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Autore: AleCarrots    26/04/2013    6 recensioni
Macklemore. Una normalissima ragazza. Il destino. Che succederà?
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Change the game, don't let the game change you.


 

 
Ero sul treno, diretta verso Seattle, dove abitava mia zia. Le mie solite cuffiette nelle orecchie e il cellulare tra le mani. Era la prima volta che viaggiavo da sola, fino a quel momento avevo viaggiato con i miei genitori, o con qualche amica. Ero nervosa, ma c'era una soluzione: Macklemore. Era l'unico che riusciva a calmarmi con la sua voce, il ritmo delle sue canzoni, tutto. Cliccai sulla playlist del mio cellulare 'Mack' e alzai il volume al massimo. Mi guardai in torno, tutto sembrava tranquillo, vecchietti che dormivano, gente che leggeva. Io ero sola, accanto a me non c'era nessuno, pensai che fu meglio così. Chiusi gli occhi, e appoggiai la testa dietro di me, sul sedile. Chiudendo gli occhi potevo immergermi in vari scenari della mia vita, reali o fantastici che siano. Non potevo sentire il mondo esterno, nessuna distrazione. Mi misi a canticchiare senza accorgermene; tolsi un attimo le cuffie, e continuai a canticchiare con la stessa tonalità di voce che usavo quando le indossavo. Nessuno mi avrebbe sentita, perfetto. Le rimisi a posto, perchè quello era il loro posto, e tornai nel mio mondo.
'And we danced, and we cried, and we laughed, and had a really really really good time' sorridevo sempre arrivata a questa frase. Sorridevo o piangevo. Mi feci prendere dall'emozione, una lacrima scese senza creare disturbo, e dopo di essa un'altra fece lo stesso. Fui costretta a levare le cuffie. Solo allora mi accorsi di essere sola. Senza un amico fidato, intendo. Senza un consigliere, un protettore, una persona con il quale divertirsi. Mi asciugai le lacrime, ancora il viaggio era lungo. Decisi di lasciare per un poco la musica, e di dedicarmi al panorama che potevo ammirare dal finestrino. 
'So we put our hands up like the ceiling can't hold us, like the ceiling can't hold us' dissi, cantai. Non credo che qualcuno mi avesse sentita. Ritornai sul sedile accanto, notai un tizio dall'aria familiare, sembrava una persona affascinante. Non avevo molto da vedere, dato che era coperto da un fascia-collo. Potevo vedere solo che era biondo. Mi soffermai su quel tizio, l'osservai attentamente continuando a canticchiare, probabilmente lo notò, perchè ad un certo punto vidi che con la coda dell'occhio mi guardò. Canticchiò anche lui quando io spostai lo sguardo su qualcos'altro. Disse 'Change the game, don't let the game change you', curioso perchè era la continuazione della parte che stavo cantando. 
Gli sorrisi quando i nostri sguardi si incontrarono, per tipo un nanosecondo. Ero imbarazzata, pensai che mi avesse presa per malata. Così mi risedetti composta, cercando di non sembrare strana. L'unica cosa che mi fu possibile vedere, dal momento che mi costrinsi guardare attentamente il finestrino, fu il tizio che posava il computer che stava usando nella sua custodia. 
La cosa ancora più strana, e inimmaginabile, era che il tizio si alzò, prendendo la borsa, e si diresse verso di me.
"Scusi, è libero il posto?" chiese educatamente indicando il sedile libero.
"Scusi? Ho 16 anni. Dovrei sentirmi vecchia?" sorrisi cercando di capire se avessi detto una cosa intelligente. 
"Certo, scusami" rispose lui sorridendo. 
Era davvero carino. 
"Si segga, la prego" scherzai cercando di non guardarlo negli occhi. 
"Mi chiamo Ben, e non darmi del tu, sono un'anziano di 29 anni" disse porgendomi la mano, poi si sedette. 
"Alessia, mi chiamo così" dissi. Lui sorrise. 
"Bel nome. Non sei di qua, vero?" domandò lui. 
"Chiedi l'ovvio. Sono italiana, sto andando a Seattle da mia zia" spiegai, anche se non credo che avrei dovuto. 
"Adoro l'Italia" commentò lui. 
"Ma io credo di averti già visto molte altre volte, hai un volto troppo familiare, potresti.. abbassare la fascia?" chiesi aspettando che eseguisse i miei gentili ordini. 
"Mi offendo se non ricordi chi sono" mi avvisò Ben.
"Esaminiamo gli indizi. Ti chiami Ben, hai una voce fantastica, sei figo, direi che sei ovviamente il mio idolo, o comunque la persona con cui passo e ho passato tanto tempo" esclamai. 
Lui rise. 
"Però se ti metti a parlare velocemente come quando canti mia alzo e me ne vado" annunciai. "Non credo che lo farò, non avrei dove andare.." 
"Non lo farò, tranquilla. Beh, ho sentito che ti piace la mia musica, sono contento di avere una fan che non urla come una pazza quando mi vede" riflettette. 
"Io sono stra felice di poter parlare con te" dissi. 
"Ho notato che stavi piangendo poco fa, qualcosa non va" si preoccupò. "Sai, quando ho potuto sentire la musica anche dalle tue cuffie e da quella distanza mi sono soffermato, e poi ti ho visto piangere" 
"No, sto bene.." risposi abbassando lo sguardo. "Momento di malinconia" 
"Capisco.." Silenzio. 
Rimanemmo in silenzio per un poco. 
"Si sono fatte le sei, alle sei c'è già buio qui?" chiesi.
"Sì, siamo quasi arrivati" mi ricordò. 
"Ma come fai ad essere così figo, scusa? Io me lo sono chiesta così tante volte, tu non sai che parlavo sotto la doccia come se fossi una giornalista e tu il mio ospite.." mi fermai troppo tardi, avevo detto troppo. 
"Sotto la doccia, il tuo ospite? La cosa sembra, emh.. strana e piacevole..?" scherzò lui. 
"Beh, hai capito che volevo dire!" mi misi a ridere per la mia stupidaggine. 
"Sei simpatica, di solito si dice che gli italiani siano antipatici.." m'informò guardando in alto. 
"Noi? Noi siamo i più simpatici" alzai la testa in modo convinto e fiero. 
 
"I SIGNORI PASSEGGERI SONO PREGATI DI PREPARARSI. SIAMO QUASI ARRIVATI ALLA STAZIONE DI SEATTLE" disse una voce metallica.
 
"Bene, siamo arrivati" disse Ben, Macklemore, insomma il mio idolo. 
"Beh, mi sono divertita con te, grazie. Non essere triste, dai, magari ci rincontreremo tra qualche anno, non lo so.." sperai tutto il contrario. 
"Divertiti, speriamo di rincontrarci prima di 'tra qualche anno',eh" disse pieno di speranza. 
"Oh che freddo, direi che è stata al cosa più sbagliata vestirsi all'americana proprio oggi" dissi guardando i miei vestiti. 
"Tieni" disse porgendomi il suo giubbotto. "Io sono abituato a queste temperature, tienilo, arrivederci Alessia" si chinò per darmi un bacio sulla guancia. "E ricorda, 'change the game, don't let the game change you'" mi fece l'occhiolino. 
"Arrivederci Macklemore" sorrisi, e mi diressi verso l'uscita sperando di trovare un taxi libero. 
  
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