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Autore: Carly Matthews    26/04/2013    0 recensioni
Questa è solo una parte della storia di Lana e Justin. Migliori amici da quando erano appena bambini, sempre insieme, sempre presenti l'uno per l'altra. Ma crescendo si sa, si iniziano a capire molte più cose, e loro alla fine capiranno qual'è la verità su loro stessi. O forse sarà Justin ad aprirle gli occhi?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Buon giorno tesoro.' il solito tono amorevole di mia madre, in cucina come sempre a preparare la colazione. Il nostro rapporto era migliorato da quando l'idiota di mio padre se n'era andato di casa su mia esplicita richiesta, evitando a me e lei una sofferenza inutile nel vederlo sempre farsi i comodi suoi ricordandosi di avere una moglie ed una figlia solo alle sue schifose cene di lavoro, quando dovevamo fingere di essere la famiglia perfetta. Da allora mi erano rimaste mia madre e le mie amiche. Ah, e poi Justin, il ragazzo che abita accanto casa mia da quando aveva cinque anni, diventato mio migliore amico dal primo giorno che lo conobbi, ovvero quando i suoi ultimavano il trasloco e lui ruppe il vetro della veranda col pallone. Mio padre si arrabbiò di brutto, mentre io gli dissi che lo stimavo profondamente. Uh, che bimba trasgressiva. A proposito di Justin, ultimamente con lui ero strana, e non ero la sola a dirlo. Mi ero appena svegliata da un sogno che di sicuro non aveva avuto un bell'effetto su di me, visto il mio cattivo umore più accentuato del solito. Come sempre c'era lui che mi passava davanti con quella troietta nata di Alice -e già il nome da santarellina dice tutto- mentre mi snobbava e io avevo l' istinto di giocare a palla con la sua faccia. Peccato che quel tipo di reazione da parte mia non era solo un sogno, ma si ripresentava ogniqualvolta lui parlasse di qualcuna delle sue avventurette. E, cosa peggiore, era qualcosa che non potevo controllare e di cui avevo paura. 'Buongiorno a te, mamma.' dissi scoccandole un bacio sulla guancia, abbracciandola. Dopo il solito interrogatorio stile 'come hai dormito/ a che ora ti sei coricata/ hai finito di studiare ieri' mangiai le mie uova e il toast e mi avviai al piano di sopra, in bagno. Legai i capelli lavati la sera prima in uno chignon stretto per non bagnarli e regolai l'acqua, per poi togliere la mia tuta per dormire e infilarmi in doccia. Dopo cinque minuti buoni ne uscii totalmente nuova e sveglia per metà. Mancava il caffè. 'Il caffè!' dissi ricordandomene all'improvviso. Andai in camera con l'accappatoio ancora addosso e indossai prima l'intimo e poi i vestiti che avevo scelto per la giornata. Un jeans strappato al ginocchio, maglia a righe con maniche a tre quarti, felpa blu sopra e superga del medesimo colore. Scesi giù e trovai la mia tazza già piena di caffè. La sorseggiai un pò ridendo, visto che mia madre diceva sempre che avevo le abitudini di una donna d'ufficio più che di una diciassettenne, e vabbè, che avevo bisogno di un ragazzo che mi ammorbidisse un pò. Risalii a lavare faccia e denti e mettere giusto un pò di matita e mascara intorno agli occhi e del burro di cacao leggermente colorato. Sciolsi i capelli e mi diedi un'ultima occhiata allo specchio. La solita Lana Terence dagli occhi castani e i capelli scuri. Presi lo zaino in camera e una sciarpa bianca e portai un elastico in caso non avessi sopportato i miei capelli, come sempre. Salutai mamma, afferrai le chiavi e mi diressi alla fermata a prendere il bus. Alle otto circa ero a scuola, come tutti i giorni. Delle volte era orribile alzarsi prima delle sette per prendere il bus -visto che la mia scuola era fuori città- ma almeno in bus riuscivo a dormire e recuperare le ore arretrate. O a ripassare per qualche compito in classe o interrogazione. Trovai come al solito Sam, Chloe e Delilah ad aspettare all'entrata,avevamo quasi tutte le ore insieme e alle ultime due, finalmente avrei visto anche Lily. Entrammo, ci aspettava un compito di fisica da far paura. Le ore stavano passando velocemente, già eravamo quasi all'ora di pranzo, mancavano circa trenta minuti e saremmo andate in mensa. Il cellulare mi vibrò in tasca, tentai di uscirlo senza farmi vedere dalla vecchia arpìa della Garth, fissata con le sue stupide opere letterarie. 'Devo parlarti di una cosa importante. J' gli risposi chiedendo 'Che succede?' ma neanche dopo venti minuti buoni ad aspettare ricevetti una risposta. Chiesi alla pazza di mandarmi fuori perché non stavo bene -da brava bugiarda- portando il cellulare con me, e lei stranamente acconsentì, forse troppo concentrata a spiegare Romeo e Giulietta. Mi dileguai dalla classe sotto gli occhi sorpresi delle mie amiche, che dopo si sarebbero sicuramente informate. Uscii in cortile e subito chiamai Justin, fortunatamente rispose. 'Bieber! che diamine, mi hai fatto prendere un colpo! dove cazzo stai?' evvai, finezza mode on. ' Scusa Lana, arr.. Wooho!' iniziai a guardarmi intorno visibilmente nervosa. 'Si può sapere che stai.. Oh diamine!' non ebbi neanche il tempo di girarmi verso il cancello, che lo vidi in uno stupido tentativo di scavalcare senza perdere l'uso di Jerry definitivamente, e senza strappare i pantaloni. Iniziai a ridere come una matta, ma alla fine gli corsi incontro mentre staccavo la chiamata. Gli tolsi il telefono dalle mani, ma lui con il suo stupido orgoglio da maschio non si fece aiutare in altro modo. Una volta sceso gli ridiedi il cellulare e lui mi salutò come suo solito, un abbraccio, un 'ciao bellissima' e un bacio in guancia, cosa che ultimamente mi faceva venire le farfalle allo stomaco. Vidi passare il preside, così lo presi per mano e lo trascinai verso i muretti che c'erano al parcheggio interno all'istituto. Se lo avessero visto avremmo entrambi passato seri guai. Ci sedemmo dietro a uno dei fuoristrada, così da assicurarci un buon nascondiglio, poi gli chiesi che aveva da dirmi di così urgente. Sistemò meglio il cappellino viola abbinato alle supra e alle scritte sulla maglia bianca e iniziò a torturarsi le mani. 'Bene, allora.. Credo di essermi innamorato, innamorato per davvero.' AHAHAHAHAH che barzelletta era quella? Parliamo di Justin Drew Bieber? lo stesso che non sa cosa sia una relazione seria? 'Justin, questa l'ho già sentita.' dissi io quasi ridendo, forse un pò infastidita. Lui s'irrigidì di botto e io mi sorpresi di quella reazione, voleva dire che era serio per una volta. Serio come lo avevo visto due anni prima quando Jake tentò di mettermi le mani addosso e lui lo prese quasi a pugni, o come quando mio padre se ne andò di casa sei mesi prima. 'Lana, io non stavo scherzando. È da un pò che questa storia va avanti, sono andato con un sacco di ragazze per dimenticare, ma non è servito a nulla. Ho trovato una ragazza che mi occupa i pensieri giorno e notte e che ora dopo ora mi fa venire ancora più voglia di stare con lei, di averla accanto ancor più di quanto non succeda già.' e a quelle parole ripartì la mia reazione involontaria di fastidio e.. Gelosia, credo. 'Okay, ma questo che centra con me?' chiesi perplessa, imponendomi di stare calma e non far trasparire il fatto che stessi per scoppiare a piangere. Lui sbuffò e poi si incoraggiò a continuare. 'Beh, Lana tu mi piaci. Lo so che sono una testa di cazzo fatta e finita, specie per quanto riguarda queste cose. Le relazioni non sono il mio forte, anzi sono un vero disastro e a dire il vero mi sorprendo anche io di quello che provo. E non dovrei neanche dirti che mi piaci, visto che tu di sicuro neanche ricambi, ma io non ce la facevo più a nascondere tutto. ' Bene. Ero nel panico più totale, a dir poco. Non ci bastava la mia confusione nei suoi confronti, ora questo. Probabilmente sono mesi che che finge di non provare nulla nei miei confronti, che mi sta accanto sopportando di tutto, senza tradire la minima emozione. E in quel momento la verità era venuta a galla, alla fine. Lui guardava me e io guardavo il pavimento ancora sconvolta e con le lacrime che scendevano senza che me ne accorgessi. Ad un certo punto lo sentii sbuffare. 'Lo sapevo, non dovevo dirti niente. Beh, ti aspetto fuori, almeno evito che tu prenda quella trappola mortale per tornare a casa. Ci vediamo dopo Lana.' non annuii neanche, piuttosto rimasi lì a sentire il rumore dei suoi passi allontanarsi mentre qualcosa all'altezza del petto si strappava piano piano. D'un tratto mi passarono davanti tutti gli episodi vissuti insieme. Gli scherzi e i litigi di quando eravamo piccoli, quando facevamo pace, tutte le volte che ci difendevamo a vicenda, il fatto che con tutti fosse una testa di cazzo, ma non con me. E poi mi tornò in mente quella notte, quando mi tenne stretta tra le braccia mentre non riuscivo a non piangere. Lui entrò dalla finestra di camera mia all'una di notte perché non avevo risposto ad almeno una ventina di messaggi e si era preoccupato, e piuttosto che farmi una lavata di testa -oltretutto meritatissima- mi aveva convinta ad essere forte e a non crollare. Ed era rimasto tutta la notte, o meglio non si era tirato indietro, non lo aveva mai fatto in almeno dodici anni di amicizia. E quella notte avevo iniziato a vedere l'altra parte di lui. Avevo già visto il Justin protettivo come un fratello, quello che faceva l'idiota per risollevarmi ad ogni giornata finita male, quello che ad un certo punto aveva fatto l'uomo di casa aiutando me e anche mia madre e che non rinunciava a venire a trovarmi neanche quando era in punizione per i suoi pessimi voti a scuola. Quello che avevo visto mentre mi ripeteva che c'era lui e che dovevo stare tranquilla perché avrei superato anche quel momento era un Justin diverso, il vero Justin. Credo di aver provato tantissimi sentimenti con lui, ma ce n'era sempre uno che aveva ignorato. E i segni erano chiari, a me importava eccome. Sei mesi ad ignorare tutto, e non sapevo neanche come avevo fatto. Mi alzai prima che raggiungesse il punto da cui era entrato per tornare alla sua macchina, lo chiama a bassa voce, ma era logico che non sentisse. 'Justin aspetta!' urlai. E lui si voltò a guardarmi con la speranza stampata in viso. Iniziai a correre verso di lui e lo abbracciai, o meglio mi arrampicai sul suo collo lasciando che mi prendesse letteralmente in braccio. Mi sorpresi anche io di quell'improvviso scatto visto che non ero tipo da effusioni, ma lo baciai. Lui ricambiò, poggiano poi la fronte sulla mia. 'E questo cos'era?' disse lui ridendo. Sorrisi asciugandomi il viso con una delle maniche della felpa mentre scendevo per evitare di farlo cadere, ma lui mi tenne vicina comunque. 'Con le parole faccio schifo, capiscimi!' gli dissi imbarazzata, abbassando gli occhi. Si morse il labbro e mi avvicinò di più. 'Mh, quindi.. Vuoi dire che sei la mia ragazza?' mi sorpresi, ma non lo diedi a vedere. 'Non mi hai chiesto di essere la tua ragazza, Bieber.' dissi ridendo. Sorrise imbarazzato. 'Oh, giusto.. Vuoi essere la mia ragazza?' e a sentirglielo dire mi mancò la parola, di nuovo. Così lo baciai. Anche perché quel tipo di risposta credo piacesse molto ad entrambi.
  
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