Serie TV > La famiglia Addams
Ricorda la storia  |       
Autore: SimplyMe514    25/04/2013    0 recensioni
[La famiglia Addams]
Troppo grosso per essere normale, ma mai grande abbastanza per sfuggire a una famiglia che non gli lascia più respiro.
Un paio di mani di cui non riesce a controllare la forza, ma che scoprono una delicatezza nuova quando toccano una tastiera.
Un ragazzo infelice, forse un po' strano, ma pieno di sogni come tutti.
Un semplice annuncio sul giornale: A.A.A. Cercasi maggiordomo. Bella presenza, massima discrezione, disposto a lavorare con bambini. Vitto e alloggio inclusi. Astenersi perditempo e deboli di cuore. Rivolgersi a Eudora Addams, 0001 Cemetery Lane.
Possibile che sia questa la possibilità che cercava? Possibile che esista un angolo di mondo dove non sentirsi più fuori posto? Lurch spera di sì, anche se ha qualche dubbio sulla “bella presenza”...
Basato sulla serie TV degli anni '60, ma integrato con qualche dato necessario tratto da opere successive.
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nota preliminare: il canon è ancora la serie degli anni Sessanta, ma trovandomi nella necessità assoluta di scegliere un nome di battesimo per la nonna ho usato quello de La Nuova Famiglia Addams, degli anni Novanta, solo perché mi piaceva di più e perché quella serie mantiene la stessa parentela.

Gomez bambino non è ricalcato sul Pubert dei film: il dato sui baffi è stato effettivamente menzionato in un episodio della serie.

Giungere a una cronologia accettabile della sua infanzia non è stato semplice come credevo: ci sono indicazioni contrastanti su quando è avvenuto il trasferimento negli USA dalla nativa Spagna. Siccome non è l'unico punto su cui la serie si contraddice, ho scelto di seguire solo quelle date nell'episodio “Il dilemma di Morticia”, che collocherebbero il trasloco all'età di circa cinque anni.

L'indirizzo di casa è quello canonico, con il numero civico 0001, non 1313.

Tutte le informazioni sulla famiglia di Lurch sono dedotte per vie dirette e/o molto traverse dai due episodi “Lurch il Gaucho” e “Mamma Lurch va a trovare gli Addams”.

Liberissimi di non essere d'accordo con me su come ho ragionato, ma questa è la mia versione, godetevela com'è.

 

Prologo – Forse non è stata una buona idea...

La villa al numero 0001 di Cemetery Lane ormai era quasi più casa di quella nella nativa Castiglia, ma doveva ammettere che a volte le pareva troppo grande da mantenere: tra l'età che avanzava e il piccolo Gomez che diventava ogni giorno più Addams, ovvero un esserino ingovernabile che l'avrebbe rovinata a furia di farsi comprare nuovi trenini e che stava sviluppando caratteristiche incredibilmente adulte per aver compiuto da poco sei anni (i baffi non contavano, ci era nato), come un interesse straordinariamente precoce per la finanza, l'abitudine di fumare il sigaro e l'hobby di mangiare spade, e tutto questo in barba all'apparato respiratorio decisamente deboluccio che lo tormentava con periodiche sinusiti e attacchi di tosse, la vita sarebbe presto diventata impossibile senza un paio di mani in più. Una c'era già, pronta a spuntare dall'una o dall'altra delle sue infinite scatole portando la posta o porgendo piccoli oggetti all'occorrenza, ma per quanto fosse un aiutante eccezionale e assolutamente insostituibile quando si trattava di grattare la schiena proprio nel punto giusto, quello che serviva era una persona intera, testa, gambe e tutto. Meditava di assumere qualcuno già da un po', ma le era sempre mancata la determinazione per attivarsi e farlo. Odiava l'idea di lasciare che la vecchiaia la rendesse pigra: via alle danze!

Boom. «Yu-huu!» Nel silenzio che seguì l'esplosione si diffuse un lieve odore di fumo. Un altro ponte saltato, come minimo. «Mamma? Mi compri una locomotiva nuova?»

Per l'appunto. In un modo o nell'altro (e aveva avuto un bel daffare a negare di fronte alle schiere di zii e cugini di aver dato un aiutino al loro portafoglio con qualche stregoneria, anche perché non era la migliore delle bugiarde), la famiglia non se l'era vista troppo brutta durante la crisi che aveva messo in ginocchio entrambi i lati dell'oceano, quindi c'era ancora un discreto gruzzolo su cui fare affidamento. Aprì il cassetto dei risparmi, inclinò la testa da un lato per studiarlo meglio e lo giudicò sufficientemente rivestito di bei bigliettoni verdi. Perché no? Tutto quel che ci voleva era un annuncio sul giornale.

A.A.A. Cercasi maggiordomo. Bella presenza, massima discrezione, disposto a lavorare con bambini. Vitto e alloggio inclusi. Astenersi perditempo e deboli di cuore. Rivolgersi a Eudora Addams, 0001 Cemetery Lane.

Ecco, conciso ed essenziale. Davvero perfetto. Ora non restava che mettersi seduta ad aspettare i candidati.

Il primo si fece attendere per un bel pezzo: forse quell'accenno ai deboli di cuore aveva spaventato qualche potenziale buon acquisto, ma si era limitata a dire la verità.

Tra le poche caratteristiche elencate, questo qui pareva puntare tutto sulla bella presenza: era un giovanotto all'ultima moda, con un portamento elegante e troppa brillantina sui capelli biondissimi, che disse di chiamarsi Charles Dunstan. Perfino il suo modo di sfregarsi il naso dopo averlo platealmente sbattuto contro lo stipite della porta in seguito alla breve colluttazione col campanello aveva un che di vanesio, quasi fosse più preoccupato della terribile eventualità di ritrovarselo storto che del dolore.

«Esperienze precedenti?»

«Soltanto una, signora, ma Lady Chittenden sarebbe pronta a parlare bene di me, se fosse qui. Ecco la mia lettera di presentazione». E con questo le tese una busta più pesante di quel che l'aspetto suggeriva, di ottima fattura in tutto, dalla filigrana della carta all'inequivocabile stemma che la sigillava. Sarebbe stato un tale peccato rovinarla con un brutto strappo... ci voleva un tagliacarte, ecco cosa. Due colpetti sul coperchio e Mano fu subito lì a offrirgliene uno (Eudora giurò a se stessa di scoprire prima o poi in quale delle cinque dita serbasse quell'apparente abilità di leggerle nel pensiero: sapeva sempre cosa le serviva un attimo prima che glielo chiedesse espressamente).

«Argh!» Be', sì, non era la prima persona a reagire più o meno in quel modo allo spuntare di Mano. Bah. Una cosina tanto innocua...

Si diede alla lettura della fitta paginata di lodi che la padrona precedente tesseva riguardo al giovane, ma dopo neanche due righe fu distratta dallo sbattere della porta principale.

«Signor Dunstan? Charles?» Niente, se n'era andato e probabilmente era già troppo lontano per sentirla. C'era solo da aspettarselo da una personcina così superficiale: un minuto scarso di colloquio e aveva già cambiato idea. Meglio perderlo che trovarlo.

Il numero due forse non era nemmeno un candidato, visto che quando gli aprì la porta passò dallo squadrare l'edificio con sospetto al balbettare: «Ehm, mi s-scusi, credo di aver sbagliato casa...» e se la squagliò senza aggiungere altro, fermandosi solo per gettare nel cestino dei rifiuti più vicino la copia del giornale che recava l'annuncio.

Il terzo possibile maggiordomo prometteva decisamente meglio: più avanti con gli anni rispetto agli altri due, ma ancora nel pieno delle forze, si presentò come Howard Langton senza troppi preamboli e parve cavarsela più che bene nella prima parte della breve intervista.

Per cominciare, Eudora gli ripeté la domanda che aveva posto al primo ragazzo, e per Giove, la lista di referenze di quell'uomo era così lunga che credette di addormentarsi a metà. Doveva davvero averne viste di tutti i colori, era un vero esperto del mestiere. Poi cominciò a informarsi su che genere di lavori sapesse fare, e non c'era un solo, dannatissimo campo in cui lo si potesse cogliere in fallo, a parte forse uno: mise bene in chiaro, tra gran professioni di modestia, che non avrebbe mai toccato il clavicembalo se non per pulirlo, scusandosi anzi in anticipo per le poche note tremendamente discordanti che avrebbe prodotto per errore mentre lo spolverava. Peccato, non le sarebbe dispiaciuto un po' d'intrattenimento di tanto in tanto. Per metterlo alla prova, tirò su col naso più forte dello stretto necessario e attese i pochi secondi necessari a Mano per trovare un fazzoletto nel marasma che doveva essere l'interno della sua benedetta scatola. Langton si ritrasse visibilmente contro lo schienale della sua sedia e si sfregò gli occhi come per assicurarsi di non aver avuto un'allucinazione, ma rimase saldamente al proprio posto, anche se un po' della sua determinazione a ottenere il posto pareva essere crollata. Diamine, pareva perfetto. Dov'era la fregatura?

«Bene, signor Langton, veniamo all'ultima clausola. Pensa di saperci fare con un bambino di sei anni?»

«Adoro i bambini, signora Addams. Ne ho visti crescere parecchi durante i miei impieghi precedenti, quindi non vedo perché il suo dovrebbe essere un problema».

«Un avviso amichevole, mio figlio è un po'... difficile».

«Perché non lo chiama? Vorrei proprio vedere quanto».

«Be', se le piacciono le sfide, chi sono io per dire di no?» Poi, alzando la voce: «Gomez!»

Il piccolo si fece desiderare, ma infine si degnò di raggiungerli, ed era l'incarnazione di quel che aveva inteso dire definendolo “difficile”. Reggeva in una mano un vagone in miniatura evidentemente reduce dall'ultimo scontro, in bocca un sigaro appena cominciato, enorme rispetto alla boccuccia baffuta, e aveva macchie scure di fuliggine sui pantaloni, sui capelli e su una buona metà del viso, ovvia conseguenza dell'essersi messo carponi nel camino spento, cercando di convincere il cugino Itt a scendere e dare un'occhiata ai miseri resti dell'ennesimo spettacolare deragliamento. «Mi volevi?» Gomez squadrò il nuovo arrivo dalla testa ai piedi. Eudora aveva meditato di fargli una sorpresa ad assunzione avvenuta, ma l'andirivieni di sconosciuti l'aveva allertato che stava per succedere qualcosa d'importante e aveva insistito per sapere tutto fino a farla cedere, quindi non gli fu troppo difficile intuire cosa ci facesse lì. Infilò il sigaro in tasca senza spegnerlo per poter parlare più agevolmente e prese a inondarli di parole: «Questo sarebbe il nuovo maggiordomo? Forte! Vuoi venire a veder saltare un paio di trenini? È il mio gioco preferito! Così, guarda». Sbattè con gran convinzione il vagoncino malridotto contro la mano libera, accompagnando il gesto con un soddisfatto: «Boom!»

Langton era sbiancato di colpo al suo arrivo, un contraltare perfetto alla faccia annerita del bambino.

«Ha... v-veramente sei anni?»

«Perché, quanti ne dimostra? Mi dispiace terribilmente che si sia fatto vedere in queste condizioni, penso che venga dritto dritto dal camino...»

«Dal camino? Dall'inferno! Mi spiace, signora Addams, forse in fondo non corrispondo al profilo che sta cercando. Si trovi qualcun altro! Addio!» E fu fuori prima che potessero anche solo cominciare a reagire.

«Ho detto qualcosa di male, mamma?»

«No, Gomez, non sei tu. Quello lì non era comunque adatto a vivere con noi. E non sapeva neanche suonare». Eudora sospirò. L'annuncio sarebbe presto diventato vecchio, nessuno vi avrebbe più fatto caso e la sua bella idea minacciava di finire in un nulla di fatto. Per una ragione o per l'altra, le poche, semplici richieste che aveva scritto diventavano incredibilmente difficili quando si trattava di lavorare in casa Addams. Avevano bisogno di qualcuno che fosse di tutt'altra pasta.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > La famiglia Addams / Vai alla pagina dell'autore: SimplyMe514