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Autore: DragonForce    14/11/2007    1 recensioni
questa one shot mi è balenata in mente mentre sviluppavo un'altra mia fiction, pensando a come Rei fosse arrivata a realizzare di essere anche lei una persona.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rei Ayanami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, prima di tutto vorrei dire che non ho abbandonato forget is suffer, anzi il prossimo capitolo è quasi pronto. Questa fiction l’ho scritta di getto in pochi minuti mentre sviluppavo appunto il nuovo capitolo di forget is suffer e mi è venuta quest’idea di far vedere il come e perché Rei abbia deciso di ribellarsi al comandante Ikari, cioè quali pensieri le hanno fatto realizzare di essere umana (o quasi :)). Ringrazio al volo tutti quelli che leggeranno ed anche i lettor idi forget is suffer, che comunque ringrazierò con più calma e precisione alla pubblicazione del prossimo capitolo. Bene vi lascio subito alla lettura di questa fiction, premettendo che nelle one shot non sono molto portato quindi spero di non aver scritto una cosa illeggibile.

Questa fiction si colloca subito prima dell’avvenire del third impact e potrebbe rappresentare i pensieri che hanno portato Rei a decidere di ribellarsi al comandante Ikari.

Io… non sono io.
Quello che provo, non lo provo.
Ogni mia sensazione non è mia, ma frutto di esperienze passate di altre me stesse; questo è ciò che penso.
Anzi in realtà non è vero perché già il fatto che io pensi implica l’appoggiarmi ad esperienze passate, che però non sono mie; il fatto stesso di esistere è influenzato da esperienze ed eventi non decisi da me. Perciò mi domando, anche se in effetti persino pormi domande non dipende esclusivamente dal mio essere attuale, perché io?
Perché proprio io devo sopportare tutto ciò? Perché solo a me è toccata questo supplizio? Magari in un’altra vita ero… che so un demone, perché penso che anche il peggiore degli esseri umani non meriti questa tortura; ma queste congetture non mi fanno sentire meglio, credo ci sia qualcosa di sbagliato in me. Perché tutti vogliono solo usarmi, anch’io ho un’anima e pertanto dei sentimenti, non ci arrivano a capirlo; il fatto è che non riesco a esprimerli semplicemente perché nessuno mi ha mai insegnato a farlo.
Alcuni dicono che si possa trovare la felicità ovunque, basta volerlo, solo il desiderio è sufficiente per portare calore nell’animo delle persone; per me invece ogni giorno è una sofferenza ed anche se desidero la felicità, essa non arriva mai… almeno per me. Gli umani non capiscono, non comprendono che la loro soddisfazione è solo effimera e falsa, perché in realtà essi non hanno realmente ciò che vogliono; difatti la felicità è molto sfuggevole nell’animo e basta poco per farla sparire, il solo passaggio del tempo è sufficiente a cancellare anche la più grande felicità dall’animo più forte. Sono strani gli umani… sono arrivati a teorizzare una suddivisione dell’aldilà in tre diversi regni non avendo base alcuna per stabilire la veridicità della tesi, e non arrivano a comprendere che uno di quei regni è proprio questo… un regno in cui espiare i propri peccati… il purgatorio, credo lo chiamino così.
In ogni caso non so neanche perché penso queste cose, tanto tra poco sarò usata di nuovo da Ikari per i suoi scopi, ma questa volta sarà diverso; io non sono più una bambola, non più ormai; perciò seguirò quello che mi dice il cuore, sperando che almeno quello sia totalmente mio e non qualcosa di riciclato. Ogni umana certezza, per me non è tale, l’unica cosa indubbia che mi riguarda sono questi pensieri; non sono totalmente miei, questo lo so, ma in realtà a questo mondo chi può dire cosa è suo e cosa non lo è con certezza?
Chi è sicuro di esistere realmente, di non essere solo un clone creato da qualcun altro? Inoltre chi può dire se questo mondo esiste realmente o no? In fondo il concetto di esistenza è legato all’essere umano, alla sua mente ed alle sensazioni che essa interpreta e percepisce, pertanto è relativo anch’esso ad ogni singolo individuo. In quest’ottica ogni umana certezza diventa incerta, ogni punto fisso acquista mobilità ed ogni pensiero diventa futile e relativo. Ormai è l’ora, il comandante Ikari mi chiama e non sa ancora quello che succederà; comunque tutti questi pensieri sono inutili, non avrei neanche dovuto farli, in realtà non so neanch’io perché ho pensato tutte queste cose.
Ora è per me l’inizio… della fine, ed in verità ne sono felice, adesso riesco a sentirla… la felicità; il solo pensiero di non dover più essere usata a piacimento di altre persone mi rende felice. Spero che ognuno possa trovare la felicità, anche se effimera e falsa ora ho capito perché è tanto bramata dagli uomini… è la sensazione che permette loro di vivere, è l’unica cosa che li tiene legati a questo mondo e senza di essa sarebbe un pianeta di caos, di tristezza… anzi non ci sarebbe neanche un universo perché nessuno avrebbe più un motivo per vivere.
  
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