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Autore: Stella_Del_Mattino    27/04/2013    4 recensioni
La Guerra contro Voldemort è finita ormai da otto anni. Draco Malfoy ha cercato di rifarsi una vita e vive in un Manor rivoluzionato dalla nuova esuberante signora Malfoy, ma il matrimonio con Asteria non è servito a curare le ferite lasciate dalla Guerra e nemmeno l'imminente arrivo di un erede sembra rallegrarlo.
Nel Manor c'è un unica stanza che ha mantenuto l'antico splendore: lo studio di Draco.
Qui, tra gli altri oggetti, c'è il suo vecchio baule della scuola, all'interno del quale i ricordi di quando era uno studente vivono ancora e con loro anche l'antico amore di Draco per Pansy, che non è mai svanito del tutto.
Questa storia si è classificata prima a parimerito al contest "Pansy o Asteria? Aiutiamo Draco a decidere!" di Sweet Cupcake sul Forum
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie '§ Love in Slytherin World §'
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Autore (nick EFP e Forum) -Evelyne13211
Titolo - Il baule dei ricordi
Rating - verde
Genere -Malinconico, Romantico
Avvertimenti - Nessuno
Note dell'autore - La storia segue una struttura a cornice. Ci troviamo a otto anni dalla fine della Guerra contro Voldemort, con Draco infelicemente sposato con Asteria (o AstOria, come volete) e in procinto di diventare padre, ma in realtà ancora innamorato di Pansy. Le lunghe parti in corsivo che troverete nel corso della narrazione sono i flash back sui quali si basa tutta la one shot (nbel caso non si capisse), invece la primissima parte in corsivo è il sogno o meglio l’incubo di Draco. In linea generale ho seguito gli avvenimenti principali dei libri della Rowling, ma alcuni episodi o particolari sono stati inventati da me. Per non creare confusione, vista la struttura particolare della storia, ho cercato di scandire al meglio le marche temporali, mi scuso per eventuali errori di date o piccole imprecisioni grammaticali.
Ho cercato di rimanere il più possibile IC, soprattutto per Draco, mentre per quanto riguarda Pansy, anche se su di lei ci sono poche informazioni, forse ho fatto un leggero OC e l’ho rappresentata con una personalità propria, perché essendo anche io una ragazza proprio non sarei riuscita ad immedesimarmi nell’immagine di lei che adula Draco senza alcun ritegno che si vede in molte fanfiction. Per quanto riguarda uno dei clichè più diffusi quando si parla dei Serpeverde, cioè quello del matrimonio combinato, sebbene io stessa spesso penso che in effetti questa sia la possibilità più probabile, ho preferito dare al loro matrimonio un altro significato, secondo me ugualmente credibile.
 L’unico invito alla giudiciA del contest e anche a eventuali futuri lettori: se la storia vi fa schifo, ditelo con moderatazione e considerate che per scriverla ho impiegato praticamente tutto il mio tempo libero nell’ultima settimana, ma le critiche sono ovviamente ben accette se costruttive e fatte con moderazione e rispetto.
 Adesso basta  perché le NdA rischiano di diventare lunghe quanto la storiaXD   


Il baule dei ricordi - Vuoi tu, Asteria Greengrass, prendere il qui presente Draco Malfoy, come tuo sposo?
- Lo voglio.
- Vuoi tu, Draco Malfoy, prendere la qui presente Asteria Greengrass, come tua sposa?
- ... -.
- Signor Malfoy? Le ripeto la domanda. Vuoi tu, Dra ...
- Lo voglio.
- Vi dichiaro ufficialmente marito e moglie.
 
Draco aprì gli occhi e scrutò l’oscurità che regnava nella stanza. Si asciugò la fronte madida di sudore e allontanò la pesante trapunta invernale. Accanto a lui, sua moglie dormiva tranquilla, ignara degli innumerevoli dubbi che affliggevano il marito.
L’ uomo sospirò pesantemente, tastando la fede nuziale che portava alla mano sinistra.
Quel matrimonio era diventato un incubo ed Asteria aveva completamente rivoluzionato il Manor, tanto che Draco faticava a riconoscere la casa in cui era cresciuto. L’elegante mobilio in ebano, scelto oltre quattro generazioni prima di loro e magicamente mantenuto come nuovo, era stato rimpiazzato da un arredamento in ciliegio, che non valeva nemmeno un quarto di quello che era costato e le pareti erano state dipinte di un colore anonimo, un miscuglio tra rosa e bianco. L’unico particolare che non era stato cancellato era la striscia verde - argento che incorniciava gli stipiti delle porte.
In quelle condizioni il Manor assomigliava più al San Mungo che a una villa. Ovunque aleggiava un odore dolciastro e fastidioso, per niente simile al delicato profumo dei fiori di lavanda, che Narcissa era solita mettere nei cassetti e tra i vestiti.
Draco aveva sempre pensato di desiderare una moglie simile a sua madre, ma Asteria era l’opposto di Narcissa: quanto la vecchia signora Malfoy era discreta e devota alla famiglia, tanto la nuora era esuberante ed egocentrica e, a distanza di paio d’anni dal matrimonio, suo marito iniziava a bramare l’annullamento, pur sapendo che ormai ciò era praticamente impossibile, perché presto avrebbero avuto un figlio.
 “E’ un matrimonio combinato” dicevano le malelingue ed i giornalisti, quando i coniugi Malfoy partecipavano a qualche evento ed a stento si rivolgevano la parola.
 Draco avrebbe preferito che avessero ragione, così avrebbe potuto scaricare su qualcun altro la colpa della sua infelicità, ma ciò non era possibile.
Nessuno gli aveva nemmeno consigliato di sposare Asteria, anzi, Narcissa aveva provato ad avvertirlo che non era il tipo di ragazza che faceva per lui, ma non le aveva dato ascolto, sopraffatto dall’urgenza di curare le ferite che la guerra contro Voldemort aveva lasciato dentro di lui.
Asteria, con la sua presenza forte ed esuberante, avrebbe dovuto allontanare il ricordo della guerra e dei Mangiamorte, ma, soprattutto, avrebbe dovuto prendere il posto di un’altra nel cuore di Draco.
- Draco? - Asteria, svegliata dal fruscio delle coperte, si rivolse al marito, con la voce ancora impastata dal sonno.
- Continua a dormire - le disse seccamente l’uomo, alzandosi dal letto e sparendo nel corridoio buio del Manor, per poi infilarsi velocemente nel suo studio.
Lo studio era diventato la sua vera casa, da quando Asteria si era trasferita al Manor, perché era l’unica stanza ad aver mantenuto l’antico splendore della villa, dal momento che Draco si era impuntato ed aveva categoricamente vietato alla moglie di spostare anche un solo oggetto.
Draco si lasciò andare sul divano di pelle nera, appoggiato ad una parete della stanza, allungò una mano per prendere una bottiglia di Vino d’ Ortica dalla vetrina lì a fianco e, casualmente, posò lo sguardo sul vecchio baule che utilizzava ai tempi della scuola, adesso accantonato sotto la finestra.
Dopo aver ingurgitato un sorso del liquido rossastro contenuto dalla bottiglia, si alzò nuovamente, si avvicinò al vecchio baule e lo aprì, liberando un turbine di polvere.
Era pieno di oggetti di ogni tipo, ognuno con una storia diversa.
Draco svuotò completamente il baule e dispose tutti gli oggetti in fila sul divano. C’era anche la sua vecchia uniforme dei Serpeverde, con i polsini lisi ed il colletto ormai ingiallito e, sotto di essa, ripiegata con cura in fondo al baule, la sua prima divisa scolastica, quella completamente nera che aveva acquistato da Madama McClan insieme a suo padre, in un torrido pomeriggio dell’estate di  quasi quindici anni prima e che aveva usato per i primi due anni di scuola, finché non era diventata troppo corta.
Adesso non sarebbe stata sufficiente a coprire nemmeno la metà de suo corpo, però a suo tempo gli era sembrata affascinante e perfetta, anche se, come ricordò con un sorriso malinconico, forse aveva le maniche troppo lunghe …
 
1 settembre 1991
Draco Malfoy attraversava per la prima volta il binario 9 e ¾, in silenzio, seguito a distanza dai genitori. Mentre si apprestava a  prelevare il suo baule ed il gufo dal carrello, per portarli con sé sull’Espresso, suo padre lo osservava con la proverbiale calma apparente che lo contraddistingueva e lo sguardo pieno di aspettative, appoggiato al suo bastone da passeggio nero.
Draco salutò Narcissa con un sorriso impacciato e rivolse a Lucius un rapido cenno del capo, poi salì sull’ Espresso e si infilò nel primo scompartimento libero.
Il treno partì ed il ragazzino, per ingannare il tempo, iniziò a pensare e ripensare al momento dello Smistamento, a come doveva essere sontuosa la Sala Comune dei Serpeverde o a quanti Eccellente avrebbe avuto in tutte le materie, tuttavia non rimase solo a lungo e non passò molto tempo prima che una ragazzina minuta aprisse la porta dello scompartimento e si sedesse di fronte a lui.
- Chi ti ha detto che potevi entrare? - le chiese indispettito Draco.
- Non mi risulta che questo scompartimento sia riservato - rispose lei, corrugando la fronte.
- In ogni caso era occupato.
- Uno scompartimento come questo può ospitare fino a quattro persone con i rispettivi bagagli e tu eri da solo e non dirmi che i tuoi amici stanno per arrivare perché non sono così stupida!
Draco le rivolse un’occhiata torva ed iniziò a guardare fuori dal finestrino, borbottando sottovoce. - Se mio padre lo sapesse …
- Comunque, biondino, le maniche della tua divisa sono troppo lunghe.
- Io non mi chiamo “biondino”, razza di maleducata! E la mia divisa è perfetta.
La ragazzina sghignazzò, ma non aggiunse altro e seppellì la faccia dietro all’ultimo numero di “Il settimanale delle streghe”, ignorando Draco, il quale fumava dalla rabbia.
Qualche ora dopo, durante la cerimonia dello Smistamento, la stessa ragazzina si sedette al tavolo dei Serpeverde, accanto a Draco e, fingendo di non riconoscerlo, gli tese la mano.
- Pansy Parkinson.
- Draco Malfoy - borbottò lui, con evidente risentimento.
- La tua divisa sta penzolando nella salsa piccante - disse Pansy, indicando il recipiente della salsa, dove la manica destra della divisa di Draco era inzuppata.
Draco ebbe l’istinto di picchiarla, ma subito un altro pensiero sostituì il precedente: “Se mio padre scopre che ho già sporcato la divisa nuova mi uccide!”.
 
Draco chiuse il baule con un tonfo e ripose la vecchia divisa sopra di esso, poi si sedette sul tappeto, in modo da vedere tutti gli oggetti che erano allineati sul divano.
In equilibrio precario sul bordo c’era una piccola bustina di tè verde …
 
Draco era di ritorno da una rocambolesca punizione nella Foresta Proibita, insieme al trio di Grifondoro che tanto odiava e la sua mente meditava una vendetta dopo l’altra, consigliata più dalla paura appena provata che da altro.
- Domani avvertirò subito mio padre dell’accaduto e quell’insulso di Hagrid verrà allontanato da Hogwarts. Nessuno può sottoporre un Malfoy ad una punizione tanto assurda senza pagarne le conseguenze - disse a Tiger e Goyle, i quali lo ascoltavano come due ebeti, abbindolati dalla sua esagerazione.
- Malfoy, fatti un tè prima di dormire, ti aiuterà a dimenticare tutta la paura che hai avuto - gli propose Pansy, quando i due si furono allontanati e gli mise in mano una bustina di tè.
- Io non ho avuto paura - ribatté Draco, gonfiando orgogliosamente il petto.
- Se lo dici tu. Comunque è tè verde di ottima qualità.
           
Draco stava ancora rigirando tra le mani la bustina di tè, quando la sua attenzione fu catturata dalla sua Nimbus2001, la stessa che, al suo secondo anno di scuola, Lucius aveva regalato a tutta la squadra di Quidditch dei Serpeverde, affinché scegliessero il figlio come nuovo cercatore e che ormai da diversi anni era stata relegata nell’angusto spazio tra la parete e la vetrina.
Nell’anno scolastico 1992-1993 era la scopa più gettonata e ricercata da tutte le squadre di Quidditch, prima che venisse notato il suo difettuccio …
 
Dopo la partita della Coppa della Case di Quidditch persa dai Serpeverde contro i Grifondoro, le nuove scope finirono sotto accusa e con esse anche Draco.
- Sei un pappamolla, Malfoy, ci hai portato delle scope guaste!
- Giusto! I Grifondoro ci superavano in velocità con i loro manichi marci!     
- Il problema è questa stupida incisione sulla coda, guardate, fa diminuire la velocità!
Tutta la squadra era in subbuglio e Draco cercava di difendersi come poteva, ripetendo che non era colpa sua e che non credeva che le scope nuove sarebbero state un fiasco, ma il malcontento aumentava dopo ogni allenamento.
- Sono davvero così inefficienti queste scope? - gli chiese Pansy, stufa di sentir parlare solo di Quidditch ormai da due settimane.
- Hanno un piccolo difetto che fa diminuire la velocità.
- Non mi sembra così grave.
- Infatti non lo sarebbe, se non avessimo perso contro i Grifondoro.
Dopo qualche attimo di silenzio, Pansy disse con aria decisa:
- Voglio provarla.
- Che cosa vuoi provare? - le domandò Draco, guardandola come se fosse un Dissennatore.
- La tua scopa.
- Non se ne parla, le ragazze sono negate con le scope e non voglio certo che la mia venga disintegrata.
- Ma non avevi detto che non era efficiente?
- Sì, ma se tu la disintegri sarà del tutto inutilizzabile!
- Perché mai dovrei disintegrarla?
- Perché a mala pena sai stare a cavalcioni su un ordinario manico di scopa, Pansy, figurati se riesci a manovrare una Nimbus2001!
- Sei un maschilista, Malfoy!
- Tu invece sei un’oca giuliva, la vuoi smettere di assillarmi?!
- Fammi provare quella scopa!- Pansy incrociò le braccia al petto, con aria decisa, lasciando capire a Draco che non avrebbe cambiato idea.
- Va bene, ma adesso stai zitta, non ti sopporto più! Sbrigati, andiamo subito, almeno il campo è deserto e non ti vedrà nessuno.
Pansy annuì, visibilmente soddisfatta.
- Ringraziami, Parkinson. Non solo ti faccio provare la mia scopa, ma ti impedisco anche di fare una figuraccia davanti a qualcuno.
- Sei comunque un pallone gonfiato, Malfoy.
Quando giunsero al campo di Quidditch, Draco esitò un bel po’ prima di consegnare la scopa a Pansy.
- Allora, Parkinson, se la scopa si rompe ti uccido, se invece ti rompi qualcosa io non c’entro, chiaro? E non sperare che mi butti a terra per impedirti di spaccarti una spalla, perché non lo farò. Ti conviene rimanere a meno di un metro di altezza, se vuoi sperare di uscire da qui tutta intera.
Pansy  prese il manico di scopa con fare deciso, infastidita dal sorriso di scherno che esibiva Draco.
 Anche se con qualche difficoltà, riuscì a sollevarsi in aria, ma, appena la velocità aumentò leggermente, perse l’equilibrio e Draco, prima che potesse rendersene conto, se la ritrovò addosso.
- Avevi detto che non ti saresti buttato, Malfoy.
- Infatti non l’ho fatto, sei tu che mi sei caduta addosso, incapace!
 
Riposta di nuovo la Nimbus2001, Draco tornò ad esaminare gli oggetti che giacevano sul divano e notò un piccolo fermaglio per capelli a forma di stella, che brillava in mezzo agli altri …
 
- La Granger è stata pietrificata - annunciò Nott, entrando nella Sala Comune dei Serpeverde.
Subito gli studenti del secondo anno iniziarono a chiamarsi l’un l’altro ed in pochi secondi tutti accorsero per saperne di più.
- Dici davvero? - chiese Pansy al ragazzo.
- Certo.
- Quando? - domandò qualcuno dal fondo del gruppo.
- L’ hanno trovata qualche ora fa in biblioteca.
- Finalmente quell’insulsa Mezzosangue è stata tolta di mezzo - commentò Draco, rivolto a Tiger e Goyle.
Ben presto però si rese conto che quasi nessuno stava esultando e la maggior parte dei suoi compagni sembrava piuttosto spaventata.
- Ragazzi, che vi prende? Dovreste essere felici - esclamò, rivolto ai coetanei.
- Alcuni credono che sia il mostro nascosto nella Camera dei Segreti a pietrificare gli studenti e che la Camera sia stata di nuovo aperta dall’Erede di Salazar - disse Tracey Davis, aspettandosi una conferma o una smentita dai compagni di Casa, ma nessuna voce in particolare si distinse nel brusio concitato della Sala Comune.  
- E se questo mostro attaccasse anche noi? - ipotizzò improvvisamente Daphne Greengrass, alimentando lo spavento generale.
- Non essere sciocca, Greengrass. Siamo Purosangue, non ci attaccherà - ribatté duramente Draco.
- E come fa un mostro a sapere se sei un Purosangue o no? Non può mica leggere gli alberi genealogici - obiettò ancora la ragazza.
- Non ha bisogno di conoscere le nostre genealogie per sapere che siamo Purosangue. I Mezzosangue si riconoscono dal fetore che emanano.
I Serpeverde parvero convinti da quella tesi ed ognuno tornò alla propria occupazione.
Pansy rimase in Sala Comune, seduta su una poltrona, con i gomiti sulle ginocchia ed il mento tra le mani.
- Non dirmi che hai paura anche tu - le disse Draco, avvicinandosi a lei.
- No, Malfoy - ribatté lei con aria di sfida.
- A me sembra il contrario.
Pansy fece una smorfia, ma non rispose. Draco allora liquidò Tiger e Goyle e si sedette sul bracciolo della poltrona.
- Sei una Purosangue, Pansy, il Basilisco non  ti farà niente.
- Potter dice che sei tu l’Erede di Serpeverde - disse Pansy tutto d’un fiato, evitando di guardare in faccia Draco.
- E’ assurdo. 
La ragazza non rispose ed iniziò a rigirare con frenesia una ciocca di capelli tra le dita, tanto che il piccolo fermaglio a forma di stella, che portava tutti i giorni, scivolò silenziosamente sulla moquette nera della Sala.
- Andiamo, Pansy, non puoi credere davvero a qualcosa di assolutamente infondato che hai sentito dire da quello smidollato di Potter - esclamò Draco e la sua voce echeggiò nella Sala Comune ormai deserta.
Pansy alzò le spalle e continuò a torturare la stessa ciocca di capelli.
- Se lo fossi te lo direi.
- Davvero?
- Sì.
Pansy si alzò e rivolse un sorriso a Draco, il quale, sorpreso dalle sue stesse parole, rimase impietrito, come se anche lui fosse stato pietrificato dal Basilisco e non si mosse finché lei non ebbe lasciato la Sala Comune.
Rimasto solo, notò un piccolo bagliore sulla moquette, vicino alla poltrona. Si avvicinò e riconobbe il fermaglio di Pansy, lo raccolse e  si ripromise di restituirlo alla ragazza più tardi.
 
A distanza di quattordici anni, Draco aveva ancora il fermaglio di Pansy. Adesso sembrava molto più piccolo di allora, anche se in realtà era la sua mano ad essere diventata più grande, ma, a parte questo, l’oggetto non sembrava aver subito il passare del tempo, a differenza di un vecchio numero della Gazzetta del Profeta, datato 1994, che era diventato quasi illeggibile e la foto in copertina, un tempo sinistra e spaventosa, appariva sfocata e rovinata ….
 
- Ragazzi, si è sparsa la voce che Black è qui! E’ ad Hogwarts! -. Pansy entrò di corsa in Sala Comune, attirando l’attenzione di tutti i presenti.
Immediatamente il terrore dilagò tra i Serpeverde.
- Cosa? Un assassino nella nostra scuola?
- Black? Proprio quel Black?!
- Poveri noi, quello è un criminale assetato di sangue!
 - Smettetela! Black è qui per Potter, lo sanno tutti! - esclamò Zabini, sovrastando gli altri compagni di Casa.
- Potter porta solo guai. Meriterebbe di fare la fine di quello stupido Ippogrifo - ringhiò Draco, che non perdeva occasione per  sottolineare l’incompetenza di Hagrid come insegnante di Cura delle Creature Magiche e la pericolosità dell’Ippogrifo Fierobecco, da quando l’animale lo aveva ferito, durante una delle lezioni precedenti.
- Non avresti dovuto avvicinarti all’Ippogrifo. Avrebbe potuto romperti l’osso del collo - gli rinfacciò Pansy, staccandosi dagli altri Serpeverde, i quali seguitavano a discutere di Sirius Black.
- Tanto quella bestiaccia farà una brutta fine.
- Il braccio ti fa ancora male?
- Un po’, ma resta dove sei, non mi serve un’infermiera e nemmeno una balia - disse rudemente il Draco, notando che la ragazza si stava avvicinando.
Pansy indietreggiò e contrasse le labbra in una smorfia, visibilmente offesa, poi schiaffò il giornale che aveva in mano sulle gambe del ragazzo.
- Ti ho portato la Gazzetta del Profeta. Spero che gli occhi deliranti di Black stanotte disturbino i tuoi sogni, Draco.
Il Serpeverde abbassò gli occhi sul giornale ed incontrò il volto di Sirius Black, reso folle e selvaggio dai numerosi anni di reclusione ad Azkaban; lo allontanò subito e alzò di nuovo lo sguardo per restituirlo a Pansy, ma la ragazza se n’era già andata.    
 
Adesso l’immagine di Black sulla copertina era molto meno spaventosa di allora e Draco sorrise, ricordando l’espressione indispettita e buffa allo stesso tempo di Pansy, quando gli aveva schiaffato il giornale sulle ginocchia. A distanza di tanto tempo, rimproverava ancora il suo io  ragazzino, che l’aveva trattata male, dopo che lei era stata in infermeria con lui per tutto il giorno, quando Fierobecco lo aveva ferito.
Pansy era stata la prima, e anche l’unica, a guardare oltre la sua proverbiale superbia e presunzione ed a scoprire un Draco che nemmeno lui stesso conosceva. 
Tra gli altri oggetti, giaceva sul divano anche una piccola rosa blu, apparentemente fresca, ma che in realtà era stata colta da circa tredici anni …
 
25 dicembre 1994
Draco stava aspettando Pansy da almeno quaranta minuti, ma della ragazza nemmeno l’ombra.
- Blaise! Di’ a Pansy che, se non arriva entro i prossimi cinque minuti, la pianto in asso. Il Ballo del Ceppo non aspetterà lei per iniziare - sbraitò, sollecitando il compagno di Casa a riferire il messaggio.
- Perché mandi a dire a Pansy che la pianterai in asso, se non si sbriga, quando in realtà non lo faresti mai?-. La voce sibillina di Daphne Greengrass sorprese Draco alle spalle.
Il ragazzo si girò e non riuscì a fare a meno di osservarla per qualche istante: il vestito azzurro che aveva scelto le stava davvero bene.
Il caso volle che Pansy sopraggiungesse proprio in quel momento.
- Draco! - strillò con un tono di voce che sfiorava l’isteria, non aspettandosi di sorprendere il proprio cavaliere intento a fissare un’altra ragazza.
- Pansy … Ci hai messo un’eternità - borbottò Draco, cercando di dissimulare al meglio l’imbarazzo.
La ragazza lo fissò stizzita, poi tolse i fiori bianchi che Draco aveva nell’occhiello del bavero  e li sostituì con una piccola rosa blu.
- Theodore ti sta aspettando in Sala Grande - disse rivolta a Daphne, facendole chiaramente capire che le conveniva andarsene.
La bionda sghignazzò divertita e si allontanò, facendo volontariamente ondeggiare i fianchi.
-  Brutta vipera - soffiò Pansy e fece un passo avanti per seguire Daphne, ma Draco la afferrò per un braccio.
- Smettila di fare scenate, Pansy. Mi hai già messo abbastanza in ridicolo per stasera.
- Quindi adesso sarebbe colpa mia?!
- Ovviamente. Ci hai impiegato quasi un’ora per prepararti!
- Scusa tanto se non tutti sono rozzi come te, Draco! E si dà il caso che io sia una signora!
- Altro che signora, tu sei una selvaggia mascherata da ragazza!
- Come ti permetti?! Damerino viziato che non sei altro!
- SMETTETELA!
Draco e Pansy si voltarono e dietro di loro, oltre ad una discreta folla di curiosi, piegati in due dalle risate, c’era il professor Piton.
- Salve, professore - mormorò il ragazzo.
- Salve un corno, Malfoy. Filate in Sala Grande.
 Draco, per cercare di riparare la situazione, offrì il braccio a Pansy, ma lei, paonazza dalla rabbia, serrò le braccia al petto e si avviò da sola verso la Sala.
- Perché non ho trovato un’accompagnatrice di Beauxbatons?- inveì sottovoce Draco.
Il ragazzo si fece largo tra gli spettatori, distribuendo insulti e minacce ai numerosi studenti che, evidentemente, si stavano facendo beffe di lui.
- Se lo sapesse mio padre … - mormorò a denti stretti, meditando una vendetta contro Pansy, per quell’inaccettabile caduta di stile che gli aveva causato. Il problema era che non sapeva come ci si vendicava di una ragazza, per giunta della sua stessa Casa. Suo padre gli aveva sempre detto che con le ragazze si deve essere autoritari ma allo stesso tempo galantuomini, però rovesciarle addosso un intruglio vomitevole, come aveva fatto l’anno precedente con Smith, o nascondere una Pasticca Vomitosa nel suo pranzo non sarebbe stato esattamente da gentiluomo.
Quando giunse in Sala Grande, si ricordò che, prima di vendicarsi, doveva ritrovarla!
La Sala era strapiena di coppie e si faceva fatica perfino a passare.
- Arrivano i Campioni! - gridò qualcuno e subito tutti gli studenti si accalcarono vicino all’entrata, per vedere il loro ingresso.
Draco aveva intravisto Pansy vicino al banco delle bibite, ma non sapeva come raggiungerla, dal momento che due studenti di Durmstrang dalla corporatura non indifferente ostruivano il passaggio.
“Almeno ho una scusa per non vedere quel pezzente di Potter godere di un’ onorificenza che non gli spetta” si disse mentalmente il ragazzo, cercando di consolarsi da solo.
Quando fu annunciato l’inizio delle danze, la folla lentamente si diradò, per lasciare la pista da ballo sgombra ai Campioni e Draco, finalmente, riuscì a raggiungere Pansy.
Solo quando la vide di spalle, intenta a riempire un bicchiere di succo di zucca, si accorse che la rosa blu che in precedenza aveva infilato nell’occhiello del bavero della sua giacca, era identica a quella che portava intrecciata tra i capelli. Vedendola così, non riuscì a far a meno di pensare che fosse carina e che il vestito bianco che indossava, nonostante fosse piuttosto semplice e lineare, non era da meno di quello di Daphne.
- Hai forse deciso di sotterrare la mia reputazione? - le chiese, simulando rancore, anche se l’ira gli era inspiegabilmente passata.
- Sei un barbaro - borbottò Pansy, continuando a dargli le spalle.
- Barbaro? - ripeté il ragazzo, non riuscendo a trattenere un sorriso.
- Sì, barbaro - annuì lei, sorridendo a sua volta.
- Senti, Pansy,  dobbiamo ballare.
- Non ne ho voglia.
- Stanno ballando tutti e, nel caso in cui tu non te ne sia accorta, c’è già un bel nugolo di studenti che ride di noi e preferirei che non diventasse più numeroso.
Pansy sbuffò, ma non accennò a voltarsi, allora Draco, visibilmente spazientito, cominciò a guardarsi intorno nervosamente.
- Se non vuoi farlo per la mia dignità, almeno fallo per la tua. Daphne e Theodore ci stanno già fissando e sicuramente non per fare apprezzamenti sul mio vestito o sul tuo.
Appena udì il nome di Daphne, la ragazza spinse il suo accompagnatore sulla pista da ballo e appoggiò le mani sulle sue spalle.
- Perché non l’hai detto subito, Malfoy?
- Non saprei.
- Guai a te se mi pesti i piedi.
- Lo stesso vale per te.
Pansy allungò il capo oltre la spalla di Draco.
- Smettila di osservare Daphne e Theodore - le sussurrò Draco, immaginando cosa stesse facendo.
- Chi ti ha detto che sto guardando loro? - sbottò la ragazza, delusa per essere stata scoperta.
- Il fatto che stai piantando le unghie nelle mie povere spalle mi sembra un indizio sufficiente.
Pansy non rispose, ma, improvvisante, tornò a guardare Draco e lo baciò.
- Scusa, ma  questa era l’unica cosa che Daphne non è ancora riuscita a fare con Theodore - gli disse qualche secondo dopo e Draco, ancora stordito per il bacio, si limitò ad annuire come un ebete.
 
I romantici dicono che il primo bacio non si scorda mai e, anche se da ragazzino ci aveva riso su, Draco adesso poteva confermarlo. Quello tra lui e Pansy al Ballo del Ceppo era stato un bacio da bambini, uno di quelli talmente lievi e brevi che si fa fatica a definirli “baci”, però era stato ugualmente disorientante. Naturalmente non si erano messi insieme dopo quel bacio, anzi, per un periodo si erano anche evitati, per non creare spiacevoli fraintendimenti, però, mentre studiavano per conseguire i G.U.F.O. , il ritorno di Voldemort era diventato una minaccia costante e, come Draco ricordò, tenendo in mano due spille di cui al quinto anno era stato tanto orgoglioso, il tempo di giocare a nascondino e di fare i bambini era finito …
 
  Draco si stava guardando allo specchio nel bagno dei Prefetti e rimirava la nuova spilla che portava sul petto, accanto a quella di Prefetto.
- Adesso finirà la pacchia per i Grifondoro. Non possono sfuggire alla Squadra d’Inquisizione - disse con un sorriso soddisfatto, rivolgendosi alla sua immagine.
- Draco -. La figura snella di Pansy apparve sulla superficie liscia dello specchio.
Il ragazzo si voltò e si trovò di fronte alla compagna di Casa.
- Pansy, non vedi che ci sono io in bagno? - le disse seccato.
- Narcisista, ti stai solamente specchiando - replicò lei.
- E con questo?
- Niente, non ho voglia di discutere con te.
- Perché sei venuta qui?
- Perché io e te abbiamo una ronda da fare, ma a quanto pare te ne sei dimenticato!
- Dimenticato? Affatto. Un Malfoy non viene mai meno ai suoi impegni. Sarei sceso tra cinque minuti.
- Sbrigati.
Draco annuì e, per evitare ulteriori incursioni di Pansy, per una volta rispettò l’orario della ronda.
- I Grifondoro si nascondo bene, dobbiamo ammetterlo. La Squadra d’Inquisizione è in azione da più di una settimana e non li abbiamo ancora scoperti - disse la ragazza, richiudendo la porta dell’ennesima aula vuota.
- Li prenderemo, non possono nascondersi in eterno.
- Non abbiamo nemmeno una prova che pratichino una “sospetta attività illecita”, come dice la Umbridge.
- Dove c’è Potter ci sono guai e prima o poi vedrai che faranno un passo falso.
- Però la Umbridge non ci insegna niente di Difesa.
- E questo che c’entra con Potter? I tuoi discorsi non hanno un senso logico, Pansy. In ogni caso non parlarne adesso, Gazza potrebbe sentirti e riferirlo alla Umbridge.
I due tacquero per un po’, ma, giunti in prossimità della Torre di Astronomia, udirono un rumore sospetto.
- Cos’è stato? - chiese Pansy con un filo di voce.
- Non lo so - rispose Draco, cercando di tenere a freno la voglia di scappare.
- Lo sento ancora.
- Anch’io.
- Io scappo -. Pansy lasciò cadere la fiaccola che aveva in mano e ripercorse di corsa il corridoio.
- Aspettami, Pansy! - . Draco, pur di non rimanere da solo, gettò via a sua volta la fiaccola e se la diede a gambe.
Non appena girarono l’angolo, Draco inciampò in qualcosa di scuro, cadde addosso a Pansy ed entrambi capitombolarono a terra.
- Ahi! Sei scemo, Malfoy?- protestò la ragazza, massaggiandosi un ginocchio.
- Non è colpa mia! Sono inciampato in qualcosa - si difese il ragazzo.
- Forse vuoi dire che sei inciampato in qualcuno.
- Come?
- Guarda -. Pansy indicò a Draco Mrs. Purs, che li stava osservando con i suoi occhi felini e si leccava tranquillamente una zampa, come se volesse prenderli in giro.
- Stupida gatta - inveì Draco.
- Ci siamo spaventati per un miagolio - constatò Pansy, senza nascondere un velo di delusione.
- Sei stata tu a spaventarti, Parkinson.
- Vuoi farmi credere che tu non hai avuto paura, Malfoy? Te la sei data a gambe!
- Solo perché tu sei scappata per prima!
- Non conta. Tu hai avuto paura quanto me.
- E se fosse stato qualcosa di più pericoloso di uno stupido animale? Per colpa tua me la sarei dovuta sbrigare da solo!
- Si chiama istinto di sopravvivenza, Malfoy. Credo che tu lo conosca piuttosto bene.
- Sei una fifona.
- Non è colpa mia, con tutte le voci inquietanti su Tu-Sai-Chi che circolano di questi tempi.
Pansy si rialzò e andò a recuperare le fiaccole ormai spente.    
- E’ tutta colpa di Potter - sbottò improvvisamente Draco.
- Potter?
- Sì, è stato lui a diffondere per primo tutte queste dicerie inquietanti su Tu-Sai-Chi e ha terrorizzato tutta la scuola.
- Ma Tu-Sai-Chi è tornato davvero?
- Potter dice di sì.
- E tu ci credi?
Draco tacque per un po’, evitando di guardare negli occhi la compagna di Casa.
- Mia madre ci crede - aggiunse la ragazza.
- E cosa dice tua madre a riguardo, Pansy? - le chiese il ragazzo, visibilmente più interessato.
Pansy, dotata della proverbiale diffidenza dei Serpeverde, gli rivolse uno sguardo indagatore.
- I tuoi genitori ci credono, Draco? - si informò, prima di dare una risposta.
- No, o almeno così dice mio padre a chiunque glielo chieda.
- Che significa?
- Ufficialmente mio padre si attiene a ciò che riporta la Gazzetta del Profeta, però ultimamente si comporta in modo strano.
- Quanto strano?
- Non lo so, un po’!
- E ...
- Smettila di farmi l’interrogatorio, Pansy!
La ragazza tacque, sorpresa dall’improvviso cambiamento di tono di Draco.
- Per caso vuoi cercare di capire se i miei genitori sono alleati di Tu-Sai-Chi, così puoi starmi lontana ed evitare i guai? - continuò il ragazzo.
- Che stai dicendo, Draco? - mormorò basita Pansy.
- Quello che stai facendo e che faranno tutti in Casa, prima o poi.
- Non capisco. Tu hai solo paura.
- Io non ho paura.
- Invece sì, dentro di te stai morendo dalla paura, anche se non vuoi ammetterlo.
- Non è vero.
- Sì, è vero.
- No.
- Non c’è niente di male nell’avere paura, Draco.
- Avere paura è da perdenti.
- Forse, ma tutti qualche volta hanno paura.
- Non un Malfoy.
Pansy roteò gli occhi scocciata.
- Pensi di essere immune da qualsiasi sentimento, solo perché ti chiami “Draco Malfoy”?
- Ovviamente. Posso tranquillamente decidere di non provare niente, se voglio.
- Non puoi e lo sai.
- Io posso fare tutto quello che voglio.
- Non è così.
Draco imprecò, innervosito da quella conversazione e dall’inutilità delle ronde, visto che non scoprivano mai nessuna attività illecita.
- Non c’è bisogno di imprecare, Draco - osservò indispettita la ragazza.
- Mi stai innervosendo, Pansy.
- Non è colpa mia se sei così, Draco.
- Così ... come?
Draco si girò verso la compagna di Casa, la quale istintivamente si mantenne ad un passo di distanza da lui.
- Falso.
- Tutti quelli che contano sono falsi, Pansy.
- Sì, ma essere falsi in affari è lecito, nella vita privata si potrebbe anche non esserlo.
- Stai parlando ancora di me?
- Può essere.
- E secondo te con chi dovrei essere sincero, Pansy? Con Tiger e Goyle, che sono così stupidi da non capire mai niente? Con Blaise, che annetterebbe il suo insopportabile sarcasmo ad ogni discussione? Oppure con Theodore, che un minuto dopo aver parlato con me riferirebbe l’intera discussione a Daphne e lei la propagherebbe in tutta la Casa?
- Era solo per dire. Non sforzarti di comprendere qualcosa che non è alla tua altezza, Draco - disse risentita Pansy.
- Il nostro turno di ronda è finito, Pansy. Piantala di lasciarti condizionare da queste sciocchezze in stile Potter.
Draco ritornò in Sala Comune e si buttò di peso su una delle poltrone di pelle nera, allungando i piedi su un piccolo cuscino verde, mentre Pansy andò direttamente nel dormitorio femminile.
- Che le hai fatto? - domandò Theodore a Draco, sopraggiungendo proprio in quel momento dal corridio dei dormitori e indicando la ragazza, che camminava a passo spedito nella direzione opposta.
 - Niente - minimizzò Draco.
Theodore alzò le spalle e uscì dalla Sala Comune, dicendo che sarebbe tornato a breve, anche se in realtà nessuno gli aveva chiesto niente.
Draco rimase seduto sulla poltrona ancora per un po’, rimuginando sulla discussione avuta con Pansy poco prima, poi tornò nei dormitori.
- Hai visto Pansy? - chiese a Daphne, la quale stava chiacchierando con alcune ragazze, appena fuori dal dormitorio femminile.
- E’ nella sua stanza.
- Chiamala.
- Perché?
- Perché la Umbridge vuole riunire la Squadra d’Inquisizione.
Daphne lo guardò sospettosa, per niente convinta da quella motivazione.
- Siete appena tornati dalla ronda, Malfoy.
- E con questo, Greengrass? Non sono affari tuoi. Chiama Pansy, sto perdendo la pazienza.
- Non capisco perché perdiate tempo a fare i poliziotti per quella vecchia - si lasciò scappare Daphne.
- Ti conviene non lasciarti scappare commenti di questo tipo, Greengrass. Avvisa immediatamente Pansy e forse fingerò di non aver sentito niente - le disse Draco con il suo inseparabile ghigno.    
- Pansy! Vieni qua - gridò allora la Serpeverde, senza fare nemmeno un passo verso la camera della compagna di Casa.
- Non ti ha sentita - osservò scocciato Draco, dopo qualche attimo di inconcludente attesa.
- PARKINSON - strillò ancora Daphne e la sua voce echeggiò nel corridoio.
- Si può sapere che cos’ hai da urlare, Daphne? -. Pansy uscì dalla propria stanza, sbattendo la porta e raggiunse velocemente la bionda.   
- Malfoy, ecco la tua ragazza, contento? - disse Daphne a Draco con una bella dose d’ironia.
- Hai detto “la tua ragazza”? Ehi ... Greengrass! Dove vai? Sto parlando con te! Nessuno può andarsene mentre un Malfoy sta parlando! Aspetta che lo sappia mio padre ... - sbraitò Draco, evidentemente alterato, ma Daphne non gli prestò attenzione e si dileguò in fretta.
- Che vuoi? - sbottò rudemente Pansy, riportando l’attenzione del ragazzo su di sè.
- La Umbridge ci sta aspettando.
- Perché?
- Non lo so. Probabilmente vorrà un resoconto delle indagini della Squadra d’ Inquisizione.
- Ma non abbiamo trovato ancora niente!
- Lo so.
- La Umbridge non la prenderà bene.
- Già, però ci conviene sbrigarci. Se la facciamo aspettare diventerà ancora più furiosa.
Pansy annuì e seguì Draco fuori dai sotterranei.
- Ci serve un piano d’azione, Draco.
- Lo so.
La ragazza tacque per un po’, poi espeose la sua idea:
- Conoscendo la meticolosità della Granger, deve per forza esserci una lista dei componenti di questa presunta associazione clandestina, controfirmata da tutti i componenti. Se riusciamo a torvarla saremo a buon punto.
- E dove la troviamo? Sicuramente i Grifondoro non la lasceranno alla mercé di tutti.
- Secondo me la tiene Potter e la porta sempre con sé.
- Quindi se riusciamo a perquisire i suoi vestiti abbiamo buone probabilità di trovarla.
-  Giusto.
- Draco, perché ti sei fermato? L’ufficio della Umbridge è al piano superiore.
Pansy serrò le braccia al petto e incitò il ragazzo a sbrigarsi, ma lui la trattenne, afferrandola per un gomito.
- Pansy, in realtà la Umbridge non ci sta affatto aspettando.
- Che significa? Prima mi hai detto un’ altra cosa - esclamò la ragazza, visibilmente sorpresa.
- So quello che ti ho detto, Pansy.
- Malfoy, mi stai prendendo in giro?!
- Non gridare, Pansy. Non ce n’è bisogno.
- Perché mi hai detto che la Umbridge voleva vederci se non è così?
- Volevo parlare un po’ con te.
Pansy sgranò gli occhi.
- Draco, ti senti bene? Io e te parliamo sempre, a colazione, a lezione, a pranzo, a cena, durante le ronde!
- E’ vero, ma volevo terminare la nostra discussione.
- Quale discussione?!
- Non fingere di non ricordare, Pansy. Sono passati appena venti minuti, nemmeno Tiger ha una memoria così corta.
- Allora parla. Io non ho niente da dire.
- Sei davvero orgogliosa, Parkinson.
- Senti chi parla di orgoglio, Malfoy!
Draco roteò gli occhi e controllò più volte che il corridoio fosse deserto.
- Stai aspettando qualcuno? - gli chiese Pansy, notando che continuava a guardarsi intorno.
- No.
- Allora smettila di guardare da tutte le parti, mi stai innervosendo.
- Stavo solo controllando che non ci fosse nessuno.
- Perché? Hai brutte intenzioni? Guarda che se è così ti Schianto subito.
La ragazza arretrò di qualche passo e Draco non riuscì a trattenere un sorriso divertito.
- Perché ridi? Sei un pervertito, Draco - esclamò Pansy, visibilmente preoccupata.
- Pansy, non ho brutte intenzioni - le assicurò il ragazzo.
- Sarà meglio per te che sia così.
- Sei proprio buffa.
- Buffa?!
- Sì.
- E’ un’offesa, Malfoy?
- Non direi.
- Bene.
Draco accennò un sorriso e Pansy fece altrettanto.
- Lo sapevo che in fondo tu non sei senza cuore come sembri - disse la ragazza, assicurandosi a sua volta che il corridoio fosse vuoto.
- Cosa te lo fa pensare, Pansy?
- Puoi anche negarlo, Draco, ma tu adesso stai provando qualcosa. E come tutti anche tu sei spaventato dal ritorno di Tu-Sai-Chi, nonostante tu non voglia ammettere nemmeno questo.
- Sciocchezze, Pansy.
- Draco, sei stato tu a dire che volevi riprendere la conversazione che abbiamo iniziato durante la ronda, devo ricordartelo?
Il ragazzo tacque, quasi pentito delle proprie azioni.
Pansy sorrise e si avvicinò a Draco, poi si alzò sulle punte dei piedi e improvvisamente lo baciò.
- Questo cos’era? - bobottò lui, fingendo indifferenza.
- Credo che si chiami “bacio”, Draco - rispose Pansy, ridendo, - E ti è piaciuto.
- Falso.
- Sei un gran bugiardo, Draco Malfoy.
- E anche se fosse?
- Non importa, tanto lo capisco lo stesso quando menti.
- Ti hanno mai detto che sei insolente, Pansy.
- Qualche volta.
- Però mi piaci lo stesso -. Draco lo disse sottovoce, guardando altrove, ma Pansy lo sentì lo stesso e  gli buttò le braccia al collo, baciandolo ripetutamente sulla guancia.
- Non sperare che non ti abbia sentito e non negare quello che hai appena detto!
 
Draco strinse nella mano sinistra il distintivo della Squadra d’Inquisizione, beandosi del ricordo di quel pomeriggio con Pansy.
Lei gli aveva dato forza e fiducia e, finché era stato possibile, non avevano pensato a Voldemort e per alcuni mesi erano stati felici. Avevano persino fatto programmi per il futuro.
Draco aprì la finestra dello studio, nella speranza che l’aria fresca gli impedisse di piangere come un bambino, ripensando al futuro che aveva desiderato con Pansy.
Un alito di vento si insinuò nello studio e un piccolo foglio piegato in quattro volò giù dal divano.
L’uomo si avvicinò e lo raccolse. Era usurato e la carta era addirittura consumata, a causa delle numerose volte che era stato ripiegato.
Draco lo aprì e riconobbe il disegno di una casa, quello che Pansy aveva fatto durante un pomeriggio libero, il giorno precedente all’inizio dei G.U.F.O.  ...
 
- Pansy, che fai?-. Draco entrò in Sala Comune e si avvicinò alla ragazza, poi indicò il foglio che lei aveva davanti.
- Niente, ho finito prima di studiare e non sapevo che fare.
- E questo che cos’è?
- Un disegno.
- Sì, ma è una casa?
- No, Draco, non è una casa qualunque. E’ la nostra casa. Sarà così, ho già deciso, non puoi opporti.
Draco rivolse a Pansy un’occhiata sorpresa, poi osservò meglio il disegno.
- In effetti è carina, ma c’è il mare?
- Sì, dev’ essere assolutamente in riva al mare.
 
Solo in un secondo momento Draco si accorse che, insieme al disegno della casa, dal divano era caduto anche un altro foglio.
Era una cartolina di San Valentino. Aveva due grandi cuori rossi su un lato ed in alto recava la data del 14 febbraio 1997 ... 
 
Draco rientrò nella propria camera e chiuse la porta con una fattura.
Era San Valentino, ma non gli importava.
Doveva uccidere Silente, non aveva scelta e doveva farlo in fretta, prima che il Signore Oscuro uccidesse la sua famiglia. Prima di Natale aveva provato con una collana affatturata, ma non era arrivata al destinatario. Forse poteva tentare con un  veleno: con un po’ di fortuna sarebbe riuscito a diluirlo in una bevanda ed a farlo arrivare a Silente.
L’ unica alternativa valida era quella di riuscire a riparare l’Armadio Svanitore nella Stanza delle Necessità, ma nelle ultime settimane non aveva fatto molti progressi.
Il ragazzo si lasciò andare sul letto, preso dallo sconforto.
 Anche se odiava Silente, non voleva ucciderlo. Non voleva avere sulla coscienza la morte di un uomo innocente. Non era un assassino e avrebbe tanto voluto non doverlo diventare.
Sentiva che le forze lo stavano lentamente abbandonando: quell’ incarico lo prosciugava.
Draco serrò le dita intorno alle coperte e solo allora si accorse che vicino a lui c’era una cartolina di San Valentino.
La osservò per un po’, fissando i due cuori rossi che, animati da un incantesimo, battevano allegri sul fronte della cartolina, poi la aprì e riconobbe subito la calligrafia che si presentò davanti ai suoi occhi.
Istintivamente gettò via il biglietto, ma immediatamente se ne pentì e lo riprese, tuttavia non si decise subito a leggere ciò che c’era scritto all’interno e passarono diversi minuti prima che l’ aprisse.
Caro Draco,
                 oggi è San Valentino, è la festa degli innamorati, quindi è anche la nostra festa.
Forse appena riconoscerai la mia calligrafia getterai via la cartolina, ma spero che non lo farai, perché ho bisogno di parlarti e non so come farlo, dal momento che fai di tutto per evitarmi.
Ci sono così tante cose che vorrei dirti che non so da dove cominciare.   
Ti amo Draco e ti prego di non ignorare le mie parole, perché sai quanto sono orgogliosa e puoi immaginare quanto mi sia costato scriverti queste righe.
Ho scoperto tutto, me l’ha detto Blaise. Riprendi pure a respirare (ti conosco e sono sicura che stai trattenendo il respiro), perché nessun altro in Casa è al corrente del tuo incarico.
Dirti che mi dispiace per te mi sembra inutile e so che lo interpreteresti in un modo sbagliato: penseresti che te lo dico perché mi fai pena, ma non è così.
 L’orgoglio non è solo un mio difetto, Draco e tu ne sai qualcosa, ma, se mi avessi parlato di quello che ti stava succedendo, ti avrei aiutato, o almeno ci avrei provato, ti avrei offerto il mio appoggio.
E’ vero, io non posso capire come ti senti, però speravo di meritarmi un po’ più di fiducia, invece mi hai allontanata come se fossi una qualunque, mi hai lasciata dicendomi che non mi amavi più e  ho creduto per mesi che fosse così. Non potevo immaginare che tu fossi in difficoltà, però, se affrontate in due, le difficoltà sembrano meno terribili.
Perché vuoi affrontare tutto questo da solo?
In ogni caso anch’io ho sbagliato, ero la tua ragazza e avrei dovuto capire che c’era qualcosa che non andava, avrei dovuto accorgermi che eri diverso.
Non sei un mostro, Draco, hai capito? Se te lo dico è perché ti conosco e immagino che tra i tuoi pensieri ci sia anche questo. Non è colpa se devi uccidere un uomo per non essere ucciso, purtroppo sei solo una pedina nelle mani di qualcuno molto potente.
Se vuoi, quando questo brutto periodo sarà solo un ricordo, i nostri progetti per il futuro, quelli che avevamo pensato e organizzato quest’estate, saranno ancora validi.
 
P.P.
 
Draco strinse la cartolina al petto e pianse, sperando che quello sfogo servisse ad attenuare la disperazione.
Quando riuscì a riprendere il controllo del proprio corpo, si asciugò gli occhi ed uscì dalla camera.
- Theodore, hai visto Pansy?
- Credo che sia ancora al Lago Nero.
Draco uscì dalla scuola e raggiunse velocemente il Lago Nero.
Pansy era proprio lì, sdraiata a pochi passi dalla riva, con lo sguardo rivolto verso il cielo.
Il ragazzo le si avvicinò, ma lei non si accorse della sua presenza.
- Pansy - mormorò Draco, non sapendo bene cosa dire.
La ragazza si tirò su di scatto e si voltò verso di lui.
- Draco ... Hai letto la cartolina?- gli domandò con un filo di voce.
Lui annuì e le porse la mano  per aiutarla ad alzarsi.
Nessuno dei due parlò e restarono a lungo immobili, in piedi l’ uno di fronte all’ altra, guardando in direzioni diverse.
Improvvisamente Draco attirò a sè Pansy, la abbracciò e la baciò.
- Quanto mi sei mancata - le sussurrò all’orecchio.
Pansy lo strinse a sè e si alzò sulle punte dei piedi.
- Per me sei sempre lo stesso, Draco.
 
Draco strinse la cartolina al petto, come aveva fatto undici anni prima e asciugò la lacrima solitaria che bagnava la sua guancia.
Ancora non riusciva a credere che la stessa Pansy che aveva scritto quella cartolina l’anno successivo, dopo la Battaglia di Hogwarts, fosse scomparsa nel nulla insieme alla sua famiglia.
Probabilmente se ne erano andati a causa del disonore, che la caduta di Voldemort aveva gettato sulla loro famiglia, o almeno così gli aveva spiegato Narcissa, quando Draco il giorno successivo si era recato a Parkinson Manor e l’aveva trovato deserto.
L’aveva aspettata per tre anni, mandandole gufi ai quali non aveva mai ricevuto nessuna risposta, poi si era arreso e, pur di rifarsi una vita, aveva iniziato a frequentare Asteria, però, a distanza di alcuni anni, non gli sembrava più di aver fatto la scelta giusta.
 Come aveva scritto Pansy in quella vecchia cartolina, lui era il suo ragazzo e avrebbe dovuto e starle accanto, invece si era limitato a mandarle dei gufi, senza mai avere il coraggio di cercarla davvero, però forse non era troppo tardi.
Otto anni di distanza erano tanti, però magari i loro programmi per il futuro erano ancora validi. Forse avrebbe ancora potuto restituirle il fermaglio che non le aveva più reso dal secondo anno e avrebbe ancora potuto darle qualche lezione di volo, anche se era sempre stata negata in quella materia, ma questa volta si sarebbe buttato a terra per impedirle di cadere e di farsi male. Forse non era tardi per realizzare i loro sogni, per andare a vivere in quella casa in riva al mare che Pansy aveva tanto sognato al quinto anno.
Draco afferrò il suo mantello e uscì dallo studio.
Fuori dal Manor il sole stava già sorgendo, ma la porta della camera matrimoniale era ancora chiusa, segno che Asteria stava ancora dormendo.
L’uomo si infilò il mantello ed uscì dal Manor. Si fermò qualche istante ad osservare l’alba, poi si diresse a passo deciso verso il cancello.
Ormai non poteva cancellare il matrimonio con Asteria e presto sarebbe stato costretto ad assumersi le sue responsabilità anche nei confronti del figlio che stava per avere con lei, però non era disposto ad arrendersi definitivamente ad una vita che non desirava.
Avrebbe cresciuto suo figlio e avrebbe continuato a mantere Asteria, ma avrebe anche rintracciato Pansy e, con un po’ di fortuna, lei avrebbe capito la situazione e sarebbeo stati felici. Finalmente.
 
 
Il giudizio della giudiciA:
Prime classificate, a parimerito
 
Evelyne13211 - “Il baule dei ricordi”
 
Trama:35punti – la storia è ben costruita, fluida, coerente. Non sei mai scaduta nel cliché e la cosa ti rende onore. Ti ho tolto qualche punto per il finale: Draco che abbandona moglie e futuro figlio per inseguire un amore “dimenticato” per anni è un po’ forte, soprattutto se pensiamo chi compie questa scelta, ovvero un personaggio, Draco, che ci viene dipinto come un codardo, incapace di prendere decisioni.
Lessico e sintassi: 30 punti – niente da dire. Verbi, punteggiatura e sintassi corretti, non ho riscontrato grossi errori né particolari imprecisioni.
Originalità: 20 punti – punteggio pieno anche qui: come già detto ho apprezzato molto il fatto che tu non abbia fatto ricorso ai più popolari luoghi comuni di fanfiction. L’IC, inoltre, è curato e verosimile, sia per Draco che per Pansy.
Stile:10 punti – lo stile è pulito e scorrevole, rende la lettura piacevole e mai pesante.
TOTALE: 95/100
 
E il link del contest per i curiosi: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10566254&p=3
 
Lasciate una recensioncina, grazie! J 
  
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