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Autore: crazy640    24/04/2013    0 recensioni
Post Reinchbach...
"Gli scatoloni aperti sul pavimento aspettavano soltanto di essere riempiti dei suoi effetti personali.
Era stata un’idea di Harry di mettere tutto dentro delle scatole, nonostante le sue ripetute rimostranze che la sua sacca militare fosse sufficiente.
-Così il taglio con il passato sarà definitivo-aveva detto.
Ma come poteva chiudere con il passato quando questo era ancora il suo presente?
(...)Il miracolo chiesto non era avvenuto,neanche Sherlock era capace di tanto.
I giorni erano passati,trasformandosi in settimane e poi mesi e ora eccolo lì per l’ultima volta "
Primo tentativo di FF su Sherlock BBC, JOHNLOCK leggermente ANGST
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Come what may'
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against all odds

 

 

Gli scatoloni aperti sul pavimento aspettavano soltanto di essere riempiti dei suoi effetti personali.

Era stata un’idea di Harry di mettere tutto dentro delle scatole, nonostante le sue ripetute rimostranze che la sua sacca militare fosse sufficiente.

-Così il taglio con il passato sarà definitivo-aveva detto.

Ma come poteva chiudere con il passato quando questo era ancora il suo presente?

Erano passati otto mesi dalla morte di Sherlock Holmes e il sentimento predominante in John Watson era l’apatia.

Dopo La caduta c’erano voluti tre giorni per  convincerlo a mangiare qualcosa,Greg aveva quasi dovuto costringerlo con la forza ad ingoiare due pezzi di toast, due settimane per convincerlo ad uscire dal letto e a mettersi sotto la doccia permettendo così a Mrs. Hudson o Greg o a qualcun altro di cambiare le lenzuola del letto,prima che lui ci si rinfilasse dentro.

Non era riuscito neanche ad andare al funerale…

La prima volta che aveva messo piede fuori di casa era stato per accompagnare Mrs. Hudson al cimitero nel primo mesiversario della morte di Sherlock…O era stata lei ad accompagnare lui?

L’aveva ascoltata mentre fra i singhiozzi trattenuti si lamentava per l’ennesima volta di quell’affittuario così stravagante e rumoroso,capace di suonare il violino alle tre di notte soltanto per aiutare il filo dei pensieri che lo assillava in quel momento o di sparare al muro per combattere la noia,soltanto per nascondere il dolore e la tristezza  per la perdita di quello che ormai considerava alla stregua di un figlio.

Quando finalmente era rimasto da solo con la lapide che ormai era tutto ciò che gli restava del suo migliore amico,aveva dato voce ai suoi sentimenti.

Una volta mi hai detto che non eri un eroe.

Ci sono stati momenti in cui ho persino dubitato tu fossi umano,ma lasciami dire che tu eri la migliore persona il più umano essere umano che io abbia mai conosciuto e nessuno potrà mai convincermi che tu mi abbia detto una bugia…Ecco.-si era avvicinato alla lapide e l’aveva sfiorata,come poche volte aveva fatto con Sherlock.

-Ero così solo e ti devo così tanto…-

Più di quanto Sherlock avrebbe mai saputo e di quanto lui fosse disposto ad ammettere.

Aveva voltato le spalle al marmo nero lucido,muovendo un passo verso la figura lontana di Mr. Hudson,prima che un ultimo pensiero gli attraversasse la mente,un’ultima cosa di cui rendere partecipe l’amico.

-C’è un ultima cosa…Per favore, un’ultima cosa…Un ultimo miracolo Sherlock,per me.

Non essere morto…Puoi far smettere tutto questo? Fallo smettere.- gli aveva chiesto sentendo la gola stringersi per colpa di nuove lacrime.

Si era coperto gli occhi con una mano,timoroso che qualcuno potesse essere testimone di quell’attimo di debolezza,ma pochi attimi dopo si era ricomposto atteggiando il corpo in una posa militare.

Aveva salutato Sherlock un’ultima volta e si era avviato verso Mrs. Hudson.

Quella era stata l’unica visita che aveva fatto al cimitero.

Il miracolo chiesto non era avvenuto,neanche Sherlock era capace di tanto.

I giorni erano passati,trasformandosi in settimane e poi mesi e ora eccolo lì per l’ultima volta.

221B Baker Street sarebbe stata la sua casa per poche ore ancora.

Aveva provato a resistere,dicendo a sé stesso che doveva restare in quell’appartamento, lasciare tutto com’era al momento…al momento de La caduta,così quando Sherlock sarebbe tornato tutto sarebbe ripreso da dove si era interrotto otto mesi prima.

Ma non poteva più farlo.

Non poteva continuare ad illudersi…Sherlock non sarebbe più tornato.

Greg,Molly Mike ed Harry avevano ragione:doveva smetterla di nascondersi in quell’appartamento e riprendere la sua vita, anche se la sola idea gli faceva mancare il respiro.

Fermo nel salotto fra le due poltrone si guardò intorno,cercando di evitare con lo sguardo la poltrona di pelle nera che ancora conservava l’impronta del suo proprietario nonostante fossero otto mesi che non vi si sedesse sopra;c’erano talmente tante cose di Sherlock in quella stanza e in quell’appartamento che si domandò se la sua presenza fosse soltanto di passaggio:quasi tutti i suoi oggetti personali erano nella sua stanza, dove da mesi aveva preso l’abitudine di rifugiarsi, di sfuggire alla realtà, esclusi alcuni libri e cd ed il suo portatile che erano lì nel salotto.

Per un’istante si chiese cosa ne sarebbe stato degli oggetti di Sherlock:tutta l’attrezzatura scientifica, i suoi vestiti, l’arpione e tutte le altre cianfrusaglie che era solito portare a casa in nome dei suoi esperimenti.

Le uniche cose che erano sparite dal giorno de La Caduta erano state le parti mozzate che il detective teneva sempre nel frigorifero, probabilmente grazie all’intervento di Mrs. Hudson.

Era quasi certo che presto i tirapiedi di Mycroft avrebbero chiuso tutti quegli oggetti in varie scatole e le avrebbero chiuse  in un magazzino, dimenticandosene e facendo cadere il silenzio sul consulente detective e la sua storia.

Come se non fosse mai esistito…

Aveva tagliato ogni rapporto con il maggiore degli Holmes, colpevole a suo giudizio di aver consapevolmente venduto il fratello ad un pazzo che voleva soltanto la sua distruzione; il loro ultimo incontro era stato nell’ufficio di Mycroft al Club Diogene e John non poteva certo dire di sentire la mancanza dell’uomo.

John chiuse gli occhi prendendo un respiro profondo:era venuto il momento.

Greg si era gentilmente offerto di ospitarlo a casa sua finchè non si fosse rimesso in sesto e, John sospettava,per tenerlo d’occhio ed essere sicuro che non commettesse una sciocchezza.

Il pensiero per un’istante andò a Barts, a quel giorno in cui spinto dalla solitudine e dal dolore era salito sul tetto,cercando di dare un senso alla confusione che gli ronzava in testa.

Era rimasto fermo,immobile, cercando una traccia, un minimo ricordo di quello che era successo lì sopra;la pioggia ed il tempo avevano cancellato il ricordo del sangue di Moriarty, e non c’era niente che rendesse quel posto diverso da un qualsiasi altro tetto.

Si era seduto sul cornicione,le gambe all’interno,e aveva guardato in basso, alle piccole macchine in movimento vari metri sotto, e si era domandato per l’ennesima volta cosa fosse passato per la mente del detective prima di…prima di cadere.

Aveva vagato con lo sguardo fino a trovare il punto esatto sul marciapiede sottostante in cui mesi prima era rimasto fermo,immobile, con lo sguardo puntato su quel pipistrello nero sul tetto, il cuore in gola e la folle speranza di riuscire a dire la cosa giusta per convincerlo a scendere da lì sopra.

Con la stupida convinzione che le sue parole e la sua sola presenza bastassero a far cambiare idea all’uomo.

Era rimasto a lungo a fissare il vuoto sotto di sé e per la prima volta una nuova domanda si era fatta strada nella sua testa:cosa aveva provato Sherlock?

Qual era stato il suo ultimo pensiero mentre vedeva avvicinarsi la fine del volo?

Aveva chiuso gli occhi,cercando di combattere il nodo alla  gola che quasi gli impediva di respirare e per la prima volta in mesi si era detto che sarebbe bastato un gesto, soltanto un po’ di coraggio per far cessare tutto:il dolore, la solitudine, la confusione.

Solo un piccolo gesto…

-John-

La voce alle sue spalle non era profonda  e baritonale come quella che agognava a sentire ancora una volta,era una voce chiaramente preoccupata e dal forte accento scozzese.

Gregory Lestrade,il suo angelo custode…

Sicuramente qualcuno, quasi certamente Molly, doveva averlo visto salire sul tetto e aveva chiamato l’ispettore perché intervenisse.

John aveva riaperto gli occhi,ma aveva continuato a fissare il vuoto.

-Ti stai godendo il panorama?-gli aveva chiesto,cercando di non far trasparire la propria preoccupazione.

Un’istante di silenzio fra i due amici,aveva portato Lestrade a chiedersi se l’altro l’avesse sentito, finché John non parlò.

-Ti sei mai chiesto cosa ha pensato prima di…-aveva chiesto bloccandosi incapace di finire la frase.

-Lo sai che per me era un mistero cosa passasse per la testa di Sherlock…-aveva risposto cauto l’altro.

Un doubledecker rosso aveva attirato per istante l’attenzione del dottore, prima di dare voce a quello che lo tormentava da settimane.

-E’ colpa mia…-aveva mormorato,sentendo le prime lacrime scorrergli sulle guance.

Il rumore dietro di sé gli aveva fatto capire che Greg si era avvicinato a lui, chiaramente pronto ad un’azione repentina nel caso ce ne fosse stato bisogno.

-Sai che non è così…-

-Allora spiegami perché!

Spiegami perché mi ha costretto a guardarlo,perché ho dovuto assistere a…-aveva detto, il resto della frase troncato da un singhiozzo.

Tieni i tuoi occhi fissi su di me!”

Gregory  aveva sospirato e,anche se non lo poteva vedere, John seppe che il detective aveva affondato una mano fra i corti capelli brizzolati, alla ricerca delle parole giuste da dire.

-Non lo so…-aveva ammesso sconfitto- Non lo so cosa gli è passato per la  testa, non so neanche se c’è una spiegazione logica.

Però so per certo che non è colpa tua quello che è successo,e soprattutto so che Sherlock sarebbe veramente incazzato se ti vedesse ora, qui su questo cornicione-aveva aggiunto.

Una risata triste aveva portato l’ispettore ad inarcare le sopracciglia in un’espressione stupita.

-Non ero così importante per lui…-aveva detto, dando voce a quel pensiero che lo tormentava.

Non quanto lui era importante per me…

-John per favore…Andiamo via da qui.

Andiamo a parlarne da qualche altra parte-lo aveva quasi supplicato Greg.

Un sospiro spezzato era uscito dalle labbra semichiuse di John, poi il buon dottore aveva portato una mano alle guance e cancellato i segni della propria debolezza.

Si era voltato lentamente verso l’amico e aveva abbassato lo sguardo per evitare quell’occhiata di pietà e tristezza che vedeva riflessa negli occhi dell’altro.

-Non c’è nulla di cui parlare-aveva detto,alzandosi in piedi e avviandosi verso la porta del tetto, seguito pochi istanti dopo dall’ispettore.

John riaprì gli occhi, allontanando la mente da quel pensiero e cercò di ritornare al presente:era ora di mettersi al lavoro.

Alla ricerca di qualcosa che lo spronasse ad iniziare quel lavoro,si avvicinò zoppicando allo stereo e diede un’ occhiata ai vari cd, fermandosi quando il titolo di una canzone gli capitò sotto gli occhi.

Against all odds

Un sorriso triste gli incurvò le labbra… “Contro tutte le probabilità”, quel titolo era pieno di significato.

Mise il cd nel lettore e selezionò la canzone giusta,lasciandosi cadere sulla propria poltrona mentre nella stanza si diffondeva l’assolo di pianoforte che apriva la canzone.

How can I just let you walk away

Just leave without a trace

When I’m standing here taking every breath with you”

Chiuse gli occhi e poggiò la testa contro la poltrona;per l’ennesima volta si pose La domanda a cui non riusciva a trovare risposta: come aveva potuto Sherlock fargli una cosa del genere?

Quale istinto sadistico lo aveva animato quel giorno quando,fermo sul cornicione del Barts gli aveva impedito di andargli incontro,di fare tutto quello che era in suo potere per convincerlo a scendere da lì sopra?

Moriarty era morto,quindi non c’era alcun bisogno di un gesto così eclatante, avrebbe potuto chiarire la propria posizione e riprendere la loro vita come l’avevano lasciata.

Ma quello che davvero non riusciva a capire era perché lo avesse costretto a guardare…Perché aveva dovuto assistere alla  sua caduta,alla morte dell’ unica persona importante della sua vita…dell’unica persona che lo conoscesse veramente.

You are the only one who really know me at all

Fin dal primo istante,in quel laboratorio del Barts, nonostante l’imbarazzo e la confusione aveva sentito con Sherlock un’affinità che non aveva provato con nessun altro nella sua vita, neanche con i suoi compagni di armi in Afghanistan.

Era riuscito ad andare oltre la corazza fatta di deduzioni, menefreghismo e genialità che Sherlock aveva creato attorno a sé, arrivando ad uccidere un uomo neanche ventiquattro ore dopo averlo incontrato.

Sherlock è un gran uomo e sono sicuro che presto si renderà conto di essere anche un buon uomo” gli aveva detto il Detective Lestrade quella stessa sera e,anche se all’epoca non aveva capito,ora non poteva fare a meno di concordare con lui.

Cause we share the laughter and the pain

And even share the tear

Un sorriso triste apparve sul viso di John.

Aveva perso il conto delle volte che aveva dovuto ricucire o medicare Sherlock alla fine di un caso facendogli ogni volta una ramanzina sulla mancanza di attenzione o alla noncuranza con cui il detective si lanciava all’inseguimento del “cattivo” di turno incurante se questo fosse armato o meno, o delle volte che si erano ritrovati a ridacchiare neanche due adolescenti nei momenti meno appropriati.

Non possiamo ridere!E’ una scena del crimine!

John Watson era un soldato, ma non si vergognava ad ammettere che con Sherlock aveva abbassato le barriere che aveva innalzato dopo l’incidente,permettendo all’altro di conoscerlo profondamente e non soltanto grazie alle sue spettacolari deduzioni.

Avevano creato un legame inspiegabile e inaspettato fin dal primo momento,un’ alleanza che, nonostante le liti e le incomprensioni non si era mai incrinata.

Fino all’ultimo giorno

“You are the only one who really know me at all”

L’incontro con Sherlock era stato provvidenziale:quello spilungone era entrato nella sua vita proprio quando credeva di non aver più nessun punto di riferimento, nessun motivo per continuare a lottare e con le sue indagini,le sue idiosincrasie e la sua amicizia gli aveva dato qualcosa per cui alzarsi dal letto ogni mattina.

So take a look at me now

Well there just an empty space and

There is nothing here left to remind me

Just the memory of you face

Ed ora? Cosa gli era rimasto dopo diciotto mesi?

Se non fosse stato per il suo blog avrebbe potuto facilmente credere che Sherlock era stato un’invenzione della sua mente annoiata.

Escluse le varie foto prese dai giornali non aveva neanche una foto privata del suo coinquilino;una casa piena di oggetti che glielo ricordavano non era abbastanza:aveva un bisogno fisico di rivedere quel viso altero,gli zigomi affilati per cui tante volte lo aveva preso in giro o i capelli corvini in cui molte volte aveva desiderato affondare le dita per sentirne la morbidezza.

Di sfiorare quelle labbra perfettamente disegnate con la punta dei polpastrelli come aveva fatto soltanto una volta,approfittando del momento di incoscienza gentilmente offerto da Irene Adler.

Oh take a look at me now

There is just an empty space

And you coming back to me is against the odds

And it’s what I’ve gotta face

John si coprì gli occhi con una mano, respirando profondamente.

Perché si ostinava a farsi del male con quei pensieri inutili?

Sherlock non c’era più,non sarebbe più tornato e continuare a sperare il contrario era inutile e deleterio.

Aveva chiesto un miracolo e non lo aveva ottenuto, doveva rassegnarsi ed andare avanti con la propria vita.

Già…Ma quale vita?

Quella che conduceva prima de La caduta o quell’altra che conduceva quando ancora non conosceva il detective?

Per anni la sua vita era stato l’Esercito,ma quel colpo alla spalla aveva messo fine a quell’esperienza.

Certo,aveva ancora il suo lavoro all’ambulatorio, ma erano mesi che era in aspettativa e non sapeva neanche se ci avrebbe mai rimesso piede;come avrebbe fatto ad affrontare Sarah, Judith alla reception e tutti i suoi colleghi?

Tutti lo avrebbero osservato guardinghi, chiedendosi se avesse finalmente superato il lutto, avrebbe colto degli scampoli di conversazione su di lui e Sherlock e sul rapporto che li legava.

Erano soltanto amici oppure c’era qualcosa di più fra di loro?

Un suono befferdo uscì dalle labbra piene di John per via di quel pensiero.

Amici… Due dannatissimi amici.

Io non ho amici,ne ho soltanto uno

Sherlock lo aveva onorato della sua amicizia, in barba alla scusa del sociopatico e degli avvertimenti che tutti,partendo da Sally e finendo con Mycroft gli avevano propinato sull’incapacità del detective nell’avere amicizie.

E John ne era stato felice,fin dal primo momento… Era quindi sbagliato che avesse sperato in qualcosa di più per gran parte della loro amicizia?

I wish I could just make you turn around

Turn around and see me cry

There so much I need to say to you

So many reasons why

You are the only one who really know me at all

John per tutta la sua vita era stato attratto dalle donne,fin da  quando aveva posato gli occhi su Miss Ebony,la sua insegnante di ginnastica alle elementari, e aveva avuto anche una discreta fortuna con il sesso opposto.

Certo, c’erano stati degli episodi in Afghanistan durante le notti solitarie in cui si era lasciato “consolare” da uno dei suoi compagni, ricambiando poi il favore, ma quelli erano episodi scaturiti da un momento di estrema necessità a cui non aveva mai dato troppo peso.

 Ma Sherlock…

Sherlock era un discorso a parte.

John devi sapere che io mi considero sposato con il mio lavoro,e malgrado sia onorato non posso ricambiare le tue attenzioni”.

Quella sera,seduti al tavolo nel ristorante di Angelo,il detective aveva mal interpretato la sua curiosità, respingendo delicatamente quelle che considerava avances; e malgrado John avesse provato a spiegargli che non intendeva affatto tentare un approccio dei confini erano stati segnati.

Così lui era andato avanti con la sua vita, frequentando prima Sarah e poi altre donne, ma con ognuna di loro il suo rapporto con Sherlock era stato un problema, esacerbato anche dall’eccessiva invadenza dell’uomo.

E tutte le volte quando si era trattato di scegliere,o di prendere una posizione, John aveva sempre scelto Sherlock.

Senza che il detective glielo chiedesse.

Inizialmente aveva interpretato quei sentimenti come lealtà verso l’uomo o semplice amicizia, finché Irene Adler non era entrata nelle loro vite.

Scoprire che anche Sherlock potesse provare attrazione per un altro essere umano,avere la conferma che fosse capace di sentimenti come tutti gli altri, lo aveva sorpreso.

La sorpresa però aveva lasciato presto spazio alla gelosia quando si era accorto del gioco di sguardi fra i due e il non tanto velato approccio che La donna tentava verso Sherlock.

Nonostante la sua scomparsa avesse portato a mesi di tristi canzoni suonate al violino,ad una ricaduta nel vizio del fumo da parte del detective, John non si vergognava ad ammettere che era stato sollevato quando la donna era uscita dalla loro vite.

Quel sentimento lo aveva naturalmente portato a farsi delle domande:non era geloso della moglie di Mike o delle conquiste di Greg, allora perché quell’inaspettato attaccamento per il suo coinquilino?

La risposta era stata chiara quando nei mesi successivi si era ritrovato ad osservare più attentamente il corpo di Sherlock, osservando la fermezza dei muscoli,il sedere perfettamente sodo o a scoprirsi felice quando riusciva a strappare una vera risata all’uomo.

Remore però di quella sera da Angelo era restato in silenzio, cercando di non interrogarsi ulteriormente su cosa significassero quei sentimenti.

In fin dei conti era meglio accontentarsi dell’amicizia di Sherlock, piuttosto che rischiare di perderla per qualcosa di aleatorio a cui non riusciva a dare un significato.

So take a look at me now

Well there’s just an empty space

And there is nothing left here to remind me

Just the memory of your face

Ma in quegli otto mesi di solitudine tante volte si era trovato a chiedersi cosa sarebbe successo se avesse detto qualcosa.

Certo il pessimismo era il sentimento predominante in quella situazione,ma se invece fosse andata diversamente?

Se invece dopo aver confessato i propri sentimenti a Sherlock questi gli avesse detto che provava la stessa cosa?

Sarebbero stati una coppia,e non soltanto in ambito lavorativo…

John non aveva la minima idea dell’esperienza sessuale di Sherlock, anzi era quasi certo che l’uomo non ne avesse nessuna, però sarebbe stato felice di affrontare insieme quell’esperienza, di guidarlo e mostrargli che c’era qualcosa di eccitante al pari se non forse più delle sue adorate scene del crimine.

Riaprì gli occhi e si guardò intorno.

Era davvero pronto a voltare pagina?

Voleva davvero dare un taglio con il passato, lasciare quella casa che nel bene e nel male considerava “sua”, che aveva visto tutta la sua storia con Sherlock?

I litigi, le risate, le discussioni dei vari casi di cui si erano occupati, erano ancora impressi nei muri di quella casa, al pari dei colpi di pistola impressi nel muro alle sue spalle.

Oh take a look at me now

Cause there’s just an empty space

But to wait for you is all I can do

And that’s what I’ve gotta face

No,non era ancora pronto.

Forse con il tempo avrebbe incontrato qualcun altro, una persona che sarebbe diventata importante per lui quasi come lo era stato Sherlock e magari allora sarebbe stato in grado di voltare le spalle a quell’appartamento e a quello che significava.

Nel frattempo avrebbe cercato di riprendere in mano la propria vita, di riorganizzarla in modo da non passare gran parte della giornata a fissare i buchi di proiettile sul muro o a controllare l’orologio con la speranza che il tempo scorresse più velocemente.

Take a good look at me now

Cause I’ll still be standing here

And you coming back to me is against all odds

It’s the chance I’ve gotta take

E nel frattempo sarebbe rimasto in attesa di quel miracolo.

Contro tutte le probabilità avrebbe continuato a sperare.

Era consapevole che tutti lo avrebbero ritenuto pazzo anche per aver pensato una cosa del genere,ma aggrapparsi a quella speranza era l’unico modo che aveva per non lasciarsi cadere nella depressione.

Sulle note finali della canzone sospirò profondamente, accennando un leggero sorriso, il primo da molto tempo a non essere malinconico.

Si alzò in piedi e scrutò la stanza alla ricerca del cellulare:era meglio informare Greg della sua decisione.

Trascinandosi dietro la gamba si avvicinò al caminetto e prese il telefono, premendo poi un tasto in cui aveva memorizzato il numero dell’ispettore,restando poi in attesa.

In un modo o nell’altro le cose si sarebbero sistemate.

Ne era convinto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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