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Autore: zaza22    24/04/2013    0 recensioni
Cominciai a lavorare dall'età di otto anni,dopo che mio padre intravide sulle mie braccia due acerbi muscoletti. Trascinandomi via dai banchi di scuola, mi rinchiuse in una piccola e buia osteria alla fine della strada principale del paese. Giravo per tavoli umidi di vino a servire vecchi ubriachi e giovani già morti di squallore dietro le carte da gioco.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grappoli di glicine e tre biciclette davanti a un'osteria

 
Cominciai a lavorare dall'età di otto anni,dopo che mio padre intravide sulle mie braccia due acerbi muscoletti. Trascinandomi via dai banchi di scuola, mi rinchiuse in una piccola e buia osteria alla fine della strada principale del paese. Giravo per tavoli umidi di vino a servire vecchi ubriachi e giovani già morti di squallore dietro le carte da gioco.
Urlavano e puzzavano come bestie.
Dopo dieci anni di adolescenza vissuti nell’oscurità di quella bettola,in un costante stato di umiliazione,il burbero padrone morì. Presi il suo posto, e di ciò mi sentii quasi fiero,ma il lavoro si triplicò; intere giornate a riempire caraffe di legno ed a urlare dietro ai più vivaci.
Sembravano bambini viziati.
Una sera apparvero, nel corridoio d’entrata, tre esseri spettrali; con la pelle d’un chiarore cangiante e con i polsi coperti da bracciali di rami intrecciati. Si appoggiarono al muro tremando. Mentre mi asciugavo le mani imbrattate di alcolici feci loro cenno di accomodarsi da qualche parte. Mi ubbidirono come se avessi impartito un ordine e si rifugiarono in un tavolo d’angolo.
Preso da forte curiosità li servii subito. Mi appoggiai al loro tavolo e attesi che parlassero.
Nessuno aprii bocca, ma sul mio blocchetto segnai con cura le loro ordinazioni. Preparai bevande insolite,mai fatte prima; le degustai e le portai subito ai tre individui.
Accanto a loro percepii un dolce tepore ed un intenso profumo di glicine.
Invano cercai di guardarli e non riuscii neanche a capire se fossero uomini o donne; mi sorrisero senza che vedessi le loro labbra.
Tornai al banco inebriato da un’estasi leggera. Attesi pochi istanti e mi voltai verso di loro.
Il tavolo era vuoto. Se n’erano andati.
Un senso di angoscia mi pervase immediatamente, mi sentii tremare ed un forte magone mi soffocò in gola. Corsi  disperato verso la porta, mi lanciai nella strada e li scorsi allontanarsi con tre biciclette verso le colline illuminate dalla luna.
Non pedalavano e andavano veloci.
Tutto questo,quella notte, mi parve naturale.
Rientrai avvilito nell’osteria; provai una gran pena per quella fauna di uomini che sedeva ai tavoli. Verso l’alba, quando già molti di loro avevano smaltito la sbornia, domandai ad alcuni: “avete idea di chi fossero quei tre di ieri sera?”
Nessuno rispose. Non sapevano neppure di chi stessi  parlando.
 
Sono trascorsi vent’anni da quel giorno,ma ancora ricordo tutto nel dettaglio.
Oggi è domenica ed è per me un giorno speciale.
Andando in piazza sono passato davanti al mio locale,chiuso in questo santo giorno, ma appoggiate al muro c’erano tre biciclette. Avevano le ruote pulite,come se non avessero mai toccato terra. Avvicinato l’orecchio alla porta ho udito solo silenzio,così l’ho aperta quel che basta per infilarci il naso.
Una ventata di primavera mi ha irrorato i polmoni.
Ho richiuso la porta perché ho sentito di doverlo fare.
Siamo in gennaio, la neve copre le strade di candore, ma i sottili rami d’edera che coprono i muri della mia osteria sono già pieni di foglioline.
 
 
  
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