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Autore: Johnee    24/04/2013    3 recensioni
Osservò quell'estraneo talmente lucido da sembrare fatto di pelle, ancora avvolto in un materiale trasparente che serviva per proteggerlo. Lo odiava, lo voleva strappare e gettare nel caminetto, ma sapeva che quelle fiamme danzanti non erano altro che una proiezione olografica...
Si morse un labbro, Lenore, mentre stringeva maggiormente l'asciugamano che l'avvolgeva, timorosa nei confronti del suo stesso fisico.
Chiese conferma allo specchio e lui non volle mentirle.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lenore'
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-Identità-
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La specchiera nella camera dell'appartamento che Anderson aveva lasciato a Shepard prendeva una parete intera.
Si morse un labbro, mentre, a porte chiuse, osservava il vestito da sera giacere sul letto, come se fosse un abito funebre.
Si era premurata di far sapere a Liara la sua taglia, prima di mandarla in ricognizione assieme a Brooks nel vicino negozio d'abbigliamento per le grandi occasioni... forse, avrebbe dovuto specificare che lei e le gonne andavano davvero poco d'accordo.
Osservò quell'estraneo talmente lucido da sembrare fatto di pelle, ancora avvolto in un materiale trasparente che serviva per proteggerlo. Lo odiava, lo voleva strappare e gettare nel caminetto, ma sapeva che quelle fiamme danzanti non erano altro che una proiezione olografica...
Si morse un labbro, Lenore, mentre stringeva maggiormente l'asciugamano che l'avvolgeva, timorosa nei confronti del suo stesso fisico.
Chiese conferma allo specchio e lui non volle mentirle.
Cicatrici, tagli, un ematoma all'altezza del ginocchio che dipingevano il corpo di una guerriera, poco femminile anche se con un'acconciatura studiata per essere magnetica, attraente... lei non si vedeva così, lo specchio non la vedeva assolutamente attraente, le rivolgeva uno sguardo di disprezzo, di rifiuto.
Le mancava la sua identità. E lo specchio confermava quella maldestra teoria.
Si sedette sul letto, accanto al suo ospite, accavallando le gambe e continuando a fissarsi. Due ore al checkpoint, davanti al Silversun Casino.
Aveva scelto il compagno di sempre, anche se avrebbe preferito portare al suo fianco Wrex. Con lui c'era la possibilità di vestirsi casual, nessuno l'avrebbe notata, al suo fianco... lui l'avrebbe presa in giro, lei l'avrebbe preso in giro, sarebbero risultati ridicoli entrambi e la missione sarebbe scorsa tranquillamente. Con lei in un angolo, lui a catalizzare gli sguardi dei più.
Purtroppo però, davanti allo sguardo penetrante di un Turian non c'era scampo, cicatrici su cicatrici, militare contro militare... non poteva pensarci, si vergognava troppo.
Scagliò il vestito sulla parete, mentre qualcuno al piano di sotto rideva intensamente a una battuta. Probabilmente era Tali, probabilmente nessuno aveva riso...
Lei non rideva di certo, insicura com'era di una gonna che le arrivava a metà coscia.
Orribile, indesiderata, inappetibile, brutta.
Quello diceva lo specchio.
I muscoli delle braccia si contrassero, in risposta a un brivido di freddo. La porta era aperta e un Turian in Alta Uniforme la squadrava, curioso.
-Non sei ancora pronta?- chiese, appoggiando un sacchetto in terra.
Lenore trangugiò con lo sguardo quell'outfit, poi scrollò le spalle -Sono un militare... io sono sempre pronta-
-Non ti vedo convinta- osservò lui, attraverso l'immagine data dallo specchio -Qualche ripensamento sul partner?- si passò le mani sui fianchi, impostando la voce.
Lenore ridacchiò -Wrex è ancora disponibile, sappilo...-
-Così mi ferisci, donna.-
Lenore sbuffò, passandosi una mano tra i capelli, sciolti -è così corta, diavolo!-
Garrus si sedette accanto a lei, cingendole le spalle con un braccio -Perché hai lasciato che fosse Liara a sceglierti il vestito?-
-Perché pensavo di potermi fidare- ammise lei, candidamente, mentre continuava a chiedere conferme a uno specchio saturo di domande.
Lui la strinse a sé, appoggiando la testa sulla sua, sempre a fissare la loro immagine. Lei era bella, lo specchio lo confermava. Ma gli specchi sono subdoli, si sa, esseri inanimati con il potere di confondere e di fomentare l'insicurezza di chi dell'aspetto si è sempre curato poco. E, cosa non da poco, sanno come far apparire bella una donna che non lo è affatto, chiusa in un fragile asciugamano in soffice spugna.
-Sai di chi ti puoi fidare, Shepard?- una domanda retorica, a cui lei già sapeva dare una risposta.
E allora Garrus recuperò il sacchetto e glielo porse, con un'aria che compiaciuta era eufemistico -Et voilà, ma chère!- esclamò, facendo danzare tra le mani l'involto di una famosa casa di moda terrestre.
-Cosa diavolo...- Lenore strabuzzò gli occhi, poi decise di sorvolare sul francese e afferrò il pacchetto. Ebbe un attimo di ripensamento prima di capire che il contenuto non era altro che: -Pantaloni! Fottuti pantaloni!-
Garrus scoppiò a ridere, spostando le mandibole verso il basso -Hai dimenticato “eleganti”, Shepard. Ora, rispondi a modo alla domanda: di chi ti puoi fidare?-
-Del fottuto Garrus Vakarian!- gridò Lenore, mentre componeva sul letto un abito elegante su misura, in tinta con l'uniforme del Turian.
-Ho fatto smattare la commessa... non sapevo come descriverti!- confessò lui, appoggiandosi sul letto con il gomito, divertito da quella reazione -Poi è bastato fare il tuo nome e lei ha subito tirato fuori questa... questa cosa che da voi chiamano tailleur.- lo indicò con il capo -Sai, da noi le femmine non indossano quelle che voi chiamate gonne... o almeno, è una variante strana, ma non sono gonne... ultimamente, le Asari hanno dettato moda anche su Palaven e le Turian sono qualcosa di... oh, ti sta proprio bene!-
-Che morte mi colga se non fosse così...- mormorò Lenore, osservando la sua recuperata identità allo specchio.
Era lei, nelle tonalità dell'infinito e del latte, era finalmente sicura di muoversi, fasciata in un abito che le avrebbe fatto dimenticare di essere fuori luogo, di essere qualcuno che non apparteneva alla normalità.
Ora poteva davvero fingere di essere qualcun altro.

   
 
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