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Autore: Lyoker    26/04/2013    2 recensioni
"Non avrei mai creduto possibile ritrovarmi davanti a un foglio bianco con l’ennesima penna in mano, né tanto meno dover raccontare proprio una storia come quella che è mio compito scrivere."
"Io sono il Narratore, e sono stato concepito per portare a conoscenza a quante più persone possibili la contorta storia di un ragazzo, di un carillon rotto e di una creatura pallida e lentigginosa che amava lodare il suo Dio come una giovane cantante lirica in punto di morte."
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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Non avrei mai creduto possibile ritrovarmi davanti a un foglio bianco con l’ennesima penna in mano, né tanto meno dover raccontare proprio una storia come quella che è mio compito scrivere.
Ma un avviso, prima di ogni altra cosa: se desiderate favole di belle fate, avvenenti principesse e astuti maghi al fianco di valorosi principi, allora smettete di leggere adesso.
 
Oltre ciò, lasciate che io mi presenti. Io sono il Narratore, e sono stato concepito per portare a conoscenza a quante più persone possibili la contorta storia di un ragazzo, di un carillon rotto e di una creatura pallida e lentigginosa che amava lodare il suo Dio come una giovane cantante lirica in punto di morte.
 
Ma non corriamo troppo e cominciamo tutto dall’inizio. O a prima dell’inizio.
 

Prologo.

 
Seguiamo le note tintinnanti di quella che è una vecchia scatola di legno laccato e finemente lavorato in sottili pennellate d’oro.
Riavviarla non era per niente facile, dal momento che la polvere, accumulata in oltre quindici decenni, aveva quasi distrutto ogni singolo, intricato meccanismo. La creatura lentigginosa, però, ci riusciva magistralmente, girando la manopola dietro la scatola di almeno sette volte.
Una volta aperta, la scatola tintinnava le prime tristi note in una sequenza malinconica e, successivamente, la creatura intonava le prime parole di una canzone inglese risalente alla prima metà del Settecento.
 

“The full moon slightly chipped
That's so me
So please

Save me and hold me tight
Just make me all right
Under the dark clouds
Wingless swans in my soul

 
Le sue note alte risuonarono per la stanza vuota, dove si era sistemato, in cima a un cumulo di macerie, di pezzi metallici e resti di calce. Intorno a lui ciò che rimaneva di un magnifico salone in rovina, muri distrutti, tende strappate, vetri rotti e una nube di polvere.
Lungo le pareti, vibravano le macabre note squillanti in una triste e lunga litania, fino a quando esse presero consistenza in improvvise lame di fango, lanciandosi e conficcandosi in ogni parete su cui le note rimbalzassero. In pochi minuti tutte le pareti erano ferite dai coltelli di quello strano composto nero e melmoso.
La creatura smise di cantare e dalle macerie salì un possente canto gregoriano.
Questo si espanse un modo uniforme per tutta l’immensa sala che cadeva in pezzi, senza permettere all’eco di poter spadroneggiare sulla musica, come invece era accaduto alla creatura con la scatola tra le mani pallide e screpolate.
Le lame di melma presero a sgretolarsi lentamente, come se fossero composte anch’esse di polvere scura, fino ad acquisire maggiore intensità. Più il canto dei monaci che proveniva dalle macerie acquisiva ritmo e velocità, più la nube di polvere si disperdeva dalle lame di melma solidificata, fino a prendere forma in un vortice che percorreva il perimetro della stanza.
La polvere, correndo lungo le pareti, si riunì e formò quattro grandi corpi svolazzanti e composti unicamente di quel pulviscolo, fino a riprendere una maggiore solidità e subire la gravità.
 I quattro corpi circondarono la creatura con il carillon in cima alle macerie, e nel loro lungo sguardo le loro corporature mutarono in quattro diversi animali: un cavallo, un falco, un topo e un rinoceronte, tutti senza occhi, senza bocca e senza muscoli ma composti unicamente da polvere nera compatta.
La creatura non li guardò. Non avrebbe potuto. La creatura era cieca e i suoi occhi coperti da una lunga frangia rossa. Ma sorrise mentre le quattro creature le caricarono contro e si dispersero di un’unica grande folata di vento nero, rifugiandosi infine nel vecchio carillon laccato, che cadde chiuso sul cumolo delle macerie, portandosi dietro i pesanti canti gregoriani.

  
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