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Autore: Dwinchan    14/11/2007    10 recensioni
Per un errore può succedere che qualcosa si spezzi. Per un errore possono essere risolte incomprensioni. Per un errore ... si possono capire tante cose.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Senza che tu te ne accorga …

 

 

 

 

Un passo. Un altro. Ed ecco l’acqua che silenziosa va a sfiorare le gambe. Si, un po’ fredda come tante di quelle lame che pungolano un po’ l’animo in questo periodo.

Tensione nelle vene e nell’animo. Già, perché nient’altro in questo momento è più importante dell’ultimo atto. Quando s’innalza l’ultimo sipario e la scena è pronta ad esser imbastita.

Gli occhi così s’abbassano un poco, concedendosi quell ’attimo di malinconia e dolcezza dei ricordi. Chissà perché l’unica immagine che ti sfiora la mente è la stessa, la sommerge e la uccide quasi. Morbosa e piacevole al tempo stesso.

Ed ora l’acqua si schiarisce appena, mentre si muove il passo leggermente ed il suono dell’acqua si terge all’udito. Quello sprazzo delicato che fa da unico sfondo ai pensieri.

Vedo fiumi verdi innalzarsi come barriere immense all’orizzonte ed è mirabolante il sole che sorge ad ovest, inondando la valle in un abbraccio. Rossi, gialli ed arancio che si estendono a perdita d’occhio laddove il tempo si è fermato.

Per me almeno. Il respiro del vento, lo sento talmente vivido sulla pelle da non lasciarmi nemmeno il tempo d’accorgermene.

Eppure sono consapevole che presto tutto ciò avrà fine. Non è vero? Non posso fare a meno di volgere lo sguardo indietro, dove giace il pozzo. Ripensare al passato nuoce e solleva. Già.

Tu allora? Una domanda che resta senza risposta. Soltanto a chi mi rivolgo sa la domanda. Cosa farai? Che strada seguirai senza di me brutto egoista?

Sollevo un poco le maniche della divisa, sin sopra i gomiti chinandomi in questa minuta pozza. Prendo tra le mani quella poca acqua che basta a detergermi il volto. Sorrido, tiro sulle labbra una sottile linea che sa ben poco di sorriso. Quante volte mi sono fatta del male da sola? A chi voglio prendere in giro? Non sto bene. No. Vado avanti e nemmeno mi rendo conto che sto solamente tornando indietro. Immergo la faccia all’interno dell’acqua, come a voler lavare via i pensieri che sormontano insostenibili.

Forza. Un altro piccolo sforzo e poi potrai liberarti del tuo fardello, dopo tanto tempo tornerai alla tua vita. Potrai dedicarti a ciò a cui hai sempre aspirato.

Lo volessi almeno. Il fatto è che voglio ingannare anche me stessa nel pensare che abbandonando tutto questo sarò in pace con me stessa. Sarò, felice si.

Lo sarai piccola, tranquilla. Un lungo respiro interiore prima che il volto fuoriesca dal refrigerio mattutino.

“Andiamo?” socchiudo gli occhi e quasi non emetto un suono strozzato. Il solito. Mi volgo appena, andando a contemplare quello stupido mezzo demone che mi si para davanti smargiasso. Oh, come al solito del resto. Non vede l’ora di rimettersi in marcia alla volta di Naraku. Mi chiedo se imparerà mai che noi non siamo come lui. Almeno io. Lo osservo dapprima scocciata dal suo fare spiccio.

Muove appena le orecchie incuriosito e forse anche un po’ impaziente.

“Te lo ripeto di nuovo, andiamo?” Insistente. Rozzo e per di più anche fastidioso. Da lontano non mi sfugge all’occhio la fugace risatina di Sango. Vorrei fulminarla con lo sguardo ma al momento sono troppo impegnata a frenare il desiderio di mandare al tappeto con un’unica parola quello stupido.

Incrocia le braccia al petto lui, battendo addirittura il piede stizzito. Vecchia suocera. Altro che Hanyou, così dovrebbero chiamarlo.

Inclino un poco la testa di lato quando lo vedo voltarsi poi di spalle. Si china ponendo entrambe le braccia dietro la schiena. Disarmante.

Quando penso d’essere in collera con lui, ecco che un suo gesto serve a lasciarmi scappare un mezzo sorriso. Da quando è diventato così disponibile nei miei confronti?

“Sali” imperioso. Ovvio, di certo non può essere umano lui. Ecco che quel gesto di dolcezza si trasforma in un qualcosa di terribilmente calcolato solo per farmi spicciare.

Dannato. Acida. Forse lo sono un po’.

“Osuwari, scemo” ecco. L’ho rifatto. Impreco qualcosa che nemmeno io intendo e lo sorpasso nettamente, quando fa così è terribilmente odioso.

Quando imparerai.

-

No. Non dirlo. Dannazione. Ed ecco che sento una scarica adrenalinica invadermi il corpo improvvisamente sino a ritrovarmi per terra col volto affondato nell’arenile. Maledetta bisbetica. Non me ne accorgo quasi mai, una parola basta solamente a farmi un male pazzesco alla schiena. Il colpo della strega farebbe di certo meno male.

“Stu…pi…da… cosa diamine ti ho fatto?” impreco. Eh no, questa è violenza gratuita per una volta che tentavo di essere gentile. Questa è la prima e l’ultima volta.

Non capisce niente. Niente. Bah. Mi alzo scocciato, Visibilmente incazzato. Dice poi che sono io l’irascibile. Se è lei che mi urta il sistema nervoso io non ho colpa.

“SCEMA. ALLORA CAMMINA DA SOLA. KEH!” Disegno una sottospecie di broncio che si trasforma mano a mano in rabbia.

Ecco, adesso resterò arrabbiato tutta la giornata. Fantastico.

Perché non vuoi capire che così non fai altro che farti odiare?

Odiosa. Odiosa.Odiosa.

Beh. Faccia come le pare, io di certo non sto qua per farmi usare. Respira Inuyasha. Incrocio le braccia muovendomi a capo della ‘spedizione’ anche oggi. Non capisco dove sbaglio, ogni volta è la stessa storia. Una parola fuori posto od un qualcosa di sbagliato ed è sempre colpa mia.

Che cos’ho la peste addosso dannazione?

Chiudo gli occhi di stizza, lasciandomi sfuggire un ringhio dalle labbra che sopprimo immediato. Probabilmente l’ha sentito dato che anche lei ora ha sollevato il volto con uno scatto.

Ma che diamine la guardo a fare? Keh. Lo scemo sono io mica lei. Mi sto rammollendo un po’ troppo, sarà ora di tornare un po’ sui miei passi mh?

Sfacciata. E’ inutile, più ci penso più mi verrebbe voglia di dirgliene quattro. Anzi di affettarla con Tessaiga.

“Si a volte vorrei che tu sparissi per semp…” Ops. Devo aver parlato ad alta voce. Deglutisco un po’, spero non mi abbia sentito nessuno.

Mi fermo volgendomi appena in corrispondenza di lei. No, non credo. Pare tornata normale. Alzo le spalle, meglio così. “Mfh” si accorge che la sto guardando. Allora sei scemo o cosa? Sollevo il capo e faccio per voltarmi.

Eppure. Strano, perché non è ancora arrabbiata con me?

Le sarà passata, tanto meglio. Di certo non sarò io a chiederle se vuole usufruire delle mie spalle come portantino.

Anche se, non nego che non mi dispiace quando … Cosa diamine stai pensando? Elimina subito una tale sciocchezza dalla mente.

Basta. Stop. Ed ora? Mettiamo in moto l’olfatto. C’è da fare, non da pensare.

 

 

Abbasso lo sguardo. S’è voltato di nuovo.

Vuoi che sparisca? Tento di mostrarmi tranquilla. Non è il momento migliore per perdersi in bambinismi inutili. Non credi?

Lu… Lui vuole che me ne vada.

Lo sapevo. Ed io stupida che mi ero illusa di troppe cose.

“Kagome-chan? Stai bene?” La sterminatrice mi lancia un’occhiata di dissenso che, abbia intuito qualcosa? No. Miroku e Sango erano troppo indietro per sentire.

Io no invece.

Lo sguardo mi ricade sulla sua schiena. Pare tornato normale. Allora non scherzavi affatto.

Socchiudo gli occhi sorridendo. “No Sango, va tutto bene” mostro uno dei miei migliori sorrisi per nascondere l’amaro in bocca che sale a dismisura.

I pini si sollevano ai lati di una di quelle straduncole di campagna che paion sempre le stesse. Non cedere Kagome, sei forte.

Non ti volgi più. Sei troppo preso dal recuperare la shikon per accorgerti di chi soffre per te non è vero dannato egoista?

Stupido. No, non voglio dargliela vinta. Mi ha visto troppe volte con le lacrime agli occhi. Non ti darò la soddisfazione di vedermi piangere. Sei come tutti gli altri, un menefreghista. Di quelli grossi poi.

Le sue parole non mi vogliono lasciar andare però.

Immagino come si possano sentire i demoni dilaniati dal Kaze no Kizu ora. Forse anche peggio. Forse è questo che ha provato lui stesso quando si è sentito tradito da Kikyo?

Sento un nodo salirmi in gola. Dio quanto vorrei piangere adesso.

Non voglio, non ci riuscirei comunque. In tutto questo tempo ho imparato ad essere orgogliosa anche io. Lo sarò finchè non troveremo il prossimo frammento, dopodichè potrò dirti addio. Come vuoi tu, sempre e solo quel che vuoi tu.

A volte mi sento un burattino tra le tue mani e tu, come un abile burattinaio cominci a muovermi a tuo piacimento a destra e a manca.

Che senso ha sacrificare la tua vita ogni giorno per una persona di cui vorresti la scomparsa?

Dimmelo.

Perché io proprio non ti capisco.

Cosa c’è da capire in quella testa dura infondo? Solamente che non c’è posto per me.

Lo immaginavo, del resto come potrei aver solo anche sperato di poter prendere il posto di chi ce l’ha di diritto nei tuoi pensieri?

Od anche solamente di poterti restare accanto?

Vorrei chiedertelo. So già che non mi risponderai però.

D’attorno il vento tira, si solleva un sottile strato di polvere portando con sé uno strano odore di campagna e selvatico. Resto in silenzio ad ogni passo, e ad ognuno di esso corrisponde l’infrangersi repentino di un frammento di quello che poco a poco ho costruito per te.

Non cederò, non ora almeno. Razza di egocentrico di un mezzo demone.

Non alzo lo sguardo su di te.

Lo porto a sinistra invece, laddove si perdono le risaie ed i villaggi. Buffi, sembrano tanti piccoli spicchi d’arancia disposti in fila. Il mio sorriso s’incrina appena.

Avrei voglia di tornare a casa, come faccio sempre. Non ti darò la soddisfazione nemmeno di questo. Ti resterò accanto finchè non avrò portato a termine il mio compito di ‘cerca sfera’ e basta.

 

 

Silenzio. Troppo quest’oggi, solitamente fanno baccano questi primitivi qua dietro. Oggi nulla. Meglio per me, troveremo più in fretta il frammento.

“Kagome hai già individuato qualcosa?” chiedo secco, spicciati. Per sottolineare il tutto smuovo anche la mano in mia corrispondenza come a volermi far passare qualcosa.

“No” inarco le sopracciglia. Mi volgo. Non ho mai sentito un tono simile sulla bocca di Kagome.

La guardo di sottecchi. Che ha adesso?

Non mi piacciono risposte di questo genere. Keh. Avrà la luna storta. Non mi interessa.

“Non c’è bisogno di rispondere così” commento acido. Nessuna risposta.

Quanto mi fa irritare quando fa così, adesso mi sono davvero stufato. Se non si è ancora ripresa da prima ci penso io a farle tornare la voglia di stare calmina.

“Senti se tu…” spiazzato. Rimango allibito d’un tratto. Il suo sguardo. Non mi ha mai guardato a quel modo, pare quasi che in questo momento mi stia odiando.

Rimango immobile nella mia posizione lasciandomi sorpassare da lei che tra l’altro non muove verbo. Come se non esistessi.

“Kagome…” mi volgo di nuovo. Eh No, senti io non ho fatto nulla per meritarmi questo adesso.

Maledizione solamente per uno stupido litigio.

Mi muovo ancora affiancandola. “Ascolta…” niente. Ora mi sto arrabbiando sul serio, se mi incazzo poi lo vede davvero che significa litigare eh.

Mi piazzo di fronte a lei col chiaro intento di non smuovermi finchè non avrò ricevuto risposta.

Surclassato.

Cioè, nemmeno mi vede adesso?

Eh No. Ti piacerebbe stupida.

Stavolta torno alla carica più motivato, la fermo per un braccio stringendo appena la presa.

“NON MI TOCCARE” deglutisco ritraendo la mano di scatto, quasi avessi appena toccato un carbone ardente.

Ma che ti ho fatto …

Iridi che lasciano sfuggire per un istante un moto di perplessità misto a delusione. Volevo solamente sapere che hai.

“Come vuoi…” distacco nel tono. Palese la mia irritazione adesso. Mi smuovo dalla parte opposta alla sua, allontanandomi di qualche passo. Gli altri rimangono immobili.

Mi smuovo. “Forza, non è uno spettacolino. Andiamo” stavolta nemmeno io mi degno di guardarla. Non me lo meritavo stavolta di essere trattato così. No, quella che sbaglia sei tu.

 

-

Quello che ha sbagliato sei soltanto tu.

E’ stata una reazione istintiva la mia. Ho percepito quasi paura nei suoi occhi in quell’istante. Fingi bene Hanyou dei miei stivali.Sollevo la mano contro il braccio opposto trattenendo con tutte le forze le lacrime.

Silenzio che cala. Silenzio che t’inghiotte.

Sto solamente cercando di allontanarti da me quanto basta per reggere lo sforzo.

Cosa sto facendo?

Riprendo a camminare in vicinanza di Sango.

Tremo. Ho paura.

Ne ho perché sono consapevole che questo non è un incubo. Stringo i denti sotto le labbra che vanno a disegnare una piccola smorfia.

Quella che ci rimette, sono solamente io tanto. Tranquillo, non mi avrai per ancora molto tempo tra i piedi.

 

 

Fine primo capitolo …

  
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