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Autore: Botan    12/11/2007    4 recensioni
“Se un essere umano viene macchiato dal sangue di un Orrore, la sua vita avrà fine allo scadere del centesimo giorno.” Questo è ciò che turba ineluttabilmente Koga, e che lo porta a divenire malinconico. “Purché la spada di un Cavaliere, non lo cancelli prima di quel momento.”
Genere: Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come sono buffi i piccioni che scorazzano imbambolati ed altalenanti come tanti pinguini, per le vie e i selciati di questa grande città

                                Manti di Piume

 

 

“Là dove c’è luce, l’oscurità è in agguato, e il terrore regna.

Ma grazie alla spada di un cavaliere, ora l’umanità ha una speranza.

 

 

 

 

Come sono buffi i piccioni che scorazzano imbambolati e traballanti come tanti pinguini, per le vie e i selciati di questa grande città.

E’ la prima volta che mi soffermo ad osservarli con molta più attenzione.

Il fatto è che questi piccoli pennuti oramai fanno un po’ parte del nostro mondo, e a volte non ci accorgiamo di loro tant’è che siamo distratti ed abituati ad averli dappertutto.

Eppure, adesso che ci penso, da bambina, nelle ore libere, me ne stavo accoccolata sul davanzale della finestra, a fissare i volatili di quel tempo lontano.

Gli anni passano, e cresci, così come crescono i tuoi interessi e le cose da fare che ti portano via tanto di quel tempo libero, senza farti neppure respirare un pochino. Che fatica essere grandi! Puoi fare sì più cose, ma hai anche molte più responsabilità che di conseguenza un po’ ti limitano.

Strano a dirsi, ma dopo tanti anni, ho finalmente un po’ di tempo da dedicare a me stesse e non solo alle mie passioni. Ho tempo perfino per dar da mangiare a questi pennuti, integrati così perfettamente, forse meglio di noi umani, nell’urbano scenario che li circonda.

Una cosa è certa: il loro impareggiabile appetito, mi lascia di stucco.

 

 

- Cosa stai facendo?- avverte sentirsi dire all’improvviso,Kaoru, affacciata ad una delle tante finestre di villa Saejima, ed immersa nei suoi ricordi.

La giovane lascia scivolare verso il terreno quel po’ di briciole che ha tra le mani, così frettolosamente, quasi satura di curiosità e con la fretta di voltarsi per osservare frontalmente il misterioso interlocutore che l’ha colta alla sprovvista.

Le sue pupille si contraggono, la fronte si riempie di grinze mentre l’arcata sopraccigliare, inevitabilmente si issa all’insù per manifestare una smorfia di sorpresa.

 

- Koga…-replica stentatamente lei, come rassicurata dalla presenza del giovane apparso silenziosamente alle sue spalle, per poi tirare un sospiro di sollievo e flettersi sulle ginocchia. – Meno male! Non ti ho sentito arrivare, e mi sono un pochino spaventata… Con tutto ciò che mi sta succedendo, sembra quasi che i miei sensi si sentano il dovere di mettermi in allarme ogni qualvolta recepiscano qualcosa di strano…! Che seccatura!- Il viso della ventiduenne dalla carnagione bianca si fa triste, l’espressione malinconica però dura brevi istanti. D’un tratto la ragazza si solleva facendo forza sulle sue fievoli ginocchia, e corre a piccoli passi verso quel misterioso ragazzo per trascinare anch’esso fino al grande finestrone. – Guarda!- esclama con viso pieno di entusiasmo, protendendo l’indice della mano destra verso il basso-  Hai visto come mangiano? Sono voracissimi!- commenta tutta stupita ed affascinata allo stesso tempo dalle immagini che scorrono d’innanzi al luccichio soddisfatto dei suoi occhi.- E’ così bello vederli mangiare!

Koga, l’erede nonché detentore del grado di Cavaliere Mistico al servizio dei buoni, si lascia condurre con estrema facilità dalla sua bella ospite, molto probabilmente trascinato dall’entusiasmo che solo Kaoru è in grado di sprigionare, e che lo porta ad incuriosirlo.

 

- Sono…tanti.- ha l’ardire lui di controbattere, appena, quasi incespicando tra una sillaba e l’atra,  non appena anch’esso si spinge oltre la balaustra per osservare. Un mucchietto pieno di piume davvero notevole, che si accalca l’uno sull’altro per accaparrarsi un boccone di cibo, e far tanta confusione, non lascerà di certo un’espressione impassibile sul viso di un eroe taciturno e così flemmatico come lui.

Kaoru prega quasi in silenzio, affinché lo scorbutico amico non la rimproveri. Dopotutto, il suolo sopra il quale i piccioni stanno dando banchetto, appartiene pur sempre a lui!

Koga vorrebbe replicare, certamente in malo modo, ma l’astuzia repentina della pittrice dalla candida carnagione, lo anticipa.

 

- Ho cercato di contarli! – emette facendosi vedere presa, nella speranza di trascinare anche il ragazzo nella sua contagiosa allegria. - Però non ci sono riuscita.- replica poi mogia, corrucciando un pochino le labbra per la delusione. – Però, non trovi che siano davvero simpatici?- continua subito dopo, con l’evidente intenzione di rabbonire il suo cavaliere, mostrandogli un viso raggiante e motivato.

 

Lo sguardo confuso di Koga pare addolcirsi, divenendo in seguito perplesso. Nella speranza di scoprire il perché di quel viso così raggiante e divertito, si decide a gettare una seconda occhiata sul copioso gruppo di pennuti, questa volta con un’attenzione certamente più accurata.

Kaoru n’approfitta cogliendo immediatamente la palla al balzo. Il suo viso si fa furbetto, un’espressione che manifesta la voglia di suscitare qualche benevolo sentimento, nei confronti di quel giovane tanto taciturno quanto freddo e poco gentile.

- Osserva attentamente il loro modo di camminare.- gli dice affiancandosi lentamente a lui,  ed esortandolo a guardare bene- Ricorda a tratti quello dei pinguini.

 

- Pinguini?- chiede spontaneamente il ragazzo, senza distogliere lo sguardo dal folto branco di volatili, come se le parole di quella donna lo avessero ipnotizzato.

 

Kaoru ammonisce mostrando un bel sorriso tutto spontaneo.

- In entrambi i casi, tutti e due barcollano! – ridacchia simpaticamente, portandosi una mano alla bocca- Mi piacerebbe disegnarne qualcuno proprio mentre si prepara a planare verso terra. Il fatto è che non stanno mai fermi, e non ho neanche un libro qui con me che ne raffiguri uno.

 

Koga rimane attento, pur continuando a fissare i pennuti, mentre i suoi occhi si spostano poi diretti su quelli della giovane pittrice. La cupezza di quello sguardo da Cavaliere del Makai, si posa sposandosi alla perfezione su quel sorriso così festoso che sa d’allegria e voglia di vivere, un entusiasmo che a momenti lo trascina, e che allo stesso tempo lo porta irrimediabilmente a riflettere.

Un brutto pensiero riemerge nei meandri così complicati di quella mente perennemente in lotta contro i ricordi dolorosi del suo passato.

 

“Se un essere umano viene macchiato dal sangue di un Orrore, la sua vita avrà fine allo scadere del centesimo giorno.”

 

Questo è ciò che turba ineluttabilmente Koga, e che lo porta a divenire malinconico.

 

“Purché la spada di un Cavaliere, non lo cancelli prima di quel momento.

 

L’enorme voglia che Kaoru ha di vivere, non basterà di certo a spezzare la spirale nefasta nella quale la ragazza vi è caduta, anche se inconsapevolmente.

Il volto freddo e distaccato del Cavaliere Mistico, ruba il posto a quell’espressione lievemente serena che poco fa gli circolava in viso. Il magico incantesimo lanciato inconsapevolmente dalla ragazza, giunge alla fine, così come la speranza di riempire di tanta allegria il cuore del glaciale erede di Taiga Saejima.

Proprio lui, con un viso privo di calore, si discosta dalla balaustra quasi meccanicamente.

Nell’osservarlo, Kaoru trasale. Una voragine incolmabile si spalanca dentro il suo corpicino minuto.

Nella sua mente c’è confusione, lui sta andando via?

 

“Ricorda che spetterà a te il compito di eliminare quell’umana”

Basta. Koga non vuole più sentire.

 

- Lasceranno solo tanto sporco. – commenta senza neppure un briciolo d’esitazione, e con amaro distacco, il flemmatico eroe.

L’impressione che quel folto gruppo di piccioni gli abbia causato fastidio, porta Kaoru ad irrigidirsi in silenzio. Lo stormo di volatili si leva improvvisamente in volo, come se avesse percepito il tono aspro delle parole di Koga, e di conseguenza se ne fosse spaventato. Kaoru sobbalza per la seconda volta. Alle sue spalle appare lo sciame di uccelli che sguscia via, verso i cieli della città, lontano da lei e da quel luogo. Il suo viso non appare più tanto entusiasta. Tutta quell’energia positiva che le  irrorava il corpo, si spegne, come se al suo interno ci fosse stato un immediato black out.

Quel gesto tanto sgarbato, la ferisce amaramente. Anche troppo. Lo sguardo le si abbassa, facendosi sconsolato, mentre la sagoma di quel tanto detestabile guardiano, và via, scomparendo  dalla sua visuale alla fine della curva che spezza la lunga linea retta del corridoio.

 

Proprio dietro l’angolo, un copioso numero di scalini conduce al piano di sotto.

Koga li percorre come se stesse scappando da qualcuno, con il suo modo impassibile e rigido di trangugiare il suolo con un’inconfondibile camminata.

C’è troppa fretta in quei movimenti. Un susseguirsi di piccoli segnali che non passano di certo inosservati, non per uno come Zarba!

 

- Sbaglio, o poco prima mi è parso di vederti rapito dalle parole di quella ragazza? - Replica a un certo punto l’anello parlante, assumendo un voluto tono da accusatore, e pronto a colpire il bersaglio.

 

Koga è repentino. La sua risposta, breve ma concisa, giunge alla svelta, forse troppo da sembrare sincera.

- Ti sbagli.

 

Nulla sfugge all’attenzione magistrale di Zarba, che va dritto al punto senza porsi troppe incertezze:

- La tua bella era piuttosto raggiante!- tenta di provocarlo, lasciandosi sfuggire un accenno di riso volutamente ostentato.

 

- Cos’è che stai cercando di dirmi, Zarba? – esclama d’un botto il giovane cavaliere, fermandosi a metà tra un gradino e l’altro, con le movenze di chi abbia appena subito una fastidiosa allusione.

 

- Quella ragazza è la tua esca, dico bene?

 

- Sai già tutto a riguardo, no? Non mi sembra di doverti ulteriori spiegazioni.

 

-Posso sapere almeno il perché stai cercando un rimedio per sottrarla al suo destino?

 

Koga si fa silenzioso, pensieroso molto più di quanto il suo carattere gli imponga. Poi, poco prima di riprende a marciare, e con la voce chiara e ben definita, dichiara:

- Perché è giusto, che anche lei, riabbia la sua vita.

 

Zarba sorride. Ma lo fa con un’espressione furbetta, sufficientemente provocatoria:

- Oppure, per continuare ancora a rivedere il suo sorriso?

 

Il Cavaliere del Makai non ha l’ardire di controbattere, seppur sul suo volto, la maggior parte delle volte inespressivo, una smorfia di impaccio emerga a fatica. 

 

Il mutismo del suo proprietario, induce poi Zarba a farsi avanti per primo:

– Sono diversi giorni che non si avverte la presenza degli Orrori. Non pensi che sia strano? – dice l’anello, una volta giunto all’esterno della villa, tramite il volere del suo indossatore.

Il silenzio del padrone trova una sua fine. L’argomento appena toccato, fa di certo gola a un Cavaliere Mistico come Koga:

- Non credo. Probabilmente è solo un periodo di stallo, e nient’altro. Ad ogni modo, dubito fortemente che questa tranquillità abbia un seguito. – replica sicuro di sé, e in procinto di attraversare la strada e raggiungere così il lato opposto del quartiere.

Una folla di persone riempie le vie della città, che all’apparenza sembrano farsi piccole piccole, troppo per contenere quella corrente di esseri umani.

Con un po’ più d’interesse, ci si accorge che non sono solamente le persone, a calpestare e a far vivo quel luogo.

L’attenzione del cosiddetto cacciatore di Orrori, si posa ai margini del marciapiedi che sta percorrendo così tacitamente.

Un movimento ondulatorio, traballante e buffo, un simpatico modo di dondolare il capo, e tante piume, fanno sì che quel colombo così minuto ed indifeso, non passi certo inosservato allo sguardo attento di Koga.

Nello stesso momento, Kaoru si sta impegnando a ripulire il cortile che circonda la villa, dai residui del pane intriso di acqua, e quindi sfatto, che i suoi adorabili pennuti hanno lasciato in giro qua e là.

Se ne occuperebbe volentieri Gonza, il fedele maggiordomo al servizio della famiglia Saejima, se non fosse che quest’ultimo sia partito alla volta di Fukuoka, in visita alla sorella. Ad ogni modo, è giusto che lo faccia lei. Dopotutto, quella confusione è opera sua.

 

Kaoru quindi è sola, in una villa enorme che dovrebbe infondergli paura, ma che stranamente non fa. Quella “casetta” le dà sicurezza. Forse perché in realtà quello ad infonderle protezione è Koga?

L’artista dai capelli lisci e scuri scuote il capo con decisione.

Quante emozioni, ogni volta che pensa a quel tipo!

Le sue gote si fanno rosse, all’improvviso.

- Kaoru!- emette sbuffando, richiamandosi con durezza, mentre si accinge a raccogliere il secchio da terra.

I suoi occhi cadono involontariamente sul dito medio della mano sinistra, e su quell’anello che proprio non vuole saperne di venir via. Un po’ le fa piacere. Non è tanto male, e inoltre, ogni qualvolta i suoi occhi si soffermano ad osservarlo, sulle labbra le appare un sorriso. Piccolo ma concentrato.

Per l’ennesima volta, le gote si fanno rosse.

- Accidenti, Kaoru! – sbotta ancora, portandosi repentinamente le mani in faccia, fino a coprirsi del tutto il viso. – E’ imbarazzante!

 

Il lavoro da fare è tanto, ma grazie alla sua costanza, il cortile è finalmente pulito.

Inginocchiata al suolo, e con le gambe dei pantaloni piene di terriccio e bagnate, la ragazza sta per sollevarsi. Ha gli arti inferiori un po’ intorpiditi per via della scomoda posizione che l’ha costretta a chinarsi più e più volte, fino a costringerla ad avanzare a gattoni.

Una presenza fa improvvisamente capolino nel chiostro. Il suono dei passi fa da preavviso.

Kaoru si volta di scatto, come in allarme. La paura impressale sul volto si affievolisce non appena i suoi occhi, grandi e profondi, dal taglio armonioso, incontrano quelli di colui che l’ha salvata da morte certa.

 

- Cosa fai conciata in quel modo?- domanda dà subito il cavaliere taciturno, fissando con incertezza il volto della pittrice.

 

- Quale modo?- sente la necessità di replicare lei, per poi specchiarsi subito dopo in uno dei vetri che compongono le finestre della villa. Sul volto le appare una smorfia di terrore. La fronte, le guance e perfino la punta del naso, sono piene di sporco. Terriccio e fanghiglia che si è involontariamente attaccata in viso, quando pochi istanti prima ha coperto la faccia con le mani.

L’udito fine di Kaoru, fa sì che la sua attenzione si rivolga altrove.

Il suono di un sacchetto di plastica, vistosamente appeso alla mano di quella sentinella taciturna, l’attira.

- Hai fatto spese?- chiede timidamente, ma con un viso che trasuda curiosità, guardando di sottecchi l’involucro ciondolante.

 

La mano saldamente chiusa, e tesa, ai manici del sacchetto tinto di blu scuro, quasi tendente al grigio, si alza di scatto, con l’intenzione di puntare proprio Kaoru.

- Tieni. – emette solo, e con troppa rapidità, Koga.

 

La pittrice sgrana lo sguardo. E’ confusa.

- Per me?!

 

Poi, con dei rapidi passetti, corre spedita, anche se incerta, a prendere quell’involucro ignoto.

La sua espressione si fa senza sosta più perplessa, sempre di più fino a che quelle labbra delicate non si spalancano in un urlo di sorpresa.

 

- E’ un libro di illustrazioni sulle creature alate! – esclama con la voce piena zeppa di entusiasmo, e con uno sfavillio accecante negli occhi. Quegli stessi occhi che non trovano la forza di staccarsi dalle figure così belle e colorate, che le mettono perfino i brividi e che la riempiono d’ispirazione.

Poi finalmente, il tremolio delle sue pupille estasiate, si proietta in avanti, pochi centimetri in là, verso il ragazzo che lei credeva insensibile e privo d’amore. – Koga io…- tenta di replicare, con una miriade di emozioni che non trovano fine, e si susseguono una dopo l’altra a ritmo incalzante.

 

- Se non altro non mi riempirai il cortile di pennuti. – sottolinea lui, volgendo quasi subito l’attenzione altrove.

 

Kaoru sente d’istinto il bisogno di stringere a sé quel libro. Sembra l’immagine di una bambina che si porta amorevolmente al petto il suo orsacchiotto, e se lo ripara fra le braccia.

- Non sei così freddo come vuoi far credere!- dichiara spontaneamente, emettendo poi un bel sorriso. – Ad ogni modo, questo lo considero solo un anticipo.

 

Koga riporta nuovamente lo sguardo sul volto dalla nivea carnagione di Kaoru.

- Per cosa?- domanda perplesso, incurvando di poco le sopracciglia.

 

- Per il mio quadro! Quello che ti sei portato via senza pagare…!

 

L’impavido combattente, paladino del bene, sorride. Un piccolo sorriso, appena pronunciato, ma assai visibile.

 

- Non sarà di certo mezzo ghigno, a saldare il tuo debito! Tienilo bene a mente! - mette in risalto la ragazza, ostentando quel nasino con la punta imbrattata di terra, che le attribuisce una buffa espressione.

Koga la fissa con insistenza, troppa per un Cavaliere del Makai che avrebbe dovuto ucciderla senza esitazione. Poi, inconsciamente quella forte mano si porta sul viso sbarazzino ed ingenuo che ha d’innanzi.

La mora ventiduenne lo osserva curiosa, finché il suo sguardo non segue attentamente quella mano che le si và a posare proprio sul naso, con gentilezza e modi garbati.

Lui le rimuove quel puntino di terra dal piccolo nasino, con un gesto delle dita talmente semplice che assomiglia in maniera impressionante a quello di una carezza. Un tocco sì fuggevole, ma che lascia dietro di sé una scia di sensazioni inevitabilmente incontrollabili. 

Il sole è tramontato già da un bel pezzo, il cielo si fa sempre più scuro, un po’ alla volta, ma Kaoru non se ne accorge. Seppur le sue palpebre siano aperte, i suoi occhi appaiono persi chissà dove, come stregati dalla gestualità silenziosa di Koga. Dentro di sé è in atto un uragano che la fa rabbrividire.

 

- Asciugati, o ti verrà la febbre. E se Gonza non c’è, io con i malati non voglio averci nulla a che fare. Soprattutto con un tipo lamentoso come te.– sentenzia freddo lui, rovinando così quell’attimo tanto delicato quanto affettuoso, che si rompe come un fragile vaso di cristallo.

 

Kaoru viene riportata drasticamente in se, ha l’espressione confusa e molto probabilmente il volto arrossato.

 

- Lamentosa? Io?- balbetta appena, mentre osserva il ragazzo rincasare con passo spedito, e lasciarla lì, completamente da sola. Un gelido vento le penetra dentro con troppa invadenza.

 

E’ inutile. Tutte le volte che Koga sembra avvicinarsi un pochino di più a lei, qualcosa lo porta poi a far retromarcia e ad allontanarsi così tanto, da sembrare irraggiungibile centinaia di chilometri.

Forse è davvero lamentosa, come dice lui?

O più semplicemente, Koga ha paura di legarsi a qualcuno? Ama forse sentirsi libero?

Sarà per via di un evento accadutogli ai tempi della sua infanzia così misteriosa, e che tanto lo turba?

Ma possibile che lui non senta realmente il bisogno di unirsi ad una persona importante?

Dopotutto, Kaoru non conosce granché del passato di quel giovane, né tanto meno le verrebbe la voglia di andarglielo a chiedere personalmente! E’ certa che quel flemmatico ragazzo non le rivelerebbe nulla, visto quanto sia taciturno.

Sta di fatto però che a lei un tipo così non andrebbe per niente a genio.

Tuttavia, ogni qualvolta la mano di Koga la sfiora, i suoi sensi, si annientano. Anche solo un “passargli accanto”, si rivela una scoperta di incredibili emozioni.

 

Per l’ennesima volta, l’aspirante pittrice si gira su di un fianco, per poi gettare un’occhiata alla sveglietta poggiata sul comodino accanto al letto, e che segna quasi la mezzanotte.

In prossimità della sveglia, la fioca luce di un’abat-jour illumina serenamente la stanza.

Kaoru ha paura di dormire al buio. Fin da bambina, più precisamente da quando i suoi occhi così innocenti, riflessero per la prima volta la figura di una presenza cattiva, che voleva farle del male.

I suoi ricordi, riguardo a questa vicenda, le si manifestano sfumati proprio come quelli di un sogno.

Quella luce che le tiene in un certo senso compagnia, ad un tratto si spegne senza un perché.

La stanza cade facile preda del buio, che la inghiottisce in un istante.

 

- Che cosa è stato?!- esclama Kaoru, scattando subito giù dal letto, e cercando di raggiungere il comodino. – La presa è apposto. Che sia andata via la corrente?

 

La ragazza dritta puntando in direzione dell’interruttore che si trova ai lati della porta.

Fortuna che la luce emanata dalla luna che filtra dai vetri della finestra, le permette di raggiungere l’uscio senza troppe difficoltà.

Un dito pigia con forza l’interruttore che sembra non reagire.

Sola, in un luogo così grande e semideserto, e soprattutto senza luce, Kaoru inizia a tremare.

Di sua iniziativa apre la porta della camera e si butta a capofitto nel lungo ed oscuro andito.

“Sarà senz’altro il pannello generale.” Pensa lei, con la ferma intenzione di riattivarlo.

“Già… ma dove si trova?”

La ragazza si guarda intorno. La villa è enorme, decine di stanze da aprire, e soprattutto al buio?

Koga saprebbe senz’altro cosa fare. Ma come si fa a disturbare una persona che prova fastidio anche verso un branco di teneri colombi?

 

-Oltretutto penserebbe che sono davvero lamentosa!- pigola a voce bassa, tra un passo e l’altro, l’intrepida pittrice. – Coraggio Kaoru! Hai affrontato di peggio!- esclama con fermezza, ripensando a tutte le volte che era costretta ad evadere di soppiatto dalla sua abitazione per aggirare quell’insistente padrone di casa che pretendeva di incassare i soldi dell’affitto.

 

Piano piano ma con coraggio, Kaoru si prepara a voltare l’angolo. La rampa di scale è ad un passo da lei. Superato il primo gradino, il più difficile, non sarà certo un problema, per lei, oltrepassare anche gli altri.

Tutto fila liscio finché, proprio alla metà della rampa, qualcosa di solido non la interrompe. Kaoru sobbalza dallo spavento lasciandosi sfuggire un singhiozzo strozzato. La ragazza si sposta macchinalmente di sbieco con un piccolo saltello che se fatto su di una piano inclinato e sotto la totale assenza di luce, può divenire pericoloso.

I piedi toccano il suolo in malo modo, la caviglia si piega verso l’esterno, le braccia si mettono in movimento in risposta alla mancanza di equilibro.

Kaoru sente di andar giù, di cadere ma, come per magia, una mano le si cinge in vita, poi subito l’altra che la sostiene e la riporta al sicuro, tra le braccia di qualcuno.

La luce fioca di una torcia elettrica le ad illuminare il visino sconvolto. Lei abbassa le palpebre per istinto. Il fascio di luce l’acceca.

 

-Che ci fai qui?!- sbotta d’un colpo la voce di chi le ha appena salvato la vita. A giudicare dal tono poco cordiale, c’è solo una persona che in una simile situazione le risponderebbe in quel modo.

 

- Koga!? – balbetta lei, schiudendo poco per volta le palpebre.

 

- Tornatene in camera tua! – le ordina esaustivo, lasciandole liberi i fianchi.

 

L’intrepida artista scuote il capo con decisione.

- Non ci penso nemmeno! E’ buio! – fa tutta tremolante, guardandosi attorno con cautela, restando fissa sul gradino.

 

- Sto andando in cantina a riattivare la corrente. Sempre che tu me lo permetta…- sottolinea il ragazzo, osservando con disappunto le mani di Kaoru tenergli con forza l’avambraccio sinistro.

 

Per l’ennesima volta la mora scrolla il capo. Con più decisione di prima.

I capelli si spostano da una parte all’altra, come se fossero mossi dal vento.

- Portami con te! Non lasciarmi al buio, ti prego!- pigola incessantemente, tant’è che i suoi occhi sembrano riempirsi di lacrime.

 

Koga sospira in silenzio, poi, puntando la torcia verso la fine delle scale, si appresta a ripartire.

- Va bene. – emette soltanto, quasi con pigrizia, proiettando il fascio di luce tra le pareti e il pavimento.

 

Kaoru si rianima d’un colpo. Il viso le si rilassa, finalmente può tirare un sospiro di sollievo.

 

I due s’incamminano verso la strada che conduce alla cantina del sontuoso palazzo.

Passando accanto alla biblioteca, il vecchio orologio a pendolo si mette a suonare come di consueto, per rintoccare l’ora.

 

- No! I fantasmi!! – replica repentina una spaventata Kaoru, avvinghiandosi sempre di più al braccio di Koga che quasi rumoreggia dal dolore.

 

- I fantasmi?

 

- E’ mezzanotte! A quest’ora gli spiriti dei defunti varcano la soglia del loro mondo per venire nel nostro!

 

- A quanto pare ti fanno molta più paura i fantasmi, che gli Orrori…

 

Kaoru annuisce decisa.

- Sbrighiamoci a riattivare la luce!

 

- Qui non ci sono fantasmi. – sbotta secco Koga, apprestandosi ad entrare nell’oscuro interrato le cui pareti odorano di muffa e di vecchio.

 

Un improvviso rumore porta il ragazzo a scattare sull’attenti e a porsi sulla difensiva. Kaoru lo segue a ruota, nascondendosi poi dietro le sue forti spalle, che le infondono così tanta sicurezza.

 

- Cos’è stato?! – replica lei di getto, con una voce balbettante e tanto tesa, mentre si prepara ad uscire allo scoperto per dare una sbirciatina. – Sono i fantasmi?

Lo strano rumore sembra provenire dalla cantina.

Koga si porta in avanti con risolutezza e sguardo attento, intimando Kaoru con una mano a restare dietro di lui.

Il misterioso rumore si fa sempre più vicino, sempre di più, e sempre più strano. Koga è pronto a passare al contrattacco, aspettando che il presunto estraneo faccia la sua comparsa.

Il fascio di luce scagliato aldilà di due taniche piene d’acqua, costringe l’intruso ad evadere dal suo nascondiglio.

L’erede di Taiga socchiude le palpebre, il suo cuore rallenta fino a stabilizzarsi del tutto, e la sua bocca che fino ad allora non trasudava emozioni, si fa sorridente.

 

- Eccolo qui il tuo fantasma!- esclama verso Kaoru, per indurla a raggiungerlo. Quest’ultima resta interdetta con la paura che pare averle legato le gambe.

Kaoru si fa coraggio, deglutisce a stento e muove il primo passo verso il lugubre seminterrato che puzza di muffa.

Prima un piede e poi l’altro, e poi via, una breve corsetta verso Koga, che le appare come un’ancora di salvezza alla quale aggrapparsi di corsa.

 

- Co-cos’è?- replica incespicando, e con le mani ben piantate sugli occhi, in modo da coprirsi la vista.

 

- Guarda tu stessa.- ribatte l’introverso guerriero del Makai, colpendo l’intruso con il fascio di luce.

 

Prima un dito della mano destra che si discosta appena dagli altri, poi quell’altro, e un altro ancora. La scena si ripete con la sinistra. Kaoru apre pian piano le palpebre, con lentezza e timore. Il cuore è in tumulto, il respiro si fa piccolo piccolo, quasi impercettibile. Poi lo sgomento.

Una smorfia di stupore prende forma su quel suo visino shockato e pallido.

- E’… un piccione! – prende atto alla fine, osservando il simpatico colombo zampettare tutto impaurito e rintanarsi in un angolo. – Come ci è arrivato fin qua sotto?- si domanda poi perplessa.

 

Koga fa luce sull’unica finestra, semi spalancata, che c’è nel seminterrato.

- Da lì.- esclama in seguito, puntando dritto verso di essa, per richiuderla.

 

- Scommetto che ci è finito per caso, e che poi non è stato più capace di ritrovare l’uscita. – commenta la giovane ragazza, raccogliendo amorevolmente tra le sue mani quel piccolo volatile impaurito. – Non deve essere una bella sensazione quella di sentirsi in gabbia!

Koga dritto in direzione del pannello elettrico che dà energia a tutta la casa.

- A volte però è necessario. – commenta lui, sollevando il coperchio che protegge il pannello.

 

- Per quale ragione lo è?- domanda improvvisamente Kaoru, tenendo affettuosamente tra le mani il piccione tremolante.

 

- Lì fuori è pieno di pericoli. Il freddo, la scarsa mancanza di cibo, non sempre si è in grado di sopravvivere. Soprattutto per un animale così piccolo e indifeso.

 

- E per me?

 

Il capo di Koga si volta in direzione di Kaoru. La ragazza lo fissa incessantemente negli occhi, quel viso così corrucciato sembra desiderare intensamente una risposta.

 

- Lo sai bene, no?- replica lui, quasi a stento.

 

Kaoru fa cenno di no con il capo.

- Continui a nascondermi le cose! Non sono un’ingenua bambina, dovresti saperlo, Koga!

 

- Sei una ragazzina.

 

C’è un attimo di silenzio tra i due. Kaoru aspetta speranzosa che il suo cavaliere continui a parlare, ma dopo soli pochi secondi, la speranza le si affievolisce dentro , fino a dissiparsi completamente.

 

- Tutto qui? – ribatte sommessamente lei, con un’espressione triste che non le si addice per niente.- Hai un vocabolario piuttosto ridotto. – sentenzia alla fine, quasi con durezza.

 

Koga continua ad osservarla in assoluto silenzio.

Che altro aggiungere in un momento simile?

Kaoru spera per l’ennesima volta, e con più desiderio, che quel ragazzo flemmatico e dai modi scortesi, le dia una risposta. Tutto ciò non avviene. Sentendosi ignorata per la seconda volta, la bella pittrice dalla pallida carnagione via, dritta verso l’uscita. I suoi occhi si staccano bruscamente dal freddo ed impassibile viso di Koga che, colto da chissà quali pensieri, d’istinto la trattiene lì con una presa furtiva alla spalla.

L’artista si gira di scatto, il viso raggiante di poco fa non c’è più.

- Credi che a me faccia piacere starmene in gabbia come questo colombo?!

 

- E’ per il tuo bene!

 

- Non mi interessa! – replica prontamente, con fermezza e con gli occhi scossi. – Rivoglio la mia libertà!

 

- Sei incontentabile.

 

- E tu fin troppo silenzioso! Mi regali un libro, tutto sembra filare per il meglio ma, un attimo dopo no! Prima ti dimostri interessato, e poi ti allontani senza neppure preoccuparti di come mi senta! Prima mi vieni incontro, poi ti volti e te ne vai via! Per me non è facile capirti. Eppure ci sto provando, perché infondo sento che questa che porti, in realtà sia soltanto una maschera.

 

L’aspirante pittrice dal taglio degli occhi così espressivo e dal sorriso contagioso si avvicina inconsapevolmente a Koga. Le sue gambe hanno preso a muoversi, ma perché?

Poi il desiderio di accarezzare quel viso così duro, si fa pressante. Con delicatezza e modi dolci, un po’ presa dalla paura di ricevere un’ammonizione, l’umana dà retta al suo istinto.

La sua mano tocca la guancia di Koga, dolcemente. Quest’ultimo, con quel suo sguardo magnetico, e l’espressione da ingenuo bambino che non sempre si adopera ad ostentare, si lascia rapire da quella carezza senza apporre divieto.

La presa poi sulla spalla di Kaoru, si allenta. Le dita dell’impavido cavaliere si aprono a ventaglio come per ghermire meglio la preda. La pittrice sorride spontaneamente, mentre avanza verso di lui con un timido passo. Che tipo di attrazione c’è tra i due?

Il colombo comincia ad agitarsi forsennatamente, sbattendo le ali a più non posso come messo in allarme da qualcosa.

Kaoru sussulta, poi all'improvviso il volatile le sfugge via.

- Hey, aspetta! – esclama agitata, correndo verso il fuggito che si dirige all’esterno dell’abitazione.

La finestra ai lati del grande portone che dà all’esterno, è semi socchiusa.

Con un battito d’ali, il pennuto vi si infila rapidamente, come se qualcosa lo stesse richiamando. 

 

Koga la insegue all’esterno della villa, con uno strano presentimento. Il cortile è deserto, tuttavia sul selciato, decine o forse centinaia di piume nere, lo ricoprono come un manto.

 

- Cos’è successo qui?!- esclama la ragazza, ignara di ciò che da un momento all’altro le verrà incontro.

 Le piume si levano in volo mosse da chissà quale forza, una raffica di vento fortissima si pone in cerchio attorno all’impaurita pittrice, che viene letteralmente messa in gabbia.

 

Koga si lancia in avanti, senza la benché minima esitazione, sprezzante di ogni pericolo.

- Fermo! Non farlo! – tuona d’un botto Zarba, per trattenere il suo proprietario.

L’avvertimento però giunge in ritardo. L’eroico Cavaliere del Makai viene respinto dal cerchio di vento, e scagliato via, violentemente al suolo.

 

- KOGAAA!!!!! – urla a gran voce Kaoru, con l’intento di oltrepassare la barriera che la tiene reclusa in quel cerchio fatto di vento e di penne nere.

 

- Non amo divorare del cibo ridotto a brandelli.- proferisce dal nulla una misteriosa voce.

Kaoru viene immobilizzata mediante una frusta fatta di piume, che le si avvolge tutt’intorno.

La ragazza cade rovinosamente a terra, mentre qualcuno alle sue spalle, la trascina via. – Ho proprio appetito! – esclama festoso l’individuo, tirando sempre di più a sé la frusta. E’ ovvio che si tratti di un Orrore.

L’indifesa ragazza cerca di opporre resistenza puntellando al suolo le gambe, nella speranza di un appiglio. A nulla però valgono i suoi sforzi. L’essere alle sue spalle è centomila volte più potente di lei. Ben presto i metri che la separano dall’Orrore diventano centimetri. Opporre resistenza a questo punto non servirà a molto.

Kaoru urla, si agita, fa del suo meglio per evadere da quel posto, scappare via da quel mostro con le zampe da rapace munite di grossi artigli e da un paio di ali ricoperte da piume nere.

La preda tanto bramata è vicina. La creatura malvagia si prepara ad issare all’insù quell’esile corpo, che cerca ancora una volta di fuggire.

 

- E’ inutile che tenti di scappare! Ti divorerò prima che tu ne abbia il tempo!- sibila lui con voce arcigna e spietata, mentre spalanca le sue grosse fauci.

 

- Io non la penso così, Goura! – emette una voce all’improvviso.

Poco dopo, la lama di una spada lunga e tagliente, infrange la barriera di vento con decisione e rapidità, per dirigersi dritta verso un preciso bersaglio.

 

Goura, l’Orrore impossessatosi di un uccello, vede così le proprie ali cadere al suolo, tranciate dalla lama affilata di quella spada.

La barriera di vento si dissolve come per magia, il mostro molla la presa permettendo così a Kaoru di rialzarsi e scappare via, poi cade al suolo, inevitabilmente, emettendo un urlo di dolore.

 

- Senza le tue ali, sei innocuo come un pulcino! – trionfa l’inconfondibile voce di Garo, il Cavaliere Mistico dall’armatura dorata e dallo sguardo fiero e impassibile.

 

- Maledetto…!!!- replica a stento l’Orrore, facendo perfino fatica a rialzarsi.  

 

Goura si frantuma così, come polvere al vento, per mano dell’arma che Garo sorregge con audacia tra le sue forti mani.

L’incubo ha fine, la frusta di piume che prima avvolgeva Kaoru, si dissolve non appena il suo proprietario cessa di esistere.

La ragazza crolla a terra, forse stremata da tutto quel dibattersi, mentre Koga le corre fulmineamente incontro.

 

- Kaoru! Kaoru! – replica a più riprese, sollevandola a sé con una premurosità questa volta non celata.

 

Quel faccino pallido e spento rinvigorisce all’improvviso, scaldato quasi certamente dal tono della voce di Koga, che strabocca d’ansia.

Kaoru tossicchia, si scuote ed infine spalanca le palpebre. Il volto dell’intrepido cavaliere è d’innanzi a lei che l’osserva tacitamente ma con l’espressione sconvolta.

 

La bella pittrice lo fissa con occhi tremolanti pieni di speranza e stracolmi di gioia.

Per la prima volta, quel ragazzo così freddo e taciturno, sembra esternarle qualcosa.

Per la prima volta, Koga dimostra di provare apprensione verso di lei.

 

- Tutto ok?- replica all'istante lui, mostrandosi sempre più preoccupato.

 

Kaoru annuisce. Poi sorridendo un pochino, e con l’espressione da bambina, esclama:

- Pensi davvero che io sia lamentosa?

 

Se prima la faccia di Koga trasudava apprensione, ora tutto cambia. Su quelle labbra gli si ritrae un sogghigno.

- Lamentosa no… - risponde in un primo momento, facendo così in modo che la sua bella s’illuda. – Ragazzina si.

 

Kaoru arrossisce violentemente, poi sbuffa con vigore e gonfia le guance con dispetto, pronta a replicare:

- Perfino i fantasmi sono più gentili di te!!!

 

 

Io sono così stanca di essere soppressa da tutte le mie paure infantili. 

Vorrei andarmene lontano. Soltanto il mio respiro però, può volare via, distante da qui.

Mi piacerebbe imitarlo. Ma non si può, vero? Forse con la fantasia di un bambino, potrei anche riuscirci!

Purtroppo non sono più una ragazzina, anche se quel ragazzo così misterioso e taciturno, continua a ripetermelo in continuazione.

Se sono finita in questa situazione così assurda, è proprio per merito suo!

Eppure, fintanto che tu continuerai a proteggermi e far parte della mia vita, io non sarò mai in grado di volare via da te, Koga Saejima!

 

 

                                                                                             Fine

 

 

 

 

Seconda fanfiction incentrata interamente sulle avventure di quel popò di telefilm che mi affascina così tanto, e che mi fa trepidare ad ogni singola scena!

Garo” per me è una sorta di piccolo capolavoro egregiamente diretto e creato da persone che amano il loro mestiere in modo perfetto tanto da saturarne perfino la pellicola! 

Tutto ciò a nostro vantaggio, che come sempre siamo lì, pronti ad inalarne gli effetti benefici che poi ci portano a stare bene, e ad apprezzare ciò che più ci piace.

Che altro aggiungere…?

Ah! Piccola curiosità sul cattivo della mia storia:

Il nome “goura” deriva da un particolare tipo di piccione della Nuova Guinea caratterizzato da un ciuffo erettile di piume che ostenta con assai disinvoltura.

Detto questo, non mi resta che augurarvi una buona lettura!

Se vi , e se amate Garo un tantino quanto me, lasciate pure una recensione!

Ringrazio tutti affettuosamente, e a risentirci!

 

                                                                                             Botan

 

P.S. : Ogni tanto, se potete o più semplicemente se vi và, fermati anche solo un pochino ad osservare i piccioni che sgambettano allegramente per le stradine della vostra città.

Io l’ho fatto diverse volte e, quel modo così buffo di camminare e di ciondolare la testa, mi mette un’incontenibile allegria che a volte riesce perfino a strapparmi un sorriso! (possibilmente fatelo lontano da sguardi indiscreti. La gente al giorno d’oggi chiacchiera un po’ troppo… Non vorrei che vi prendessero per matti nel vedervi sogghignare da soli in mezzo alla strada…!)                                                                                    

   
 
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