Era
successo…
Qualsiasi
cosa fosse, era successo.
Già
da qualche giorno, aveva notato di come lui si comportasse in modo
incomprensibile ed insolito: non parlava con i suoi due amici di sempre, era particolarmente
disattento alle lezioni, si limitava a guardarlo e snobbarlo quando lo
punzecchiava come suo solito. E in più, come se ciò non bastasse, lo aveva
visto aggirarsi di notte per il castello, senza l’ausilio del suo fidato
mantello occultante…
Non
lo aveva denunciato solo perché lo aveva visto talmente “strano”in quei giorni,
ma soprattutto perché, anche se non riusciva a spiegarsene il motivo, sentiva
che non era il caso di torturarlo come sempre.
E
poi... era successo!
Quella
mattina, Piton lo aveva sgridato nuovamente sotto gli occhi dell’intera classe,
per una volta avendo perfino una ragione plausibile, dato che lo aveva colto totalmente
immerso nei meandri della sua mente.
E
lui… lo aveva fatto.
Aveva
ascoltato pazientemente tutta la ramanzina, le risate di scherno delle Serpi e
qualche tiepido incoraggiamento dai suoi compagni. Poi, una volta finita la paternale
e tornati alla normalità, lui si era
alzato ed era andato via.
Via…
Non
era fuggito, no. Lo aveva fatto restando impassibile, come sotto l’influsso di un’insolita
calma, anche quando erano riprese le urla del Prof che gli ordinava di tornare
a sedersi.
Se
n’era andato, così, senza spiegazioni.
E
alle parole del Professore - Toglierò alla tua Casa tanti di quei punti che
nemmeno immagini, se non torni… - lui aveva replicato solamente - Non può,
lascio la scuola. Addio Professore. -
Ed
ora in classe lui non c’era più.
Draco
Malfoy guardò a lungo il posto lasciato vuoto, come in trance, mentre una
sensazione di vuoto, non solo esterno ma anche interno, iniziava a lacerarlo
improvvisamente.
E
perciò, senza sapere nemmeno il perché, lo aveva fatto anche lui: era uscito!
Inconsapevole
delle urla del Prof, degli sguardi allibiti dei compagni e della sua
inquietudine.
Lo
aveva seguito, semplicemente. Si era fiondato fuori, in un inspiegabile impulso
di raggiungerlo e… capire.
Sì,
“capire” fino in fondo cosa lo avesse spinto a tanto e perché, negli occhi dei
suoi due amici di sempre aveva scorto una rassegnata consapevolezza, segno che il
moro ponderasse quella decisione da tempo…
Draco
voleva comprendere perché Harry Potter avesse deciso di rovinare quel maniacale
equilibrio interiore che si era creato tra loro.
Voleva
afferrare il motivo per il quale avesse maturato quella decisione, per nulla
improvvisa a dispetto di quello che pensavano gli altri.
Voleva
scoprire perché, la semplice dipartita dell’unica persona in grado di oscurarlo
a scuola, lo lacerasse nell’animo come un acuto dolore…
Perciò
gli era corso dietro nel panico e nell’urgenza di parlargli.
Parlare
come non avevano mai fatto.
Parlare
di sentimenti, di tormenti, di sensazioni, di emozioni nascoste ma sentite,
dolorose…
E
lui era lì, non molto lontano. Camminava con passo lento, quasi stanco.
Le
mani a riposo nelle tasche, il capo chino, ma non in segno di disfatta semmai
di un disperato bisogno di isolamento.
- Potter!!
- Un grido improvviso che riecheggiò nel corridoio.
Lui
si girò piano, incuriosito da quel richiamo.
Gli
occhi verdi si puntarono presto su di lui e lo guardarono. Fissi come non mai,
per nulla colmi di risentimento, semmai solo incuriositi.
Il
fiato era corto, Draco aveva corso per raggiungerlo.
- Dove
credi di andare?! - ansimò inghiottendo a vuoto, mentre cercava di recuperare
il suo contegno facendo lunghi sospiri.
Harry
lo guardo con intensità, quindi rispose solamente - Via. -
- Via?!
-
- Via.
-
La
domanda più ovvia giunse poco dopo. - Perché? - chiese infatti.
- Non
vedo il motivo per cui dovrei dirlo proprio a te. - replicò pratico il moro,
alzando le spalle.
Già…
quale ragione avrebbe mai potuto spingerlo a parlare con Malfoy, per la prima
volta, in sette lunghi anni.
- Perché?
- però si ritrovò a ripetere il biondo, davvero desidero di risposta.
Nuovamente fu trafitto da quegli occhi verdi che lo guardavano.
Quegli
occhi profondi e tristi lo scrutavano, provocandogli un dolore al petto
sconosciuto.
In
quell’istante, Draco prese a chiedersi quando quello sguardo era diventato così
bello, e perché non se ne fosse mai accorto prima.
Belli,
era quello l’aggettivo usato e, a tutti gli effetti, era la verità.
Nel
frattempo, il verde continuò a rispecchiarsi ancora nel grigio, nel loro primo
e vero confronto. Si accorse improvvisamente che Harry era… cambiato.
Sembrava…
- Sono
stanco. - esordì l’interpellato, abbassando gli occhi in un segno di remissiva
sconfitta. - Non ti sei mai sentito… stanco? - chiese di rimando quindi a
Malfoy, che di quelle parole comprese il vero significato.
Il
biondo fece qualche passo verso di lui - Sì. - rispose - E allora?! Tutti prima
o poi lo sono, ma non scappano come fai tu! - lo riproverò aspro.
- Non
sto scappando, Malfoy. - replicò solo Harry.
- E
allora cosa stai facendo? -
- Cerco
- rispose in un sussurro il moro, rialzando gli occhi.
- Cosa
cerchi? - chiese perciò il biondo, esterrefatto.
Era
una conversazione davvero strana. Inoltre, si sentiva come se non avrebbe mai
più avuto l’occasione di vedere Harry Potter. Ed era una sensazione davvero…
brutta.
- Non
lo so… so che quello che cerco non è qui. -
- E
dov’è? -
Le
domande venivano fuori come un torrente in piena al biondo, che si ritrovava a
porle con fretta ed una parvenza irrazionale di terrore.
Doveva
fare qualcosa.
Sentiva
di dover fare qualcosa, ma cosa?
Parlare
con lui sarebbe bastato?
Ma
a cosa doveva bastare poi? A farlo restare? A non farlo sentire stanco? A non
farlo andare via…
Da
scuola? Dal mondo magico? Da quel corridoio, lì… con lui?
- Se
lo sapessi non lo cercherei, ti pare? - disse ancora.
Draco
si ritrovò a fare qualche altro passo ancora, quasi senza rendersene conto.
Sentiva
di doversi avvicinare, ma per cosa? Non lo sapeva.
- Perché
ti interessa tanto? - fece quindi Harry.
Gli
occhi grigi si abbassarono in segno di resa - Perché non voglio che vai via. -
Rispose
sincero e leggermente imbarazzato l’altro.
Harry
aggrottò le ciglia - Come?! -
- Non
andare via! - ordinò con rabbia. - Non ti azzardare a farlo! -
- Perché?
-
Silenzio.
- La
tua insana rivalità nei miei confronti è insensata e snervante, ed è arrivata
ormai a limiti insostenibili. - riprese Harry, con un inedito fastidio - Se
vuoi solo un lenitivo per la tua cronica incapacità, cambia obiettivo. Mi sono
fortemente rotto le scatole di farti da traguardo. - Pian piano il moro si
alterava sempre un po’ di più, come se si tenesse dentro quelle cose da così
tanto tempo da non potersi trattenere ulteriormente. - A me che tu vinca o perda
non me ne può fregare di meno! Finiscila di piangerti addosso perché non sei il
migliore, smettila di prendertela con me per la tua stupida sfida senza futuro!
- si fermò - Io sono stanco… - ribadì in un ruggito - Cresci Malfoy! -
A
quelle parole, il moro si era girato e aveva ripreso a camminare, mentre un
bimbo viziato e capriccioso amalgamava quelle parole, sincere come mai nessuno
gliele aveva dette prima, e cercava di zittire il dolore.
Ogni
remora o replica gli morì tuttavia in gola quando riprese ad osservare la
schiena del moro allontanarsi con più velocità.
E
Draco alzò la mano come a volerlo afferrare, difatti strinse le dita, ma
catturò solo aria.
Respirò
profondamente, mentre una lacrima silenziosa scendeva lungo il volto quando
finalmente comprese il suo reale desiderio: possederlo.
Averlo
tra le mani, costringerlo a stare con lui per sempre, obbligarlo a puntare
quegli occhi verdi solo su di lui, Draco Malfoy… un viziato ed egocentrico
ragazzo che finora lo aveva solo… infastidito.
Una
mosca per lui, null’altro.
Le
lacrime, intanto, continuarono a rigargli il viso mentre contemplava la propria
mano dai contorni ormai sfumati.
Dopo
tanti anni non gli era rimasto altro che aria tra le dita…
Cosa
avrebbe invece voluto avere? La risposta era semplice: Harry Potter.
- Non
andare. - si ritrovò quindi a singhiozzare nel panico, iniziando a corrergli
dietro - Non farlo! Non andare! - gli afferrò il braccio, costringendolo a
girarsi.
- Lasciami
Malfoy! - protestò il moro - Ma che diavolo vuoi?! -
- Voglio
te!! - gridò con rabbia - Voglio te… qui!! - gli urlò senza riuscire a guardarlo
negli occhi - Con me… - sibilò in un sussurro poco dopo.
Harry
alzò gli occhi al cielo. Esausto ancor di più - Ti prego Malfoy, fallo anche
per la tua sanità mentale… - sbuffò - Non crescerai mai se resterai incollato
alla mia immagine. -
Ma
le parole morirono in gola al ragazzo, quando avverti il palmo della mano
riempirsi e le dita del biondo intrecciarsi alle sue. Gli aveva preso la mano
con una delicatezza inconsueta. Guardò l’unione, poi alzò gli occhi incrociando
quelli grigi della nemesi.
Erano
rossi di pianto…
Eppure…
erano belli.
C’era
un’insolita richiesta di aiuto in quegli occhi. Un aiuto che non avrebbe potuto
mai dargli fuggendo.
- Non
andare… - disse ancora con voce roca.
Il
moro restò interdetto e sorpreso, non sembrava più un capriccio, ma un vero e
proprio… bisogno.
Gli
veniva quasi da sorridere per quell’assurda situazione.
- Perché
mi vuoi qui, Malfoy? -
Gli
occhi traballarono sotto il peso di una domanda che portava senza possibilità
di sbagliarsi ad un’unica risposta, troppo complicata e profonda per venire tuttavia
alla luce in quel momento.
Harry,
nel frattempo, si crogiolò muovendo un po’ le dita e riuscendo ad avvertire
esclusivamente la stretta intensificarsi.
Era
stranamente rassicurante quel contatto. La mano di Draco era… morbida e calda.
Si
ritrovò improvvisamente ad arrossire ed il suo cuore accelerò i battiti. Era
strano…
Perché
quel tocco riusciva a suscitare in lui un sentimento tale? Perché trovava che
tenere per mano il biondo, toccarlo in un modo tanto intimo, fosse così…
confortante?
E
poi i suoi occhi, erano…
- Se
resto… - iniziò a bofonchiare, incredulo delle sue stesse paure. - Cosa mi dai
in cambio? -
- In
cambio? - gli fece eco Draco.
- Tu
dici che devo restare qui perché ci sei tu. - esordì - Allora donami te stesso.
- chiese serio il moro, guardandolo fisso negli occhi.
Draco
lo scrutò per un tempo che sembrò interminabile. Quindi abbassò gli occhi e gli
accarezzò con il pollice la mano.
Harry
si ritrovò improvvisamente a sorridere, ancora stanco, ma avvertendo un dolce
tepore irradiarsi dentro di sé…
- Quanti
punti avrò perso? -
- Tanti.
-
- Mi
uccideranno… -
-
Quella è la mia prerogativa. -
Restarono
ancora in silenzio.
-
Cercherai ancora…? - chiese timoroso il biondo senza guardarlo negli occhi.
- Sì.
- rispose l’altro. - Ma… -
Draco
alzò gli occhi a quella parola e si perse in quelli verdi.
- Ma
qualsiasi cosa sia, adesso so che la troverei nei tuoi occhi. Quindi… - si
sentì nuovamente arrossire - Quindi cercherò ogni attimo i tuoi occhi… tienili
solo su di me. -
Draco
sorrise radioso.
- E
tu non lasciare mai andare la mia mano. -
Note:
Questa
storia mi è uscita così…senza motivo! Spero vi piaccia! XD
Scusate
il ritardo nelle mi fic è che ho un po’ di casino e
con l’inizio dell’accademia confusionaria non mi ci raccapezzo più.
Pertanto..pazientate! Leggete e commentate su su! ^_-
Un
saluto alla mia dolcissima Alicetta(alicesimone) che manco è tornata da Lucca e s’è dovuta
subire le mie follie cartacee/digitali! (e una conversazione non convenzionale
tra me e Saso)