieve rumore che producevano -plic- metteva in soggezione Lyra e la piccola creatura a due code. Sopra i propri vestiti infilò la divisa del Team Rocket trovata nel camerino grazie a quel fotografo…Come si chiamava?

“Poco importa. Tanto lo troverò ovunque.” Si sistemò il basco sopra i gonfi capelli castani raccolti in due misere codine. “Invece di pensare al fotografo, dovrei prendermi più cura dei miei capelli.” Se li sciolse e tentò di sistemarseli, facendosi anche aiutare dalle due code del pokémon davanti a lei, il quale era montato sopra a uno sgabello. Rise al dolce e leggero contatto di una coda sulla guancia e perse qualche minuto a fare buffetti al suo amico. “Ora possiamo andare, Espeon?” Il pokémon, sceso dallo sgabello, si strusciò con fare affettuoso alle sue gambe. “Lo sai anche tu che non mi piace ingannare, però devo salvare la Torre Radio.”

I due sbucarono fuori dal camerino, correndo verso l’uscita. La ragazza gioì al solo pensiero di allontanarsi da quel posto così deserto e inquietante, non notando davanti a sé un ragazzo leggermente più alto nella sua traiettoria. Il pokémon sole tentò di avvisarla con vari versi, ma quella stava pensando di chiedere a Whitney di cambiare le lampadine della galleria sotterranea, ovviamente dopo aver fatto un c… sconfitto il Team Rocket.

La collisione tra i due avvenne e Lyra cadde sul terreno sporco, pieno di germi e batteri. I pantaloni neri si macchiarono, soprattutto nella zona airbag dell’allenatrice. Quando si rialzò, si massaggiò i glutei per alleviare il dolore, mentre allungò lo sguardo verso l’ostacolo che l’aveva fatta cadere. Notò che era un bel ragazzo, castano con gli occhi verdi, la pelle diafana. Sentì le guance avvampare. Quella divisa gli stava particolarmente bene, ma…

“È un membro del Team Rocket. Chissà cosa vorrà.” Pensò Lyra, cambiando espressione. Passò nell’arco di qualche secondo da timida- impacciata a seria-pronta all’attacco. “Recluta! Non siamo qui a smacchiare i pavimenti di questo lurido posto. Corri verso la Torre Radio, il generale Milas ha bisogno di pedine da mettere in gioco. E ricordati che questa missione è per il nostro capo Giovanni.” La ragazza scappò in direzione del luogo indicato, evitando di ritrovarsi le mani insanguinate e qualche dente, che era certa che non appartenessero a lei, nei pugni. Salì in fretta le scale, seguita dal suo fedele compagno, lanciando un’occhiata alla piccola figura femminile nascosta dietro una pianta.

Lyra quasi non riconosceva più Goldenrod city. La città era deserta e, a differenza della galleria sotterranea, le strade era illuminate dai lampioni. Le luci all’interno delle case erano tutte spente, persino quelle della palestra. “Possibile che sia sera tarda?” Controllando l’ora e le dieci chiamate perse, tra cui una di Ethan e una del professor Elm, constatò che la situazione doveva essere davvero grave. No, non era sera tarda e il sole era tramontato da un paio d’ore.

Raggiunse la Torre Radio, aspettandosi che le porte si aprissero da sole. Invece le toccò spingerle, ma non con troppa energia. Il buio regnava nella hall e Lyra, tastando sulla parete alla sua destra, tentò di accendere la luce, fallendo per non aver trovato un interruttore. La reception, dove spesso trovava delle gentilissime signore in uniforme, era completamente vuota, i computer spenti. Si avvicinò cautamente alle scale che conducevano al primo piano dell’edificio, guardava di striscio le ombre dietro di sé. Sentiva la presenza di qualcosa dietro la sua schiena, a un passo da lei. Udì dei veloci passi sopra la sua testa. “Questi devono essere le reclute.” Inoltre sentì una sedia strusciare sul pavimento, ma, avvolta nel buio e sentendosi confusa, non capì se il rumore proveniva dall’alto o se c’era qualcuno che si divertiva male dietro di lei. Si fermò, chiuse gli occhi e si concentrò sui rumori che udiva. I passi che lei credeva di sentire erano cessati. Persino il chiasso nei piani di sopra si era fermato. Prese un respiro, mentre il suo compagno iniziò a rizzare il pelo, scuotendo le code come fruste.

Improvvisamente un lampo giallo inondò la vista davanti a sé e Lyra fu costretta a chiudere gli occhi per evitare giramenti di testa. “Forza, nuova recluta! Dove sono i tuoi compagni?” Una donna scese le scale con poca grazia, il basco calato sugli occhi e i capelli rossi spenti la facevano sembrare più vecchia di quello che era. “Non…non lo so. Sono venuta da sola. Il generale Milas non ha bisogno di reclute?” l’allenatrice cercò di stringere la conversazione. Il suo scopo non era quello di distrarre il Villanous Team. Doveva salvare Goldenrod city e i suoi abitanti. “Coraggio recluta, Sali su!”

Appena Lyra appoggiò un piede sul quarto scalino, sentì afferrarsi per un polso. Il cuore iniziò a batterle forte, non seppe se era per via dell’agitazione o se era per altro, le guance si tinsero di un rosso acceso. Riconobbe la mano che la bloccava e si voltò. Silver la stava fissando con una faccia sprezzante, a causa della quale l’allenatrice abbassò lo sguardo imbarazzata. “Lyra, mi deludi. Ti unisci al Team Rocket solo per essere più forte o perché ti piace la loro sciocca divisa?” Detto ciò, prese e le strappò i pantaloni e la maglietta. La R si sgualcì in due parti, mentre la donna che stava osservando incuriosita la scena si allarmò. “L’allenatrice che ha rovinato tutti i nostri piani! Allarme! Allarme! Un intruso! Un intruso!” Corse come un razzo per le scale, mentre la ragazza sentiva le forze mancare. L’oscurità la circondò per un momento. Le sue gambe stavano per cedere, se lo sentiva, preparandosi al dolore che le sue ginocchia avrebbe provato accasciandosi su uno scalino.

Due braccia la presero al volo, sorreggendola. Riconobbe quelle mani, che impugnavano le pokéball infuriate per aver perso contro una sciocca ragazzina, quell’abbraccio che desiderava tanto da lui, quelle mani che avrebbero spostato qualche ciocca dei suoi capelli sul volto roseo. Voleva sentire il fiato di lui sul suo collo, mentre la teneva stretta tra le sue braccia, regalargli qualche rapido bacio. Riaprì gli occhi e il suo sguardo incontrò quello del ragazzo. “Silver…” sussurrò dolcemente. Nei suoi occhi, nascosti in parte dalle ciocche rossastre, vide una strana luce. Non quella perfida che soleva mostrarle. Sembrava quasi tenero e premuroso. La cosa durò per qualche secondo, poi Silver la lasciò, assicurandosi che quella si potesse tenere in piedi da sola. Scese due scalini, poi si girò verso Lyra. “Non mi interessa quello che fai con il Team Rocket. Tanto prima o poi ti sconfiggerò. Catturerò i migliori pokémon e ti dimostrerò che l’amicizia tra le persone e i pokémon non vale una cicca.” La ragazza, ripresa dal suo coraggio e dall’importanza della sua missione, gli sorrise. “Certo Silver: ma per ora preparati mentalmente a perdere contro di me.”

  
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