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Autore: Vedra    25/04/2013    1 recensioni
Cosa succede se in una famiglia piena di gelo nasce una figlia che ha calore dentro di sè? Cosa succede quando una Purosangue si innamora di un Nato Babbano? E, soprattutto, come può succedere?
Il velo opaco che rivestiva la tua vita brucia tra le fiamme ardenti dell’amore, libero e potente. La morte e il grigiore non sono che ombre lontane, ricordi di un’Era ormai passata; la vita e il calore governano adesso sul tuo futuro. Un futuro in cui le rose fioriranno e la vita non sarà grigia, perché tu, Andromeda, hai compiuto la tua scelta, ed hai scelto la felicità, la gioia, la libertà, preferendole a una lunga e triste agonia. Hai scelto di far sbocciare le rose del tuo cuore sotto i raggi dell’amore che sorge ad Est.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Narcissa Malfoy, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Un incontro inaspettato

 

Questa storia ha partecipato al contest indetto sul forum di EFP da Eloise_ Hawkins
'Opzione... 4 gusti+1',
classificandosi quarta




 

Pacchetto scelto: 14
Pairing: Ted/Andromeda
Prompt: Calore
Citazione: Non si vive per accontentare gli altri (Alice in Wonderland)
Trama: Andromeda si rende conto di provare dei forti sentimenti per Ted, ma sa che sono sbagliati, perciò cerca di reprimerli e diventa aggressiva nei suoi confronti.
Genere: Romantico
Tipologia: Long di almeno due capitoli
Rating: Giallo
Avvertimenti: Missing Moment
Incantesimo: Gratta e netta
Oggetto: Tappeto
Bonus facoltativo: Andromeda parla dei suoi sentimenti a Bellatrix o Narcissa.




Il freddo è tagliente, nonostante sia appena Settembre.
Una soffice nebbia serale avvolge il paesaggio e le luci delle lanterne brillano come stelle dorate nell’oscurità del vespro.
L’antico castello splende come un diamante, adorno di migliaia di lucerne e candele.
Il dolce sciabordio del Lago Nero è un piacevole sottofondo alle chiacchiere superficiali e frivole delle compagne in carrozza con te; esso ti giunge flebile e soave, un sussurro di tempi remoti e vicini.
Volgi gli occhi al cielo: splendide e fantasiose costellazioni brillano sul manto nero della notte e la luna, sfavillante e sfumata d’oro, splende in cielo con la maestosità di una regina.

Le tue compagne stanno spettegolando su ogni argomento possibile, dal ballo che si terrà la prossima settimana, all’accoglienza dei nuovi arrivati, dal bellissimo collier di damanti che una aveva ricevuto al suo compleanno, all’abito di alta sartoria che un’altra si sarebbe fatta confezionare per il proprio matrimonio, a un anno da questo giorno.  Non ti sono mai interessate queste chiacchiere frivole e inutili, come non sono mai interessate a Bellatrix. Della vostra famiglia, soltanto Narcissa mostra interesse verso le sete e i gioielli, ma nel suo animo non v’è frivolezza, soltanto una spiccata femminilità. Tu preferisci la compagnia dei tuoi conigli bianchi, delle colombe candide, dei gatti dal pelo soffice; Bellatrix quella dei vostri cugini maschi, stupidi e grossolani.

Una folata di vento freddo ti sfiora la pelle come una striscia di seta, e i nastri verdi del cappellino che indossi ondeggiano con grazia davanti ai tuoi occhi, simili per colore a una notte senza luna. I capelli scuri sono raccolti in una treccia elaborata, in cui non si intreccia alcun nastro. Vesti un abito elegante ma sobrio: nero, con uno stretto corsetto che ti comprime il petto e una gonna ampia, di velluto, che si allarga come una corolla d'inchiostro attorno a te. Semplici nastri verdi chiudono le maniche e ornano il corpetto. Non si direbbe tu sia una ricca Purosangue, ma non hai mai amato le ostentazioni di ricchezza.


Inspiri.


L’aria fredda ti entra nei polmoni, mentre l’umidità appiccicosa della Scozia ti si posa sulle labbra.
Un brivido percorre la tua pelle perlacea, seguendo la morbida curvatura della schiena.
Questo freddo non ti appartiene.
Non è mai stato parte di te, come invece avrebbe dovuto essere.
Vive invece, florido e rigoglioso come solo un gelo dell’anima può essere, nelle tue sorelle, che si nutrono di esso, che hanno  gelo e contegno dentro di sé.
E anche tu dovresti averlo: sei una Serpeverde, una Purosangue, appartieni a una delle famiglie più antiche del mondo magico, sei Andromeda Black.
E dovresti essere gelida e calcolatrice, fredda e altezzosa.
E invece non lo sei.

Hai provato ad accogliere il gelo dentro di te, molte volte hai tentato, ma il tuo cuore ha sempre rifiutato di farsi avvolgere dal velo del freddo: esso palpita furioso e bollente nel tuo petto, e, anche se con il tempo hai imparato a controllare questo calore, a celarlo agli altri, esso non ha mai smesso di divampare.
Diverso è stato con Narcissa e con Bellatrix: loro sono nate con gli occhi velati di grigio, velati di gelo, con l’anima fredda che compete a una nobile, con l’anima ricoperta da una spessa coltre di ghiaccio; quel ghiaccio che permette al loro cuore di non sanguinare, di non subire ferite troppo profonde; quel ghiaccio che impedisce loro di manifestare l’amore; quel ghiaccio che permette loro di accettare un matrimonio combinato, di accettare una vita senza amore. Tu non hai mai avvertito quel gelido torpore che le aiuta in ogni circostanza a mantenere un comportamento dignitoso e consono al loro rango: ti sei sempre sentita incredibilmente fuori posto nei sontuosi saloni carichi di stucchi dorati, nelle ricche vesti di velluto, nella marcia società a cui il Destino ha deciso di affidarti.


Si chiedono perché tu sia così diversa.
Ti puniscono per un gesto affettuoso; per una lacrima versata; per un sentimento troppo chiaro nei tuoi occhi.
Ti dicono che il contegno deve essere il tuo segno distintivo.
Ti dicono che l’odio deve essere gelido, che la tua mente deve rimanere fredda e non farsi adombrare dalle tenebre della collera o dell’amore; dall’oscurità che ogni sentimento porta con sé.
Ti dicono che devi odiare i Mezzosangue, i Nati Babbani, tutti coloro che non avevano sangue puro nelle vene.
Ti dicono che il controllo, la freddezza e la gelida dignità sono indice di nobiltà.  Ma tu hai sempre avuto calore dentro di te.
Tropo calore per abbracciare la dottrina che cercavano di importi.
Troppo calore per eseguire senza obiezioni quel che ti veniva ordinato.
Troppo calore per sentirti superiore a coloro che non appartengono alle grandi casate del mondo Magico.
Troppo calore per attendere, troppo per sottometterti.
Troppo calore portava il tuo cuore perché tu fossi adatta a vivere nel mondo in cui nascesti.
Troppo calore per acconsentire a una vita senza amore, troppo per dar peso solo al denaro, troppo per essere adatta al nome che portavi.

E sempre ti incolparono, ti rinnegarono, ti punirono.
Ma il tuo spirito non è mai cambiato: sei nata nel calore, cresciuta nel calore e niente potrà mai farlo scomparire, nemmeno gli occhi delusi di tua madre, quelli severi e crudeli di tuo padre, o quelli imploranti delle tue sorelle, che pur di non vederti soffrire ti supplicavano di cedere, di accettare una vita più fredda, certo, ma più serena. Non lo hai mai fatto. Molte sono state le volte in cui il tuo calore dirompente si è scontrato con il gelo della tua famiglia, tutte le volte in cui esso ha sciolto l’armatura di ferro con cui l’avevi celato agli occhi del mondo. E lacrime, e singhiozzi, e violenti sentimenti ti hanno scosso, perché mia riuscivi a far breccia nelle loro convinzioni obsolete, e sempre hai dovuto ritirarti, mettere a tacere la tua voce, per non soffrire troppo in seguito.


La carrozza giunge a davanti ai cancelli di Hogwarts e si ferma.
Il cielo è limpido e scuro, ma l’aria umida e bagnata ti infastidisce. L’abito aderente che indossi struscia contro la pelle, dandoti la sensazione di essere ancora più costretta e impacciata di quanto non lo sei solitamente. Aspetti con ansia il momento in cui potrai finalmente indossare la tua divisa, più comoda e meno appariscente di questa ricca veste. Tutte le tue compagne attendono con contegnoso rispetto che sia tu la prima a scendere dalla carrozza: il nome della tua famiglia pesa nei tuoi rapporti sociali in un modo che i Babbani non potrebbero mai immaginare. Nessuna tenta nemmeno di alzarsi. Tu sei la loro regina, in questo momento; la persona che ricopre il ruolo più alto. Un ruolo voluto dal Fato, che tu non hai conquistato, ma che il destino ha voluto donarti, insieme alla gabbia dorata nella quale sei rinchiusa dal momento in cui nascesti.

Poggi con eleganza un piede, fasciato da un’aderente stivaletto di cuoio nero, sulla pedana laterale della carrozza.
Contrai i muscoli per alzarti.
Distendi il busto e, proprio in quella frazione di secondo in cui il peso del corpo si sposta da una gamba all’altra, i muscoli ti cedono e tu scivoli a terra.
Lo splendido abito nero che indossi si macchia di fango in più punti.
Il corsetto ti comprime il petto e, per un attimo, ti impedisce di respirare.
Il cappellino scivola dal tuo capo e cade anch’esso nel fango. Un giovane ragazzo sopraggiunge velocemente. Lacrime di vergogna ti salgono agli occhi, ma l’educazione ferrea che hai ricevuto da bambina ti aiuta a frenarle e nessun diamante liquido sgorga dai tuoi occhi.

Il giovane, la cui sciarpa gialla e nera attorno al collo testimonia la sua appartenenza a Tassorosso, e che reca seco il nome di Ted Tonks, ti porge la mano, ma tu la ignori: non ti affiderai a un misero e sentimentale ragazzino per sollevarti da terra.
Con tutta la dignità che ti è rimasta ti alzi, raccogli il cappellino e frughi nelle tasche nascoste dell’abito in cerca della bacchetta.
Lui ti precede: una nuvola scintillante d’oro ti avvolge per pochi attimi, e ti ritrovi linda come se non fossi mai caduta.

Un incantesimo Gratta e Netta.

Nella tua mente ecco che si succedono centinaia di pensieri.
Volgi il capo verso il giovane e incontri un sorriso amichevole. Sei talmente stupita che non riesci a spiccicare parola. Lui ti augura buona giornata e poi si allontana. Tu resti immobile, con gli occhi che si sgranano sempre di più. La domanda che brilla come un agglomerato di stelle nella tua mente è una soltanto: perché l’ha fatto? Ricordi bene gli scherzi di cattivo gusto di cui è stato vittima gli anni precedenti: i tuoi compagni Purosangue lo tormentavano, divertendosi a schernirlo e a accusarlo di misfatti a cui mai era stato partecipe. Un Nato Babbano, un semplice Tassorosso… cosa l’ha spinto ad accorrere in tuo aiuto?

Tu, che sei una Purosangue; tu, che sei cugina di coloro che più lo hanno fatto soffrire in tutti questi anni; tu, a cui non importa nulla di lui. Possibile che abbia dimenticato quello che i tuoi amici, i tuoi compagni, gli hanno fatto?
Dov’è il rancore che dovrebbe portare naturalmente in sé?
Non l’hai scorto nei suoi occhi.
Non per crimini di altri ti ha discriminata.
Possibile che esista qualcuno al mondo privo di pregiudizi?
Pronto a considerarti per quello che sei, senza collegarti ad altri?
Possibile che esista qualcuno disposto a giudicare per ciò che si è?
Per le azioni che si compiono?
Ignorando il cognome che si porta? È mai possibile che esista qualcuno di tanto imparziale?

La tua mente, addestrata da sempre a compiere ciò, corre inevitabilmente ai possibili vantaggi che una tale azione potrebbe procurargli, eppure non ne vede alcuno di plausibile. Allora cosa l’ha spinto a compiere tale gesto?
Sei stata allevata dalle parole di tua madre, impresse a chiare lettere nella tua mente: nessuno compie un’azione gentile senza aspettarsi nulla in cambio. Ma pare che questo dogma, questa legge che hai riscontrato innumerevoli volte nel tuo mondo corrotto, non abbia più fondamento: si è dissolta davanti alla sua mano tesa; tesa ad aiutare qualcuno che altri avrebbero condannato solo per le azioni riprovevoli dei suoi cugini, dei compagni che frequenta abitualmente. Lui non ti ha visto come una Serpeverde, o come una Purosangue; ti ha vista come Andromeda, nella tua unicità e singolarità, ha distinto te da tutti gli altri, non ha calato un velo sui suoi occhi quando ha notato i nastri verdi del tuo abito, e la spilla smaltata che porti appuntata sul petto e che reca il simbolo di Serpeverde, o i diamanti sul tuo cappellino.
È venuto da te come avrebbe fatto con qualsiasi altra persona, non ti ha giudicata prematuramente, ti ha fatta sentire normale, comune, una semplice ragazza e non un’altezzosa Purosangue Serpeverde. I suoi occhi erano limpidi, potevi scorgervi il mare e l’innocenza che i tuoi compagni hanno perso da troppo tempo. La stessa innocenza che tua madre ti rimprovera, la sera, mentre ti pettina e ti aiuta a prepararti per una serata di gran gala. La stessa innocenza che vedi nei tuoi occhi, quando scorgi il tuo volto riflesso in uno specchio. La stessa innocenza che Narcissa e Bellatrix non hanno mai avuto.





 

***




 

La cena termina e le nuove reclute di Serpeverde ti urtano mentre, eccitate come non mai, seguono il vostro prefetto fino ai dormitori.
Tu non hai voglia di raggiungerli.
Non sai cosa stai facendo, né cosa sia questa morsa in fondo al cuore che avverti e che governa i tuoi passi.
Ti sta allontanando dai tuoi compagni, ti sta conducendo in luoghi di cui, dopo sette anni, non conoscevi nemmeno l’esistenza, e a notte fonda ti ritrovi affacciata a una finestra, la divisa con la spilla di Serpeverde che ti protegge dal freddo, le scarpe lucide finalmente regalano ai tuoi piedi quel sollievo che cerchi da tutta un’estate. La brezza è fredda, l’ambiente estraneo. Sei molto lontana dai dormitori della tua Casa e iarde di vuoto ti separano dal terreno, tinto di nero e argento in questa notte di luna piena.

L’altezza non è fatta per voi: la terra è il vostro elemento, i vostri dormitori sono addirittura sottoterra. Non sei a tuo agio con il suolo così distante da te; eppure senti l’ebbrezza dell’ignoto invaderti, la mente farsi sempre più torbida, i pensieri sfuggirti dalle mani per raggiungere luoghi nascosti.
E la tua mente si svuota.
La senti leggera, ti senti leggera.
Ma ecco che l’adrenalina ricomincia a scorrere nelle tue vene: se un professore ti scoprisse adesso, toglierebbe sicuramente molti punti alla tua Casa. Con un sospiro ti allontani dalla finestra e ti avvii verso i dormitori. La mente torna al gelo con cui avete accolto i nuovi membri della vostra Casa: un applauso educato e contenuto, contegnoso, accennato, freddo.

Hai sempre invidiato il giubilo con cui le altre Case danno il loro benvenuto ai primini.
Loro non hanno una reputazione da mantenere intatta; non hanno un padre che ti rinchiude in camera due settimane se soltanto hai accennato un sorriso non dovuto; possono lasciare fluire liberi e potenti i sentimenti che premono nei loro cuori; possono amare, possono piangere fino a sfinirsi, possono sorridere radiosi, possono gioire con chiasso, applaudire, sghignazzare; possono cadere nel fango senza che nessuno dica loro nulla; possono correre in mezzo a un prato una mattina di primavera; possono dimostrare affettuosamente l’amore che provano l'uno verso l’altro, baciarsi con passione in mezzo a una strada affollata, camminare mano nella mano per Diagon Alley.
Loro sono liberi di vivere la propria vita come meglio credono.
Sono liberi di tracciare il proprio destino, sono liberi dagli obblighi imposti dalla famiglia per il bene di tutti.

Le giovani sono libere di scegliere il proprio marito seguendo il cuore, di vivere una vita piena, di avere figli che saranno amati. Una lacrima trattenuta ti appanna la vista e tu inciampi nel mantello nero.
Ti ritrovi a terra, con il marmo gelido che preme contro la tua guancia.
Adesso non c’è nessuno a tenderti la mano.
Il ginocchio geme di dolore quando ti alzi.
Irata con te stessa rientri nei dormitori.

Quando apri la porta della vostra Sala Comune, vieni investita dall’odore di fumo, di alcol e di erba.
Una musica scatenata minaccia di spezzarti i timpani.
Alcune tue coetanee sono già in intimo e tu sai bene cosa accadrà tra poco.
Ti allontani disgustata.
Sgattaioli il più silenziosamente possibile fino alla scala che conduce ai dormitori femminili.
Proprio quando posi il piede sul primo gradino, un ragazzo ti afferra un braccio e tenta di baciarti.
Ti allontani indignata.
Un attimo dopo la sua guancia porta il segno rosso della tua mano.
Il ragazzo crolla a terra: il tuo schiaffo ha cancellato anche l’ultimo residuo di equilibrio.

In fretta ti allontani.

Quando posi il piede sul terzo gradino, il rumore scompare: evidentemente quello è il limite oltre cui, grazie a un incantesimo di insonorizzazione, la musica non si ode più.

Sei ben lieta di non aver scorto tua sorella Narcissa: non avresti sopportato che fosse vista priva di controllo dall’intera tua Casa, ma, dopotutto, non dovresti preoccuparti, poiché l’alto senso del pudore, la decenza, la ferrea educazione che le hanno impartito, e la sua moralità le hanno sempre impedito di prendere parte a questi festini. Raggiungi la tua stanza, ti spogli della divisa fredda e indossi un’elegante camicia da notte, lunga, in seta bianca, priva di pizzi, ma incredibilmente scollata.
Ti rifugi sotto le coperte, rabbrividendo. Volgi gli occhi al soffitto di pietra, osservando lo stendardo verde e argento che rifulge debolmente alla luce dell’unica candela ancora accesa nella stanza. Essa diffonde nella camera una luce soffusa e tremolante ma ipnotica e rassicurante.

Le fiamme ti hanno sempre comunicato pace, tranquillità, l’affetto di una famiglia, l’accoglienza di una calda casa: tutto quello che non hai mai avuto.
Immergi i tuoi occhi, neri come una notte senza luna, nelle fiamme arancioni, perdendoti in esse, lasciando che la tua mente stanca vada alla deriva. Cullata dalle coperte, a cui il tuo corpo con il passare dei minuti ha ceduto calore, e dalla danza di quell’unica fiammella, sola, ma tanto tenace, ti addormenti. Il dio del Sonno ti accoglie tra le sue braccia, confortando con il suo oblio la tua mente, confusa e stanca.



 

***


 

I giorni passano, le lezioni  ricominciano, i pettegolezzi in Sala Grande si sprecano, la monotonia della vita ti attrae sempre più profondamente nel suo vortice. I giorni passano lentamente e l’autunno cede il posto all’inverno.

Cadono le ultime foglie rosse degli alberi e i prati attorno all’antico castello vengono ricoperti da un tappeto rosso e giallo.
I rami si spogliano sempre di più, mettendo a nudo le loro forme scheletriche e la vita dell’antico castello diventa sempre più frenetica.

I giorni scompaiono nelle settimane e le settimane nei mesi, confondendosi in un turbinio di colori, suoni e sensazioni. Ma tu non sei coinvolta in tutto questo: ti sembra di osservare la vita all’interno del castello come se non ne facessi parte, come se il tuo animo non fosse turbato dalle piccole tragedie quotidiane che avvengono nei posti più impensabili, dai corridoi al bagno, dalle aule alle Sale Comuni, dai dormitori alla Sala Grande, ma, in fondo, è così.


Tutto il castello freme di vita, e tu sei rinchiusa nel tuo piccolo, misero mondo fatto di sdegno, di contegno, di sorrisi trattenuti, di sentimenti arginati. Ma la notte la padrona del castello diventi tu, non più quella massa informe che la frequenta da quando il sole sorge fino a che i suoi raggi sanguigni non scompaiono dietro l’orizzonte. Vaghi indisturbata per i corridoi silenziosi, immersa nei tuoi pensieri. Non comprendi come un’azione così semplice ti abbia potuto scuotere tanto. I

primi tempi hai cercato di non pensarci, di scacciare quel giovane dalla tua mente, ma poi hai rinunciato: troppe volte ti si è presentato il suo volto davanti agli occhi.
Nessuno si è accorto del cambiamento che sta avvenendo dentro di te, ma perché avrebbero dovuto?
Sei sempre stata poco incline alla compagnia, più propensa a isolarti con i tuoi pensieri che a chiacchierare con le tue compagne. Le uniche persone con cui ti sei confidata sono state le tue amate sorelle. Nessun altro. Ma nemmeno loro hanno notato qualcosa di diverso in te: sei sempre stata silenziosa, tesa alla solitudine; hai sempre preferito più ascoltare che parlare. E ora non sei diversa.
Almeno esteriormente.
Ti sei informata con discrezione, e sei venuta a conoscenza di molti dettagli sulla vita del ragazzo: Ted Tonks.
Tassorosso.
Diciassette anni.
Come te.
Ultimo anno.
Come te.
Nonostante ciò, la tua mente rimane confusa: non sai cosa ti stia succedendo, senti il tuo pensiero tendere a lui, ma non provi nulla in fondo al cuore nel vederlo.

Tutt’al più curiosità.

Curiosità per colui che ha sconvolto la tua vita; per colui che ha messo in discussione le flebili convinzioni che il tuo mondo Purosangue aveva cercato di infonderti.
Non capisci cosa ti attragga tanto di lui, cosa t’induca a seguirlo con gli occhi, cosa ti spinga a pensare a lui. Forse è il suo interesse disinteressato, che mai avresti creduto potesse esistere nell’animo di una persona; forse sono le sue convinzioni profondamente diverse dalle tue; forse il suo stile di vita così lontano e distante; forse il miraggio di una vita diversa e più libera.

Non lo sai.
L’unica certezza che senti nel cuore è che non lo ami.
Come potresti?
Non vi siete nemmeno parlati.
Il resto?
Confusione.


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Inserirò il giudizio nell'ultimo capitolo, cosicchè possiate comprenderlo al meglio. recensite numerosi :)

 

   
 
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