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Autore: Grahammish    23/04/2013    2 recensioni
Dal quarto capitolo:
Quella scena gli lasciava una stretta al petto che John non voleva ancora analizzare bene, era così tranquillo,
così appagato dal vedere la sua amica serena, così lontano da tutto.
Il fulcro della vita era lasciare che fosse, lasciarsi amare, lasciare amare, lasciare che le cose andassero- in maniera sbagliata o no- il fulcro della vita era lasciarsi vivere.
E non avrebbe potuto dire se tutto sarebbe andato bene,
ma sentiva che tutto alla fine sarebbe andato per il verso giusto, e se pure non fosse successo non era la fine,
perché per John Lennon la parola fine non esisteva.
Dal terzo capitolo:
-John.. aspetta- aveva farfugliato la ragazza- il giaccone!
Ma lui fece finta di non sentire cominciando a fischiettare allegramente.
-Glielo porto io, devo parlarti.
-Su avanti dimmi..
Paul riflettè, doveva avere il fegato e il carisma.
- Vuoi sapere un segreto?- disse con una faccia ammiccante.
Lily sorrise, era una persona molto curiosa.
-Non lo dirò a nessuno.
- Ti amo.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La trama di questa storia nasce da un’idea di Little Bird_, che gentilmente me l’ha ceduta (in)consapevole di cosa le avrei fatto, dunque oltre che ringraziarla per avermi concesso l’idea base le chiedo scusa LoL.
 

CAP.4 Let it be


Lily rimase paralizzata.

-Lily? Lily?-la scosse con fare dolce il ragazzo.

Lei sorrise, fissò Paul,gli accarezzò la guancia.

-Quanti anni hai Paul? Sedici ?

- Il problema è davvero l’età Lily? E comunque ne ho diciotto.
- Ma.. ma… George ne ha diciassette! Tu non puoi averne meno di George!
-Rispondimi Lily è questo il problema?

La ragazza si fissò le punte delle scarpe. No, non era quello il problema.
Il fottutissimo problema era che lei era innamorata di Stuart.
Paul era bello, galante, romantico, non era Stuart.
A volte le era anche parso di arrossire, o sentire il suo cuore aumentare la velocità dei battiti, guardando Paul…

ma semplicemente, razionalmente sapeva di amare Stuart.
L’ultima cosa che voleva era ferire Paul, l’ultima cosa che voleva era perdere un ragazzo d’oro come lui.
Rammentò l’assurda rivalità tra i due, se poi Paul avesse capito il motivo… Un guizzo di malizia balenò nei suoi pensieri. MA NO, non poteva assolutamente usare Paul per arrivare a Stuart.

Ma la rivalità era tale tra loro, per colpa di John, che Lily pensò sarebbe bastato quello per spingere Stuart tra le sue braccia. Come poteva osare fare quei pensieri? Era davvero una persona così cattiva o … semplicemente così innamorata? Così innamorata da usare e ferire un ragazzo per avere l’oggetto del suo amore?

Scacciò dalla mente quel pensiero, alzò il volto. 
Il ragazzo, più alto di lei di una ventina di centimetri le aveva preso il volto tra le mani.
Lily rabbrividì al tocco di quelle mani calde,  quelle mani non troppo affusolate, vide il volto del giovane a pochi centimetri dal suo.

Così vicino le sembrava di sentire i suoi pensieri cantati da quella voce pazzesca.
Le labbra piccole e carnose, rosee come la primavera, quel naso perfetto, improvvisamente sembrava che il suo cuore fosse rimbalzato nel cranio per far ragionare il cervello. Stava davvero dicendo di no a quel ragazzo?

Era razionale una situazione del genere, al mondo esisteva davvero qualcosa di razionale?  
Ed era così che ci si innamorava, con uno schiocco di dita? O era solo solitudine, brama di essere amata?
Brama di essere accolta dalle braccia di un uomo, come suo padre non aveva mai fatto? La sua mano, così piccola al confronto di quella del ragazzo, percorse il volume delle sue guance fino a toccare quei capelli fatti di seta.
Le sue orecchie sembravano esplodere, riusciva in quel momento a dire qualcosa di sensato?

-Emh.. Paul.. è che tu sei, sei così…
-Così?- disse quello con un’aria perdutamente preoccupata.

Gli occhi di Lily erano così umidi che faticava a distinguere le forme, ed era già miope di suo. Si morse il labbro inferiore.

-Sei così alto per me.  Sei così fottutamente alto- scoppiò a piangere, lei stessa stupita da questa reazione, cominciò a picchiare per finta il petto del giovane.-  sono una tappa, tu sei altino ma è colpa mia che sono hna tappa. Vuoi davvero stare con me? Con una povera nanetta da giardino?

-Amore, cosa stai dicendo? Non sei troppo bassa. Sono davvero questi i limiti che ti poni?

Cercò di mandare via le lacrime insensate, si fece una risata mentre prendeva a parlare.

- Pollo, pollo, pollo… sono una scemina- disse lei mentre raggiungeva il viso del giovane con un bacio a stampo.

Ma cosa stava facendo? Quell’odore di.. di.. di Paul la stava rincitrullendo.                     
Lei amava Stuart, lei – amava- Stuart!
Lei amava Stuart fino a poco prima, si disse di ripensarci per vedere se qualcosa era cambiato.

Non vi riuscì, ogni volta che tentava di uscire da quella nube di leggerezza la sua vista si annebbiava,
più di quanto non lo fosse… Silenzio, calma, TI SEI PER CASO FATTA UNA CANNA LILY EVANS?
Troppe, davvero troppe.

-Ho bisogno di sedermi… Paul.

Si spostò come al buio indietreggiando verso la brandina che era il suo letto e sentendo con le mani vi si appoggiò.

-Sono un po’ confusa Paul. E’ che improvvisamente mi sembra da amarti così forte…
-Non c’è bisogno che tu mi dica subito ti amo, o che ci fidanziamo. Capisco se sei confusa, dopotutto ci conosciamo solo da un mese… L’importante per me è che tu sappia che io t’amo e  sapere che non ti sono indifferente.

L’abbracciò dolcemente, baciandole il culmine del capo.

-Che ne dici se andiamo a riportare il giubbotto a John?
-Si, starà schiattando di freddo. Prima mi do una rinfrescata però.

Una volta che si fu sciacquata, Paul la prese per mano , chiusero la porta a chiave e scesero le scale uno accanto all’altra. Poteva sentire il suo cuore spingersi verso il ragazzo accanto a lei.
L’edificio pareva incantato, e sembrava che i passamano rotti si fossero appiattiti in silenzio,
durante i loro sospiri assorti.

La luce era ormai piena, le nuvole sembravano leggiadre, il ragazzo fece tintinnare le chiavi difronte al volto di Lily.

-        UNA MACCHINA? Tua?
-         No, me l’ha prestata, senza saperlo, Ringo.
-         Che birbone che sei!- disse simulando disapprovazione.

Paul ora guidava rilassato, mentre scambiava qualche parola con Lily, che aveva un sorriso stampato sulla faccia.
Le loro voci sembravano intrecciarsi dolcemente, Paul si sentiva strano. La ragazza non gli aveva detto “ Ti amo”,
eppure sentiva che lei stava provando qualcosa di forte. 

Non doveva cantare vittoria eppure in cuor suo non poteva fare a meno di notare tutta quell’estasi, quel buon umore, quell’amore che fluttuava. Arrivati al locale, girarono sul retro mentre una pioggerellina silenziosa ticchettava su Amburgo. Si infilarono da quella porta piccola e cigolante e sgattaiolarono in silenzio dove gli altri dormivano.

John era seduto a gambe incrociate, la ragazza gli corse incontro levandosi il suo cappotto di dosso e posandoglielo gentilmente sulle spalle, e gli mollò un bacio sulla guancia.

-Paul forse tu hai sonno no? Non dovresti riposare un po’?

Il ragazzo sbadigliò,  allungando i suoi arti superiori verso il soffitto e facendo scrocchiare il collo.

-Sì, non ho chiuso occhio.
-Ti metto al letto pollo…- disse la ragazza ridendo un po’.

John fece una smorfia simile ad un sorriso e lì osservò incamminarsi verso la stessa direzione.
Il capo della ragazza superava di un po’ la spalla dell’amico,  stavano bene insieme nonostante la differenza di altezza.

Lei bionda e lui bruno, ma entrambi con lineamenti delicati come il latte che tingeva  le loro pelli, dentro e fuori belli.  
Li osservò mentre lui si stendeva e lei gli teneva la mano accarezzandogli il volto dolcemente,
seguendo il contorno di quei lineamenti da bambino.                     

Quella scena gli lasciava una stretta al petto che John non voleva ancora analizzare bene, era così tranquillo,
così appagato dal vedere la sua amica serena, così lontano da tutto.
Il fulcro della vita era lasciare che fosse, lasciarsi amare, lasciare amare, lasciare che le cose andassero- in maniera sbagliata o no- il fulcro della vita era lasciarsi vivere.

E non avrebbe potuto dire se tutto sarebbe andato bene,
ma sentiva che tutto alla fine sarebbe andato per il verso giusto, e se pure non fosse successo non era la fine,
perché per John Lennon la parola fine non esisteva.


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Per prima cosa dedico il capitolo alla mia mamma perchè oggi è il suo compleanno <3
Devo riguardarlo, ma sono di frettissima, prometto che domani sarà corretto.
Prossimo aggiornamento venerdì suppongo, domani sarò un po' impegnata... ma potrei anche farcela per Giovedì.
Innanzi tutto volevo ringraziare tutti quelli che hanno recensito fino ad adesso, quelli che hanno solo letto, quelli che hanno messo la storia tra le seguite,e volevo ricordarvi di farmi sapere sempre il vostro parere che per me è molto importante! Bye bye, alla prossima!

 

   
 
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