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Autore: Venus Doom    13/11/2007    3 recensioni
Solo un piccolo incontro tra due persone nato per caso o per predestinazione, nessuno potrebbe mai dirlo....
Genere: Romantico, Malinconico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“La città è come un basso elettrico, devi attaccare il jack per sentirne le emozioni”

Questa era la frase che ogni sera tornando dal suo lavoro precario, per cui si sentiva una schiava sfruttata, leggeva su un muro sulla strada verso casa; certo, quel buco non poteva proprio dirsi una casa visto era solo una stanza di un piccolo appartamento che divideva con altre ragazze sue coetanee anche loro arrivate nella grande metropoli da qualche piccolo paese dell’entroterra per cercare di inseguire i propri sogni.

Ma la vita non è certo rosa e fiori, niente è come te lo aspetti, mai, quindi dopo l’entusiasmo iniziale la nuova vita in città le fece capire subito che avrebbe dovuto sudare molto per arrivare ad ottenere ciò che voleva.

Ma cosa voleva poi? Dopo un anno e mezzo passato in quella città, completamente stravolta dalle novità che erano subentrate prepotentemente nelle sue abitudini, tutto cominciava a perdere significato, niente aveva più senso come prima ed anche i suoi desideri e le sue aspettative non erano più chiare nemmeno a lei; il futuro incerto è la peste nera del nuovo millennio.

Si fermò per un istante davanti a quel muro, rilesse per l’ennesima volta la frase ma poi la puzza di piscio tipica dei marciapiedi di zone periferiche come quella la costrinsero a proseguire oltre, a passo veloce, da sola nel buio verso la sua piccola tana.

Si chiese molto spesso chi mai avesse scritto quella stupida frase e il motivo, a cosa si riferisse con precisione, ma poi tornando alla realtà era quasi certa che quella frase non avesse un senso e che a scriverla su quel vecchio muro di palazzo malfamato fosse stato un qualche ragazzotto musicista, magari strafatto o ubriaco, o magari solo dell’età in cui i tuoi sogni non sono ancora stati distrutti dalla vita, un adolescente insomma.

Comunque il suo percorso abituale non era ancora finito perchè a dividerla dal suo letto mancavano ancora quattro fermate di autobus che ogni sera le regalava un’attesa alla fermata che sembrava infinita; prese una sigaretta dal pacchetto nella sua borsa e la portò verso il suo viso fino ad incastrarla tra le sue morbide labbra colorate da un rossetto color ciliegia, prese l’accendino rovistando nella tasca del suo lungo cappotto nero e con un gesto deciso accese la fiamma davanti al bianco chiodo di bara aspirando profondamente il fumo caldo che entrava nei polmoni all’interno del suo corpo infreddolito da quella gelida serata invernale e per qualche secondo ebbe una piacevolissima sensazione.

La fermata, pur essendo su una strada molto trafficata, era poco affollata vista l’ora ma qualche anima era ancora intorno a lei per suo conforto visto che a volte aveva un pò paura a girare da sola di notte per quella zona; dall’altro lato della strada il suo sguardo fu catturato da un ragazzo alto con i capelli rossi che si accinse ad attraversare la larga strada a quattro corsie...i suoi capelli un pò lunghi ondeggiavano morbidamente al vento provocato dalle auto in movimento e a quella vista un leggero brivido di freddo le scese lungo la schiena anche se la sua testa era ben coperta con un cappello a coste di velluto nero oltre che dai suoi lunghi e morbidi capelli castano scuro; la sensazione di freddo alla testa era una cosa che proprio non sopportava nonostante amasse l’inverno poi una folata di vento colpì il suo viso costringendola a chiudere gli occhi.

Continuava a fare dei tiri regolari distratta dai pensieri che le affollavano la mente; aveva gli occhi persi nel vuoto ipnotizzati dalle luci notturne ma una voce profonda la scosse “Senti scusami...-girandosi ebbe la certezza che stessero parlando proprio con lei-...vedo che stai fumando, non è che per caso avresti da accendere?”. Il ragazzo dai capelli rossi che aveva visto prima le stava rivolgendo, dopo quella richiesta, una bellissimo sorriso che non la lasciò indifferente; tra le dita della sua mano molto grande, piena di semplici anelli d’argento a fascia molto larga, teneva la sua sigaretta in attesa di una sua risposta.

Lei senza dire niente tirò fuori dalla tasca ciò che le aveva chiesto porgendoglielo, lui lo prese e si portò la sigaretta alle labbra, perfette pensò lei, e con gli occhi puntati su essa misurò mentalmente la distanza per accenderla; proprio mentre la fiamma si accese occhi di lui caddero sulla ragazza  che aveva davanti brillando come se la fiamma stessa fosse stata generata all’interno di essi: una visione che a lei parve una delle cose più belle al mondo, gli occhi scuri del ragazzo erano profondi come un lago di notte così lei continuò a guardarlo con la testa inclinata verso l’alto visto che chi aveva di fronte la sovrastava in altezza ed era così vicino tanto che ne poteva sentire il profumo.

La fiamma si era spenta da un pezzo ma il loro contatto visivo non fu interrotto fino a quando lui allungò la mano verso di lei tenendo tra le dita affusolate l’accendino che gli aveva prestato e le rivolse ancora parola:

“Grazie, sei molto gentile.”disse sorridendo e una nuvola di fumo chiaro venne fuori dalle sue labbra che un istante dopo si adagiarono di nuovo intorno al filtro. In fondo quella giornata amorfa le aveva serbato un piacevole incontro così anche lei sorrise di rimando rispondendogli “Prego, per così poco...”.

Le vite della gente ogni giorno si incrociano tessendo una ragnatela infinita di contatti umani anche se a volte essi sono molto fragili e destinati ad interrompersi dopo poco ma questa volta non avrebbe proprio voluto che accadesse ciò; il ragazzo alto e slanciato accanto a lei, anche lui con un cappotto nero ed una borsa a tracolla, con quei suoi capelli rossi lunghi abbastanza da arrivare per certe lunghezze fino alle spalle e con quella sua vaga aria da artista, l’aveva colpita a tal punto che non sentiva più altri bisogni se non quello di stare per più tempo possibile al cospetto della sua presenza.

Ringraziò la provvidenza nei suoi pensieri quando lui continuò a rivolgerle parola “Capiti spesso da queste parti o è un caso?” lei aspirò di nuovo il fumo guardandosi intorno prima di rispondere, notò che la sua sigaretta stava quasi per finire “Si tutte le sere visto che questo auto mi fa scendere proprio davanti al palazzo dove abito...”“Capisco, quindi tu sai anche ogni quanto tempo passa l’autobus...”“Beh mettiti l’anima in pace, qui c’è sempre tanto da aspettare” la sua sigaretta si era ormai consumata tutta fino alla scritta della marca così con un gesto deciso la buttò via centrando uno degli spazi della grata di un tombino; “Brutto vizio il fumo eh?” disse lui con un tono spensierato e lei annuì “Si, molto brutto ma se ci sei dentro è difficile uscirne” “Già è vero, ma a volte è anche una cosa utile...” fece una pausa e le sue labbra si incresparono ancora una volta in un sorrisetto furbo “...soprattutto se hai perso il tuo accendino.” beh, pensò lei molto contenta, il riferimento è molto chiaro e un sorriso le uscì spontaneo, sorriso che durò poco perchè vide da lontano l’autobus che si avvicinava velocemente “Sta arrivando l’autobus “finalmente”, stasera l’attesa è stata molto più breve del solito” già, maledetto, troppo più breve.

Con la coda dell’occhio guardò la mano del rosso e vide che la sigaretta era ancora a tre quarti “beh, ti saluto-gli disse a malincuore-buona serata!”, lui non rispose.

Le porte del mezzo si aprirono davanti a lei ma mentre stava per salire si sentì trattenere per il braccio e le porte si richiusero dopo pochi secondi lasciandola lì dove si trovava.

Quando si chiude una porta si apre un portone, o almeno così dicono. Si girò e vide lui con un’espressione finta dispiaciuta e gli rispose con una smorfia di disapprovazione altrettanto finta “Dai, non arrabbiarti, prenderai il prossimo!” allungo la mano verso di lei “Piacere, io sono Mikael” lei rispose al saluto stringendo quella mano così calda e grande in confronto alla sua piccola e infreddolita decorata da smalto nero “ Io sono Morgan invece, piacere di conoscerti anche se sono molto stanca e per colpa tua perderò delle ore di sonno.” “Ho capito, dovrò farmi perdonare allora!” La sigaretta di lui finì quando già erano seduti l’uno accanto all’altra sulla panchina della fermata stranamente deserta sotto la luce gialla del lampione.

“Quanti anni hai Morgan?” lei, che sentiva emozioni strane procurarle brividi, rispose “Io ne ho venti, e tu?” lui perennemente sorridente rispose “pensavo fossi più grande, io ne farò ventitre tra poco” “Forse è per il mio stile che la pensi così” “Perchè sei molto Dark... e molto intrigante”

lei era abituata a commenti sul suo stile e quello le sembrò tutt’altro che offensivo “Ognuno riflette all’esterno ciò che è all’interno, non è moda, è uno stile di vita” disse seria.

“ Certo, sono d’accordo e vorrei esserne contaminato...da te” lei arrossì a queste parole senza un preciso motivo, solo che la parola “contaminato” le sembrò molto intima e sensuale.

Ci fu una lunga pausa di silenzio, un silenzio ovattato che creò uno spazio appositamente per loro escludendo tutto il mondo fuori da esso ma fu lui a romperlo “Tu sei...dannatamente bella”

lo disse con un tono esitante ma per niente imbarazzato, con gli occhi persi nel vuoto e lei ne fu scossa e non capì bene il motivo ma voleva iniziare a piangere perchè le emozioni dentro di lei stavano impazzando, erano così forti che a tratti le facevano male.

Si guardarono negli occhi non sapendo che dire perchè non c’erano parole per descrivere quello che entrambi stavano provando l’un per l’altro e i loro visi si avvicinarono lentamente finchè le loro labbra non si scambiarono un bacio puro e innocente, come la neve appena caduta.

Passarono attimi indimenticabili in un tempo indeterminato poi tra le altre cose lui le chiese “Cosa fai nella vita Morgan? “Io una cosa molto utile al mondo,  studio cinematografia e tu invece?” “Io invece... beh anche io sono molto utile al mondo...sono un bassista”.

A quelle parole un sorriso si formò sulle labbra della ragazza, per la prima volta era riuscita a capire quella profetica frase sul muro.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono molto gradite recensioni.... un bacio a tutti quelli che si soffermano a leggerla...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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