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Autore: LiliLiu    14/11/2007    11 recensioni
Lo sapeva. Lo sapeva fin troppo bene. E in tre anni l’aveva sempre saputo, ma se n’era accorto solo in quel maledetto momento. O meglio, solo in quel momento si era reso conto che quel disagio che lo accompagnava ormai da quasi sette anni aveva un significato. Ash ha lasciato passare troppo tempo prima di capire cos'è che gli faceva sembrare la vita incompleta. E ora che se n'è reso conto? Può solo inseguire il sole... *Omg allora ho proprio il callo delle introduzioni orride! ^^ Cmq bè uau praticamente ora mi basta sentire una canzone che mi viene da scrivere! Appena arrivata già vi ammorbo... Ok daiii leggete! Un bacio, Liu*
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chasing the sun




‹‹Autostrada deserta al confine del mare
sento il cuore più forte di questo motore
sigarette mai spente sulla radio che parla
io che guido seguendo le luci dell'alba...››  

Schiacciò l’acceleratore, forte, sentendo il rumore del motore che ruggiva riempirgli la testa e i sensi, distraendolo da quei pensieri che gli pulsavano dentro
fastidiosi come moscerini ma taglienti come pugnali.
Si stava facendo giorno.
Sarebbe arrivato presto, non c’era nessuno per strada.

‹‹Lo so lo sai la mente vola
fuori dal tempo e si ritrova sola
senza più corpo né prigioniera
nasce l'aurora››

La radio suonava una vecchia canzone. Una canzone che doveva aver sentito, ogni tanto, anni prima. Anche se non aveva mai avuto molto tempo per ascoltare la radio, però quel motivo lo ricordava. Mah, poteva comunque averlo sentito.
Si chiese perché stava pensando alla radio e a quella vecchia canzone. E si rispose che ultimamente pensava solo a cose del genere. Le frittelle, la macchina, la televisione.
E parlava con Pikachu, ormai l’unico in grado di capirlo, ora che non si capiva nemmeno lui.
Poi basta: da quando era diventato Campione erano passati tre anni senza che neanche se ne accorgesse. Senza che li vivesse. E quando si era accorto di com’erano volati si era sentito…male. Male, non sapeva come altro dirlo.
Male.
Male come uno che butta via la sua vita e la sua felicità, anche se ha sempre pensato di avere tutto.
Male come uno che ha inseguito un sogno per quella che credeva sarebbe stata una vita, ma l’aveva realizzato e la vita c’era ancora, ma non se n’era accorto.
Male come uno che poi se ne accorge e pensa che sia semplicemente troppo tardi. Troppo tardi per tutto. Perché tre anni sono passati e non possono essere riportati indietro.
Poi tre giorni lunghi come quei tre anni. Tre giorni a chiedersi perché.
Il primo giorno a domandarsi perché aveva lasciato quella vita scorrergli così lontano, come se fosse stata una fase che si sarebbe conclusa. Non lo era. Era la sua nuova-vecchia vita. Anche se non c’era più abituato. Ma ora che si accorgeva di averla lasciata così, praticamente come il giorno dopo la vittoria, si chiedeva…cosa si era perso?
Il secondo giorno a chiederselo. E a rispondersi mille e più cose. Che in fondo aveva visto Brock, il professor Oak, Gary, Tracey. Erano i suoi amici. Che Lucinda era una brava coordinatrice, sulle orme di Vera e Drew. Che Max era andato a lavorare anche lui al laboratorio di Pallet e viveva con il professore, e si vedevano quasi tutti i giorni. Aveva sentito tutti. Visto tutti. Si era divertito.
Allora…perché gli sembrava comunque di aver dimenticato qualcosa?
Lo sapeva.
Lo sapeva fin troppo bene. E in tre anni l’aveva sempre saputo, ma se n’era accorto solo in quel maledetto momento. O meglio, solo in quel momento si era reso conto che quel disagio che lo accompagnava ormai da quasi sette anni aveva un significato.
Sì, come se non l’avessi mai saputo. Aveva cercato di zittire quella voce.
Ok, non se l’era mai chiesto. Aveva passato tre anni a cercare di non farci caso ed il risultato era lui che correva sull’autostrada con l’impressione di dover ricostruire qualcosa che lui stesso aveva lasciato distruggersi.

E il terzo giorno… Il terzo giorno lo aveva passato pensando a lei.

‹‹Tu sei dentro di me come l'alta marea
che scompare e riappare portandoti via››

Non sapeva cosa voleva da lei.
Non sapeva cosa lei avrebbe pensato.
Non sapeva cosa gli avrebbe detto.
Non sapeva perché non l’aveva mai chiamata. Avevi paura, stupido. Sì, ok. Ma nel senso che non sapeva il vero motivo, nel senso che non sapeva come aveva fatto a vivere senza di lei.

‹‹Sei il mistero profondo, la passione, l'idea
sei l'immensa paura che tu non sia mia››

Aveva quasi ventuno anni.
Ora capiva cosa voleva dire Gary, dicendo “Fatti  una vita, amico”
E Brock, dicendogli che se gli mancava doveva solo chiamarla. E lui ribatteva “Chi? E comunque non mi manca”.
Persino Brock aveva lasciato perdere.
“Cosa? Chi? Ah, lei...ormai nemmeno si ricorderà di me” quante volte l'aveva detto? Ovvio che anche Brock si fosse stufato di provare a farlo riflettere.
Ma ora cos'era quella sensazione insopportabile che lo assaliva al solo pensiero di lei con qualcuno? Con qualcun altro?
Probabilmente lei si era fatta una vita.
“Fatti  una vita, amico”. Gary aveva rinunciato.
“Chiamala!
Addirittura Brock, suo fratello, aveva rinunciato.
Forse voleva che capisse da solo.
Forse tutte quelle cose doveva capirle da solo, sennò non le avrebbe mai realmente capite.
Ma ora era così maledettamente tardi!

‹‹Lo so lo sai il tempo vola
ma quanta strada per rivederti ancora
per uno sguardo per il mio orgoglio
…quanto ti voglio››

Senza neanche accorgersene era arrivato. Cerulean City. Il cuore gli batteva così forte da sovrastare il rumore del motore, e da coprigli ogni pensiero come se avesse voluto dirgli di non ascoltare nient’altro, se non quel palpitare affannato che aveva represso per troppo.
Troppo.

‹‹Per dirti quanto ti voglio…››

La palestra!
Sentiva il cuore pulsargli in gola e nello stomaco, che nel frattempo, per non essere da meno, si contorceva fastidiosamente.
Frenò bruscamente e temette che la carretta che sua madre chiamava macchina si schiantasse sul muro. Ecco, lo stava facendo di nuovo! Smettila di svicolare, Ash. Cresci. Cresci!
Era il momento. Ash, è l’alba. Bè? Non poteva esserci momento migliore di quello. Perché quello era quello che lui aveva scelto.
Davanti alla porta della palestra, deglutì.
Bussò.
Suonò.
Non c’era nessuno.
Ash, è l’alba.
Non gli interessava. Era il momento. Non avrebbe lasciato scappare (non di nuovo).
Girò intorno alla palestra fino a dove sarebbero dovute essere le stanze delle sorelle. Guardò la porta che aveva davanti, quella era la porta di casa sua
Poi arretrò e guardò in alto. Chissà qual’è la tua finestra…
Senza neanche accorgersene se non il secondo dopo, iniziò ad urlare.
Urlò il suo nome si rese conto che non lo pronunciava da chissà quanto tempo.
Misty.
Era bello.
Faceva male.
Ma continuò.
Continuò. La mattina si stava facendo strada, ed un timido sole aranciato iniziava a toccarlo. Come a dirgli di stare calmo, calmo com’era ogni cosa, in quell’aurora dorata. Ogni cosa tranne lui.
Perciò continuò.

‹‹Per uno sguardo
per il mio orgoglio
quanto ti voglio…
Per dirti quanto ti voglio…››

-Ma sei scemo?!-
Il cuore di Ash mancò un battito.
Era…
lei.
Affacciata alla finestra.
Era lei che se n'era andata da sette anni portandosi via, senza saperlo e senza che lui lo sapesse, un pezzo del suo cuore.
Era lei e… Avrebbe potuto amarla.
Era lei e gli diceva…ma sei scemo?
Bè, aveva ragione.
-Niente di meglio per salutarmi?- le disse, con un timido sorriso, che gli sembrò così ridicolo a sentirselo addosso. Come se non fosse successo nulla. (non è successo nulla, è questo il problema)
-Cosa potrei dire sennò?- la voce di lei suonava amara.
Ash aprì la bocca ma lei si era allontanata dalla finestra, sparendo dalla sua vista.
In quel momento pensò a come poteva anche solo sperare di respirare senza di lei.
Ricominciò a chiamarla buttando la testa indietro e fissando la sua finestra, fregandosene del fatto che avrebbe svegliato le sue sorelle e anche il vicinato.
Ma lei non si affacciava.  
Non seppe neanche in seguito come fece a trovare il coraggio di dire quello che disse.
Forse iniziò soltanto a delirare, pensando di impazzire al pensiero che lei non volesse parlargli.
-Misty! Misty ti prego, Misty…scusami… Io…non ce la faccio!  Non posso più stare senza di te… N..non so perché ma è così Misty mi odi? Perché io mi sa che…che ti..ti amo Misty ti prego affacciati ti prego non so che…-
Una rapidissima figura rossa si fiondò su di lui.
-Stai…zitto! Stavo solo…scendendo, scemo…- disse, tra le lacrime, affondandogli la testa nel collo, stringendolo tanto da fargli male. Però non era mai stato meglio in vita sua. Non riusciva neanche a pensare a quello che stava succedendo. Succedeva e basta.
Misty tra le sue braccia. Succedeva e basta. Era ora di smetterla di pensare. Era ora di vivere.
-Mi perdoni?- disse, la voce bassa tra i suoi capelli rossi, stringendola a sua volta e togliendole il fiato.
-No- rispose lei.
E lui non fece neanche in tempo ad accorgersene che la stava baciando. O era lei cha stava baciando lui. Non lo sapeva. E non gli sarebbe potuto interessare di meno.
Sentire le sue labbra che gli rispondevano, e la sua lingua, e le mani nei suoi capelli, lei così… Lei
E pensare che non la vedeva da tutto quel tempo. Ma era la stessa, la stessa e lo sarebbe rimasta per sempre, ora lo sapeva.
Era come se non fosse passato così tanto tempo.
Come se non si fossero mai persi di vista.
Come se quello fosse il continuo di tutto. Il giusto continuo.
E non sarebbe potuto essere migliore.
Era quella la felicità.
Lo chiamavano…amore?

‹‹Tu sei dentro di me come l'alta marea
che riappare e scompare portandoti via…
Sei il mistero profondo, la passione, l'idea
sei l'immensa paura che tu non sia mia…››

Lei si staccò a malincuore e lo guardò con gli occhi ancora umidi tendigli una mano tra la guancia e i capelli. Il sole nascente la illuminava rendendola ancora più bella.
-Non sei cambiato tanto- disse, semplicemente.
-Tu per niente- rispose lui, e la sua voce suonò tanto come quella di un bambino, del bambino di anni prima.
-Meglio. Io andavo bene- sorrise lei. Poi, dopo un attimo di esitazione, aggiunse -Ash…ti posso chiedere una cosa?-
Lui annuì.
-Perché hai aspettato così tanto?-
Lo fissò con quegli occhioni verdi che –solo in quel momento se ne rese conto– gli erano mancati più dell’aria che respirava.
Non sapeva che dire. Si sarebbe maledetto a vita per aver lasciato passare tre (sette!) anni così.
-Non lo so…davvero. Vorrei saperlo, sai… E...mi dispiace- disse. -Perché mi hai perdonato?- chiese poi, in un soffio.
-Lo chiamano…amore, sai?- sussurrò lei, abbracciandolo.
Ash la circondò con il braccio mentre il sole li investiva e si sentì davvero l’uomo più fortunato sulla faccia della terra.
Misty lo amava.
Sì, era quella la felicità.
Era lei la felicità.



Forse aveva sprecato tutti quegli anni.
Ma forse quegli anni dovevano passare.
Forse lui doveva crescere.
O forse no.
Non gli interessava.
Perché ora sapeva che avrebbe aspettato anche una vita per passare un solo minuto con lei.
Perché in realtà una vita senza di lei non contava, perché la vita era solo lei.
Certo, sì, aveva sbagliato.
Ma non gli importava.
Perché ora lo sapeva.
Perché ora c’era lei.
E lei era tutto ciò di cui aveva sempre avuto bisogno.






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Ciaooo!!! Allora, che dire... Sono già tornata! E' abbastanza positivo visto che non ho scritto per un sacco... E ora... Sento una canzone e mi esce qualcosa, non saprei come definirlo, perché ho immaginato Ash in macchina che (finalmente!) è cresciuto è capisce quanto è stato stupido... Poi il resto è venuto da sé... Non so com'è il risultato, non è che mi convinca molto ma mi è venuta di getto è ho deciso di pubblicarla, a voi dirmi cosa ne pensate.
Mi dispiace per il titolo assurdo, come avrete notato non sono un talento in questo genere di cose, ma ho pensato a "inseguire il sole" nel senso della felicità,  il barlume di ragione che uno (stupido! nooo dai povero ti adoro ) come Ash non riusciva a trovare, insomma lei è la sua luce, e poi riprendeva anche il fatto dellìalba... Ok, lasciamo perdere!
La canzone è ovviamente Alta marea del mitico Antonello (che ha frequentato la mia scuola! ^^ Ma che vi frega?! ^^ Bè dai un po' di orgoglio...) anche se mi hanno detto che è una cover! Buuu ho sempre pensato fosse di Venditti! Oookk vi lascio!
Ringrazio tutti quelli che hanno commentato la mia precedente fic, thxxx! :****
Ah, un'ultima cosa...vi sembra appiccicaticcia? La scrittura, intendo. Poi così è troppo piccola, ma più grande viene enorme, non riesco a trovare vie di mezzo!!! Ueeeueueueee ç____ç mi serve aiutoooo! Insomma sono una pippa con l'html perciò ditemelo se si legge male che mi studio qualche guida per idioti! ^^"
Un bacione a tuttiiiii
                                           Liu
  
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