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Autore: _Kristel_    02/09/2004    5 recensioni
-Sto…sto cercando di dirti che questo posto non è più sicuro come prima, le.. le autorità del villaggio, stanno setacciando l’intero borgo, è.. è ricominciata la caccia alle streghe tesoro…. E tra non molto, irromperanno anche qui nella nostra abitazione, e non ci metteranno molto a portarci via. Erin… devi fuggire finchè sei ancora in tempo…-
Genere: Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Erin la strega *

 

*Erin la strega *

 

 

Capitolo 1

 

 

Le prime luci del mattino, fanno capolino tra le tende della finestra che dà nella mia stanza.

-Ci siamo..- penso tra me e me, è ora di alzarsi.

Mi tiro su dal letto stancamente, delle ciocche, brune, mi ricadono sul viso, con un gesto distratto le porto nuovamente dietro l’orecchio, è un vizio che ho fin da bambina. Indosso le pantofole e stringendo la veste sgualcita contro la mia pelle ancora calda,  mi avvicino alla finestra e la spalanco. La stanza viene inondata di luce, e devo portarmi una mano all’altezza degli occhi per evitare di rimanerne accecata. Sospiro e abbasso le palpebre, una sferzata di aria fresca mi colpisce il viso, c’è un non so che di strano nell’aria, tra poco accadrà qualcosa, me lo sento.

Un lieve bussare alla porta mi fa girare di scatto, è Sarah, mia madre. La guardo come se la vedessi per la prima volta; i lunghi capelli neri le arrivano alla vita, delle ciocche scomposte le incorniciano il viso, stanco ma sempre bello, porta una lungo abito di stoffa trasandata e sorride. La osservo mentre si avvicina a me e mi posa una mano sulla spalla.

Lo capisco dal suo sguardo malinconico che quello che dovrà dirmi non mi piacerà. Sospiro e chino il capo, intenta a guardarmi i piedi. La sua voce dolce risuona nella stanza:

- Erin, piccola mia…- subito la interrompo per puntualizzare una cosa.

- Mamma, non chiamarmi “piccola”, ormai ho sedici anni!-

Lei annuisce e sorridendomi continua:

- C’è una cosa che devo dirti…. ti ricordi quando da piccola ti raccontavo le avventure e le sofferenze di Haley, la piccola strega?-

Annuisco, e alzando lo sguardo, punto i miei occhi nei suoi, e la guardo confusa.

- Ecco, quella bambina di 11 anni ero io… e i viaggi che ti ho narrato, li ho compiuti realmente…-

Prima che lei possa continuare, allontano la sua mano da sopra la mia spalla, e scuoto violentemente il capo, no non può essere, penso, mentre i racconti che più volte ho ascoltato, mi riaffiorano nella mente. La guardo arrabbiata e ferita, immediatamente realizzo la paura che deve aver provato nel vedere la madre, bruciare legata ad un palo di legno, in mezzo ad una folla di gente impazzita.

Con un filo di voce dico:

- C-che..che cosa stai cercando di dirmi?-

- Sto…sto cercando di dirti che questo posto non è più sicuro come prima, le.. le autorità del villaggio, stanno setacciando l’intero borgo, è.. è ricominciata la caccia alle streghe tesoro…. E tra non molto, irromperanno anche qui nella nostra abitazione, e non ci metteranno molto a portarci via. Erin… devi fuggire finchè sei ancora in tempo…-

No…no…tutto comincia a girare intorno a me e sarei sicuramente caduta a terra se le braccia esili di mia madre non mi avessero afferrato, prima che il mio corpo venisse a contatto con il pavimento polveroso della mia stanza. La guardo negli occhi, ancora frastornata, ripensando alle ultime sue parole, con un moto di paura che ben presto si insinua in me, sussurro:

- Perché..hai parlato al singolare?? Noi dobbiamo fuggire insieme, tu… tu non puoi abbandonarmi, devi venire con me!!!-

Lei si morde il labbro inferiore e prima che io possa continuare con voce ferma dice:

-No Erin, non posso tu.. tu sei la mia unica figlia e io devo assicurarmi che tu riesca a salvarti e per fare questo dovrò distrarre le guardie, ora… ora non voglio scene di pianto di alcun genere… ti ho preparato una sacca, con del cibo, dovrebbe bastarti per quattro o cinque giorni, dopodiché, dovrai procurarti qualche cosa, con il denaro che ti ho lasciato nella tasca sinistra della bisaccia. Partirai subito, addentrati nella foresta e recati da Aghata, la vecchia fattucchiera. Non devi voltarti hai capito?? Non lo devi fare per nessun motivo, promettimelo!-

Con un lieve tremito nella voce le rispondo:

- S-si…te lo prometto mamma…-

- Bene….vado a prendere la sacca, tu intanto vestiti!-

Annuisco e mentre lei lascia la mia stanza, mi avvicino spedita all’armadio, apro le ante di legno ormai marcio e ne estraggo un  abito dai colori scuri, abbastanza comodo da poter essere utilizzato in un viaggio che, come immagino, sarà pericoloso.

Sento i passi di mia madre salire le scale in fretta. Ormai le guardie sono sempre più vicine.

Mi guardo intorno, per quella che so per certo sarà l’ultima volta e faccio scorrere gli occhi per tutta la mia camera. Prima che la porta venga spalancata, noto l’angolo di quello che pare essere un diario dalla copertina rovinata, ai piedi del mio giaciglio, deve trovarsi lì da anni. Mi avvicino rapida e lo prendo tra le mani, proprio nello stesso istante in cui mia mamma irrompe nella mia stanza.

- Forza Erin, ormai sono vicinissimi- mi dice mentre mi porge la sacca. Io l’afferro, la mia genitrice si volta e mi fa segno di seguirla verso una piccola apertura nella parete, nascosta dal mio armadio, dovrò passare di lì per abbandonare la mia casa.

Lei sposta il mobile e con un gesto frettoloso mi spinge attraverso il passaggio. È basso, penso mentre mi accingo ad alzarmi, la spinta di mia madre mi ha fatta cadere al suolo. Sento un rumore, mi volto giusto in tempo per vedere, l’ultimo spiraglio di luce, sparire dietro l’armadio, il passaggio è stato chiuso.

Delle lacrime, cominciano a scendermi lungo le guance, non ho nemmeno salutato la mamma.

 

Nella caduta il diario che stringevo nella mano destra è finito al suolo, tasto la terra umida per riuscire a trovarlo e, quando la mia mano sfiora la superficie asciutta dell’oggetto, lo raccolgo e lo infilo nella sacca che mi rimetto sulle spalle. Comincio ad avanzare a tentoni, in mezzo a quell’oscurità, l’odore di terra è talmente forte che mi manca l’aria, man mano che procedo in quel lungo tunnel la mia vista comincia ad abituarsi al buio, e, dopo svariate curve, riesco a scorgere una luce fioca in lontananza, comincio a camminare più velocemente, lì sotto l’aria è praticamente irrespirabile e se ci rimango ancora per molto, rischio di morire soffocata, me lo sento.

L’uscita della galleria si fa sempre più vicina e la mia andatura sempre più spedita. Ancora due o tre passi e sono di nuovo alla luce.

L’impatto con l’ambiente esterno è più fastidioso di quello che pensavo, sono costretta a chiudere gli occhi appena metto piede fuori dal tunnel. Dopo pochi attimi, riesco a sollevare le palpebre e guardarmi intorno, sono proprio al limitare della foresta e disobbedendo alla raccomandazione di mia madre, mi volto verso il villaggio.

Il cuore mi si stringe in una morsa quando vedo la nostra casa andare a fuoco, il mio pensiero si rivolge subito a Sarah, chissà dove si trova adesso. Ho come una brutta sensazione, e se lei fosse…no! Scuoto il capo per scacciare quel terribile pensiero. No, mi ripeto nella mente, lei è ancora viva. Lei è…

Un lieve frusciare tra le foglie degli alti alberi, riesce a spostare la mia attenzione verso il bosco, guardo in alto, e rimango sorpresa nel trovare tutto calmo. Con un sospiro, torno a guardare il mio paese, so per certo che non ci tornerò. Con passo lento, comincio ad addentrarmi tra le querce e i frassini, non c’è un sentiero e più volte cado per terra, dopo essere inciampata in qualche radice ben nascosta. A quasi un’ora di cammino decido di fermarmi e bere un po’ d’acqua dalla sorgente che vedo a pochi metri da me. Mi avvicino e poso la bisaccia su un masso alla mia destra. Immergo le braccia quasi fino al gomito, levandomi lo sporco della terra di dosso.

Chiudo le mani a coppa e lasciò scivolare l’acqua su tutto il mio viso, ripeto una seconda volta quel gesto, questa volta portandomi le mani alle labbra e assaporando la freschezza del liquido che, una volta ingerito ha come un effetto benefico sulla mia intera persona.

Sono stata ferma già troppo a lungo penso, mentre raccolgo la mia sacca e la posiziono ancora una volta sulle spalle. Ho la sensazione che qualcuno mi stia seguendo, ma se non ci penso, forse è meglio.

Sono passati alcuni minuti da quando mi ero fermata alla sorgente, e in lontananza, posso vedere del fumo, deve essere la casa della fattucchiera, un barlume di speranza si accende in me, mentre aumento l’andatura, cominciando a correre.

 

Adesso, che mi trovo di fronte alla casa di Aghata, noto che è totalmente diversa, da come l’immaginavo, mi aspettavo di vedere una costruzione forte e resistente, invece è una vera e propria catapecchia ricoperta di muschio, mi ritrovo a pensare, che se non si trovasse al centro di due alberi, sospesa su un resistente pannello di legno, probabilmente sarebbe già totalmente distrutta. C’è una lunga scala fatta di corde che conduce all’entrata dell’abitazione, con fare insicuro appoggio il piede sul primo filo di corda, poi il secondo e così via; in men che non si dica mi ritrovo in cima alle scale e mi appresto a bussare alla porta.

Dopo solo un colpo, una voce rauca proveniente dall’interno, mi dice:

- Avanti!-

Spingo lentamente la porta che girando sui cardini arrugginiti, provoca una fastidioso stridio e sono in casa. Chiudo la soglia alle mie spalle e, un po’ impaurita, schiarisco la voce e chiedo:

- Ehm… c’è nessuno?- senza nemmeno accorgermene mi stringo l’abito addosso.

- Ben arrivata Erin…. ti aspettavo…- le parole sono state pronunciate così di colpo, che dallo spavento mentre mi giravo, ho fatto cadere a terra un paio di ciotole.

- Mi scusi..- dico mortificata, mentre mi abbasso per prendere le scodelle.

- Oh.. non preoccuparti tesoro, non è nulla!-

Mentre le appoggio sul tavolo, guardo l’anziana signora e con voce realmente stupita chiedo:

- C-come sa il mio nome? E come faceva a sapere del mio arrivo?-

- Ti conosco da quando eri molto piccola cara mia, e per quanto riguarda il tuo arrivo, beh… me lo ha detto un’amica…-

Sto per chiedere spiegazioni, quando le ali argentee di un’aquila, catturano i miei occhi, è… è bellissima…!

- Si chiama Arjia, è lei che ti seguiva mentre venivi qui… spero non ti abbia spaventata!-

Mi riprendo, quell’aquila ha come la capacità di incantarmi.

- N-no, certo che no! Mi ero accorta di qualcuno che mi seguiva, ma non immaginavo…-

- Vedo che la mia bestiolina, sta attirando tutte le tue attenzioni su di lei, sarà meglio che se ne vada a fare un giretto..!-

Osservo Aghata, mentre spalanca la finestra e lascia volare via Arjia.

Dopo qualche secondo, che passa guardando la foresta, si gira nuovamente verso di me, e mi fa segno di seguirla, mentre si accinge ad entrare in un’altra stanza.

Questa è piena di strani oggetti, alcuni li ho già visti, ma altri invece non riesco proprio ad immaginare da dove provengano, né tanto meno cosa siano, la donna si siede su una sedia e fa accomodare me su un’altra lì vicino.

-  Erin…. ascolta… non hai molto tempo per starmi a sentire… tu… non puoi rimanere qui.. mi dispiace…-

Ed ecco che mi sentivo di nuovo sola.. quando ero entrata lì, avevo pensato che ci sarei rimasta, fino a che al villaggio si fosse risolto tutto, invece, ero di nuovo costretta a fuggire, già non ne potevo più.

Mi alzo e dico:

- Perché???! Perché non posso stare qui, io… io non so dove andare, non mi sento al sicuro in alcun luogo! Non conosco nessuno all’infuori di mia madre e di te adesso…-

- So che è difficile, ma se tu rimanessi qui, non saresti al sicuro! Erin, anche io pratico la magia…-

La interrompo di scatto:

- Ma di che magia parli??! Io non ho mai fatto niente, perché allora mi stanno cercando? Perché devo continuare a scappare, se non so nemmeno cosa ho fatto, e qual è la mia colpa?!-

- Erin, è una cosa difficile da spiegare, e io non sono la persona più adatta a dirtelo ma… tu.. tu.. hai il dono… e non sto parlando di magia materiale… io parlo di magia interiore… la magia… fa parte di te…-

- Scusa ma non ti seguo….-

- Ascolta, adesso non è né il luogo né il momento adatto per parlarti di questo, adesso stammi a sentire… devi lasciare la foresta il più in fretta possibile, dirigerti a Nord, e aspettarmi all’ entrata della Caverna di Ghiaccio. Ci vedremo lì tra quattro giorni io porterò qualcuno, una guida, dovrebbe riuscire a condurci all’interno della Grotta senza problemi, è tutto chiaro??-

Sento che mi gira la testa, sta accadendo tutto troppo, troppo in fretta, tuttavia annuisco e con voce flebile chiedo:

- T-tu..-

- Io ci sarò.. non preoccuparti…. ora prendi questa con te e vai!-

Senza che io me ne accorgessi, ha tirato fuori una pergamena e me la messa in mano. La apro, sopra è tracciato il sentiero che devo percorrere per arrivare alla Caverna di Ghiaccio, la piego e me la infilo nella tasca. Guardo Aghata nelle sue iridi verdi, cerco di non piangere di nuovo e voltandomi verso l’uscita, mi aggrappo al pensiero che tanto la rivedrò tra pochi giorni.

Mi fido di lei, mentre scendo le scale penso alle parole che mi detto…. la magia interiore… non riesco proprio a capire a quale tipo di magia potesse riferirsi; quando poso finalmente il piede a terra, riesco a sentire delle voci in lontananza, quando sono fuggita dal villaggio, qualcuno deve avermi visto, e ora le autorità sono venute a cercarmi, il terrore pervade il mio corpo, mentre avverto le voci farsi più vicine, ora sento distintamente quello che una di loro sta dicendo:

- Deve essere qui da qualche parte, trovatela!!! Poi penseremo anche alla vecchia!-

Io sono ancora vicino alla scala a pioli, della casa di Aghata, devo avvertirla, devo dirle che si trova in serio pericolo. Sto per risalire, quando un bellissimo falco, spicca il volo dalla finestra e sia allontana velocemente. Mi è bastato un secondo per capire, ora sono più tranquilla, per adesso la fattucchiera è salva.

Subito, comincio a correre oltre la casa, ho il cuore che batte a mille, e una paura che aumenta ad ogni passo, mi hanno vista, lo capisco dal fatto che li sento correre dietro di me. Non ho il coraggio di voltarmi, ho troppa paura di ritrovarmi faccia a faccia con uno di loro, come spinta da una energia misteriosa la mia corsa accelera sempre più e riesco a distanziare i miei inseguitori.

Ne sono certa, è la forza di mia madre.

Nella corsa sfrenata, non mi sono nemmeno accorta che sta ormai calando la sera, rallento l’andatura fino a fermarmi del tutto, con un certo timore, mi volto per vedere se c’è traccia delle guardie in lontananza. Nulla, sono salva.

Con un sospiro di sollievo mi siedo su un masso abbastanza nascosto dalle piante circostanti devo rifocillarmi, è da questa mattina che non tocco cibo, penso mentre estraggo del pane dalla mia sacca. Nel movimento che ho fatto per appoggiarmi al sasso, mi è scivolata fuori dalla tasca, la mappa che mi ha dato Aghata. Sempre continuando a mangiare, mi chino a raccoglierla e, dopo averla srotolata osservo attentamente il sentiero che è stato tracciato, la cartina è davvero dettagliatissima, con stupore noto infatti che è segnata anche la presenza della sorgente dove mi sono fermata la mattina per bere. La mia destinazione è ancora distante, Aghata aveva ragione, ci metterò almeno quattro giorni per raggiungerla, anche se mia mamma mi ha aiutato ad avanzare più rapidamente lungo il primo tratto.

Dovrò dormire qui, ma prima sarà meglio cercare della legna e accendere un fuoco per riscaldarsi. Arrotolo velocemente la mappa, e questa volta la infilo nella bisaccia, meglio non smarrirla senza sarei perduta.

Non molto lontano dal luogo nel quale ho deciso di fermarmi, trovo dei rami spezzati, che possono andare bene, li raccolgo e li riporto al mio temporaneo accampamento, solo poco dopo, mi rendo conto che sono umidi… mi lascio scivolare a terra avvilita.

Adesso cosa farò? Il freddo della sera si sta già facendo sentire e io senza un po’ di calore, rischio di ammalarmi, e penso proprio che non ho bisogno di un’altra cosa che vada storta. Sconfitta, piego le gambe e me le stringo forte al petto, cercando di trattenere le lacrime che sono sicura usciranno tra poco se non trovo una soluzione.

Penso, penso che vorrei avere un fuoco caldo e scoppiettante lì vicino a me, e come per magia quando sento una lieve calore avvolgermi, alzo la testa di scatto e poso lo sguardo sulle molteplici fiamme che divampano, come in una strana e silenziosa danza.

Ma come è potuto accadere?

Mi guardo intorno nervosamente, sono sola e comunque se ci fosse stato qualcuno, l’avrei sentito arrivare. Sconcertata, allungo la mano verso la fonte di calore, e la ritraggo di scatto quando sento la punta delle dita bruciarmi, allora è vero… non sto avendo un’allucinazione! Sorrido risollevata da quel pensiero, e ancora un po’ perplessa, rannicchiandomi vicino al falò, chiudo gli occhi.

L’ultimo pensiero prima di addormentarmi è rivolto a mia madre, è morta, ora lo so, ma non smetterò mai di volerle bene, lei rimarrà sempre nel mio cuore.

  
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