Caffé
Beh, è vero, che sei un po’ bruttino.
Dai, non
prendertela. È l’età.
Certo che ne sono sicuro. Aspetta qualche anno e
vedrai.
Hai un bel mento e un nasino delizioso. Sì, hai la pelle un po’…
troppo grassa, ma quello è colpa degli ormoni, e poi ci sono i detergenti
apposta.
Hai le spalle troppo magre e il torace troppo stretto.
Inizia a
spuntarti la barba, ma per il resto sei poco più che un bambino.
Sì, tutto il
resto, piccolo, non fingere che io non lo sappia.
Quando cammini tieni la
testa bassa e la schiena un po’ curva, anche se te lo dico sempre, di tirarti
su.
Lo zaino di scuola è più grande di te, e anche il medico ti ha detto che
sei un po’ gracile.
L’abbronzatura ti dura sempre solo dieci giorni, hai
capelli secchi perché li lavi male, e quell’espressione sempre corrucciata che
non rende giustizia né alla tua bocca (“troppo sottile”, dici?), né ai tuoi
occhi (perché “troppo grandi”?).
Poi c’è quella, la tua dannazione, sul tuo
collo, sotto l’orecchio sinistro.
Tra tutte le cose che odi di te, quella è
la prima che cambieresti, perché non passerà crescendo, o facendo un po’ di
ginnastica, o stando un po’ più attento a come ti tratti.
È quello che hai
sempre cercato di nascondermi con i colletti delle camicie, colle sciarpe, e
perfino colle mani, se riuscivo a spogliarti un po’, mentre pomiciavamo, le
prime volte.
Ti devo confessare una cosa.
Io impazzisco, per quella voglia
color caffé.