AFTER CRASH

Stavamo tornando a casa dopo la trasferta a Berlino. Eravamo in macchina, parlavamo.

O meglio, lei parlava. Della sua famiglia, di come la nuova direttrice del Mossad, Orli Elbaz, fosse stata la causa per la quale i suoi genitori si erano separati.

Con gli occhi lucidi e una lacrima che le scendeva sul viso mi aveva confidato cose che molto probabilmente non aveva mai raccontato a nessuno.

Solo guardandola riuscivo a sentire il dolore che lei aveva provato, e che tutt'ora provava, quando il padre l'aveva lasciata.

Le strinsi la mano, per darle conforto, per farle capire che non era sola e che non lo sarebbe mai stata.

'At lo Levad, Ziva', io sarei stato sempre al suo fianco, non l'avrei lasciata per nulla al mondo.

E lei con un leggero sorriso sulle labbra mi aveva guardato e aveva pronunciato il mio nome. In quel momento, quel maledetto Suv si schiantò contro la nostra macchina. L'ultima cosa che ricordo è il rumore del clacson che continua a suonare e io che cerco di afferrarle di nuovo la mano. Poi tutto si fa buio.

Quando mi riprendo sono dentro l'ambulanza che sta andando a sirene spiegate verso l'ospedale. Sento dolore ovunque, ma la cosa che più mi interessa in questo momento è sapere come sta Ziva.

"Stia calmo, signor DiNozzo" mi dice il paramedico che si sta occupando di me.

"La signorina David è nel l'ambulanza dietro di noi. Avete avuto un brutto incidente e deve rimanere immobile per evitare di peggiorare la situazione".

'Peggiorare la situazione. Questo vuol dire che sto male' penso in preda al panico.

"Mi dica che Ziva sta bene la prego. Io ho provato a proteggerla dall'impatto..." chiesi disperato.

"Io non so niente. Ma appena arrivati in ospedale ci informeremo" mi rispose lui per calmarmi.

Il viaggio mi sembra durare un'eternità. I paramedici continuano a lavorare su di me, montando flebo e cercando di bloccare il sangue proveniente da una ferita alla testa che mi sono fatto sbattendo contro il finestrino.

Non appena metto piede in ospedale vedo Gibbs. Il suo volto ha un'espressione che non ho mai visto prima. Puro terrore, nel vederci sdraiati su quelle barelle.

Ci portano in due sale diverse per valutare le nostre condizioni. Con lo sguardo cerco di guardare nella stanza a fianco per capire come sta Ziva.

Quello che vedo mi gela il sangue. La mia piccola Ninja, la ragazza più combattiva che conosco ora giace inerme sulla barella mentre i medici le girano attorno cercando di curarla.

Parlano di emorragia, grave trauma cranico e condizioni critiche.

Mi sento impotente. Non sono stato in grado di proteggerla e ora non posso nemmeno alzarmi per andare da lei. Vorrei stare al suo fianco, sussurrarle all'orecchio che andrà tutto bene e che ora si deve svegliare perché lei è la cosa più bella che mi sia capitata e perché non posso vivere senza di lei.

Vedo Gibbs entrare nella sala dove si stanno occupando di Ziva, il medico gli parla poi, all'improvviso, succede ciò che ho sempre temuto. Il monitor a cui è collegata inizia a suonare, ma non è il tipico suono del battito cardiaco, è un suono fisso, un fischio.

"È in arresto cardiaco" grida il medico "Iniziamo a rianimare! Prepara le piastre".

Il panico si impossessa di me.

'Non può succedere' mi ripeto mentalmente.

Le lacrime iniziano a scendere dai miei occhi, incontrollate.

'No! Non lasciatela morire!' grido, poco prima di perdere nuovamente i sensi. Il dolore fisico unito a questa tragica scena è troppo da sopportare.

Mi risveglio in una stanza diversa, il sole entra dalla finestra. Questo vuol dire che ho dormito un bel po'. Cerco di capire come sto. Ho un braccio ingessato e la testa mi sta scoppiando. Mi guardo intorno e non vedo Ziva. Dopo quello che ho visto prima di svenire, la mia mente pensa subito al peggio. Inizio a suonare l'allarme e il medico si precipita nella mia stanza, seguito da Gibbs.

Mi guardano, preoccupati. Sto tremando e non riesco a dire una parola. Ma loro sanno benissimo quello che voglio sapere.

"Calma DiNozzo" mi dice Gibbs mettendomi una mano sulla spalla "Finalmente ti sei svegliato... Sono tre giorni che dormi" aggiunge con un sorriso che nasconde a fatica la preoccupazione visibile nei suoi occhi.

A quel punto interviene il medico "È viva, ma le condizioni sono molto gravi. Purtroppo è in coma".

Sono felice e disperato allo stesso tempo.

"Voglio vederla" dico cercando di alzarmi.

Mi portano da lei e la prima cosa che faccio è afferrarle la mano, come avevo fatto in macchina. Quel gesto l'aveva fatta sorridere, le aveva cancellato un po' del dolore che stava provando e spero che possa funzionare anche questa volta.

"Avanti occhioni belli" le dico dolcemente accarezzandole la fronte "È ora di svegliarsi... Non lasciarmi... Io ti devo dire una cosa. Mi stavi per dire una cosa anche tu prima dell'incidente... Ti prego voglio sapere a cosa stavi pensando...".

Sono davvero spaventato, non penso di poter sopportare di perderla.

"Ti amo". Quella voce mi fa riprendere immediatamente. La paura e la tristezza se ne vanno e lasciano il posto alla gioia.

"Ti amo" rispondo felice.

Le sorrido e continuo a tenerle la mano. È tornata da me e non la lascerò mai più.

Angolo dell'autrice:

Ciao!!!! :)

Presa dalla follia post-visione Berlin, da un’idea nata con AleTiva95, ho scritto questa One Shot! :P

Diciamo che il problema maggiore di questo episodio è stata la scena finale... Secondo me la più dolce (le mani incrociate... <3 tanto love) ma anche la più crudele... Perché ogni volta che lei sta per dire qualcosa di evidentemente importante, c'è qualche imprevisto che la blocca?! E poi è stata una scena terribile... :(

Lasciando perdere la mia follia, dico che questo è quello che io immagino possa succedere... E sicuramente non corrisponderà a quello che vedremo nell'episodio!! Ahaha XD

In ogni caso spero che vi sia piaciuta... Recensite forza!!! ;) Adoro sapere cosa pensate di ciò che scrivo!!!

Baci <3

@AleTiva95: ecco la nostra nuova follia!!! Ahaha Cosa dici... Anche stavolta siamo riuscite a non azzeccare neanche un piccolissimo dettaglio del prossimo episodio?! O.o