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Autore: danyazzurra    24/04/2013    13 recensioni
Una Lily / Scorpius davvero molto, molto triste. Una shot con un argomento piuttosto duro e senza lieto fine...o meglio con un finale triste ma aperto!! spero che leggerete e mi farete sapere !! un bacione !!
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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AVVERTENZA: TRISTE, TRISTE E AIUTATEMI A DIRLO ANCORA PIU’ TRISTE…ULTIMO AVVERTIMENTO NON HA ESATTAMENTE UN LIETO FINE…

Lacrime. Dolore.
Senti il petto squarciarsi mentre cerchi di tenere fuori i ricordi.
Il suo sorriso mentre con le mani dietro la schiena fa qualche passo verso di te.
Ti guarda con la malizia che le illumina gli occhi e tu non puoi fare a meno di sorridere chiedendoti che cosa avrà combinato.
All’ improvviso, un sussurro nel tuo orecchio “ sarai papà” e il tuo cuore comincia ad accelerare.
Reagisci senza neanche pensare. La sollevi tra le tue braccia e senti la felicità inondarti mentre la stringi a te “ Piano ci soffochi” la sua debole protesta, ma puoi sentire la felicità anche nelle sue parole.

Lacrime. Dolore.
Non credi di riuscire a fare i conti con tutto questo. Non ce la fai a non pensare.
“ Sicuramente nessun nome di costellazione” sorridi mentre la vedi posare davanti a sé, il libro con i nomi che sta leggendo da giorni, il suo viso è così bello mentre ti guarda come se quello che ha appena detto fosse qualcosa d’ imperativo.
“ Niente tradizioni? Ci sono anche delle belle costellazioni” protesti, cercando di convincerla.
Lily scuote la testa e s’ avvicina a te “ abbiamo già rotto tutte le tradizioni” obbietta, appoggiando la testa sul tuo petto e te sai che sta ascoltando il battito del tuo cuore.
“ ami una Potter e avremo una bimba, la prima Malfoy femmina da generazioni, dobbiamo essere originali anche nei nomi, no?” ti chiede e senti la sua voce divertita.
Tu non puoi far altro che assentire, sapendo quanto ha ragione e le depositi un bacio sul naso.

Lacrime. Dolore.
Sembra tutto così assurdo. Non riesci neanche a capire cosa sia successo.
Non sarà presto?” protesta, mentre sistema dentro il piccolo armadio bianco, tutte le tutine e i vestitini che avete già comprato per la piccola.
Te le sorridi finendo di avvitare i cancellini per il lettino “ ormai sei di sette mesi, credo che dovremo cominciare a sistemarle la stanza” le dici dolcemente.
Lily si accarezza distrattamente la pancia, ma sorride e senza distogliere lo sguardo dal tuo attacca alla porta le piccole lettere di legno che avete comprato per la bambina “ June” dice guardando il lavoro finito.
“ La nostra piccola June” aggiungi, raggiungendola e circondandola con le braccia.

Lacrime. Dolore.
E’ tutto così strano, non riesci a smettere di pensare, di ricordare.
“ Potresti smettere di masticare così forte?” ti chiede, alzandosi innervosita dalla sedia.
La sua pancia è così grande adesso “ potrei smettere anche di respirare” le dici sarcastico.
Vedi le sue guance infuocarsi e ti penti subito.
L’ ultimo mese di gravidanza è stato davvero stancante per lei “ non credere che non mi ricordi che è colpa tua” ti dice inacidita “ e tu…tu…”
Sorridi per niente arrabbiato, sai benissimo che sono gli ormoni a parlare e non la tua Lily.
Ti avvicini a lei e la prendi tra le tue braccia, prima di farla sedere e sollevare le sue gambe appoggiandole su di te e cominciando a massaggiarle i piedi gonfi.
“ Grazie” mormora con un piccolo sorriso, ma anche questo umore è destinato a cambiare, infatti gli occhi le si riempiono di lacrime “ è che voglio rivedermi i piedi, voglio smettere di essere enorme come una balenottera, non riuscire neanche a muovermi, non dormire perché mi sta perforando il fegato con un piede…”
Ti guarda e si mette una mano sopra le labbra “ sono una madre orribile “ dice, prima di scoppiare in un pianto isterico.
Ti chiedi come siete arrivati dal massaggio ai piedi al constatare che lei è una madre orribile, ma lasci perdere e ti avvicini a lei “ smettila” le sussurri, prendendola tra le tue braccia.
“ E’ normale, Lily” la consoli “ sei stanca, manca solo un mese”
Lily annuisce e affonda il viso nel tuo petto per nascondere le lacrime.
Ha sempre odiato piangere la tua Lily.

Lacrime. Dolore.
Non sai come sia successo. Non ricordi neanche com’ è cominciata.
Manca solo una settimana alla fine della gravidanza e tu l’ assecondi in tutto, i suoi sbalzi d’ umore, la sua stanchezza.
Non riesci a ricordare com’ è cominciata e la cosa ti fa ancora più rabbia.
“ Lily… aspetta” le urli dietro.
“ Lasciami in pace, vado da sola” è davvero arrabbiata, scuote i suoi capelli facendoli ondeggiare davanti al suo viso.
“ Non puoi andare da sola” protesti prendendole il polso.
Lei si guarda il polso e poi guarda te “ Non posso andare con te, non riesco neanche a guardarti”  dice semplicemente e te rilasci il suo braccio sbigottito.
“ Non ti puoi smaterializzare a questo punto della gravidanza” replichi preoccupato.
Lily alza il mento “ sono sempre una strega” dice mostrando la bacchetta “ chiamerò il Nottetempo”  sentenzia sicura.
Te scuoti la testa con rabbia “ almeno chiama Ginny” le dici speranzoso e preoccupato allo stesso tempo.
Lasciarla stare non è facile per te, vorresti prenderla e trascinarla assieme a te per un orecchio, ma le parole del Medimago “ deve star tranquilla. Deve tenere sotto controllo la sua pressione sanguinea” ti ossessionano ancora.
“ Sì, la chiamerò” ti risponde, prima di uscire e lasciarti in casa a chiederti cosa realmente sia successo, come mai sia scattata per un nonnulla e perché, stavolta, non sei riuscito a consolarla.
Ti lasci cadere sul letto innervosito, chiedendoti se è possibile interdire temporaneamente una persona.
Ti chiedi perché nessuno abbia mai pensato che le donne durante l’ ultimo mese sono una bomba ad orologeria.
Cambiano umore ogni due o tre secondi e non riesci a capire quale sia la cosa giusta.
La cosa giusta? Alzi di scatto la testa.
Non puoi perderti l’ ultima ecografia di tua figlia e poi conoscendo Lily a quest’ ora si sarà già pentita e vorrà averti vicino.
Ti smaterializzi fuori dal San Mungo, le farai una sorpresa.
Entri e ti dirigi direttamente alla reception “ La signora Lily Potter Malfoy, per favore” dici all’ infermiera.
Lei ti sorride timidamente e tu cerchi di trattenerti dall’ alzare gli occhi al cielo.
Sa chi sei, tutti sanno chi sei, l’ asso del Quidditch, la stella del momento.
Eppure, solo Lily ti ha amato per essere semplicemente Scorpius.
“ Non c’ è “ risponde, dopo una semplice occhiata alla cartellina davanti a sé.
Corrughi la fronte “ aveva appuntamento qua” dici sovrappensiero, forse il Nottetempo sta ritardando.
Lei ti sorride ancora più ampliamente “ sì, vedo il suo appuntamento ma non è ancora arrivata”
Vorresti ribattere ancora, ma in quel momento un’ altra infermiera raggiunge la prima, parlano sommessamente e sembrano molto agitate “ che succede?” chiedi.
Una brutta sensazione si fa strada in te. Senti il tuo corpo intorpidirsi anche se non ne sai il motivo.
“ Un attacco a Diagon Alley”
Torni a respirare, sentendo le gambe molli dal sollievo. Diagon Alley, non può esserle successo niente.
Lei era dentro il Nottetempo.
Probabilmente è per questo che è in ritardo.

Lacrime. Dolore.
Perché ? Non riesci a darti una risposta coerente.
Aspettare non ti è mai piaciuto e la sensazione di oppressione che ti comprime il petto ti piace ancora meno.
Ti convinci che sia dovuta solo al fatto che vedi passare tante barelle con persone ferite e cerchi di non guardarle, per non far salire la tua ansia, ma dentro di te sai che non è così, sai che Lily ti conosce, sa che ti preoccupi, non ti farebbe aspettare inutilmente, ti manderebbe un Patronus o qualsiasi altra cosa per avvertirti che sta bene.
Sei sicuro che le è successo qualcosa e ti alzi per smaterializzarti a Diagon Alley e controllare con i tuoi occhi, ma in quel momento vedi James Potter.
Guardi il suo viso, prima di spostare gli occhi sulla sua divisa e vederla sporca di sangue. Con orrore capisci che avevi ragione “ E’ suo? ” chiedi soltanto, non riusciresti a dire altro, la paura ti sta comprimendo il petto e  tutto il fiato sembra aver lasciato i tuoi polmoni.
“ Malfoy…” lo interrompi, non vuoi sentire scuse, non vuoi sapere neanche cos’ è successo, vuoi solo vederla, stringerla, essere sicuro che sta bene.
“ Dov’ è ?” chiedi di nuovo e ti rendi conto che i tuoi occhi devono essere iniettati di rabbia, perché James abbassa i suoi e scuote la testa “ la stanno operando”
Tre parole e il mondo ti cade addosso. La stanno operando? Allora è qualcosa di grave, probabilmente è passata davanti a te e non te ne sei neanche accorto.
Non può essere grave, pensi mentre la testa inizia a girarti vorticosamente, l’ ultima volta che vi siete parlati lei era così arrabbiata, deve star bene.
Senti la mano di James sulla spalla e la scuoti “ Dov’ è ?” ripeti per la seconda volta e questa volta, riesci a malapena a controllare la tua rabbia.

Lacrime. Dolore.
Ci sono momenti nella vita in cui vorresti scappare, in cui vorresti essere da tutt’ altra parte e fuggire invece di affrontare, ma non puoi.
La sala d’ attesa si comincia a riempire di persone. I tuoi genitori, i suoi, Albus e Alice, James.
Quando vedi arrivare anche Ron ed Hermione con Rose e Hugo il cuore ti si spezza, vogliono star vicini ad Harry e Ginny, allora la situazione è davvero grave.
Non ci credi, devi guardare con i tuoi occhi e ti alzi, subito Albus ti ferma afferrandoti per un braccio “ non farlo” sibili pieno di rabbia “ non puoi entrare” ti risponde mestamente “ devo sapere, nessuno mi dice niente” ti opponi, non riesci più a gestire la tua rabbia, se ci fosse lei ci riusciresti, ma è lei quella che sta rischiando la vita dentro quella sala.

Lacrime. Dolore.
La paura e il dolore fanno fare cose avventate e te lo sai bene.
Vedi le persone attorno a te cominciare ad agitarsi, impaurite dal tempo di attesa.
Niente è mai lungo con la magia. Dovrebbero aver finito ormai.
“ Perché non mi dicono niente?” una domanda vuota, retorica, tua madre ti prende la mano e tuo padre stringe la tua spalla, cercando d’ infonderti coraggio.
Finalmente la porta si apre e ne esce un Medimago. Tutti si avvicinano impazienti, tu resti un passo indietro.
La paura che ti lacera dentro, ma il Medimago guarda te. Sa chi sei, tutti sanno chi sei e tutti sanno che sei sposato con Lily Potter, quindi cerca il tuo sguardo.
“ Signor Malfoy…” inizia e il tuo cuore si stringe in una morsa, questa volta dubiti seriamente che riprenderà a battere fino a quando non sentirai le parole che aneli tanto.
“ Le ferite erano gravi, ma la Signora sta bene, contiamo in una ripresa veloce” chiudi gli occhi e senti le gambe cederti e ringrazi mentalmente tuo padre che ti sta tenendo impedendoti di cadere sul pavimento.
“ Sta bene?” chiede Harry e anche la sua voce è puro sollievo. Il Medimago annuisce, ma continua a guardarti e tu non riesci a liberarti di quella sensazione “ vorrei dirle due parole” dice, continuando a tenere il suo sguardo su di te e tu fai due passi in avanti “ ha detto che sta bene” protesti, avvicinandoti ancora e sperando di non esserti immaginato tutto.
Il Medimago annuisce di nuovo ma il suo sguardo è grave e allora piano piano capisci “ La bambina” dici in un sussurro.
“ Mi dispiace, Signor Malfoy”
La rabbia t’ invade e afferri il Curatore per la sua veste “ cosa stai dicendo?” chiedi pieno d’ ira, sei appena consapevole di tuo padre che ti afferra per il braccio “ Scorpius” lo scuoti da te “ Non è vero” ripeti con le lacrime agli occhi, senza staccare le mani da lui “ mi deve dire la verità! ” urli.
“ Scorpius, non è colpa sua”
“ Scorpius, lascialo “
Adesso sono in due a trascinarti lontano da lui, vedi Albus e tuo padre sforzarsi per trattenerti lontano e urli, urli perché il tuo dolore è troppo “ sta mentendo” dici fissando gli occhi in quelli di Albus “ sta mentendo, vero?” gli chiedi conferma.
Conferma che non arriva.
“ Sono sicuro che hanno fatto il possibile” dice tuo padre, il dolore nella voce.
“ Mi dispiace, abbiamo davvero fatto il possibile, ma con le ferite estese che aveva, era troppo tardi per la bambina, abbiamo dovuto operare e rimuovere…”
Ti senti scivolare, adesso che la rabbia non ti sostiene più è rimasta solo la disperazione.
Le braccia di Albus e tuo padre ti sostengono mentre senti te stesso come se fossi fuori del tuo corpo “ voglio vederla” dici soltanto e il Medimago non può far altro che annuire.

Lacrime. Dolore.
La forza di Lily quello che hai sempre amato di lei.
Apri la porta prendendo un respiro. Devi farti forza, devi farlo per lei.
La vedi seduta sul letto, il viso rivolto alla finestra e contratto in una maschera di dolore.
Il busto è completamente fasciato e la sua pancia, il suo pancione enorme non c’ è più.
Non si volta quando sente i passi, non si volta neanche quando sente il materasso inarcarsi sotto il tuo peso, non volta gli occhi neanche quando le prendi la mano.
E’ fredda, come probabilmente in questo momento è anche il suo cuore.
“ Lily”
Sente la tua voce e la vedi trasalire, finalmente volta gli occhi pieni di lacrime e li punta su di te.
Non hai mai visto le sue iridi castane così piene di dolore, ma come sempre nei suoi occhi non vi è neanche una lacrima.
“ Mi dispiace” non sai neanche perché ti scusi. Odi scusarti e niente di tutto questo è colpa vostra, ma sai che se non lo fai non potresti più guardarla.
Lei ti fissa, vede le tue lacrime represse nei tuoi occhi e finalmente si scioglie “ me l’ hanno portata via” dice e con orrore vedi le lacrime cominciare a rigarle il viso.
“ Scorp, me l’ hanno portata via” ripete singhiozzando e appoggiandosi al tuo petto.
Provi a dirle qualcosa, ma sono parole vuote, non sai neanche cosa le stai dicendo.
La stai consolando, quando, anche il tuo cuore sta gridando e sanguinando.
Piange, piange sempre di più, si stringe a te, afferra la tua camicia aggrappandosi a quella come se potesse riportarla in superficie e urla.
Urla sempre più forte, non riesci neanche a distinguere le parole, sai soltanto che sta cercando di sopravvivere, non importa quello che dice, non importa quanto gridi, importa solo che non muoia di dolore.
Arrivano i Medimaghi, si agita troppo, le inducono il sonno e ti consigliano una terapia per superare il dolore, non li ascolti neanche.
Voi siete la vostra terapia.

Lacrime. Dolore.
Il momento peggiore.
Percorri quel corridoio vuoto. Morto. Come tutto attorno a lui.
I passi che percorri fanno eco anche nelle tue orecchie.
Rimbombano e sembrano gridarti di fermarti, di non farlo, ma non puoi farne a meno.
Ti fermi davanti ad una porta, nera, asettica. Il Medimago non dice niente, ti fa solo un gesto con la mano per consentirti l’ accesso nella stanza.
Ti avvicini lentamente, non credi che le tue gambe possano reggerti ancora a lungo.
Sopra ad un tavolo c’ è un piccolo fagotto, tutto avvolto nelle coperte.
Lo prendi e le scopri il viso. E’ la tua piccola June.
I suoi capelli sono biondi come i tuoi e leggermente disordinati come quelli di Lily.
I suoi occhi sono chiusi e il suo volto è così disteso, così sereno, che sembra quasi stia dormendo tra le tue braccia.
Tra le braccia del suo papà.
Le gambe ti cedono definitivamente e cadi sulle ginocchia. Non riesci più a trattenere il dolore e piangi.
Finalmente piangi, raggomitolato sulla tua bambina.
La stringi forte al petto, sperando di sentire il suo cuore battere. Le accarezzi il volto dolcemente, bagnandolo con le tue lacrime, ma il suo viso è freddo.
E’ freddo come tutto in quella stanza. Vorresti riscaldarla, stringerla, far tornare il sangue e la vita nel suo corpo e adesso sai come si sente un padre.
Daresti il tuo sangue e la tua vita perché il suo cuoricino tornasse a battere.
Non sai neanche da quanto tempo sei in quella posizione. Inginocchiato nel duro pavimento di quella stanza a cullare la tua bambina per quella che è la prima, ma che sarà anche l’ ultima volta.
Senti una mano sulla tua spalla e alzi gli occhi. Uno sguardo uguale al tuo ti fissa, ma non dice niente, ti comprende, sa cosa vuol dire essere padre.
“ Non posso lasciarla sola” dici per assurdo e lo vedi vacillare.
Tuo padre s’ inginocchia accanto a te e ti abbraccia, forte, senza dire niente.
Sa che sarebbe tutto inutile.

Lacrime. Dolore.
Perdere un figlio senza neanche averlo mai avuto davvero.
Torni a casa. Lily dorme, le hanno di nuovo indotto il sonno.
Non sanno quanto ancora la tratterranno, non è il fisico a preoccuparli, è la mente.
Il dolore di una madre.
Tu lo sai, lei te l’ ha sempre detto, una donna diventa madre subito, lo sente muovere, vive l’ attesa, è già vivo dentro di lei.
Tu non l’ hai mai davvero avuta e ne senti la mancanza in una maniera straziante, lei l’ ha portata con sé per nove mesi ed averla persa l’ ha distrutta interiormente.
Prendi una bottiglia di liquore.
Forse bere, dimenticare, non pensare, non sai neanche veramente cosa vuoi fare.
Bevi un bicchiere dopo l’ altro, non ti dai neanche tempo per pensare, per riflettere, vuoi solo bere.
Alla fine ti accasci sopra il tavolo, troppo ubriaco anche solo per muoverti.
Non senti neanche il rumore della smaterializzazione, non senti il rumore di tazzine che sbattono, di sedie che si muovono, solo quando un paio di occhi verdi entrano davanti al tuo campo visivo, realizzi di avere Albus davanti a te.
“ Questa la prendo io” dice, togliendoti la bottiglia da sotto il braccio.
Tu lo guardi un po’ confuso e un po’ arrabbiato “ non devi far così “ aggiunge, porgendoti una tazza di caffè.
Tu scuoti la testa, davvero vuole farti la morale?
“ Mia figlia è morta” dici, come se questo spiegasse tutto.
Lo senti sospirare “ lo so” concorda e nella sua voce c’ è tanta tristezza “ ma non ti devi annullare, fallo per Lily”
Vorresti ridere, ma non ce la fai “ Per Lily?” chiedi.
Per Lily ? quando l’ unica cosa che sei riuscito a fare è stato strapparle la cosa più cara che aveva “ è colpa mia, Albus”
Finalmente lo dici. Sono giorni che ti trascini come uno zombie, notti insonni con questo pensiero fisso e finalmente hai il coraggio di dirlo ad alta voce.
“ Avevamo litigato, altrimenti saremmo andati insieme”
Albus sbatte le ciglia stupito “ certo che avevate litigato, succedeva di continuo, erano gli ormoni” dice semplicemente “ lei s’ innervosiva e tu cercavi di rimediare, ma non puoi fartene una colpa” sentenzia.
“ Dovevo essere con lei” dici semplicemente.
Albus sbuffa “ Sei presuntuoso quasi quanto James” dice ironico, cercando di tirarti fuori un accenno di un sorriso, ma non ci riesci.
Non sai se potrai mai più sorridere.
“ Pensi che se ci fossi stato tu sarebbe stato differente?” ti chiede “ forse non l’ avrebbero colpita o forse sì, conosci il coraggio di mia sorella”
Lo vedi prendere un respiro “ non sei tu che hai sollevato la bacchetta su di lei, non è colpa di nessuno dei due” dice infine.
Le sue parole ti penetrano piano nella mente.
Non è colpa tua. Non è colpa tua.

Lacrime. Dolore.
Ricominciare è sempre la parte più difficile.
Ti affacci alla stanza restando fermo sulla porta.
Tutto è colorato di rosa, l’ armadio bianco, le piccole stampe di mucche che Lily aveva comprato in un mercatino babbano.
“ Sono pronto” dici, voltandoti verso tuo padre.
Lui mormora un incantesimo e tutto inizia a staccarsi dalle pareti.
Li guardi depositarsi piano negli scatoloni, prima tutti gli addobbi e poi i vestiti le tutine.
Entri nella stanza e guardi le scatole con le lacrime agli occhi. Ti avvicini al lettino stringendo i cancellini fino a far sbiancare le nocche “ Se non vuoi togliere tutto possiamo aspettare” dice tuo padre, mettendoti una mano sulla spalla “ domani torna Lily, non voglio che veda niente” affermi staccando le mani dal lettino, ma sentendo come se una parte di te fosse ancora lì.
Il lettino viene smontato, l’ armadio, il colore viene cambiato e improvvisamente è solo una stanza vuota.
Giri le spalle incapace di guardarla ancora e vedi la targhetta con il nome.
Ci passi le dita sopra e vedi tuo padre alzare la bacchetta “ No” lo fermi ed esci dalla stanza.

Lacrime. Dolore.
Dimenticare è impossibile.
Lily rientra a casa lasciandosi completamente trasportare da te.
Sembra vuota. Sembra che niente abbia più importanza per lei.
Cerchi di farle mangiare un boccone, la chiami, ma non ti risponde.
Salite le scale, deve provare a riposare. Dormendo si guarisce più in fretta, almeno così dicono i Curatori, tu hai dei seri dubbi che il cuore di Lily guarirà mai.
Passate davanti alla stanza. La sua stanza e Lily s’ immobilizza, guarda dentro, i suoi occhi si dilatano e si riempiono di lacrime “ come hai potuto?” sussurra e ti fa male come se l’ avesse urlato.
“ Lily, non potevo continuare a vederlo e neanche tu” le dici, cercando di farle capire che ogni vestitino era una pugnalata, ogni passatina un colpo al cuore.
“ Cosa ne sai?” ti dice con freddezza “ Cosa ne sai di cosa potevo o non potevo io?” prima di rendersene conto inizia ad urlare, ma non è con te che sta urlando.
Non sta sfogando la sua rabbia su di te, ma attraverso di te.
La lasci urlare, piangere, correre fino alla vostra camera e chiudersi dentro.

Lacrime. Dolore.
Fino a quando…
Non sai neanche quanti giorni sono passati, ormai è divenuto tutto routine.
Hai ricominciato a lavorare. Ginny e Alice passano tutto il giorno con Lily e cercano di aiutarla.
La sera quando torni le prepari da mangiare, sembra quasi una bambola rotta e continua a non avere nessuna reazione.
Infine una sera si alza. La segui preoccupato al piano di sopra e la guardi un po’ in disparte, sperando di vedere un accenno di reazione.
La vedi accarezzare il nome della vostra bambina e ancora dopo quasi quattro mesi il cuore ti dà un battito doloroso.
Prende la J e la porta alle labbra prima di appoggiarla sul tavolino accanto alla porta, prende la U e la porta alle labbra e poi fa la stessa cosa con la N infine prende la E la porta alle labbra e poi se la stringe al petto, prima di crollare a terra e cominciare a piangere.
Ti chini su di lei e la prendi tra le tue braccia, senti il tuo cuore e il suo battere all’ unisono come se fossero un unico organo.
“ Sarei stata una brava mamma” dice cercando di autoconvincersi, tu le baci la testa con dolcezza “ sarai una mamma meravigliosa” replichi.
Lei smette di singhiozzare e ti guarda “ ci riproveremo, Lily” le dici con un lieve sorriso “ June non tornerà e non la dimenticheremo mai, ma andremo avanti e avremo tanti piccoli te e tante piccole me”
Lei ti guarda, nei suoi occhi castani ancora pieni di lacrime c’ è nuovamente una luce.
Una scintilla di vita. 
Forse la tua Lily uscirà di nuovo fuori, forse arrampicandosi con le unghie e con i denti riuscirà a tornare a vivere.
Forse, finalmente, riuscirai a vedere di nuovo il suo sorriso.


Lacrime. Dolore.
 

COMMENTO: OK, LO SO E’ TRISTISSIMA IO VI AVEVO AVVERTITO !! MI DISPIACE TANTO MA AVEVO QUESTA IDEA IN TESTA E NON SONO RIUSCITA A NON BUTTARLA GIU’… INOLTRE E’ UN DOPPIO ESPERIMENTO PERCHE’ E’ LA PRIMA VOLTA CHE SCRIVO IN SECONDA PERSONA…SPERO DI NON AVER FATTO UN MACELLO !! PROMETTO CHE LA PROSSIMA SARA’ ALLEGRA E DOLCISSIMA HO GIA’ UNA COSUCCIA IN MENTE : )) RINGRAZIO SOLO CHIUNQUE LA LEGGERA’ E SOPRATTUTTO CHI MI FARA’ SAPERE !! UN BACIONE !!

   
 
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